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23 Giugno 2016 - 16 Sivan  5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Nel brano in cui si parla del ruolo dei Leviti (che dovevano servire nel Mishkàn al posto dei primogeniti), compare cinque volte l’espressione “benè Israel”. Rashì lo rileva, e dice che ciò è per sottolineare quanto i figli d’Israele sono cari a D.o, che in questo brano li nomina cinque volte, come cinque sono i libri della Torà.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
Nei 28 paesi dell'Unione Europea vivono oggi un po' meno di un milione e centomila ebrei (due per mille della popolazione totale), insieme ad altre settecentocinquantamila persone con altre identità che fanno parte delle loro famiglie allargate. Se guardiamo alla lunga durata della storia politica, economica e sociale degli ebrei, la situazione è stata generalmente migliore sotto costellazioni caratterizzate una certa misura interna di diversità e di pluralismo etnico e religioso, piuttosto che sotto regimi più strettamente omogenei dal punto di vista dell'etnia nazionale e del credo religioso dominante. Non mancano gli esempi: l'impero romano prima e dopo Costantino, l'impero degli Asburgo in confronto all'impero degli Zar, le città di Salonicco o di Trieste come porto franco multinazionale di un impero o come porto locale di uno stato nazionale. Anche per questo, le vicende dell'Unione europea vengono seguite con interesse e forse con un briciolo di apprensione da parte delle comunità ebraiche. L'UE, per lo meno nel suo spirito ideale sfortunatamente mai realizzato.
 
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Netanyahu al vertice
con Kerry e Renzi a Roma
"Il premier israeliano Benjamin Netanyahu domenica sarà a Roma per tentare di ammorbidire l'imminente Rapporto del Quartetto sulla stagnazione del processo di pace con i palestinesi”, scrive il Sole 24 Ore. Secondo quanto riferisce il quotidiano, Netanyahu, dopo aver parlato telefonicamente con Putin nelle scorse ore, incontrerà nella Capitale il Segretario di Stato Usa John Kerry, il premier italiano Matteo Renzi e forse anche l'alto rappresentante della politica estera della Ue Federica Mogherini. Il Premier israeliano tornerà poi a Gerusalemme dove lunedì incontrerà  il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon (che, racconta l'Osservatore Romano, visiterà anche la Cisgiordania e la Striscia di Gaza). Sul tavolo, oltre al Rapporto citato, la proposta francese per una Conferenza internazionale di rilancio del processo di pace tra israeliani e palestinesi. Se da Ramallah l'iniziativa trova largo sostegno, a Gerusalemme la proposta non piace e  Netanyahu ha ripetuto più volte che la via della pace passa dai negoziati diretti e senza precondizioni. Per Presidente d'Israele Reuven Rivlin, in visita a Bruxelles al Parlamento europeo, “Se l'Europa è interessata ad essere un fattore costruttivo nello sforzo per un futuro accordo di pace tra israeliani e palestinesi, incombe sui suoi leader il compito di concentrarsi su una paziente e metodica costruzione della fiducia: non attraverso disinvestimenti ma tramite investimenti, non con i boicottaggi ma con la cooperazione”.

Maturità, dalle persecuzioni al voto. “Mia nonna si chiamava Valeria Spizzichino, coniugata con Guido Coen, era nata nel 1898, aveva 48 anni nel 1946. Mi ricordo come mi parlava di quegli anni e del voto che lei diede alla Repubblica, orgogliosa di farlo, dopo tutto quello che aveva subito”, così Linda Laura Sabbatini ricorda su La Stampa attraverso la storia della nonna, gli anni delle persecuzioni, della liberazione e del voto alle donne, tema al centro della prima prova degli esami di maturità di quest'anno. “Lei – continua Spizzichino - mi parlava di quegli anni, della liberazione e del voto al referendum con parole di altri tempi: il profumo della giustizia, e il sapore della libertà, diceva. Lei era enormemente emozionata il giorno che andò a votare per la repubblica. Era l'avverarsi di un sogno, dopo l'incubo di quegli anni”.

Firenze e i progetti della Comunità ebraica. Intervistato dal Corriere fiorentino, il nuovo presidente della Keillah di Firenze Dario Bedarida racconta i progetti per il futuro del Consiglio appena insediato. “Sarà un lavoro in continuità con la ex presidente — ha detto Bedarida — Vorrei lavorare sulla semplificazione e sulla razionalizzazione  delle risorse, eliminando le cose inutili e concentrandosi sugli aspetti più importanti della comunità come culto, cultura, supporto sociale e le attività giovanili”. Al nuovo Consiglio spetterà poi il compito di nominare il successore dell'attuale rabbino capo della città rav Joseph Levi mentre rispetto al rapporto con la città Bedarida spiega che una delle prime iniziative sarà portare “cibo e vestiti alle persone bisognose che vivono ai margini del la nos tra città , la nostra comunità vuole contribuire a combattere il disagio sociale in aumento a causa della crisi”.
 
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  davar
gran bretagna - voci ebraiche sul referendum
"Brexit? Un'incognita per tutti"
Sono ore decisive queste per il Regno Unito, i cui cittadini votano oggi per il referendum sulla Brexit: sull’uscita o meno del Paese dall’Unione Europea. E mentre gli inglesi vanno alle urne, sono molti i pensieri nella testa degli ebrei italiani che vivono in Gran Bretagna. Nessuno di loro si sbilancia sull’esito della votazione, visto quanto il risultato sia in bilico. “Se in Italia sentite di continuo parlare di Brexit, è facile immaginare quanto possa essere intenso il dibattito qui. Un giorno sembra che vinceranno quelli che vogliono uscire, il giorno dopo passano in netto vantaggio quelli che vogliono restare, dunque è davvero complicato fare previsioni”, spiega Pamela Lawi Spain, che vive a Londra e lavora nel mondo del marketing e della finanza. “Ero convinta che fosse scontato che tutti votassero ‘remain’ – aggiunge Laura Niada, learning advisor all’Università di Westminster – ma invece le persone che conosco difficilmente si sbilanciano”. Incerto su quale sia il destino migliore per il paese, Daniele Vitale, che lavora nella City e abita nei pressi della Capitale. “Sarebbe di certo più semplice per me – sottolinea – se gli inglesi decidessero di rimanere in Europa”. “Ho la sensazione che molti percepiscano l’Unione Europea come una forza che impedisce alla Gran Bretagna di dare il meglio di sé”, continua Vitale. “Non è una posizione irragionevole – osserva – visto che l’Ue impone in termini di politiche economiche degli standard medio-alti ai paesi che ne fanno parte. Se queste ad esempio possono spingere l’Italia a fare meglio, nel Regno Unito, dove esiste un mercato del lavoro più forte e più sano, con una certa apertura al mercato internazionale e politiche meritocratiche che funzionano, queste regole possono dare la sensazione di essere un freno per il paese. Di certo, se si votasse per Brexit sarebbe l’Europa a rimetterci maggiormente”. Inoltre, prosegue Vitale, “penso che quest’ultima opzione potrebbe anche indebolire i sostenitori di Israele a livello europeo, seppur il sostegno della Gran Bretagna a volte dovrebbe essere ancora più marcato di quanto non sia già”.
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l'incontro organizzato nella capitale 
Netanyahu e il vertice con Kerry,
a Roma per parlare di pace

Roma crocevia della politica internazionale e in particolare del futuro dei negoziati tra israeliani e palestinesi. Come già accaduto nel dicembre 2014, infatti, questo fine settimana si incontreranno nella Capitale il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il segretario di Stato Usa John Kerry (nell'immagine, il vertice romano di due anni fa). Sul tavolo, una serie di questioni da discutere tra cui, ha annunciato il portavoce del Dipartimento di Stato americano John Kirby, “la Siria, gli sviluppi nella regione e gli sforzi per far avanzare una soluzione a due Stati”. Il tema più caldo, la proposta francese di una conferenza di pace per risolvere il conflitto tra israeliani e palestinesi, approvata negli scorsi giorni dal Parlamento dell'Unione europea. Netanyahu ha più volte sottolineato la sua contrarietà all'iniziativa, spiegando che l'unico percorso possibile per arrivare a un'intesa sono i negoziati diretti e senza precondizioni. Dopo l'incontro con Kerry, Netanyahu incontrerà anche il Primo ministro italiano Matteo Renzi.
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qui roma - virginia raggi al tempio maggiore
"Ricordare i caduti, atto dovuto
nel primo giorno da sindaco"

Nel giorno del suo insediamento ufficiale in Campidoglio, il nuovo sindaco di Roma Virginia Raggi, come da cerimonia, ha deposto una corona d'alloro di fronte al Tempio Maggiore della Capitale per ricordare le vittime della Shoah. Di fronte alla sinagoga, Raggi è stata accolta dal rabbino capo della Capitale Riccardo Di Segni e dalla presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, con cui si è intrattenuta per un colloquio.
Prima di arrivare al Tempio, nell'ambito del protocollo ufficiale, il sindaco ha deposto una corona d'alloro anche al Mausoleo ardeatino, alla memoria dei Caduti delle Fosse Ardeatine. "Mi impegno a raccogliere questa importante eredità per la nostra amata città e il nostro Paese", il messaggio lasciato nel registro delle autorità dalla Raggi. "È un atto dovuto essere qui nel mio primo giorno da sindaco", ha quindi affermato.
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qui bologna
Dall'antisemitismo allo sterminio Trovarsi di fronte al male
Universalismo, sterminio, normalità, gerarchizzazione sociale. Sono solo alcuni dei temi su cui i relatori “Di fronte al male. Riconoscimento, giustificazioni, reazioni”, organizzato dalla Scuola Superiore di Studi Umanistici di Bologna, hanno continuato a dibattere, sollecitati dalle domande dei presenti, ben oltre i tempi previsti. La prima sessione, intitolata “Antisemitismo e sterminio” era presieduta da Chiara Volpato, docente di psicologia sociale all’università di Milano Bicocca che, dopo i saluti del professor Franco Farinelli, ha presentato i relatori Giacomo Todeschini, docente di Storia Medievale all’Università di Trieste, Marcella Ravenna, docente di Psicologia sociale presso l’Università di Ferrara e Alberto Burgio, docente di Storia della Filosofia presso la stessa Alma Mater Studiorim di Bologna.
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il convegno dell'università di pollenzo
Casherut e il cibo per la mente
le sfide dell’alimentazione

Al via questa mattina all’Università di Scienze gastronomiche a Pollenzo la quinta edizione del Food Service Network Meeting, un’iniziativa dell’Institute of Culinary Art (Ica) Italia, con la collaborazione anche dello studio Carmi e Ubertis di Milano. Un incontro che mette al centro il mondo della ristorazione, con lo scopo di fornire analisi e approfondimenti sugli scenari economici, tecnologici e sociali che influenzano il settore italiano. A condividere esperienze e confrontarsi saranno imprenditori, manager di aziende di prodotti e servizi del settore alimentare ed esperti del mondo dell’accademia, che potranno così creare un network, grazie al quale – ha sottolineato il presidente di Ica Italia Carlo Caldi – “siamo capaci di analizzare e anticipare i trend di mercato stimolando costantemente il settore a crescere ed evolvere”. “La nostra intenzione – ha proseguito il fondatore di Ica Italia Massimo Chiappo – è quella di crescere e stringere relazioni e alleanze in un settore significativo per il nostro sistema economico”.
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jciak
Germans and Jews
Settant’anni fa immaginare la rinascita di una vita ebraica in Germania sembrava pura follia. Invece, contro ogni previsione, sono più di 200mila ebrei che oggi vivono in una Germania lontana anni luce da quella vagheggiata da Hitler. Per gli ebrei vivere lì significa però fare i conti, oltre che con un antisemitismo ancora profondo, con il tema rovente della Shoah e con un’infinità di interrogativi. Primo fra tutti, che cosa ne pensano di noi i tedeschi? E noi, che cosa ne pensiamo di loro? A indagare sull’argomento, in un contrappunto di storie personali, provvede Germans & Jews di Janina Quint da poco presentato al Greenwich Film Festival e nelle sale americane.

Daniela Gross
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  pilpul
Setirot - Sentinelle
"Un tempo si portavano nelle miniere i canarini, sensibili ai gas avvertivano quando la catastrofe era imminente. Memoria significa essere un canarino in miniera, dare l’allarme quando si sente l’acre odore del razzismo". (Il bambino nella neve di Wlodek Goldkorn, Feltrinelli)
Un monito a noi tutti, dobbiamo essere tutti sentinelle, “noi” in particolare. 


Stefano Jesurum, giornalista

In ascolto - Summertime
Forse il tempo non è dei migliori, ma almeno ufficialmente è iniziata l’estate. “Summertime, and the livin’ is easy; fish are jumping and the cotton is high…”. Era il 1935 e a Broadway andava in scena Porgy and Bess, musical firmato da George Gershwin e DuBose Heywood. Qua e là, in diversi punti, ritornava la malinconia di Summertime, un brano che in questi 80 anni ha avuto oltre 30.000 cover, un vero record. Di certo i due autori non avrebbero mai immaginato tanto successo.
Summertime è la classica espressione di una tradizione che aveva avuto inizio qualche anno prima con il musical Showboat di Jerome Kern e Oscar Hammerstein II, in cui si sperimentava la fusione tra le diverse espressioni della musica afroamericana (jazz, ragtime, spiritual) e lo stile europeo, esperimento che peraltro aveva già condotto lo stesso Gershwin nel 1922, in modo un po’ defilato, con la sua jazz opera Blue Monday, dando vita a un genere nuovo e originale
.

Maria Teresa Milano
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Il cuore intelligente
Come sta Milan Kundera? C’è qualcuno, qui, che lo sa? O che conosce qualcuno che conosce qualcuno che conosce qualcun altro che conosce qualcuno che lo sa? Come sta Milan Kundera? Il suo ultimo romanzo pubblicato è del 2014, La festa dell’insignificanza. Ha ottantasette anni. Non scrive più? Non vuole, non può?
Provo affetto, riconoscenza e simpatia per lui più che per molti parenti o amici. Sarei addolorato se stesse male. Quasi ogni estate rileggo Lo scherzo, è diventata una tradizione; poi sbircio Il valzer degli addii, e sfoglio anche qualche altra sua pagina (la mensola Kundera è fra le poche che tengo in ordine). So che a molti non piace, forse la sua intelligenza sottile irrita. Su di me invece Milan agisce come un cacciavite: mi ripara
.

Valerio Fiandra
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Tono leggero
Questa settimana ho pensato, dopo una serie di impegni scolastici e para scolastici tra saggi ginnici, concerti e feste varie, di tenere un tono leggero che si addica all’estate incipiente o quasi, dato che non ci sono più le stagioni di una volta. Discorsi un po’ vacui da conversazione ferroviaria, che so, appunto sul tempo che in effetti quest’anno è balzano e imprevedibile, con buona pace dei commentatori televisivi i quali non possono ancora dispensarci consigli su come evitare, con quaranta gradi all’ombra, di uscire nelle ore più calde e invece cercare di bere in abbondanza. 

Sara Valentina Di Palma
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