FEDI E IDEE
L'Internazionale
degli invisibili
È
un club esclusivo transnazionale di cui sarebbe molto meglio non far
mai parte, esposto permanentemente alle minacce dei fanatici assassini.
Un'Internazionale sempre più affollata di invisibili, di braccati, di
scrittori, vignettisti, comici, giornalisti che devono sparire, vivere
blindati, scappare. Una fuga obbligata dalla libertà, proprio mentre si
declamano nelle sedi ufficiali difese rituali e insincere della libertà
d'espressione. E mentre gli intellettuali inondano i giornali con
appelli a favore dei tiranni e con il linciaggio di chi vive sotto
minaccia, esattamente come accadde con Salman Rushdie. Che fine hanno
fatto le invettive satiriche del comico tedesco Jan Böhmermann che
Angela Merkel ha offerto come vittima sacrificale per placare la smania
repressiva del sultano Erdogan, un comico che attraverso la tv faceva
appunto il comico, grossolano e volgare come spesso lo sono i comici?
Che fine ha fatto la sempre omaggiata libertà di satira? Per adesso ha
fatto una brutta fine, l'effetto intimidatorio è andato a segno: il
comico ha deciso di tenere per un po' quello che si dice un basso
profilo, ha scelto di rifugiarsi per un po' nell'Internazionale degli
invisibili. Un'altra linguaccia domata. E senza un briciolo di
solidarietà, per dire, dall'altra Internazionale, quella dei comici
innocui e riveriti, per fortuna (loro) mai raggiunti da una fatwa.
Neanche una televisione (quella italiana, pubblica o privata,
figurarsi) ha invitato Böhmermann per offrirgli una tribuna. Per
conoscere la sua versione dei fatti, almeno. Non un aiuto, un appoggio,
un appello, un sostegno perché un comico possa esercitare un suo
diritto. In silenzio. Silenzio come quello che nasce
dall'automutilazione di «Charlie Hebdo», che ha deciso di non
pubblicare più vignette che possano «offendere» gli islamici.
Pierluigi Battista, Corriere La Lettura
29 maggio 2016
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