“Non chiudiamo la porta alla pace”

danon natan meir onu “Chiedo a voi leader mondiali di diffondere la fede, la tolleranza e l’amore, i fertilizzanti necessari a far crescere il fiore della pace”. È l’appello rivolto da Natan Meir, la cui moglie Dafna è stata pugnalata a morte nella sua casa di Otniel da un giovane palestinese a gennaio, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nel quartier generale di New York. “Nel mio cuore provo amore per i miei vicini arabi e so che la gran parte di loro vuole vivere insieme in pace nella terra che è sacra per entrambi. Per questo – le sue parole – voglio dire alla comunità internazionale: costruiamo ponti invece che tensioni, amore invece che incitamento all’odio. La politica da sola non è abbastanza. Gli incontri tra le persone, queste sono le strade che condurranno alla pace”.
“Tre mesi fa – ha ricordato Natan – in una domenica, il 17 gennaio, un quindicenne palestinese è entrato in casa mia e ha pugnalato mia moglie di fronte ai nostri bambini con un coltello”. Infermiera al Soroka Medical di Beer Sheba, la trentottenne Dafna Meir era anche naturopata, specializzata in cure per favorire la fertilità e madre di sei figli, Renana, 17 anni, Akiva, 15, Ahava, 10, Noa, 11, Yair, 6, and Yaniv, 4, questi ultimi due in affido.
Anche Renana, la figlia maggiore di Natan e Dafna, ha ricordato quell’episodio parlando di fronte al Consiglio delle Nazioni Unite. “È difficile esprimere a parole quanto il dolore sia profondo, quanto insopportabile sia la nostalgia di mia madre e quanto mi spezzi il cuore e l’anima”, ha affermato. Ciononostante, ha aggiunto, “non provo odio né incito a odiare: nessuna frustrazione, per quanto grande, giustifica il fare del male a un’altra persona”.
“Con il cuore a pezzi – il suo appello – qui oggi chiediamo aiuto, per creare la pace e vedere che c’è del buono in ognuno”. Del resto, è questa la lezione che Renana e i suoi fratelli hanno appreso dai loro genitori: “Non faccio mai del male a nessuno e non mi è mai passato per la testa di trattare male un altro essere umano perché aveva un altro aspetto o un altro pensiero rispetto a me. Non ho mai riversato le mie frustrazioni su persone che non mi hanno fatto nulla. Non sono stata educata così – la sua conclusione – bensì al rispetto di tutti gli esseri umani in quanto tali”.

f.m. twitter @fmatalonmoked

(Nell’immagine l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Danny Danon con Natan e Renana Meir)

(20 aprile 2016)