Pagine Ebraiche al Festival Economia
Trento, dove abita la crescita

Schermata 2016-06-01 alle 13.48.10Città e territori come luoghi di crescita, migranti e integrazione in chiave economica, periferie e nuove occupazioni. Sono alcuni dei temi su cui si concentra l’edizione 2016 del Festival Economia di Trento, che aprirà domani i battenti. E per il quarto anno consecutivo sarà presente anche Pagine Ebraiche. Il giornale dell’ebraismo italiano sarà infatti in distribuzione nei principali luoghi dove si svolge la rassegna, offrendo una prospettiva ebraica sui grandi temi di attualità politica ed economica al centro del Festival, con un dossier dedicato dal titolo “Mercati e valori” (scaricabile qui). Il tema scelto quest’anno è “I luoghi della crescita” perché, come ha spiegato il direttore scientifico del Festival Tito Boeri, “Il successo economico è legato all’urbanizzazione e ad alcune forme di urbanizzazione, capaci di attrarre talenti il cui mercato mondiale incide sulla geografia economica della crescita”. Una capacità, quella di attrarre talenti, propria di Tel Aviv, premiata nel 2014 come la città più “smart” del mondo: una realtà che ha cercato di entrare sempre più in contatto con le esigenze dei cittadini, come si racconta nelle pagine del dossier, utilizzando la risorsa del web 2.0 per rendere la città più vivibile. Non esiste ancora Croatá Laguna
Ecopark, una delle prime città smart ideate da zero che prenderà forma in Brasile e che si reggerà sul know-how israeliano: sono infatti tre le start up della Start up Nation coinvolte nell’ambizioso progetto, ideato per offrire a 20mila brasiliani un’abitazione. C’è poi chi questa idea, quella di creare ex novo una città, l’ha declinata in Israele come un’opportunità di incontro tra due mondi e aggiungendovi la creazione di posti di lavoro: si tratta del magnate Stef Wertheimer, che da 30 anni è impegnato nella costruzione di parchi industriali e programmi di formazione per ebrei e arabi in tutta Israele, nella speranza di usare la creazione di posti di lavoro per diminuire le diseguaglianze economiche e favorire la pacifica convivenza. E la creazione di posti di lavoro non è un dato scontato, soprattutto a fronte del grande cambiamento che la globalizzazione e internet ha portato nelle nostre vite: molte tipologie di lavoro tradizionale stanno scomparendo e ci si chiede come saranno sostituite. Un’indagine dell’economista Alan Krueger analizza uno delle nuove realtà del mercato del lavoro: Uber, famosa azienda di trasporti privata. Krueger si sofferma sugli effetti sull’occupazione di questa azienda simbolo della sharing economy e si interroga se questo sia effettivamente il futuro del mercato del lavoro.
E quale contributo può dare il mondo ebraico in questo mondo economico che cambia, in particolare nei contesti urbani? Una risposta la si può trovare nel passato, come racconta Ada Treves analizzando lo studio Noel D. Johnson e Mark Koyama. I due economisti infatti, dati alla mano, mostrano come vi sia una correlazione fra sviluppo cittadino e presenza ebraica. E una dimostrazione di come gli ebrei possano contribuire al futuro di una città si ritrova nel libro dell’economista Rony Hamaui, appena pubblicato da Il Mulino, in cui si parla di Ebrei a Milano. Due secoli di storia fra integrazione e discriminazioni.
Di futuro parla invece Daniela Fubini, direttore marketing di Gvahim, organizzazione che assiste nell’inserimento nel mercato del lavoro coloro che scelgono di emigrare in Israele e possono contare su una formazione superiore o un’alta professionalità. Si tratta di una dimensione molto connessa alle opportunità offerte da Israele ma che può essere un modello anche oltre confine. Attraverso il Career program di Gvahim, ad esempio, l’88 per cento dei partecipanti trova entro un anno dallo svolgimento del programma un posto di lavoro.

(1 giugno 2016)