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 14 giugno 2016 - 8  Sivan 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Nel giorno di Shavuòt , alla lettura solenne del capitolo del Decalogo, è consuetudine aggiungere un'altra lettura  biblica, quella del libro  Ruth. È la storia di una "straniera" che vuole unirsi a noi. Una donna moabita che nonostante la sua provenienza da un  popolo distante da noi, sia culturalmente che religiosamente, sarà chiamata la Matriarca del Regno (messianico) in quanto bisnonna del re David.
Alla contrapposizione tra un sedicente ebraismo "aperto" e uno "chiuso" - categorie di pensiero che oggi vengono usate più come slogan ideologici che come riferimenti sostanziali - la Tradizione ebraica ha dato da molti secoli la sua risposta.
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
Della pubblicazione del Mein Kampf da parte del Giornale di Sallusti non credo meriti discettare più di tanto per convincere chi non ama capirlo che l’operazione è stata un atto di demagogia politica dei più vili e indegni. Non sorprende che un giornale di destra rispolveri sue antiche e mai sopite passioni per dar voce, mascherandolo da operazione educativa, al suo sotteso antisemitismo. Non merita discettarne. Merita invece farsi le solite domande che non passano mai di moda. Perché fra di noi c’è sempre chi giustifica, chi trova un facile ‘sì, però...’?.
 
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Usa, la strage di Orlando
tra omofobia e Isis
Strage Orlando, “Killer cresciuto in casa, ma ispirato dall’Is”. Criticato per non aver immediatamente parlato di terrorismo islamista in merito alla strage di Orlando, il presidente Usa Barack Obama nelle scorse ore è nuovamente intervenuto, parlando di “terrorismo cresciuto in casa” ma “alimentato dalla propaganda online dello Stato Islamico” (Repubblica). Nelle ricostruzioni della strage, compiuta dall’americano di origine afgana Omar Mateen all’interno di un locale gay di Orlando – 49 le vittime e 29 feriti – i quotidiani (Repubblica e La Stampa tra gli altri) sottolineano come il terrorista fosse un “lupo solitario” che ha prestato giuramento all’Isis telefonicamente. E non ci sono stati ordini diretti del sedicente Califfato, spiegano gli analisti, per la strage ma un riconoscimento successivo del massacro. “Penso che quello che lo Stato Islamico ha fatto è molto astuto, creando una situazione in cui una persona può portare un attacco senza alcun collegamento diretto con l’organizzazione”, ha detto Charlie Winter, analista americano.

Tra omofobia e integralismo islamico. Sul Corriere, Guido Olimpio parla di tre piste su cui stanno indagando gli inquirenti americani per capire i legami del terrorista di Orlando Mateen con il radicalismo islamico: 1) I viaggi del killer in Arabia Saudita, nel 2011 e nel 2012, ma pare per fare il pellegrinaggio. 2) I possibili rapporti con Moner Abusalah, americano, presunto reclutatore in Florida e poi morto da kamikaze in Siria. 3) I sermoni di Marcus Robertson, ex marine, criminale, passato all’integralismo e autore di attacchi verbali contro i gay.

La strage di Orlando e la politica Usa. “Demonizzare un’intera religione non ci aiuta” così Hillary Clinton candidata democratica alla Casa Bianca risponde all’avversario repubblicano Donald Trump. Per la Clinton, riporta La Stampa,  “l’Arabia deve smettere di finanziare il terrorismo, bisogna potenziare l’intelligence per dare la caccia ai ‘lupi solitari’ e il contrasto della propaganda jihadista, e togliere le armi, in particolare i fucili da assalto, dalle mani dei violenti”. Per Trump la soluzione è “bandire gli immigrati islamici, fino a quando non avremo risolto il problema del terrorismo islamico”.
 
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  davar
strage di orlando - l'intervento di gattegna
"Sgomento e orrore per l'attacco,
figlio dell'estremismo islamico"

Al termine della festività solenne di Shavuot il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna è intervenuto per esprimere la sua solidarietà alle vittime dell'attentato terroristico di Orlando, in Florida, e condannarne la matrice islamista e omofoba:

“Chi colpisce una minoranza, chi attenta alla sua incolumità e al suo diritto all’esistenza in pace e armonia, colpisce l’intero sistema di valori su cui si basano le società libere e democratiche. È bene quindi che si levi con forza, in tutto il mondo, una chiara voce di sgomento e orrore per la strage compiuta nel locale punto di ritrovo della comunità gay di Orlando. È bene che si usino parole ferme e inequivocabili per condannare quanto accaduto: l’azione è figlia dell’estremismo islamico e non di un indefinito e vago sentimento di odio”.
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il mein kampf in edicola 
"Operazione squallida", i media
e le parole del presidente UCEI

Tutta la stampa italiana, le televisioni, le radio. Protagonisti dell’informazione e opinion leader. Svariate decine di migliaia di post sui social network. I più autorevoli media internazionali: dal New York Times al Telegraph, dalla Bbc al Daily Mail, da Le Figaro al The Times, dalla Frankfurter Allgemeine al Washington Post.
Ha fatto il giro del mondo la ferma presa di posizione del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in merito all’operazione condotta dal quotidiano il Giornale, distribuito nelle edicole assieme a una copia tradotta del Mein Kampf.
“Un fatto squallido – ha affermato Gattegna – lontano anni luce da qualsiasi logica di studio e approfondimento della Shoah e dei diversi fattori che portarono l’umanità intera a sprofondare in un baratro senza fine di odio, morte e violenza. Bisogna dirlo con chiarezza: l’operazione del Giornale è indecente”.
Numerose le pagine di approfondimento sui giornali sull’inadeguatezza dell’operazione condotta dal quotidiano diretto da Sallusti. E molteplici le prese di posizione che sono seguite nell’opinione pubblica, tra i vertici della categoria, ai più alti livelli istituzionali. Ad intervenire tra gli altri il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
“È venuto il momento – ha scritto il direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale in un editoriale – in cui chi ha dedicato tante energie a stilare le pagelle dei giornali buoni e dei giornali cattivi, dei giornali amici e dei giornali nemici, apra gli occhi davanti alla realtà e chiami le cose con il proprio nome. Di amici come questi né gli ebrei né lo Stato di Israele sanno che farsene”.
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il mein kampf in edicola 
Chi ha capito. Chi ha taciuto.
E chi ha fatto finta di non capire 

La sceneggiata della distribuzione in edicola del Mein Kampf di Adolf Hitler ha rappresentato una bella occasione per chiarirsi le idee. Gli amici veri da ringraziare sono tanti: quelli che hanno capito come questa squallida e arrischiata operazione non avesse nulla a che vedere con un impegno serio a diffondere la conoscenza della storia.

Lo ha detto chiaro il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, lo hanno ripreso le massime autorità italiane, a cominciare dal presidente del Consiglio e dalla presidente della Camera, lo ha capito bene tanta stampa onesta in Italia, in Israele e nel mondo intero.

In Germania quest’opera fondamentale per comprendere gli orrori del Novecento è arrivata nelle librerie specializzate in un’edizione poderosa, due volumi commentati dai massimi esperti del mondo accademico e corredati da molte migliaia di note e di apparati esplicativi. Quattro curatori e tutta l’autorevolezza dello staff dell’Istituto di Studi storici di Monaco e di Berlino, 2000 pagine, 60 euro il prezzo di copertina, ma là dove la tiratura risulta esaurita si sono registrate sul mercato quotazioni che sfiorano i 200 euro. Da noi, pur di far sensazione, si sono volute inondare le edicole per mettere nelle case di migliaia di italiani ignari, con un’offerta paghi uno e prendi tre, la ristampa della vecchia edizione italiana imposta nel 1934 da Mussolini anteponendovi la foglia di fico di qualche paginetta di attualizzazione. E il motivo, al di là delle miserie commerciali di un giornale in crisi, era ben chiaro: serviva l’utilizzo di quella versione non solo perché mancano gli investimenti, ma perché il traduttore utilizzato dall’editore di allora era un ebreo italiano e questo poteva aggiungere morbosità alla morbosità.

Da allora si è visto di tutto. Chi ha capito. Chi non ha capito. Chi ha fatto finta di non capire. Chi ha taciuto. E chi ha rosicato in silenzio.

E i grandi agitatori, sempre pronti a dividere, sempre pronti a scatenare la bagarre con qualunque pretesto, in questo caso si sono fatti assai timidi e riservati.

gv
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il mein kampf in edicola
"Come banalizzare la Memoria"
Meglio essere chiari da subito, senza tanti giri di parole: l’operazione editoriale alla quale il Giornale ha dato corso, pubblicando la versione anastatica del Mein Kampf di Adolf Hitler uscita in Italia nel 1937 da Bompiani, costituisce un ulteriore passo nello sdoganamento dell’inaccettabile. Chiarezza per chiarezza, va precisato che chi sdogana non è detto che sia in assoluto accordo con la “merce” che mette con calcolata disinvoltura a disposizione di una vasta platea. Ma fa senz’altro in modo che quest’ultima ne possa fruire senza i vincoli e le cautele, anche e soprattutto di ordine morale e civile, prima ancora che politico, che si debbono accompagnare quando si tratta di materia esplosiva. Il tedioso, verboso, mediocre non meno che criminale volume del dittatore tedesco costituisce per eccellenza il testo principale di una pedagogia nera che ha avuto, insieme ai suoi protagonisti, e alle tragedie che ha innescato e giustificato, un lungo corso per tutto il Novecento, con interpreti, apologeti e zelanti sostenitori. Nel passato, ed in parte, a tutt’oggi.

Claudio Vercelli
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strage di orlando - le reazioni ebraiche
"Il terrorismo non ha confini,
ma anche la lotta per la libertà"

“Parigi, Londra, Bruxelles, Tel Aviv, Gerusalemme, Bali, Mumbai, New York, San Bernardino, ora Orlando - tante città sono state colpite dallo stesso male. Il terrore non ha confini ed è per questo che la nostra collaborazione - nella lotta contro il terrorismo – non deve avere confini. Un giorno (lo Stato Islamico) uccide i gay, il giorno dopo gli yazidi, poi gli ebrei, i musulmani, i cristiani. Non ha limiti.”. Così il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è intervenuto nelle scorse ore, condannando la strage di Orlando, dove 49 persone sono state uccise da un terrorista legato all'Isis e mosso dall'odio omofobo. Netanyahu ha poi sottolineato la propria solidarietà nei confronti delle vittime e degli Stati Uniti. Un messaggio simile a quello del Presidente d'Israele Reuven Rivlin che ha inviato una lettera di cordoglio al presidente Usa Barack Obama: “Ancora una volta sentiamo il dolore terribile della perdite, costretti a vedere scorrere il sangue di persone giovani e innocenti. Non vi è alcun conforto per chi si è visto strappar via i propri cari – ha scritto Rivlin - Questo attacco contro la comunità LGBT a Orlando è vile quanto aberrante. Il popolo israeliano è al fianco dei nostri fratelli e delle nostre sorelle americani nella lotta contro ogni forma di violenza e di odio.

(Nell'immagine, il municipio di Tel Aviv illuminato dopo l'attentato di Orlando e dopo quello al mercato di Sarona)
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qui roma - il premio per il concorso ucei
I giovani e la lotta al pregiudizio La pellicola che racconta il Male
Dare vita attraverso la multimedialità a uno strumento per divulgare la lotta al razzismo e al pregiudizio antiebraico. Questo lo scopo del bando di concorso lanciato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane alle scuole del Paese, vinto dalla classe VB del liceo scientifico E. Fermi di Cecina con un cortometraggio intitolato “Norimberga, in memoriam”, dedicato alla commemorazione del processo del 1945. Con la professoressa Ebe Serni, che ha supervisionato il progetto, e il preside dell'istituto Giuseppe Di Puro, i ragazzi sono stati premiati questa mattina al Centro Bibliografico UCEI, ricevendo un certificato dalla coordinatrice della Commissione Antisemitismo e Memoria dell'UCEI Liliana Picciotto – Consigliere dell'Unione - , che insieme tra gli altri al regista Ruggero Gabbai ha fatto parte della giuria, dal segretario generale dell'Unione Gloria Arbib e dal coordinatore del progetto Marco Di Porto.
"L'educazione al dialogo è una pietra miliare delle attività dell'Unione, tuttavia gli eventi degli ultimi giorni mostrano che la società moderna ancora fatica a digerire la diversità", ha sottolineato Arbib.
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k.it - il progetto ucei
Tutti pazzi per la cucina casher,  ecco l'app dei prodotti certificati
Certificazione casher come sinonimo di garanzia di qualità. Questo il binomio chiave in cui si rispecchia il marchio di certificazione nazionale K.it, nato dalla collaborazione tra l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e il ministero per lo Sviluppo economico. Da questa sinergia, insieme a Federalimentare, è nata l’applicazione Kosher Italian Guide, grazie alla quale gli utenti potranno rintracciare tutti i prodotti certificati casher già in commercio e ricevere notifiche sulle novità del mercato. Il progetto è stato ideato circa cinque anni fa, nell’ambito di una politica ministeriale di promozione della diffusione delle certificazioni agroalimentari presso le aziende italiane come strategia di valorizzazione e internazionalizzazione del Made in Italy. A K.it e di Kosher Italian Guide è dedicato un ampio servizio di Repubblica, che sulla sua edizione online racconta il “boom di kosher”.

Boom di kosher. O kasher, come si dice in Italia. Sono sempre più numerosi i consumatori che si affidano alla dieta ebraica. Non tanto per ragioni religiose quanto salutistiche. Tanto che il ministero dello Sviluppo Economico ha intuito le potenzialità di questo mercato in piena espansione e ha supportato il progetto dell’Unione delle comunità ebraiche italiane che ha creato un ente certificatore nazionale con il marchio K.it, dedicato a tutte le imprese del paese e utile per chi cerca sugli scaffali dei negozi un prodotto kasher. Da Barilla a Galbani, da Lazzaroni, Bonomelli, De Cecco a tanti altri, sono numerose le aziende che si sono fatte certificare, allargando le proprie potenzialità dentro, e ancora di più, fuori dai confini nazionali. Solo nei supermercati americani, il prodotto kosher si vende il 40 per cento di più rispetto a un prodotto non certificato dello stesso prezzo. Entro la fine di giugno, per permettere ai consumatori di orientarsi meglio nella piccola e grande distribuzione, uscirà anche una app a cura del Ministero dello Sviluppo Economico per tablet e smartphone dove verranno elencati tutti i prodotti kosher italiani in commercio con relativa certificazione.
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qui venezia
Bando per un nuovo segretario
Scadranno il 31 agosto i termini del bando per la selezione di un nuovo segretario diffuso in queste ore dalla Comunità ebraica di Venezia. Questi i requisiti richiesti: età compresa tra i 28 e i 50 anni, iscrizione a una comunità ebraica italiana, diploma di scuola media superiore, buona conoscenza della lingua inglese scritta e parlata, adeguata formazione in materia amministrativa/giuridica, elementi di conoscenza della cultura e della tradizione ebraica, conoscenza IT di base.
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pilpul
Senza bisogno di dire "Je suis"
Abbiamo notato, con rammarico, che il dolore tributato alle vittime del terrorismo non abbia sempre la stessa intensità. Che quel meccanismo di identificazione fittizia che portò il mondo a coniare lo slogan globale “Je suis Charlie” – pare incredibile, ma è solo un anno fa, e nel frattempo quanto sangue! – non scatti se a essere assassinati sono gli ebrei nel Museo ebraico di Bruxelles o nell’ipermercato alle porte di Parigi.
Personalmente, non mi ritrovo in quello slogan. C’è qualcosa di offensivo nel farsi vittima di una strage che non si è subita. Penso a chi piange un parente ammazzato, e ci vuole un bel coraggio a dichiarare un cordoglio analogo dal divano di casa propria. Ma capisco l’intento solidale e l’afflato positivo. Politicamente, ho le stesse perplessità sull’atteggiamento di chi si “fa” povero, escluso, oppresso senza esserlo (celebre a questo proposito un discorso memorabile di Fausto Bertinotti): non c’è bisogno di condividere il destino dell’Altro per battersi in favore dei suoi diritti. Anzi. Si combatte per i suoi diritti non per affetto, o condivisione, ma per giustizia. E c’è una bella differenza.


Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - La decisione di Mann
Nella notte buia d’Europa nella prima metà del Novecento, ci fu un intellettuale tedesco che ebbe il coraggio di denunciare il nazismo e l’antisemitismo. Un romanzo di Britta Böhler, La Decisione, appena uscito per i tipi di Guanda, ci racconta in modo mirabile lo stato d’animo dello scrittore Thomas Mann nei tre giorni (dal 31 gennaio al 2 febbraio 1936) in cui, dall’esilio in Svizzera, decise di esporsi e di pubblicare sul giornale Neue Zurcher Zeitung una lettera durissima nei confronti del regime di Hitler.

Mario Avagliano
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