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10 Giugno 2016 - 4 Sivan 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Gli italkim che fanno parte della Comunità di Gerusalemme hanno ricevuto una lettera nella quale si offrivano alcune opzioni temporali per l’uso della lingua italiana negli spazi ufficiali della vita comunitaria dello Shabbat, all’interno delle derashot o lezioni sulla parashà.
Le opzioni offrivano: 7 o 10 minuti per l’ebraico, 3 o 4 per l’italiano, tenendo però presente che in casi eccezionali o di bisogno o di tempi concisi la traduzione italiana verrebbe sacrificata.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Non riesco ad appassionarmi allo sterile dibattito fra chi sostiene che le comunità si occupano troppo di rapporti con la società non ebraica e chi accusa di eccessiva chiusura chi si dedica a scuole, educazione, culto. In entrambi i casi – datemi pure del cerchiobottista – trovo che gli argomenti usati siano pretestuosi e restituiscano un’immagine falsata delle comunità ebraiche e del loro ruolo nella società civile. La riflessione storica che si è avviata sul concetto di ghettizzazione dovrebbe in questo senso esserci particolarmente utile. Neppure all’epoca in cui le autorità governative avevano stabilito per legge una separazione fisica fra ebrei e società cristiana, questi provvedimenti avevano generato una chiusura definitiva e la fine dei rapporti fra i due gruppi umani.
 
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Euro 2016 al via
Francia blindata
Prendono oggi il via, tra misure di sicurezza imponenti, gli Europei di calcio. È blindata Parigi, ed è blindato tutto il paese. Ma c’è comunque voglia di normalità. “Il paese vuole solo calcio”, titola il Corriere della sera. “Quasi 100mila addetti alla sicurezza (tra forze dell’ordine, soldati, guardie private) – scrive Stefano Montefiori – cercheranno di evitare l’attentato terroristico che molti, compresi i servizi, temono. Ma se gli stadi sembrano più facili da controllare, le preoccupazioni riguardano soprattutto le fan zone e i bar: ieri è arrivato il divieto ai gestori di mettere schermi tra i tavolini dei caffé, perché i tifosi radunati all’aperto sarebbero un bersaglio troppo comodo”. La Francia sembra in bilico. Se tutto andasse liscio, si legge ancora, “il calcio potrebbe dare lo slancio per ripartire”.
“L’assassinio di persone innocenti in un bar a Tel Aviv è paragonabile a quello in Europa, è una minaccia contro i valori occidentali, contro il diritto di vivere, contro la libertà”. A ricordarlo, sul Sole 24 Ore, è l’ambasciatore israeliano in Italia Naor Gilon. “Un brutale atto terroristico – spiega ancora il diplomatico – compiuto da terroristi palestinesi che subiscono quotidianamente il lavaggio del cervello e l’incitamento alla violenza contro lo Stato d’Israele e il suo popolo. Incitamento che inizia dai libri di testo scolastici palestinesi e che continua con le trasmissioni tv, le radio ufficiali ed è presente costantemente anche sui social network”.
Si annuncia per oggi una giornata complessa, ma a colpire ancora una volta è la risposta di Israele. Cultura della vita contrapposta all’ideologia della morte.
“Tel Aviv la forte, la coraggiosa, la solare casa della Israele laica è stata colpita al cuore, ed è magnifico vedere come torna a vibrare di vita, di lavoro, di bambini che vanno a scuola dopo la strage” scrive Fiamma Nirenstein sul Giornale.
 
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  davar
il mein kampf in edicola - IL PRESIDENTE UCEI   
"L'operazione nelle edicole

un fatto squallido e indecente"
Il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna dichiara:

“La distribuzione gratuita nelle edicole del Mein Kampf, domani accompagnato al quotidiano Il Giornale, rappresenta un fatto squallido, lontano anni luce da qualsiasi logica di studio e approfondimento della Shoah e dei diversi fattori che portarono l’umanità intera a sprofondare in un baratro senza fine di odio, morte e violenza. Bisogna dirlo con chiarezza: l’operazione del Giornale è indecente. E bisogna soprattutto che a dirlo sia chi è chiamato a vigilare e a intervenire sul comportamento deontologico dei giornalisti italiani”.
il mein kampf in edicola - il commento  
Non può essere un amico sincero chi smercia la morbosità
Non è solo la qualità, ma anche la tiratura dei giornali italiani a far registrare un ulteriore, preoccupante fenomeno di regressione. Un fenomeno che dovrebbe inquietare tutti i cittadini, e in particolare gli ebrei italiani. Perché ogni indicatore dimostra inequivocabilmente che dove la stampa libera e professionale regredisce, dove i giornalisti professionisti sono minacciati, dove la professionalità giornalistica è sostituita da un arrembaggio di affaristi e faccendieri che agiscono nell’ombra sotto la copertura del polverone suscitato dal mondo dei social network, c’è un pericolo. È proprio lì che le garanzie democratiche e le qualità delle società aperte, plurali e capaci di fare delle culture minoritarie una ricchezza, rischiano di essere pericolosamente erosa.
Per questo gli sforzi di sostenere la tiratura dei giornali in crisi, anche quando si ricorre a qualche operazione commerciale di dubbio gusto, dovrebbero essere visti con favore.
Ma ci sono chiari limiti. E l’operazione di smerciare in edicola e di disseminare nelle case di milioni di italiani disinformati, impreparati e inconsapevoli migliaia di copie del Mein Kampf di Adolf Hitler non è solo un’azione becera, e volgare. Rappresenta anche un gesto cinico e irresponsabile.
Certo, si dirà che recentemente proprio in Germania è andata recentemente in libreria un’edizione di questo testo chiave dell’odio che ha insanguinato il Novecento e distrutto l’onore dell’Europa. Ma non lasciamoci ingannare. Nelle librerie specializzate tedesche è andata una poderosa edizione critica, riccamente commentata, annotata, contestualizzata, destinata agli esperti, agli studiosi. Un contributo importante per capire.
Da noi viene distribuita a piene mani dai giornalai una ristampa anastatica della prima traduzione italiana imposta da Mussolini sostenuta appena con la foglia di fico di una affrettata premessa affidata a un unico storico. Un contributo di segno contrario, finalizzato piuttosto a suscitare morbosità, a confondere le acque.
Per questo si tratta di un’operazione da condannare senza mezzi termini, proprio nel nome della libertà di stampa, d’espressione e di ricerca. Che sono valori seri e fondamentali e che non possono essere ceduti a mercanti senza scrupoli, disposti a solleticare i peggiori influssi presenti nella società contemporanea.
Ma c’è di più, e non può essere taciuto.
È venuto il momento in cui chi ha dedicato tante energie a stilare le pagelle dei giornali buoni e dei giornali cattivi, dei giornali amici e dei giornali nemici, apra gli occhi davanti alla realtà e chiami le cose con il proprio nome.
Di amici come questi né gli ebrei né lo Stato di Israele sanno che farsene.
Solo il giornalismo professionale ed equilibrato, da qualunque parte provenga, può essere davvero considerato, da tutte le sponde del Mediterraneo, un amico sincero dei valori ebraici e dei valori costituzionali, una reale tutela dell’unica democrazia del Medio Oriente e un affidabile punto di riferimento per affrontare i tempi difficili che stiamo attraversando.

Guido Vitale
il mein kampf in edicola - gli storici 
"Un libro che va studiato,

non utilizzato per altri fini"
L’iniziativa del Giornale non convince affatto gli storici. Il quotidiano domani uscirà in edicola con il libro Storia del Terzo Reich di William Shirer (al costo di 11,90 euro) e allegherà in omaggio (se compri il primo hai in omaggio il secondo) il Mein Kampf di Adolf Hitler. Per il direttore del Giornale si tratta di un’operazione culturale ma questa ha tutta l’aria di essere un’iniziativa solamente commerciale. A sottolinearlo a Pagine Ebraiche, il giudizio unanime degli storici Gadi Luzzatto Voghera, Liliana Picciotto Schermata 2016-06-10 alle 15.02.43e Michele Sarfatti, voci dell’istituzione punto di riferimento in Italia per lo studio della storia dell’ebraismo moderno, il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano (Cdec). Valutazione che trova d’accordo anche Giorgio Fabre, storico e giornalista, autore de Il contratto. Mussolini editore di Hitler (edizioni Dedalo), dedicato alla prima traduzione in italiano del Mein Kampf, ovvero La mia battaglia (pubblicato da Bompiani nel 1934).
“Non sono per nulla negativo sulla pubblicazione del Mein Kampf, è un testo che si deve conoscere ma deve essere inquadrato in un’analisi critica ben strutturata. Non capisco il senso dell’operazione del Giornale che mi sembra più commerciale che altro”, sottolinea Gadi Luzzatto Voghera (nell'immagine), docente di storia nella sede di Padova della Boston University e dal prossimo settembre nuovo direttore del Cdec.
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IL MEIN KAMPF IN EDICOLA - le reazioni
"Non una lettura da ombrellone""
Tante le voci ebraiche e della società civile che in queste ore hanno criticato l’operazione portata avanti dal quotidiano Il Giornale, che domani uscirà in edicola con in omaggio la copia del Mein Kampf di Adolf Hitler (nell’immagine una delle edizioni Bompiani, editore che pubblicò nel 1934 la traduzione dello scritto antisemita).
Secondo la direzione del quotidiano si tratta di un’operazione culturale ma in molti hanno contestato questa tesi, tra cui (nelle ultime ore) il presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti Enzo Iacopino. “Difficile considerare la distribuzione gratuita del Mein Kampf come un’operazione culturale. Va maneggiato con cura - afferma - non letto sotto l’ombrellone".

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iL MEIN KAMPF IN EDICOLA
La Germania e le radici dell'odio La Storia che distrugge le falsità 
L’avvicinarsi dello scadere dei diritti d’autore del Mein Kampf di Adolf Hitler il primo gennaio del 2016, passati settant’anni dalla sua morte, ha messo ancora una volta la Germania di fronte alla necessità di fare i conti con il suo passato. La domanda cruciale era: cosa fare dell’opera in cui emergono già così chiari nel 1925 i temi della razza, dell’antisemitismo e della dittatura, nel momento in cui torna liberamente in circolazione? La scelta era tra la condanna a una damnatio memoriae praticamente impossibile o un ribaltamento totale del suo ruolo, da manifesto dell’ideologia di un regime totalitario a monito per un futuro di democrazia. E dunque così è stato, la strada per cui si optato è stata quella di analizzare alle radici il testo e decostruirlo.
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IL MEIN KAMPF IN EDICOLA 
Perfetti, uno storico in lotta

contro il "gramsci-azionismo"
Giorgio Dell’Arti, il curatore della monumentale enciclopedia online Cinquantamila giorni, lo descrive “fiero avversario di quello che lui chiama ‘gramsci-azionismo’, cioè l’egemonia culturale di sinistra”. Il lui in questione è Francesco Perfetti, lo storico romano 72enne che si è prestato a coprire l’operazione commerciale del Giornale ponendo la sua firma sulla prefazione critica del Mein Kampf.
Nato nella Capitale nel 1943, per molti anni allievo di Renzo De Felice, Perfetti è professore ordinario di Storia contemporanea presso la facoltà di Scienze politiche della LUISS Guido Carli di Roma. Tra i vari incarichi ricoperti in passato quello di capo del Servizio storico, archivi e documentazione del Ministero degli Affari Esteri, la direzione dell’Istituto Storico Italiano per l’Età Moderna e Contemporanea, la presidenza della Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani” e della Fondazione Ugo Spirito. Molteplici gli studi e le pubblicazioni dedicati al fascismo e ai nazionalismi. 
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qui roma - l'evento
Arte e musica per la convivenza
L’arte al servizio della solidarietà, ma soprattutto della pace e della convivenza. Una missione ancora più sentita dopo il tragico attentato terroristico di mercoledì sera a Tel Aviv, un nuovo colpo ai valori della democrazia e della libertà. Questo il significato della serata organizzata dall’Associazione Donne Ebree d’Italia con il patrocinio di Roma Capitale, Comunità ebraica di Roma e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, svoltasi ieri sera alla Sala Umberto di Roma, dove è andato in scena lo spettacolo lirico-coreutico intitolato “Bagliori – Le luci dell’anima”. I fondi raccolti saranno infatti devoluti alla realizzazione di iniziative volte alla protezione e alla sicurezza dei minori in quattro centri di Israele direttamente sostenuti dall’Adei Wizo, e cioè quelli di Beth Wizo, Maaloth, Rehovot e Yevul.
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qui firenze   
Balagan Cafè, bene la prima
Un grande successo ha segnato l'avvio, ieri sera nei giardini del Tempio, di una nuova edizione del Balagan Cafè. Il festival culturale organizzato dalla Comunità ebraica fiorentina ha infatti richiamato un folto pubblico di fedelissimi e non. Ad accogliere i numerosi visitatori, oltre 300 le presenze stimate, nonostante le previsioni (poi fortunatamente rientrate) di perturbazioni atmosferiche, la presidente della Comunità Sara Cividalli e l'assessore alla Cultura Enrico Fink, che del festival è direttore artistico. "Una grande festa per la Comunità e per tutta la cittadinanza. Un nuovo inizio che prende il testimone dalla conclusione di un mandato, quello del Consiglio in carica, cui si deve l'ideazione del Balagan" dicono in coro Cividalli e Fink.
Tra i temi della prima serata del Balagan un confronto sulla traduzione del Talmud in italiano con Clelia Piperno, Gadi Piperno e Shulim Vogelmann e un momento musicale dedicato al Cinquecentenario del Ghetto di Venezia.
Numerosi i rappresentanti delle istituzioni presenti. Tra gli altri gli assessori comunali Titta Meucci, Sara Funaro, Andrea Vannucci e Alessio Rossi.

(Foto di Sergio Servi)
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qui firenze - la commemorazione 
Nel nome di Carlo e Nello
Cadeva nelle scorse ore il 79esimo anniversario dall’assassinio di Carlo e Nello Rosselli a Bagnoles de l’Orne. Un evento che la Fondazione Circolo Fratelli Rosselli ha voluto onorare con una serie di iniziative, in Francia e in Italia, conclusesi a Firenze con la presentazione di un nuovo importante studio che analizza il contributo dei due intellettuali ebrei antifascisti uccisi dal regime per le loro idee: Carlo e Nello Rosselli – Testimoni di Giustizia e Libertà (ed. Clichy). Curato da Valdo Spini, lo studio ha ricevuto l’apprezzamento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In una lettera inviata al curatore il capo dello Stato esprime la convinzione “che il ricordo di uomini così straordinari e la vostra passione di oggi possano aiutare le giovani generazioni a guardare al futuro con la fiducia e con la coscienza di essere protagonisti della propria storia”.
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GRAPHIC NOVEL  G
Se Hillary vendica Jackie
Due poli opposti dell’immaginario femminile della Casa Bianca. La colta e sexy Jackie e la solida e ingombrante Hillary. Entrambe segnate dal tradimento. L’una trionfante ma sconfitta come donna e l’altra la prima che paga, soprattutto tra le donne, il prezzo della sua volontà di vincere.
Sul Corriere della sera una gustosa graphic novel di Cinzia Leone, amica e collaboratrice della redazione di Pagine Ebraiche e del portale dell'ebraismo italiano www.moked.it

qui roma - segnalibro 
A passeggio per l'antico Ghetto
QUI TORINO - SEGNALIBRO
Talmud, all'origine della sfida
  pilpul
Discriminazione e violenza
Ieri, ultimo giorno di scuola, abbiamo portato gli allievi del ginnasio a vedere il film Race, Il colore della vittoria, la storia dell’atleta nero americano Jesse Owens che conquistò quattro medaglie d’oro alle olimpiadi di Berlino del 1936. Il film è ben costruito e corre piacevolmente verso il suo immancabile lieto fine, e nella logica della storia l’esclusione dalla staffetta dei due atleti ebrei passa quasi in secondo piano (spero di non aver rovinato la visione a nessuno rivelando fatti che sono comunque abbastanza noti). Eppure quell’esclusione, e ancora di più l’indifferenza che la circonda e la rende possibile, è in un certo senso un’anticipazione della Shoah.

Anna Segre, insegnante
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Cancellare l'altro
Continuerò a non capire come una lotta nazionale per la propria autodeterminazione – o di rivendicazione di un territorio – la quale mira prevalentemente ad annientare l’altro, e a considerarlo in toto (chiunque esso sia, e di qualunque età o colore) come un usurpatore e un nemico, possa trovare così ampio e pieno consenso nel mondo e soprattutto nella sinistra internazionale. Senza se e senza ma. La “resistenza” palestinese è assurta a simbolo di lotta, ed in ogni manifestazione anche semplicemente contro la riforma del lavoro in Francia, non mancano bandiere e simboli palestinesi. Poco importa, se all’inverso, il mondo arabo sia privo totalmente di una vera tradizione di sinistra, e anche il tanto elogiato FPLP vanti stretti rapporti con Hamas e con il terrorismo.

Francesco Moises Bassano
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Serenità 
Due cose ci rendono sereni: la consapevolezza di poter affrontare le difficoltà e la netta sensazione di essere dove dovremmo essere.

Ilana Bahbout

Diario di un soldato - Vivere
Quando ci fu il terribile attentato a Parigi, la Torre Eiffel venne spenta in segno di lutto. Niente più selfie con il colosso che fece sognare migliaia di giovani innamorati, niente più visite dal panorama mozzafiato. Quando ci fu il terribile attentato a Parigi, il mondo si spense insieme alla Torre Eiffel, il mondo pianse le vittime innocenti e condannò chi osava prediligere l’odio all’amore, la morte alla vita.
Quando ci fu la strage all’aeroporto di Bruxelles, il mondo rinnovò le sue più sentite condoglianze. Facebook si tinse per l’occasione di rosso-giallo-nero, i giornalisti si armarono di carta e penna per partecipare alla guerra in corso. Quando ci fu la strage all’aeroporto di Bruxelles, per una manciata di settimane persino i più impavidi turisti non varcarono la soglia di quel corridoio, non si avventurarono sulla scena del delitto, eppure ciò non impedì loro di definirsi “ambasciatori della pace”; dispensori di banalità e luoghi comuni, piuttosto.
Quando il terrorismo ha bussato alle porte di Tel Aviv, per la seconda volta in meno di un anno, il mondo ha taciuto.

David Zebuloni
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