Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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Tra
le caratteristiche distintive del sapiente, elencate in Avot 5,7, vi è
quella di "non entrare nelle parole del prossimo". Il Chakham non
interrompere chi parla e non pretendere di aver compreso il pensiero
altrui fino a quando non è stato espresso compiutamente.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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All’inizio
c’è una foto: un gruppo di contadini, uomini e donne, armati di pale si
fa fotografare su un mucchio di terra. Poi uno guarda con più
attenzione e vede che ai piedi di quei contadini stanno teschi, tibie,
in breve resti umani disseppelliti. Stiamo per entrare un una storia
che è la storia di un raccolto. Non si tratta né di grano, né di
pesche, o patate. Il raccolto è la caccia all’oro dei morti. Un raccolto d’oro (Einaudi), l’ultimo saggio storico di Jan Tomasz Gross, (autore di I carnefici della porta accanto) e di Irena Grudzińska Gross è un libro agghiacciate. Vale la pena leggerlo.
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La verità su Opera
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Una
spia all’interno del regime di Saddam Hussein guidò cacciabombardieri
israeliani sul reattore nucleare di Osirak. E a studiare i piani di
volo al limite dell’autonomia degli F-16 fu un pilota alla sua prima
missione, che non aveva mai sganciato una bomba in vita sua. Su La
Stampa (Giordano Stabile) si raccontano alcuni dettagli sconosciuti
sull’operazione Opera, compiuta 35 anni fa, rivelati da reduci e agenti
del Mossad. “Un blitz – si legge – al limite delle possibilità dei
mezzi e degli uomini”.
Circoncisione, ma anche lifting delle palpebre e trapianto di seno.
D’ora in poi, in Olanda, sarà la sanità pubblica a sostenere le spese
di queste operazioni. Nel dare l’annuncio, il ministro della Salute “ha
precisato che l’assicurazione pubblica di base pagherà solo se verrà
provata una ‘reale necessità medica’, aggiungendo che chirurghi e
amministratori ospedalieri dovranno fornire precise garanzie” (Luigi
Offeddu, Corriere).
Dai manuali ai musei, il revisionismo storico si diffonde come una
malattia. “Oggi – scrive Repubblica (Simonetta Fiori) – il fervore di
riscrittura storica sembra animarsi soprattutto nell’Europa illiberale,
tra Russia, Ungheria e Polonia, energicamente impegnate a ridefinire la
loro carta d’identità. La tecnica è quasi sempre la stessa, minimizzare
le nefandezze di casa propria per enfatizzare quelle degli altri. E
spesso l’oggetto di revisione è la seconda guerra mondiale, da cui è
scaturito il successivo ordine europeo”.
Considerato da molti il maggiore scrittore tedesco vivente, Martin
Walser riflette sulla Lettura del Corriere (Danilo Taino)
sull’anacronismo dei partiti illiberali in Germania e in Europa. “Tra
dieci anni i partiti xenofobi saranno finiti” la tesi sostenuta
dall’intellettuale.
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LA MISSIONE DI GIANNINI E GATTEGNA IN ISRAELE "È la cultura che unisce i popoli" Al via nuove iniziative bilaterali È
ancora in corso ad Haifa il Board of Governors, l’incontro annuale
delle associazioni che sostengono il Technion di Haifa, una delle
eccellenze universitarie israeliane. Folta la delegazione italiana che
partecipa ai lavori e il cui impegno si salda con la missione, che va
concludendosi in queste ore, del ministro dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini. Accompagnata dal
presidente UCEI Renzo Gattegna, dal rav Riccardo Di Segni e da Clelia
Piperno, rispettivamente presidente e direttrice del progetto, oltre
che dall’attaché dell’istituto italiano di cultura Elena Loewenthal e
dall’ambasciatore Francesco Maria
Talò, il ministro ha consegnato oggi una copia del Talmud tradotto in
italiano al presidente della Repubblica Reuven Rivlin. Cultura,
collaborazione, trasversalità. Questi i temi della settimana di
appuntamenti dedicati al Technion, apertasi venerdì presso il kibbutz
Ifat: scelta non casuale, in quanto sede del museo sulla storia dei
primi pionieri giunti in Israele. Nell’occasione i delegati presenti si
sono confrontati sulla proposta di una campagna di fund raising globale
a favore dell’istituto, tradizionale luogo di incontro e cooperazione
per popoli e identità diverse.
(Nell’immagine
in alto la consegna della copia del Talmud a Rivlin; in basso la
delegazione italiana che partecipa ai lavori del Technion)
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pagine ebraiche a trento economia A cosa serve la sharing economy Il
mercato del lavoro sta cambiando. La tecnologia e l’avvento di internet
lo hanno scosso fin dalle fondamenta e molti posti di lavoro cosiddetti
tradizionali stanno sparendo. E con la loro sparizione nuovi ecosistemi
si stanno formando, tra cui la sharing economy, l’economia della
condivisione, un mondo di cui non sono ancora chiari i confini e di cui
si è parlato al Festival Economia di Trento assieme ad Alan Krueger,
economista di fama internazionale ed ex consulente economico del
presidente degli Stati Uniti Barack Obama. “Su 15 milioni di posti di
lavoro creati negli Stati Uniti in questo periodo di ripresa, la gran
parte è generata da questo settore economico alternativo” ha dichiarato
Krueger, fondatore del Princeton University Survey Research Center,
mettendo in luce le caratteristiche del lavoro flessibile, in cui
ciascuno è “capo di se stesso”: da Uber e Taskrabbit, fino Airbnb,
negli Stati Uniti è boom di prodotti e servizi offerti attraverso nuove
piattaforme online. Con dei rischi, molte attenzioni, ma anche diverse
opportunità. Leggi
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Alberi e terreni: di chi sono? |
Si
celebra oggi la Giornata mondiale dell’ambiente (World Environment Day
o WED), ricorrenza proclamata nel 1972 dall’Assemblea generale delle
Nazioni Unite per richiamare, a livello globale, l’attenzione pubblica
e le azioni politiche sulla questione della sostenibilità ambientale.
Sul numero di giugno di Pagine Ebraiche una importante riflessione del rav Gianfranco Di Segni.
Se un fiume esondando sradica un uliveto e lo trascina nel campo di un
altro, gli ulivi poi attecchiscono nel nuovo terreno e fanno frutti, e
il primo proprietario sostiene: “Sono i miei ulivi che hanno prodotto
le olive” e l’altro dice: “È la mia terra che li ha fatti crescere”,
divideranno il ricavato a metà. È stato insegnato: Se il primo
proprietario vuole a tutti i costi riavere i suoi ulivi indietro, non
glielo si permette. Per quale motivo? Disse rabbì Yochanan: Per
assicurare che la terra di Israele sia ben coltivata (Adattato dal
Talmud Bavlì, Bavà Metzi’à 100b-101a). Se gli ulivi crescono bene nel
secondo terreno, che rimangano là e il primo proprietario sia
ricompensato. Così questi comprerà e pianterà altri alberi: di
conseguenza, al posto di un uliveto se ne saranno due.
Hanno insegnato i nostri Maestri: Uno non getti pietre dalla sua
proprietà alla proprietà pubblica. Avvenne una volta che un uomo
gettava pietre dalla sua proprietà alla proprietà pubblica. Lo vide un
chasid, un uomo pio, e gli disse: “Stupido che sei! Per quale motivo
getti pietre da una proprietà che non è tua a una proprietà tua?”.
L’altro lo prese in giro, come se dicesse cose senza senso. Dopo un po’
di tempo, quel tale dovette vendere il proprio campo e si ritrovò a
camminare proprio lungo la strada dove aveva buttato le pietre e
inciampò proprio in quelle pietre. Allora esclamò: Aveva ragione quel
chasid, quando mi disse: “Perché butti le pietre da una proprietà che
non è tua a una proprietà tua?” (Adattato dal Talmud Bavlì, Bavà Qamà
50b). Come a dire, la vera proprietà di qualcuno non è quella privata,
che oggi è tua e domani chissà, ma quella pubblica, che è sempre di
ciascuno di noi, e quindi va rispettata (vedi commento di Rashì).
Rav Gianfranco Di Segni, Collegio rabbinico italiano
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Ancora sulla violenza online |
Già
con la fine degli anni Novanta e la straordinaria diffusione di
Internet iniziò una discussione, a più livelli, sugli effetti che il
fenomeno della diffusione di massa delle comunicazioni giocasse sulla
formazione dei sentimenti pubblici e sull’orientamento degli
atteggiamenti collettivi. La novità del web era costituita soprattutto
dal fatto che gli “utenti” fossero (restando tali a tutt’oggi) non solo
fruitori di notizie ma essi stessi, per più aspetti, generatori delle
medesime. Le novità introdotte e consolidate nel tempo, a proposito
delle comunicazioni elettroniche di massa, riguardavano in particolare
tre aspetti. Il primo di essi era la facilitazione di accesso alle
comunicazioni, dato il progressivo abbattimento dei costi,
l’accelerazione della trasmissione dei dati, l’incremento esponenziale
del numero di informazioni trattate. Il secondo rimandava alla
sostanziale incapacità di controllare le informazioni, una volta
generate, introdotte e poi veicolate nella cybersfera. Chi le aveva
create se le vedeva letteralmente sfuggire di mano, in una sorta di
processo a rimbalzo, o “effetto specchio”, meglio conosciuto nel
linguaggio di senso comune come “viralità”. Si riconoscevano i
produttori iniziali, non le catene di trasmissione e moltiplicazione.
Più in generale veniva rilevato come la mancanza di filtri di
significato e la carenza di codici di interpretazione che non fossero
quelli di cui le singole persone potevano dotarsi, agevolava la
diffusione sia di informazione fondate (e quindi condivisibili) sia di
veri e propri falsi, le une e gli altri spesso equiparabili nella
percezione di molti. Il terzo fattore, denso di implicazioni, era il
ridimensionamento o comunque la necessità di ridefinire la nozione
giuridica (ma anche politica e culturale) di giurisdizione, intesa in
senso lato come capacità di applicare le leggi d’imperio e di imporne
gli effetti.
Claudio Vercelli Leggi
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Il settimanAle - Satira televisiva
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Chi
si fosse stufato, in questo periodo un pochino intenso, non tanto delle
notizie che arrivano da Israele in sé per sé, ma di dover analizzare
criticamente come ci vengano comunicate dai media, o addirittura di
come vengano poi riferite da questo notiziario, può trovare sollievo
nella satira televisiva israeliana.
Alessandro Treves, neuroscienziato
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