Il Mein Kampf in edicola
Un attacco alla memoria
Consapevolmente
o meno, l'operazione editoriale messa in atto da un giornale italiano,
che oggi in edicola insieme al quotidiano distribuirà urbi et orbi il
«Mein Kampf» di Hitler, è un attacco alla storia e alla memoria del
passato dell'Italia. Vendere il passato in edicola crea errori, vizi di
forma insidiosi che, con la pretesa di «rivisitare» la storia, la
appiattiscono in una semplificazione falsa e pericolosa. Siamo tutti a
favore della verità, ma da storica, la verità storica del «Mein Kampf»
hitleriano può essere raccontata solo in sede storiografica e
memoriale, dagli storici e dalle vittime. Perché storici e vittime
possono dirci esattamente quale fu la battaglia che il capo del Reich
intraprese contro i nemici del Reich, i.e. gli ebrei, gli oppositori
politici, i diversi tipi asociali, gli Untermenschen scelti per la
deportazione e per lo sterminio. La riabilitazione del passato, forse
più nero della storia umana, quello del XX secolo, il secolo breve, la
pseudo-rottura della demonizza-zione rituale contro il Nazismo e il
Fascismo, attraverso un libro intellettualmente e moralmente ignobile,
con il piglio di offrire una visione disinteressata e innocente del
passato è mancanza di responsabilità civica e storica, è colpa assoluta
come lo è l'oblio verso le vittime di questo passato e verso gli altri,
che di esso, non sono stati né carnefici né collaboratori. «Si possono
scrivere libri ignobili per ragioni nobilissime, ed anche, ma più
raramente, libri nobili per ragioni ignobili», scriveva Primo Levi che
aveva letto il Mein Kampf. Esso non rientra in nessuna delle due citate
categorie.
Manuela Consonni
Direttrice del Centro Vidal Sassoon
per lo Studio dell'Antisemitismo,
Università ebraica di Gerusalemme
La Stampa, 11 giugno 2016
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