Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Nel
giorno di Shavuòt , alla lettura solenne del capitolo del Decalogo, è
consuetudine aggiungere un'altra lettura biblica, quella del
libro Ruth. È la storia di una "straniera" che vuole unirsi a
noi. Una donna moabita che nonostante la sua provenienza da un
popolo distante da noi, sia culturalmente che religiosamente, sarà
chiamata la Matriarca del Regno (messianico) in quanto bisnonna del re
David.
Alla contrapposizione tra un sedicente ebraismo "aperto" e uno "chiuso"
- categorie di pensiero che oggi vengono usate più come slogan
ideologici che come riferimenti sostanziali - la Tradizione ebraica ha
dato da molti secoli la sua risposta.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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Della
pubblicazione del Mein Kampf da parte del Giornale di Sallusti non
credo meriti discettare più di tanto per convincere chi non ama capirlo
che l’operazione è stata un atto di demagogia politica dei più vili e
indegni. Non sorprende che un giornale di destra rispolveri sue antiche
e mai sopite passioni per dar voce, mascherandolo da operazione
educativa, al suo sotteso antisemitismo. Non merita discettarne. Merita
invece farsi le solite domande che non passano mai di moda. Perché fra
di noi c’è sempre chi giustifica, chi trova un facile ‘sì, però...’?.
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Usa, la strage di Orlando
tra omofobia e Isis
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Strage
Orlando, “Killer cresciuto in casa, ma ispirato dall’Is”. Criticato per
non aver immediatamente parlato di terrorismo islamista in merito alla
strage di Orlando, il presidente Usa Barack Obama nelle scorse ore è
nuovamente intervenuto, parlando di “terrorismo cresciuto in casa” ma
“alimentato dalla propaganda online dello Stato Islamico” (Repubblica).
Nelle ricostruzioni della strage, compiuta dall’americano di origine
afgana Omar Mateen all’interno di un locale gay di Orlando – 49 le
vittime e 29 feriti – i quotidiani (Repubblica e La Stampa tra gli
altri) sottolineano come il terrorista fosse un “lupo solitario” che ha
prestato giuramento all’Isis telefonicamente. E non ci sono stati
ordini diretti del sedicente Califfato, spiegano gli analisti, per la
strage ma un riconoscimento successivo del massacro. “Penso che quello
che lo Stato Islamico ha fatto è molto astuto, creando una situazione
in cui una persona può portare un attacco senza alcun collegamento
diretto con l’organizzazione”, ha detto Charlie Winter, analista
americano.
Tra omofobia e integralismo islamico. Sul Corriere, Guido Olimpio parla
di tre piste su cui stanno indagando gli inquirenti americani per
capire i legami del terrorista di Orlando Mateen con il radicalismo
islamico: 1) I viaggi del killer in Arabia Saudita, nel 2011 e nel
2012, ma pare per fare il pellegrinaggio. 2) I possibili rapporti con
Moner Abusalah, americano, presunto reclutatore in Florida e poi morto
da kamikaze in Siria. 3) I sermoni di Marcus Robertson, ex marine,
criminale, passato all’integralismo e autore di attacchi verbali contro
i gay.
La strage di Orlando e la politica Usa. “Demonizzare un’intera
religione non ci aiuta” così Hillary Clinton candidata democratica alla
Casa Bianca risponde all’avversario repubblicano Donald Trump. Per la
Clinton, riporta La Stampa, “l’Arabia deve smettere di finanziare
il terrorismo, bisogna potenziare l’intelligence per dare la caccia ai
‘lupi solitari’ e il contrasto della propaganda jihadista, e togliere
le armi, in particolare i fucili da assalto, dalle mani dei violenti”.
Per Trump la soluzione è “bandire gli immigrati islamici, fino a quando
non avremo risolto il problema del terrorismo islamico”.
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il mein kampf in edicola
"Operazione squallida", i media
e le parole del presidente UCEI
Tutta
la stampa italiana, le televisioni, le radio. Protagonisti
dell’informazione e opinion leader. Svariate decine di migliaia di post
sui social network. I più autorevoli media internazionali: dal New York Times al Telegraph, dalla Bbc al Daily Mail, da Le Figaro al The Times, dalla Frankfurter Allgemeine al Washington Post.
Ha fatto il giro del mondo la ferma presa di posizione del presidente
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in merito
all’operazione condotta dal quotidiano il Giornale, distribuito nelle
edicole assieme a una copia tradotta del Mein Kampf.
“Un fatto squallido – ha affermato Gattegna – lontano anni luce da
qualsiasi logica di studio e approfondimento della Shoah e dei diversi
fattori che portarono l’umanità intera a sprofondare in un baratro
senza fine di odio, morte e violenza. Bisogna dirlo con chiarezza:
l’operazione del Giornale è indecente”.
Numerose le pagine di approfondimento sui giornali sull’inadeguatezza
dell’operazione condotta dal quotidiano diretto da Sallusti. E
molteplici le prese di posizione che sono seguite nell’opinione
pubblica, tra i vertici della categoria, ai più alti livelli
istituzionali. Ad intervenire tra gli altri il presidente del Consiglio
Matteo Renzi.
“È venuto il momento – ha scritto il direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale in un editoriale
– in cui chi ha dedicato tante energie a stilare le pagelle dei
giornali buoni e dei giornali cattivi, dei giornali amici e dei
giornali nemici, apra gli occhi davanti alla realtà e chiami le cose
con il proprio nome. Di amici come questi né gli ebrei né lo Stato di
Israele sanno che farsene”. Leggi
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il mein kampf in edicola
Chi ha capito. Chi ha taciuto.
E chi ha fatto finta di non capire
La
sceneggiata della distribuzione in edicola del Mein Kampf di Adolf
Hitler ha rappresentato una bella occasione per chiarirsi le idee. Gli
amici veri da ringraziare sono tanti: quelli che hanno capito come
questa squallida e arrischiata operazione non avesse nulla a che vedere
con un impegno serio a diffondere la conoscenza della storia.
Lo
ha detto chiaro il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna, lo hanno ripreso le massime autorità italiane,
a cominciare dal presidente del Consiglio e dalla presidente della
Camera, lo ha capito bene tanta stampa onesta in Italia, in Israele e
nel mondo intero.
In
Germania quest’opera fondamentale per comprendere gli orrori del
Novecento è arrivata nelle librerie specializzate in un’edizione
poderosa, due volumi commentati dai massimi esperti del mondo
accademico e corredati da molte migliaia di note e di apparati
esplicativi. Quattro curatori e tutta l’autorevolezza dello staff
dell’Istituto di Studi storici di Monaco e di Berlino, 2000 pagine, 60
euro il prezzo di copertina, ma là dove la tiratura risulta esaurita si
sono registrate sul mercato quotazioni che sfiorano i 200 euro. Da noi,
pur di far sensazione, si sono volute inondare le edicole per mettere
nelle case di migliaia di italiani ignari, con un’offerta paghi uno e
prendi tre, la ristampa della vecchia edizione italiana imposta nel
1934 da Mussolini anteponendovi la foglia di fico di qualche paginetta
di attualizzazione. E il motivo, al di là delle miserie commerciali di
un giornale in crisi, era ben chiaro: serviva l’utilizzo di quella
versione non solo perché mancano gli investimenti, ma perché il
traduttore utilizzato dall’editore di allora era un ebreo italiano e
questo poteva aggiungere morbosità alla morbosità.
Da
allora si è visto di tutto. Chi ha capito. Chi non ha capito. Chi ha
fatto finta di non capire. Chi ha taciuto. E chi ha rosicato in
silenzio.
E
i grandi agitatori, sempre pronti a dividere, sempre pronti a scatenare
la bagarre con qualunque pretesto, in questo caso si sono fatti assai
timidi e riservati.
gv Leggi
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il mein kampf in edicola
"Come banalizzare la Memoria"
Meglio
essere chiari da subito, senza tanti giri di parole: l’operazione
editoriale alla quale il Giornale ha dato corso, pubblicando la
versione anastatica del Mein Kampf di Adolf Hitler uscita in Italia nel
1937 da Bompiani, costituisce un ulteriore passo nello sdoganamento
dell’inaccettabile. Chiarezza per chiarezza, va precisato che chi
sdogana non è detto che sia in assoluto accordo con la “merce” che
mette con calcolata disinvoltura a disposizione di una vasta platea. Ma
fa senz’altro in modo che quest’ultima ne possa fruire senza i vincoli
e le cautele, anche e soprattutto di ordine morale e civile, prima
ancora che politico, che si debbono accompagnare quando si tratta di
materia esplosiva. Il tedioso, verboso, mediocre non meno che criminale
volume del dittatore tedesco costituisce per eccellenza il testo
principale di una pedagogia nera che ha avuto, insieme ai suoi
protagonisti, e alle tragedie che ha innescato e giustificato, un lungo
corso per tutto il Novecento, con interpreti, apologeti e zelanti
sostenitori. Nel passato, ed in parte, a tutt’oggi.
Claudio Vercelli Leggi
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strage di orlando - le reazioni ebraiche
"Il terrorismo non ha confini,
ma anche la lotta per la libertà"
“Parigi,
Londra, Bruxelles, Tel Aviv, Gerusalemme, Bali, Mumbai, New York, San
Bernardino, ora Orlando - tante città sono state colpite dallo stesso
male. Il terrore non ha confini ed è per questo che la nostra
collaborazione - nella lotta contro il terrorismo – non deve avere
confini. Un giorno (lo Stato Islamico) uccide i gay, il giorno dopo gli
yazidi, poi gli ebrei, i musulmani, i cristiani. Non ha limiti.”. Così
il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è intervenuto nelle
scorse ore, condannando la strage di Orlando, dove 49 persone sono
state uccise da un terrorista legato all'Isis e mosso dall'odio
omofobo. Netanyahu ha poi sottolineato la propria solidarietà nei
confronti delle vittime e degli Stati Uniti. Un messaggio simile a
quello del Presidente d'Israele Reuven Rivlin che ha inviato una
lettera di cordoglio al presidente Usa Barack Obama: “Ancora una volta
sentiamo il dolore terribile della perdite, costretti a vedere scorrere
il sangue di persone giovani e innocenti. Non vi è alcun conforto per
chi si è visto strappar via i propri cari – ha scritto Rivlin - Questo
attacco contro la comunità LGBT a Orlando è vile quanto aberrante. Il
popolo israeliano è al fianco dei nostri fratelli e delle nostre
sorelle americani nella lotta contro ogni forma di violenza e di odio.
(Nell'immagine, il municipio di Tel Aviv illuminato dopo l'attentato di Orlando e dopo quello al mercato di Sarona) Leggi
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qui roma - il premio per il concorso ucei
I giovani e la lotta al pregiudizio La pellicola che racconta il Male
Dare
vita attraverso la multimedialità a uno strumento per divulgare la
lotta al razzismo e al pregiudizio antiebraico. Questo lo scopo del
bando di concorso lanciato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
alle scuole del Paese, vinto dalla classe VB del liceo scientifico E.
Fermi di Cecina con un cortometraggio intitolato “Norimberga, in
memoriam”, dedicato alla commemorazione del processo del 1945. Con la
professoressa Ebe Serni, che ha supervisionato il progetto, e il
preside dell'istituto Giuseppe Di Puro, i ragazzi sono stati premiati
questa mattina al Centro Bibliografico UCEI, ricevendo un certificato
dalla coordinatrice della Commissione Antisemitismo e Memoria dell'UCEI
Liliana Picciotto – Consigliere dell'Unione - , che insieme tra gli
altri al regista Ruggero Gabbai ha fatto parte della giuria, dal
segretario generale dell'Unione Gloria Arbib e dal coordinatore del
progetto Marco Di Porto. "L'educazione al dialogo è una pietra
miliare delle attività dell'Unione, tuttavia gli eventi degli ultimi
giorni mostrano che la società moderna ancora fatica a digerire la
diversità", ha sottolineato Arbib. Leggi
k.it - il progetto ucei
Tutti pazzi per la cucina casher, ecco l'app dei prodotti certificati
Certificazione
casher come sinonimo di garanzia di qualità. Questo il binomio chiave
in cui si rispecchia il marchio di certificazione nazionale K.it, nato
dalla collaborazione tra l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e il
ministero per lo Sviluppo economico. Da questa sinergia, insieme a
Federalimentare, è nata l’applicazione Kosher Italian Guide, grazie
alla quale gli utenti potranno rintracciare tutti i prodotti
certificati casher già in commercio e ricevere notifiche sulle novità
del mercato. Il progetto è stato ideato circa cinque anni fa,
nell’ambito di una politica ministeriale di promozione della diffusione
delle certificazioni agroalimentari presso le aziende italiane come
strategia di valorizzazione e internazionalizzazione del Made in Italy.
A K.it e di Kosher Italian Guide è dedicato un ampio servizio di
Repubblica, che sulla sua edizione online racconta il “boom di kosher”.
Boom
di kosher. O kasher, come si dice in Italia. Sono sempre più numerosi i
consumatori che si affidano alla dieta ebraica. Non tanto per ragioni
religiose quanto salutistiche. Tanto che il ministero dello Sviluppo
Economico ha intuito le potenzialità di questo mercato in piena
espansione e ha supportato il progetto dell’Unione delle comunità
ebraiche italiane che ha creato un ente certificatore nazionale con il
marchio K.it, dedicato a tutte le imprese del paese e utile per chi
cerca sugli scaffali dei negozi un prodotto kasher. Da Barilla a
Galbani, da Lazzaroni, Bonomelli, De Cecco a tanti altri, sono numerose
le aziende che si sono fatte certificare, allargando le proprie
potenzialità dentro, e ancora di più, fuori dai confini nazionali. Solo
nei supermercati americani, il prodotto kosher si vende il 40 per cento
di più rispetto a un prodotto non certificato dello stesso prezzo.
Entro la fine di giugno, per permettere ai consumatori di orientarsi
meglio nella piccola e grande distribuzione, uscirà anche una app a
cura del Ministero dello Sviluppo Economico per tablet e smartphone
dove verranno elencati tutti i prodotti kosher italiani in commercio
con relativa certificazione. Leggi
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Senza bisogno di dire "Je suis" |
Abbiamo
notato, con rammarico, che il dolore tributato alle vittime del
terrorismo non abbia sempre la stessa intensità. Che quel meccanismo di
identificazione fittizia che portò il mondo a coniare lo slogan globale
“Je suis Charlie” – pare incredibile, ma è solo un anno fa, e nel
frattempo quanto sangue! – non scatti se a essere assassinati sono gli
ebrei nel Museo ebraico di Bruxelles o nell’ipermercato alle porte di
Parigi.
Personalmente, non mi ritrovo in quello slogan. C’è qualcosa di
offensivo nel farsi vittima di una strage che non si è subita. Penso a
chi piange un parente ammazzato, e ci vuole un bel coraggio a
dichiarare un cordoglio analogo dal divano di casa propria. Ma capisco
l’intento solidale e l’afflato positivo. Politicamente, ho le stesse
perplessità sull’atteggiamento di chi si “fa” povero, escluso, oppresso
senza esserlo (celebre a questo proposito un discorso memorabile di
Fausto Bertinotti): non c’è bisogno di condividere il destino
dell’Altro per battersi in favore dei suoi diritti. Anzi. Si combatte
per i suoi diritti non per affetto, o condivisione, ma per giustizia. E
c’è una bella differenza.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - La decisione di Mann
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Nella
notte buia d’Europa nella prima metà del Novecento, ci fu un
intellettuale tedesco che ebbe il coraggio di denunciare il nazismo e
l’antisemitismo. Un romanzo di Britta Böhler, La Decisione, appena
uscito per i tipi di Guanda, ci racconta in modo mirabile lo stato
d’animo dello scrittore Thomas Mann nei tre giorni (dal 31 gennaio al 2
febbraio 1936) in cui, dall’esilio in Svizzera, decise di esporsi e di
pubblicare sul giornale Neue Zurcher Zeitung una lettera durissima nei
confronti del regime di Hitler.
Mario Avagliano
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