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1 maggio 2016 - 23  Nissan 5776
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sempre più in crisi, il capo dei laburisti sembra ormai ai titoli di coda

Itzhak Herzog, il leader senza più partito

img header“Farsi doppiare in uno spot elettorale perché ti prendono in giro, perché dicono che hai una voce troppo acuta, non è un grande segno di leadership, diciamocelo”. Non era andato per il sottile il famoso comico inglese John Oliver quando lo scorso anno, durante il suo seguitissimo programma tv Last Week Tonight in onda sull'americana Hbo, aveva preso in giro Itzhak Herzog, allora candidato laburista per guidare il governo d'Israele. Alla vigilia delle elezioni, Herzog aveva mandato in televisione uno spot elettorale in cui veniva doppiato con un'altra voce, facendo di fatto un autogol e ottenendo l'ironica attenzione di Oliver da oltreoceano. Nonostante quella gaffe, Herzog sembrava destinato a vincere le elezioni del marzo 2015 e invece, contro ogni previsione, le perderà. La sua Unione sionista (coalizione formata dalla sinistra laburista e dai centristi di Tzipi Livni) era in vantaggio nelle intenzioni di voto ma alla fine gli israeliani scelsero di nuovo la destra di Benjamin Netanyahu. Nonostante la bruciante sconfitta, Buji – soprannome di Herzog – era riuscito a rimanere in sella al suo partito, calmando i malumori interni. Malumori che sono riesplosi con forza nelle scorse settimane quando è uscita la notizia di un'indagine a carico di Herzog per presunti fondi illegali ricevuti durante la campagna delle primarie per ottenere la leadership di HaAvoda, il Labour israeliano. “Sono tranquillo, tutto sarà chiarito”, ha dichiarato Buji negando vi siano state irregolarità e spiegando di aver riferito quanto necessario alla polizia. Quest'indagine però, riportano i media israeliani, ha bloccato praticamente al fotofinish le trattative con il Premier Netanyahu che aveva offerto al leader laburista il vacante ministero degli Esteri in cambio di un governo dalle larghe intese. Tutto si è fermato ora e la già traballante posizione di Herzog ha subito un altro colpo. I suoi avversari alla guida del partito, Amir Peretz e Shelly Yachimovich su tutti, affilano i coltelli in vista delle primarie (la data non è ancora stata definita) ma per Buji sembrano arrivati i titoli di coda.

Daniel Reichel

(Nell'immagine, un manifesto elettorale dei laburisti guidati da Isaac Herzog per le elezioni del marzo 2015. Foto di Jack Guez/Getty images)

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Il messaggio all'onu di natan meir, vedovo per colpa del terrorismo

"Ai nostri vicini dico: dobbiamo vivere insieme, in pace, nella terra che è sacra per entrambi"

img header“Chiedo a voi leader mondiali di diffondere la fede, la tolleranza e l’amore, i fertilizzanti necessari a far crescere il fiore della pace”. È l’appello rivolto da Natan Meir, la cui moglie Dafna è stata pugnalata a morte nella sua casa di Otniel da un giovane palestinese a gennaio, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nel quartier generale di New York. “Nel mio cuore provo amore per i miei vicini arabi e so che la gran parte di loro vuole vivere insieme in pace nella terra che è sacra per entrambi. Per questo – le sue parole – voglio dire alla comunità internazionale: costruiamo ponti invece che tensioni, amore invece che incitamento all’odio. La politica da sola non è abbastanza. Gli incontri tra le persone, queste sono le strade che condurranno alla pace”.
“Tre mesi fa – ha ricordato Natan – in una domenica, il 17 gennaio, un quindicenne palestinese è entrato in casa mia e ha pugnalato mia moglie di fronte ai nostri bambini con un coltello”. Infermiera al Soroka Medical di Beer Sheba, la trentottenne Dafna Meir era anche naturopata, specializzata in cure per favorire la fertilità e madre di sei figli, Renana, 17 anni, Akiva, 15, Ahava, 10, Noa, 11, Yair, 6, and Yaniv, 4, questi ultimi due in affido.

Francesca Matalon

(Nell’immagine l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Danny Danon con Natan e Renana Meir)

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la prima maison di lusso d'israele

La moda di Ruth Dayan

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In principio era Maskit (www.maskit.com), la prima maison di moda di lusso israeliana, fondata da Ruth Dayan (nell'immagine a destra, foto del 1956). "Non sono un'esperta di moda", si schermisce Ruth, 99 anni compiuti da poco, seduta nel salotto di casa sua a Tel Aviv. Sulla parete alle sue spalle un dipinto ritrae Moshe Dayan con l'occhio bendato. Nel suo appartamento al terzo piano di un modesto condominio, ripercorre la sua storia con la precisione di chi la racconta da una vita e con la soddisfazione di chi non smetterebbe mai di raccontarla di nuovo. È il 1954 quando nasce ufficialmente Maskit, ma il vero inizio è nel 1948, con la grande immigrazione di rifugiati europei in seguito alla fine del mandato britannico in Palestina che crea un'emergenza occupazionale nel neonato Stato di Israele.

Pagina 99, 23 aprile 2016

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la musica che riscopre le origini

Si balla sulle note yemenite

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"La foto della campagna del loro primo disco, che dopo il lancio digitale lo scorso inverno esce in cd il 27 maggio in Francia, le ritrae abbigliate in djellaba a motivi optical: l'autore è l'artista marocchino Hassan Hajjaj, il Martin Parr del Maghreb. Loro sono invece le A-Wa (nell'immagine), giovane band femminile israeliana di origine yemenita che riempie i club di Tel Aviv cantando in arabo. "Siamo cresciute a Shaharut, una manciata di case nel sud di Israele, al confine con la Giordania", raccontano a pagina 99 Tair, Liron e Tagel, le tre sorelle Haim che hanno formato il gruppo, "con i nostri genitori abbiamo ascoltato musica sin dall'infanzia, ma è grazie ai nonni paterni, giunti in Israele dallo Yemen negli anni '50, che abbiamo scoperto le nostre radici e il dialetto arabo".

Alessandra Abbona, Pagina 99
23 aprile 2016

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le alture e la contesa con la siria

Il destino del Golan

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Israele non recederà mai dalle alture del Golan. Questo il messaggio che il premier israeliano Benjamin Netanyahu in visita a Mosca ha consegnato al presidente russo Vladimir Putin. Le alture strappate alla Siria con la guerra dei Sei Giorni (1967) rivestono per Israele un'importanza strategica. A differenza del Sinai riconsegnato all'Egitto o della Cisgiordania oggetto di un negoziato coi palestinesi, Israele non ha intenzione di restituire alla Siria gli altopiani a metà strada fra Gerusalemme e Damasco. Mentre Netanyahu visitava Putin, alcune centinaia di chilometri più a sud, l'Arabia Saudita e le altre monarchie del Golfo ricevevano il redivivo Barack Obama.

Daniel Mosseri, Libero 22 aprile 2016


 
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QUI ROMA, QUI MILANO

La minaccia del Bds

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Impegno a individuare e perseguire ogni forma di discriminazione, crimine di odio, incitamento allo stesso, boicottaggio, diffamazione ed emarginazione. Azione di supporto a singoli e ad associazioni colpite.
Questo il raggio d'azione dell'Osservatorio Solomon, una nuova realtà costituitasi in campo ebraico che si definisce "apolitica e senza fini di lucro" oltre che "ispirata alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e delle Nazioni Unite, alla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e della Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali".

(Nell'immagine un momento dell'incontro romano, organizzato nelle sale comunitarie di via Balbo da Delet Assessorato Giovani, Centro di Cultura Ebraica e Progetto Dreyfus)


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