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27 Marzo 2016 - 17 Adar II 5776
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il times of israel denuncia le truffe di un sistema di trading on line

The Wolves of Tel Aviv: broker senza scrupoli

img headerUn mercato multimilionario di transazioni on-line, poco (molto poco) regolamentato, che sembra più un gigantesco sistema di gioco d'azzardo usato per frodare ignari clienti in diverse parti del mondo (anche in Italia). Almeno è questo il quadro che emerge dalla lunga e articolata inchiesta condotta dal Times of Israel, sito di informazione israeliano, su quella che viene definita “la grande e immorale truffa delle opzioni binarie in Israele”. Parliamo di una vera e propria industria in cui girano centinaia di milioni di dollari, che impiega migliaia di persone che, secondo il Times Of Israele, “inganna cinicamente ingenui investitori in tutto il mondo con pratiche corrotte”. Con la promessa di soldi facili questo tipo di trading online “danneggia in modo drammatico le sue vittime e rischia di fare lo stesso con la reputazione d'Israele”, la denuncia della giornalista Simona Weinglass, che è andata a scavare a fondo in questo complesso ed etereo sistema di vendite di prodotti finanziari da parte di agenzie che giocano ai confini della legalità, spesso oltrepassandoli. Una dinamica che ricorda molto il film The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese, in cui un broker senza scrupoli (interpretato da Leonardo Di Caprio, nell'immagine scattata sul set da Mary Cybulsky) guadagna milioni truffando centinaia di ignari investitori, mandandoli in rovina. E la dinamica è talmente simile, scrive  Weinglass, che alcuni dei broker coinvolti nella vendita delle opzioni binarie sognano di diventare come Jordan Belfort, il protagonista del film di Scorsese, e lo citano persino parlando con i propri clienti. Quelli reali. 

Daniel Reichel

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dopo bruxelles, visti da israele

"L'Ue riveda Schengen"

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La reazione europea alle stragi di Bruxelles passa in primo luogo da un cambiamento radicale della mentalità dei cittadini e dei governanti. "E in ogni modo i risultati non saranno immediati". Viene da Israele l'analisi amara ma lucida sull'ultima ondata di attacchi terroristici che ha colpito l'aeroporto e la metropolitana della capitale del Belgio e dell'Ue. A parlare con Libero è Boaz Ganor, fondatore e direttore dell'Istituto internazionale per il controterrorismo (Ict) di Herzlya, pochi chilometri a nord di Tel Aviv.


Daniel Mosseri, Libero 23 marzo 2016


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dopo bruxelles, visti da israele

"Così non è integrazione"

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"Il peccato originale del Belgio e dell'Europa è stato consentire ai musulmani di giungere in massa e creare enclavi nelle città, avulse dalla società, delle pericolose variabili esogene che si sono trasformate in piccole Isis nel cuore dell'Occidente". È perentorio Mordechai Kedar, guru della comunità di analisti israeliani, secondo cui la crisi è tale da imporre il ripristino di controlli ai confini nazionali per stroncare quello che è divenuto il sistema mafioso del Califfato.




Francesco Semprini, La Stampa,
24 marzo 2016


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ginevra - la protesta in piazza

L'ipocrisia delle Nazioni

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Il 21 marzo, un giorno prima dei tragici attentati di Bruxelles, si è tenuta davanti al Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra una manifestazione di protesta contro l’ipocrisia del Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu nei confronti di Israele. Diverse organizzazioni ebraiche e non, provenienti da Paesi europei e da Israele, si sono radunate per denunciare il doppio standard dell’Onu, sempre critico con Israele, e compiacente verso tutto il resto del mondo. A guidare la protesta Yair Lapid, membro della Knesset. Con lui erano presenti, tra gli altri, David Breakstone, vicepresidente dell’Organizzazione mondiale sionista, Kay Wilson, una donna israeliana gravemente ferita in un attacco di terroristi palestinesi, Gilad Kabilo, dell’Israel-Asia Center, Shimon Samuels, direttore delle relazioni internazionali del Simon Wiesenthal Center, Hillel Neuer, direttore esecutivo dell’Osservatorio delle Nazioni Unite, Andras Pataki, della Israeli-Allies Foundation. A introdurre i relatori Saksia Pantel, della Federazione Sionista. Tra le delegazioni, gruppi provenienti, tra gli altri Paesi, da Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria.



Giuseppe Giannotti

(Nell'immagine, il politico israeliano Yair Lapid parla alla manifestazione davanti al palazzo dell'Onu a Ginevra)

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Le azioni a senso unico dell'Unhrc

Quella blacklist dell'Onu

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Si tratta di una "blacklist", ha immediatamente commentato l'ambasciatore israeliano presso il Palazzo di vetro, Danny Danon, convinto che il Consiglio dei diritti umani sia "ossessionato" da Israele. La redazione della lista di proscrizione - che si traduce in un invito al boicottaggio delle aziende che fanno business al di là della Linea verde - non è stata, peraltro, l'unica misura varata dal Consiglio delle Nazioni Unite con sede a Ginevra: essa, infatti, è stata inserita all'interno di un pacchetto composto da quattro risoluzioni, tutte dirette a censurare il comportamento del governo di Gerusalemme nei territori ritenuti "occupati" (incluse le alture del Golan), il tutto mentre ancora risuonava nelle orecchie il frastuono delle bombe di Bruxelles. L'Autorità nazionale palestinese ha accolto invece con favore la decisione dell'organizzazione internazionale. Uno scenario talmente paradossale da indurre il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, a definire quello dell'Unhrc "un circo anti-Israele", aggiungendo che il Consiglio "attacca l'unica democrazia nel medio oriente, e ignora invece le gravi violazioni compiute da paesi come Iran, Siria e Corea del nord".


Il Foglio, 26 marzo 2016





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sbarcati a tel aviv - la nuova vita degli ultimi ebrei yemeniti 

Yemen, il Ponte magico per salvare la comunità

img headerSono atterrati all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv in piena notte. Il primo a scendere è stato un uomo in abito nero e copricapo tradizionale. Poi una madre in un lungo vestito nero, velata, in braccio un bimbo addormentato. E poi il rabbino, con il suo prezioso rotolo della Torah, vecchio di almeno 500 anni.
Era la conclusione felice, nella notte fra domenica e ieri, di una missione top secret per portare dallo Yemen a Israele gli ultimi ebrei che ancora vivono nel Paese in piena guerra civile, sottoposto a blocco navale e aereo. In 19, superstiti di una comunità che fino al 1949 contava 50 mila persone, sono stati tratti in salvo dalla capitale Sanaa e dalla cittadina di Raydah. I dettagli della missione, condotta con l’aiuto degli Usa, non sono stati svelati. Non è chiaro se le famiglie siano state portate in salvo via terra o direttamente in aereo. Restano ancora una cinquantina di ebrei nel Paese e la riservatezza serve a coprire una via di fuga che potrebbe essere riutilizzata. L’Agenzia ebraica, l’ente semi-statale che ha coordinato l’operazione, ha solo detto che il primo punto di accoglienza è stato a Beersheba, nel Sud di Israele.

Giordano Stabile, La Stampa, 22 marzo 2016

(Nell'immagine, il Primo ministro Benjamin Netanyahu legge un'antica Torah arrivata a Gerusalemme dallo Yemen grazie alla recente operazione israeliana che ha salvato gli ultimi ebrei del paese)

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