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1 Giugno 2016 - 24 Iyar 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
“… vi ho fatto camminare a testa alta…” (Vaikrà 26, 13). Ha detto il grande Rabbì Doov Beèr di Metzrich conosciuto come il Magghìd di Metzrich: Una bestia cammina con la testa china verso la terra. Se un uomo si comporta come gli animali vuol dire che esso è dominato dalla materialità. Mentre se esso cammina a testa alta, allora vuol dire che la sua testa ha come direzione il cielo.
 
Davide
Assael,
ricercatore
Gli sbarchi dei migranti sulle coste italiane della settimana scorsa mettono quanto mai in evidenza come la situazione non si sia affatto risolta col patto con la Turchia, come molti leader europei volevano far credere. Anzitutto, va detto che questo patto non sia mai stato applicato nella sua interezza. Piano di smistamento profughi fra i Paesi UE infranto contro il muro del gruppo di Visegrad da una parte e Inghilterra e Francia dall’altra. Liberalizzazione visti ai cittadini turchi: nulla, Ankara deve ancora assolvere ai 72 obiettivi posti dall’Europa. Soldi alla Turchia, pare assai pochi rispetto ai 6 miliardi previsti. Rimpatri in Turchia: qualche centinaia. Va inoltre detto che il patto riguardava 72.000 migranti. Se si aggiungono le vergogne dei centri di accoglienza in Nord Africa, veri e propri lager di cui l’Europa porterà per sempre la macchia, il trasferimento dei profughi di Idomeni (luogo simbolo della vergogna europea) in strutture fatiscenti, la frittata è fatta. Come sempre, l’Europa non prende alcuna decisione, giocando la folle strategia dello spostare i problemi all’infinito. Finora nessuno ha avuto il coraggio di far crollare il castello, finché non arriverà una Le Pen qualunque a raccogliere tutto il mazzo.
 
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"Combattiamo l'odio"
Facebook, Microsoft, Twitter e YouTube hanno firmato ieri un codice di condotta della Commissione europea in cui accettano di combattere l’odio online nel continente. Un impegno che non ha precedenti nella storia della rete. “È la prima volta – scrive infatti Anna Masera su La Stampa – che si registra uno sforzo europeo congiunto per adottare una politica unitaria su Internet”. Immediata però anche la reazione delle organizzazioni per i diritti umani digitali, “che biasimano la scelta di delegare ai privati il controllo della libertà di espressione in Europa e lamentano di non essere state coinvolte nella discussione”.

Intervistato da Repubblica (Paolo Rodari) sull’emergenza profughi, il segretario della Conferenza Episcopale Italiana Nunzio Galantino espone la propria ricetta. “L’accoglienza dei richiedenti asilo – afferma Galantino – dev’essere strutturata in tutti i 28 Paesi europei. Non si possono, infatti, salvare le persone e poi non offrirgli una possibilità di futuro. Una seconda azione concreta rimane quella di organizzare ‘corridoi umanitari’. In questo modo si eviterebbe anche la crescita di una tratta di esseri umani oggi gestita da mafie e da terrorismo. Una terza azione concreta riguarda la possibilità di offrire un permesso di protezione umanitaria a tutti i migranti ospitati in strutture da oltre un anno e che oggi costituiscono un popolo che si allarga sempre più”.
 
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  davar
Pagine ebraiche a trento economia
Le città dove abita la crescita
Città e territori come luoghi di crescita, migranti e integrazione in chiave economica, periferie e nuove occupazioni. Sono alcuni dei temi su cui si concentra l’edizione 2016 del Festival Economia di Trento, che aprirà domani i battenti. E per il quarto anno consecutivo sarà presente anche Pagine Ebraiche. Il giornale dell’ebraismo italiano sarà infatti in distribuzione nei principali luoghi dove si svolge la rassegna, offrendo una prospettiva ebraica sui grandi temi di attualità politica ed economica al centro del Festival, con un dossier dedicato dal titolo “Mercati e valori” (scaricabile qui). Il tema scelto quest’anno è “I luoghi della crescita” perché, come ha spiegato il direttore scientifico del Festival Tito Boeri, “Il successo economico è legato all’urbanizzazione e ad alcune forme di urbanizzazione, capaci di attrarre talenti il cui mercato mondiale incide sulla geografia economica della crescita”. Una capacità, quella di attrarre talenti, propria di Tel Aviv, premiata nel 2014 come la città più “smart” del mondo: una realtà che ha cercato di entrare sempre più in contatto con le esigenze dei cittadini, come si racconta nelle pagine del dossier, utilizzando la risorsa del web 2.0 per rendere la città più vivibile.
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melamed - l'iniziativa per le scuole
Educazione, chiave del futuro
Roma, Milano, Torino e Trieste. I dirigenti, i rabbini e i responsabili della formazione delle scuole ebraiche italiane si incontrano in queste ore per un confronto organizzato dalla Commissione dell’UCEI Scuola, Educazione e Giovani coordinata da Daniela Pavoncello. Al centro dell’incontro, come illustrato durante l'avvio dei lavori, la definizione degli standard curriculari e la proposta di sperimentazione di un curriculum verticale che favorisca la continuità e la qualità dell’offerta.

“Problemi e prospettive dell’educazione ebraica in Italia oggi” il titolo dell’intervento del rav Roberto Della Rocca, che ha posto l’accento sull’importanza di una sempre maggiore consapevolezza “di quello che è il nostro patrimonio” così da poter affrontare nel modo migliore “ciò che ci aspetta”.
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qui milano - jeiwsh in the city
Essere comunità nella Comunità
Un confronto sul significato di Comunità, sul ruolo dell’ebraismo nella società italiana e nel tessuto milanese, sulle prospettive future. Sono alcuni dei temi su cui si sono confrontati i cinque relatori protagonisti ieri a Milano dell’appuntamento di Jewish in the City, dal titolo Comunità nella Comunità, tenutosi nella prestigiosa Sala Alessi di Palazzo Marino. E già dal luogo, simbolo della Città, si può comprendere lo scambio e il legame tra la realtà ebraica e Milano. A confrontarsi sul tema, coordinati da Ruggero Gabbai, regista e Consigliere comunale uscente a Milano, il sociologo Aldo Bonomi, la giornalista Daniela Hamaui, il presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia Ariel Nacamulli, Clelia Piperno, Direttore Progetto Talmud e docente all’Università La Sapienza di Roma, e la regista teatrale André Ruth Shammah.
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qui milano - jewish in the city
Tra musica e grande racconto
Storia, tradizione e futuro sono stati i grandi temi della tre giorni del festival culturale Jewish in the City, intrecciandosi anche con la creatività e la musica e dando vita a due serate che hanno portato la cultura ebraica nel cuore artistico di Milano. Nello spettacolo intitolato “Musica immaginaria mediterranea” si sono esibiti lunedì sera, in una sala gremita, al Teatro Dal Verme il cantante Raiz con il gruppo Radicanto e il rav Pierpaolo Pinhas Punturello, responsabile degli Studi Ebraici dell’organizzazione Shavei Israel. Ieri sera si è invece svolto all’Anteo Spaziocinema lo spettacolo Silent Quartet del compositore e musicista israeliano Yuval Avital, con un concerto eseguito dal Quartetto Lyskamm composto da Cecilia Ziano e Clara Franziska Schötensasck al violino, Francesca Piccioni alla viola e Giorgio Casati al violoncello.
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qui milano - jewish in the city
La città e i progetti di Memoria
Riflettere sulla storia di una Comunità ebraica italiana significa considerare anche il capitolo buio della Shoah e la sua influenza. Un’esigenza riflessa anche nel programma del festival culturale Jewish in the City, dedicato alle celebrazioni per i 150 anni della Kehillah milanese, nell’ambito del quale ieri al Memoriale della Shoah si è svolta una giornata dedicata ad analizzare come Milano abbia reagito e sia cambiata in seguito alla tragedia e alla guerra, da un punto di vista sociale ma anche fisicamente, nella sua architettura. Un confronto aperto la mattina da un incontro organizzato dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, dedicato alla sua ricerca su “Memoria della salvezza. Gli ebrei scampati alla Shoah”, di cui il Memoriale ospita anche una mostra inaugurata nel corso di Jewish in the City.
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pilpul
Ticketless - Visionari sardi
Circa 150 Ticketless fa scrissi su Emilio Lussu, gli ebrei e i sardi. La cosa più bella al Salone del Libro quest’anno era la mostra dei manoscritti dei Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci, accompagnata dall’altra, Visionari sardi, nello stand di Regione Sardegna. Domenica mattina, non c’era gente a visitare le due esposizioni. Una trentina di anni fa si recitavano passi dei Quaderni come il Vangelo (o la Torah, per gli intellettuali ebrei del PCI). Studiato in tutto il mondo, da noi Gramsci è diventato un Visionario Signor Nessuno. I più ingiusti siamo noi, che ci occupiamo di antisemitismo durante il fascismo. Lui che il regime l’aveva conosciuto, e combattuto, pagando caro prezzo, è diventato un testimone innominabile per aver sostenuto 1) che l’antisemitismo politico nell’Italia liberale è irrilevante 2) che negli anni Trenta non era in atto un processo di nazificazione. Per aver sostenuto idee reazionarie di tal fatta, la storiografia ha collocato Gramsci a destra di Renzo De Felice, ma si sa, gli schieramenti della storiografia sul fascismo, nel recente passato, sono sempre stati falsati dalla politica. Adesso che la fase del Terrore berlusconiano-finiano è passata, si tornerà a riflettere con serenità e rispetto intorno a un sardo che tanto visionario per me non era. Torna alla mente il passo di una lettera di Gramsci a Tania: “Al contrario dei cosacchi i sardi non distinguono gli ebrei dagli altri uomini!”. Le teche che custodivano i quaderni al Lingotto non consentivano purtroppo di ritrovare le pagine sul ghetto di Acqui, su Raffaele Ottolenghi, sulla figura dell’ebreo nel romanzo di appendice, sulla deprecatissima tesi della nazionalizzazione parallela, che nell’era del Terrore appena conclusasi veniva giudicata alla stregua del collaborazionismo puro.

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Dove va l'Anpi
Con tutto il rispetto e l’ammirazione dovuto a un’associazione che difende valori essenziali per la nostra civiltà democratica (e nonostante le forti delusioni che ogni tanto ci riserva, con iniziative, a livello locale, quanto meno ambigue e discutibili, nei confronti delle quali appare una colpevole tolleranza o sottovalutazione), disapprovo la decisione presa dall’Anpi, a grandissima maggioranza, di schierarsi apertamente per il “no” al prossimo referendum confermativo della riforma costituzionale, in base alla considerazione che essa metterebbe a rischio i fondamentali principi di libertà custoditi dalla Carta. Una decisione, com’è noto, che ha sollevato non poche polemiche, e che è stata successivamente contestata dalla Confederazione Italiana fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane (che raggruppa 21 associazioni di combattenti e reduci), che ha diffuso, lo scorso 27 maggio, un comunicato, di segno opposto, in cui si sostiene che “la specificità delle questioni poste [dal referendum] sia propria di un’altra sfera di attività rispetto a quelle delle Associazioni Combattentistiche e Partigiane, che hanno invece come proprio compito quello di tramandare la memoria di una grande vicenda necessariamente ‘plurale’ come fu la lotta per la Libertà”, cosicché sarebbe “oggi di fondamentale importanza che sia garantito il più ampio dibattito tra le ragioni degli uni e degli altri, lasciando alla libera e serena coscienza di ciascuno la scelta di cosa votare”.

Francesco Lucrezi, storico
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