Elia Richetti,
rabbino
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Nel
momento dell’inaugurazione del Mishkan, Moshè dice ad Aharon:
“Avvicinati all’altare e fai il tuo sacrificio di chattàt e il tuo
olocausto”. Sembra quasi che Aharon non sappia che cosa deve fare;
eppure per un’intera settimana Moshè aveva ripetuto davanti a lui e ai
suoi figli ogni gesto, ogni passo che avrebbero dovuto compiere. Rashì
spiega che Aharon “si vergognava e aveva timore ad avvicinarsi”. E
quindi Moshè lo ha incoraggiato e stimolato dicendogli: “Ti vergogni? È
per questo che sei stato scelto!”. Diversi Maestri hanno cercato di
capire queste parole di Moshè.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
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Sul
Corriere del 24 marzo, due giorni dopo gli attentati di Bruxelles,
Paolo Mieli invitava a non commettere l’errore di evocare il fascismo o
il nazismo come paragone per i crimini dei fondamentalisti islamici.
Chiaramente su un piano formale il paragone non calza: non si vedono in
giro aquile, fasci, fiaccole, stivali, berretti e orbace. Siamo in un
periodo storico diverso, e sono diversi i contesti e gli strumenti
tecnologici. Ma se approfondiamo le motivazioni e la struttura profonda
del fenomeno, il paragone appare meno implausibile. Al centro del
progetto vi è la distruzione del mondo occidentale e cristiano e la sua
sostituzione da parte di qualcosa d’altro: allora erano la nostalgia e
il culto di antichi imperi pre-cristiani, oggi è il preteso ricupero di
una passata egemonia territoriale islamica su vaste estensioni di
territorio europeo.
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Sicurezza, a Bruxelles
si guarda a Israele
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Rafforzare
i controlli anche all’esterno degli aeroporti, come avviene a Tel Aviv
o a Mosca. Anche se nulla è deciso, l’idea è sul tavolo dell’Unione
Europea dopo gli attacchi allo scalo internazionale di Bruxelles. Ne
parlano oggi nella capitale belga i delegati del Comitato per la
sicurezza dell’aviazione civile, che raccoglie i rappresentanti delle
authority di sicurezza delle agenzie di sicurezza, dell’Agenzia europea
per la sicurezza aerea e della Commissione Europea (Avvenire).
“II nazismo di oggi è il terrorismo islamico, il mondo non taccia e
reagisca subito, prima che sia tardi”. Così il leader leghista Matteo
Salvini nel corso della sua visita in Israele, segnata ieri da un
momento di raccoglimento allo Yad Vashem e da un confronto con il
ministro della Pubblica Sicurezza Gilad Erdan (su Repubblica una foto
dell’incontro).
Compie 60 anni il Centro di documentazione ebraica contemporanea. “Un
luogo unico: la sala di lettura è una tappa obbligata per scrittori e
registi” scrive il Corriere Milano, che dà oggi voce alla direttrice
scientifica Liliana Picciotto, alla curatrice dell’archivio fotografico
Paola Mortara e al ricercatore Stefano Gatti.
Tra le varie iniziative, Picciotto illustra la sfida del progetto “Memorie di salvezza”.
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VENEZIA E I 500 ANNI DEL GHETTO Cultura, l'Europa al vertice Per promuovere e diffondere cultura serve un lavoro di squadra, che metta in dialogo competenze e sensibilità diverse.
Uno sforzo che la European Association for the Preservation and
Promotion of Jewish Culture and Heritage, associazione che si occupa di
preservazione, promozione e diffusione della cultura ebraica, ha voluto
rilanciare con una significativa partecipazione alle iniziative per il
Cinquecentenario del Ghetto di Venezia.
Proprio in laguna infatti, nelle scorse ore, i soci Aepj hanno fatto il
punto sui progetti e rilanciato l’impegno per un anno di importanti
sfide comuni, riaffermate con lo scoprimento di alcune targhe
commemorative all’interno del museo ebraico cittadino.
Fanno parte dell’associazione l’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, il B’nai B’rith Europe, la Red de Juderias de Espana, la Rede
de Juderias de Portugal, Journées Européennes de la Culture et du
Patrimoine Juifs – France. Una rete che opera in stretta collaborazione
con il Consiglio d’Europa, che l’ha riconosciuta come unica
associazione di riferimento per l’itinerario continentale del
patrimonio ebraico.
Tra i partecipanti ai lavori, cui hanno preso parte il vice segretario
generale del Consiglio d’Europa Gabriella Battaini-Dragoni, anche il
presidente della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia Dario
Disegni, la vicepresidente della Fbcei Annie Sacerdoti e il
vicepresidente UCEI Roberto Jarach.
(Nell’immagine lo scoprimento della targa. Da sinistra Gabriella
Battaini-Dragoni, Marcella Ansaldo del museo ebraico, il presidente
Aepj Francoise Moïse, il presidente onorario Claude Bloch e il
presidente della Comunità ebraica veneziana Paolo Gnignati) Leggi
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VENEZIA E I 500 ANNI DEL GHETTO Il ricordo dei grandi Maestri
Lo
Zohar commenta il verso della Genesi (III 63) “Un fiume esce dall’Eden
per irrigare il giardino” come un corso d’acqua che scorre per 500 anni
per arrivare al sei che è lo Zaddiq (Iesod, base del mondo) per
irrigare il giardino che è l’anima supplementare del Sabato, cioè il
Malkhut che è il Regno, emanazione divina nel mondo. Nella tradizione
ebraica, il passaggio dal cinque al sei è quello della tradizione
scritta, Pentateuco, a quella orale della Mishnà e del Talmud. Cinque
rabbini, alla Scola Levantina a Venezia, hanno aperto le manifestazioni
(non celebrazioni) dei 500 anni del Ghetto nello spirito del giardino
dorato della Torah e dei suoi Maestri. Sono stati ricordati rav Elio
Toaff, che occupò la cattedra rabbinica dal 1954 al 1951, il rav
Emanuele Artom e il rav Raffaele Grassini. Ha aperto gli interventi il
decano dei “rabbini di Venezia”, rav Avraham Piattelli, che ha
deliziato il pubblico ricordando un rabbino veneziano del Seicento,
Rabbi Iosef Qamis, allievo di Leon da Modena, che unì al titolo
rabbinico la laurea in medicina e filosofia all’università di Padova in
una continua tensione-incontro tra razionalismo e messianismo.
Umberto Piperno, rabbino capo di Napoli Leggi
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la scomparsa del nobel per la letteratura Imre Kertész (1929-2016)
È
morto a casa sua a Budapest, nonostante si fosse definito un “Berliner”
in aperta polemica con il suo paese, quell’Ungheria di cui è stato il
primo premio Nobel per la letteratura, nel 2002 “per una scrittura che
sostiene la fragile esperienza dell’individuo contro la barbarica
arbitrarietà della storia”. Deportato ad Auschwitz nel 1944 e liberato
a Buchenwald nel 1945, Imre Kertész (qui ritratto da Isolde Ohlbaum a
Berlino nel 2006) è stato traduttore di Freud, Nietzsche, Canetti e
Wittgenstein oltre che autore di teatro, per sostenere la sua attività
di scrittore. Essere senza destino, il suo primo romanzo, che lo ha
reso famoso e racconta le vicende di un quindicenne nei lager, ha avuto
un percorso tortuoso: scritto fra il 1960 e il 1973 fu prima respinto e
poi, quando arrivò alla pubblicazione nel 1975, fu ignorato dal
pubblico e il suo valore riconosciuto solo dopo la caduta del Muro di
Berlino. Leggi
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qui roma - sicurezza digitale Web, istruzioni per l'uso
Quali
le problematiche, quali i fenomeni e i comportamenti più opportuni per
arginare i rischi e limitare l’accesso alle informazioni più delicate
su web e social media? Un interrogativo quanto mai attuale in un’epoca
in cui il tema della sicurezza informatica appare centrale nella vita
di milioni di persone oltre che di enti, organizzazioni, comunità.
Se ne è parlato in occasione del secondo appuntamento di “Sicurezza
informatica, istruzioni per l’uso”, il ciclo di incontri organizzati
dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la
Polizia Postale per offrire al pubblico una serie di buone pratiche per
un uso consapevole degli strumenti digitali. “Si tratta di
un’iniziativa fortemente voluta dalla Giunta dell’Unione e che si
inserisce all’interno di un lavoro sul tema della sicurezza che
abbraccia una prospettiva ampia” ha sottolineato l’assessore al
Bilancio UCEI Noemi Di Segni, inaugurando la serata. Perché, come ha
poi ricordato, agire sulla rete “comporta un’assunzione di
responsabilità verso se stessi e verso gli altri”.
A fare gli onori di casa Daniele Fiorentino, assessore alla cultura del
centro Pitigliani, che ha richiamato l’importanza di muoversi
correttamente “nella grande piazza globale”. Sulla stessa lunghezza
d’onda Nunzia Ciardi, dirigente della Polizia Postale, che ha
illustrato una vasta casistica di errori e di leggerezze piuttosto
diffuse. La rete è una “straordinaria conquista e opportunità per
tutti”, ha osservato Ciardi. “L’essenziale è muoversi con cautela e con
la massima prudenza”.
Tre gli interventi che sono seguiti. A parlare il direttore della
redazione giornalistica UCEI Guido Vitale, il sostituto commissario
della polizia postale Roberto Giuli e l’esperto di social media Simone
Tedeschi. Leggi
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qui roma - segnalibro Gualtiero Cividalli, un sionista che credeva nella speranza “La
testimonianza di paure e dolori senza fine, ma anche una storia di
speranza di poter creare in un lontano domani un mondo migliore per
tutti”. Rappresenta questo per Piero Cividalli il libro del padre
Gualtiero, Lettere e pagine di diario (1938-1946),
edito da Giuntina e curato da Sara Berger, che racconta attraverso i
suoi stessi scritti la vicenda di un uomo che, fuggito dall’Italia
durante la Shoah, fece l’aliyah nell’allora Palestina mandataria e
tornò da liberatore nel 1945 con la Brigata Ebraica. A presentarlo ieri
a Roma alla Casina dei Vallati, sede della Fondazione Museo della Shoah
– il cui presidente Mario Venezia ha portato i suoi saluti – insieme
alla curatrice e a Piero, gli storici Umberto Gentiloni e Mario Toscano
e David Meghnagi, direttore del Master internazionale di secondo
livello in Didattica della Shoah presso l’Università di Roma Tre,
moderati dallo storico Marcello Pezzetti. Leggi
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qui barcellona Catalogna, l'incontro dei giovani "Col pensiero a Bruxelles" Dal
24 al 27 marzo lo European Center for Jewish Students (Ecjs) ha
organizzato a Barcellona la sua annuale festa in occasione di Purim,
raccogliendo oltre 300 adesioni da 19 Paesi diversi. Giovani dalla
Grecia, dalla Francia, dall’Ucraina, dalla Russia, si sono incontrati
in Catalogna per festeggiare insieme una delle ricorrenze più gioiose
del calendario ebraico. Un momento che è stato anche una risposta
simbolica all’orrore di Bruxelles, dove due giorni prima, la mattina
del 22 marzo, si sono consumati i due terribili attacchi terroristici
di matrice islamista (32 le vittime, 300 i feriti). Siamo rimasti
shoccati dall’accaduto, spiegano dallo staff dell’Ejcs che sarebbe
dovuto partire, assieme al direttore Zevi Ives e alla sua famiglia,
proprio dall’aeroporto di Zaventem il giorno seguente all’attentato
suicida compiuto da due uomini dell’Isis. Leggi
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Setirot
- La storia di tutti
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In
certi ambienti, oggigiorno, va di moda – per così dire – “contrapporre”
in qualche misura gli ebrei morti e gli ebrei vivi. Quasi che studiare
e documentare il nostro passato con opere accademiche o museali – e in
questo investire intelligenze, fatica e denari – equivalesse a
sottrarre risorse alla vita reale dell’ebraismo italiano, così
impoverendolo. Io credo che il lavoro di Donatella Calabi e le
celebrazioni presenti e future per i 500 anni del Ghetto di Venezia
siano la dimostrazione del contrario. Sono linfa vitale che va colta e
sfruttata al massimo. Questa è una storia che ci riguarda tutti. Se
posso permettermi un piccolo inciso personale… grande è stata la
commozione quando in una bella recensione a questo libro Sergio
Luzzatto ha ricordato un disegno in sezione, datato 1778, di una casa
in Campo di Ghetto Novo la cui proprietaria era Giuditta Alpron e dove,
tra gli altri, abitavano i fratelli Valenzin. Bene, mia nonna paterna
era una Valenzin e sua madre una Alpron, quella casa in Ghetto a noi
Jesurum ha portato bene. Per non parlare, più avanti nel tempo, di
quelle calli intorno alla Ca’ d’Oro e a palazzo Fontana che Calabi
definisce una sorta di “isola ebraica”. E la mia famiglia materna
Sonino Luzzatto Ravà proprio a San Felice mi ha accolto e coccolato fin
da bambino.
Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Felicja Blumenthal
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“Unisciti
a noi per una settimana e stai certo che lo ricorderai per un anno
intero!”, recita lo slogan del Felicja Blumenthal Festival di Tel Aviv
che prenderà il via il 4 aprile. Felicja era nata il 28 dicembre 1908 a
Varsavia e qui aveva studiato composizione e pianoforte con i grandi
maestri del tempo. Nella Seconda guerra mondiale, per sfuggire alle
persecuzioni era scappata ancora e ancora, di rifugio in rifugio, dalla
Francia al Belgio, finché nel 1942 era riuscita a ottenere un visto per
tenere un concerto in Brasile, il primo di un centinaio che l’avrebbero
resa famosa in tutta l’America Latina. Negli anni ’50 aveva fatto
ritorno nella sua Europa e grazie alle collaborazioni prestigiose e
alle incisioni per Emi e Decca, la sua fama era cresciuta e Felicja
veniva acclamata come una pianista dotata di “tecnica e virtuosismo di
rara bellezza”.
Maria Teresa Milano
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Time Out - Ghetti
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Ora
che abbiamo terminato di ricordare con feste e concerti l’apertura del
ghetto di Venezia dovremmo iniziare a riflettere sul momento opportuno
per uscirci. Non solo da quello di Venezia ovviamente, anche da quello
di Roma e dalle gabbie culturali e sociali di cui gli ebrei italiani
ancora vivono. Scomparsi coloro che allora vollero rinchiuderci, siamo
rimasti noi con un’angosciante nostalgia della sicurezza di avere dei
nemici. Consolazione amara, ma che serve a rinforzare un’identità
debole il cui unico punto forte è la capacità di dover sopravvivere.
Per vivere però c’è bisogno di maggiore coraggio. Di un ebraismo la cui
caratteristica non sia solo la memoria storica fine a se stessa, ma una
proiezione nel futuro leggermente più audace. Un ebraismo con valori
forti e non modificabili che si confronta con le sfide del mondo
globalizzato e del paese in cui vive. Siamo pronti?
Daniel Funaro
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La via per il successo
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Non è facile un Esercizio di Lettura con un libro di Esercizi Fisico Spirituali come Viandanza – il cammino come educazione spirituale,
di Luigi Nacci (Laterza, 144 pp, 14 Euro ). Una buona via per eseguirlo
è cercar di seguire il maggior e miglior consiglio che le sue pagine
esprimono: sii onesto con te stesso. Nacci lo è, quanto è possibile
esserlo. È anche una Confessione, la sua, ma non di quelle da selfie
& social net, che stigmatizza con amabilità al termine del suo
lavoro di scrittura: no, piuttosto il genere di Agostino e Platone, di
Spinoza, Nietzsche, Kierkegaard, Rousseau, fino a Maria Zambrano (che
ci ha scritto un gran bel libro, nel 1943, pubblicato in Italia solo
nel 2004, da Bruno Mondadori Editore, La confessione come genere letterario).
Valerio Fiandra
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Madri d'Israele - Batel
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Canta
e balla senza sosta, non riesce mai a stare seduta, pensa che dormire
sia un imperdonabile spreco di tempo. Ve la presento, lei è Batel.
Madre d’Israele nonostante la giovane età; sorella maggiore, piuttosto,
di centinaia di ragazzi sparsi in tutto il mondo. La nostra
protagonista scopre sin da ragazzina
di avere uno straordinario ascendente sugli olim chadashim, quegli
ebrei migrati in Israele per puro sionismo o in cerca di un po’ di
fortuna. Parla l’inglese come se fosse nata nella Grande Mela, afferra
al volo dinamiche e circostanze di cui l’israeliano medio non è nemmeno a conoscenza. “Inizialmente mi limitavo a ospitare tutti quei ragazzi che
non sapevano dove trascorrere lo shabbat. Poi, grazie al movimento
giovanile Bnei Akiva, ho cominciato a guidare gruppi sempre più grandi
di ragazzi arrivati qui in Israele con l’intento di venirci ad abitare
o per scoprirne più semplicemente le innumerevoli meraviglie”.
David Zebuloni
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Halleluya |
Non
me ne vogliano, i miei pochi lettori. Mi sono più volte ripromessa di
trattare argomenti meno pesanti, forse anche vagamente futili, ma non
per questo, forse, di minor interesse. Ricordo una cena di Shabbat in
cui un interlocutore nuovo presente alla mia tavola, pensando di fare
piacevole conversazione, mi chiese di cosa mi occupassi. Pur
apprezzando l’intento provai a mantenermi sul vago: storia
contemporanea.
Sara Valentina Di Palma
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