Elia Richetti,
rabbino
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Nel
brano in cui si parla del ruolo dei Leviti (che dovevano servire nel
Mishkàn al posto dei primogeniti), compare cinque volte l’espressione
“benè Israel”. Rashì lo rileva, e dice che ciò è per sottolineare
quanto i figli d’Israele sono cari a D.o, che in questo brano li nomina
cinque volte, come cinque sono i libri della Torà.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
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Nei
28 paesi dell'Unione Europea vivono oggi un po' meno di un milione e
centomila ebrei (due per mille della popolazione totale), insieme ad
altre settecentocinquantamila persone con altre identità che fanno
parte delle loro famiglie allargate. Se guardiamo alla lunga durata
della storia politica, economica e sociale degli ebrei, la situazione è
stata generalmente migliore sotto costellazioni caratterizzate una
certa misura interna di diversità e di pluralismo etnico e religioso,
piuttosto che sotto regimi più strettamente omogenei dal punto di vista
dell'etnia nazionale e del credo religioso dominante. Non mancano gli
esempi: l'impero romano prima e dopo Costantino, l'impero degli Asburgo
in confronto all'impero degli Zar, le città di Salonicco o di Trieste
come porto franco multinazionale di un impero o come porto locale di
uno stato nazionale. Anche per questo, le vicende dell'Unione europea
vengono seguite con interesse e forse con un briciolo di apprensione da
parte delle comunità ebraiche. L'UE, per lo meno nel suo spirito ideale
sfortunatamente mai realizzato.
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Netanyahu al vertice
con Kerry e Renzi a Roma
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"Il
premier israeliano Benjamin Netanyahu domenica sarà a Roma per tentare
di ammorbidire l'imminente Rapporto del Quartetto sulla stagnazione del
processo di pace con i palestinesi”, scrive il Sole 24 Ore. Secondo
quanto riferisce il quotidiano, Netanyahu, dopo aver parlato
telefonicamente con Putin nelle scorse ore, incontrerà nella Capitale
il Segretario di Stato Usa John Kerry, il premier italiano Matteo Renzi
e forse anche l'alto rappresentante della politica estera della Ue
Federica Mogherini. Il Premier israeliano tornerà poi a Gerusalemme
dove lunedì incontrerà il segretario generale dell'Onu Ban Ki
Moon (che, racconta l'Osservatore Romano, visiterà anche la
Cisgiordania e la Striscia di Gaza). Sul tavolo, oltre al Rapporto
citato, la proposta francese per una Conferenza internazionale di
rilancio del processo di pace tra israeliani e palestinesi. Se da
Ramallah l'iniziativa trova largo sostegno, a Gerusalemme la proposta
non piace e Netanyahu ha ripetuto più volte che la via della pace
passa dai negoziati diretti e senza precondizioni. Per Presidente
d'Israele Reuven Rivlin, in visita a Bruxelles al Parlamento europeo,
“Se l'Europa è interessata ad essere un fattore costruttivo nello
sforzo per un futuro accordo di pace tra israeliani e palestinesi,
incombe sui suoi leader il compito di concentrarsi su una paziente e
metodica costruzione della fiducia: non attraverso disinvestimenti ma
tramite investimenti, non con i boicottaggi ma con la cooperazione”.
Maturità, dalle persecuzioni al voto. “Mia nonna si chiamava Valeria
Spizzichino, coniugata con Guido Coen, era nata nel 1898, aveva 48 anni
nel 1946. Mi ricordo come mi parlava di quegli anni e del voto che lei
diede alla Repubblica, orgogliosa di farlo, dopo tutto quello che aveva
subito”, così Linda Laura Sabbatini ricorda su La Stampa attraverso la
storia della nonna, gli anni delle persecuzioni, della liberazione e
del voto alle donne, tema al centro della prima prova degli esami di
maturità di quest'anno. “Lei – continua Spizzichino - mi parlava di
quegli anni, della liberazione e del voto al referendum con parole di
altri tempi: il profumo della giustizia, e il sapore della libertà,
diceva. Lei era enormemente emozionata il giorno che andò a votare per
la repubblica. Era l'avverarsi di un sogno, dopo l'incubo di quegli
anni”.
Firenze e i progetti della Comunità ebraica. Intervistato dal Corriere
fiorentino, il nuovo presidente della Keillah di Firenze Dario Bedarida
racconta i progetti per il futuro del Consiglio appena insediato. “Sarà
un lavoro in continuità con la ex presidente — ha detto Bedarida —
Vorrei lavorare sulla semplificazione e sulla razionalizzazione
delle risorse, eliminando le cose inutili e concentrandosi sugli
aspetti più importanti della comunità come culto, cultura, supporto
sociale e le attività giovanili”. Al nuovo Consiglio spetterà poi il
compito di nominare il successore dell'attuale rabbino capo della città
rav Joseph Levi mentre rispetto al rapporto con la città Bedarida
spiega che una delle prime iniziative sarà portare “cibo e vestiti alle
persone bisognose che vivono ai margini del la nos tra città , la
nostra comunità vuole contribuire a combattere il disagio sociale in
aumento a causa della crisi”.
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gran bretagna - voci ebraiche sul referendum "Brexit? Un'incognita per tutti"
Sono
ore decisive queste per il Regno Unito, i cui cittadini votano oggi per
il referendum sulla Brexit: sull’uscita o meno del Paese dall’Unione
Europea. E mentre gli inglesi vanno alle urne, sono molti i pensieri
nella testa degli ebrei italiani che vivono in Gran Bretagna. Nessuno
di loro si sbilancia sull’esito della votazione, visto quanto il
risultato sia in bilico. “Se in Italia sentite di continuo parlare di
Brexit, è facile immaginare quanto possa essere intenso il dibattito
qui. Un giorno sembra che vinceranno quelli che vogliono uscire, il
giorno dopo passano in netto vantaggio quelli che vogliono restare,
dunque è davvero complicato fare previsioni”, spiega Pamela Lawi Spain,
che vive a Londra e lavora nel mondo del marketing e della finanza.
“Ero convinta che fosse scontato che tutti votassero ‘remain’ –
aggiunge Laura Niada, learning advisor all’Università di Westminster –
ma invece le persone che conosco difficilmente si sbilanciano”. Incerto
su quale sia il destino migliore per il paese, Daniele Vitale, che
lavora nella City e abita nei pressi della Capitale. “Sarebbe di certo
più semplice per me – sottolinea – se gli inglesi decidessero di
rimanere in Europa”. “Ho la sensazione che molti percepiscano l’Unione
Europea come una forza che impedisce alla Gran Bretagna di dare il
meglio di sé”, continua Vitale. “Non è una posizione irragionevole –
osserva – visto che l’Ue impone in termini di politiche economiche
degli standard medio-alti ai paesi che ne fanno parte. Se queste ad
esempio possono spingere l’Italia a fare meglio, nel Regno Unito, dove
esiste un mercato del lavoro più forte e più sano, con una certa
apertura al mercato internazionale e politiche meritocratiche che
funzionano, queste regole possono dare la sensazione di essere un freno
per il paese. Di certo, se si votasse per Brexit sarebbe l’Europa a
rimetterci maggiormente”. Inoltre, prosegue Vitale, “penso che
quest’ultima opzione potrebbe anche indebolire i sostenitori di Israele
a livello europeo, seppur il sostegno della Gran Bretagna a volte
dovrebbe essere ancora più marcato di quanto non sia già”. Leggi
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l'incontro organizzato nella capitale
Netanyahu e il vertice con Kerry,
a Roma per parlare di pace
Roma
crocevia della politica internazionale e in particolare del futuro dei
negoziati tra israeliani e palestinesi. Come già accaduto nel dicembre
2014, infatti, questo fine settimana si incontreranno nella Capitale il
Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il segretario di Stato
Usa John Kerry (nell'immagine, il vertice romano di due anni fa). Sul
tavolo, una serie di questioni da discutere tra cui, ha annunciato il
portavoce del Dipartimento di Stato americano John Kirby, “la Siria,
gli sviluppi nella regione e gli sforzi per far avanzare una soluzione
a due Stati”. Il tema più caldo, la proposta francese di una conferenza
di pace per risolvere il conflitto tra israeliani e palestinesi,
approvata negli scorsi giorni dal Parlamento dell'Unione europea.
Netanyahu ha più volte sottolineato la sua contrarietà all'iniziativa,
spiegando che l'unico percorso possibile per arrivare a un'intesa sono
i negoziati diretti e senza precondizioni. Dopo l'incontro con Kerry,
Netanyahu incontrerà anche il Primo ministro italiano Matteo Renzi. Leggi
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qui roma - virginia raggi al tempio maggiore
"Ricordare i caduti, atto dovuto
nel primo giorno da sindaco"
Nel
giorno del suo insediamento ufficiale in Campidoglio, il nuovo sindaco
di Roma Virginia Raggi, come da cerimonia, ha deposto una corona
d'alloro di fronte al Tempio Maggiore della Capitale per ricordare le
vittime della Shoah. Di fronte alla sinagoga, Raggi è stata accolta dal
rabbino capo della Capitale Riccardo Di Segni e dalla presidente della
Comunità ebraica romana Ruth Dureghello, con cui si è intrattenuta per
un colloquio.
Prima di arrivare al Tempio, nell'ambito del protocollo ufficiale, il
sindaco ha deposto una corona d'alloro anche al Mausoleo ardeatino,
alla memoria dei Caduti delle Fosse Ardeatine. "Mi impegno a
raccogliere questa importante eredità per la nostra amata città e il
nostro Paese", il messaggio lasciato nel registro delle autorità dalla
Raggi. "È un atto dovuto essere qui nel mio primo giorno da sindaco",
ha quindi affermato. Leggi
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qui bologna
Dall'antisemitismo allo sterminio Trovarsi di fronte al male
Universalismo,
sterminio, normalità, gerarchizzazione sociale. Sono solo alcuni dei
temi su cui i relatori “Di fronte al male. Riconoscimento,
giustificazioni, reazioni”, organizzato dalla Scuola Superiore di Studi
Umanistici di Bologna, hanno continuato a dibattere, sollecitati dalle
domande dei presenti, ben oltre i tempi previsti. La prima sessione,
intitolata “Antisemitismo e sterminio” era presieduta da Chiara
Volpato, docente di psicologia sociale all’università di Milano Bicocca
che, dopo i saluti del professor Franco Farinelli, ha presentato i
relatori Giacomo Todeschini, docente di Storia Medievale all’Università
di Trieste, Marcella Ravenna, docente di Psicologia sociale presso
l’Università di Ferrara e Alberto Burgio, docente di Storia della
Filosofia presso la stessa Alma Mater Studiorim di Bologna. Leggi
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Setirot
- Sentinelle |
"Un
tempo si portavano nelle miniere i canarini, sensibili ai gas
avvertivano quando la catastrofe era imminente. Memoria significa
essere un canarino in miniera, dare l’allarme quando si sente l’acre
odore del razzismo". (Il bambino nella neve di Wlodek Goldkorn,
Feltrinelli)
Un monito a noi tutti, dobbiamo essere tutti sentinelle, “noi” in particolare.
Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Summertime |
Forse
il tempo non è dei migliori, ma almeno ufficialmente è iniziata
l’estate. “Summertime, and the livin’ is easy; fish are jumping and the
cotton is high…”. Era il 1935 e a Broadway andava in scena Porgy and
Bess, musical firmato da George Gershwin e DuBose Heywood. Qua e là, in
diversi punti, ritornava la malinconia di Summertime, un brano che in
questi 80 anni ha avuto oltre 30.000 cover, un vero record. Di certo i
due autori non avrebbero mai immaginato tanto successo.
Summertime è la classica espressione di una tradizione che aveva avuto
inizio qualche anno prima con il musical Showboat di Jerome Kern e
Oscar Hammerstein II, in cui si sperimentava la fusione tra le diverse
espressioni della musica afroamericana (jazz, ragtime, spiritual) e lo
stile europeo, esperimento che peraltro aveva già condotto lo stesso
Gershwin nel 1922, in modo un po’ defilato, con la sua jazz opera Blue
Monday, dando vita a un genere nuovo e originale.
Maria Teresa Milano
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Il cuore intelligente
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Come
sta Milan Kundera? C’è qualcuno, qui, che lo sa? O che conosce qualcuno
che conosce qualcuno che conosce qualcun altro che conosce qualcuno che
lo sa? Come sta Milan Kundera? Il suo ultimo romanzo pubblicato è del
2014, La festa dell’insignificanza. Ha ottantasette anni. Non scrive più? Non vuole, non può?
Provo affetto, riconoscenza e simpatia per lui più che per molti
parenti o amici. Sarei addolorato se stesse male. Quasi ogni estate
rileggo Lo scherzo, è diventata una tradizione; poi sbircio Il valzer degli addii,
e sfoglio anche qualche altra sua pagina (la mensola Kundera è fra le
poche che tengo in ordine). So che a molti non piace, forse la sua
intelligenza sottile irrita. Su di me invece Milan agisce come un
cacciavite: mi ripara.
Valerio Fiandra
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Tono leggero |
Questa
settimana ho pensato, dopo una serie di impegni scolastici e para
scolastici tra saggi ginnici, concerti e feste varie, di tenere un tono
leggero che si addica all’estate incipiente o quasi, dato che non ci
sono più le stagioni di una volta. Discorsi un po’ vacui da
conversazione ferroviaria, che so, appunto sul tempo che in effetti
quest’anno è balzano e imprevedibile, con buona pace dei commentatori
televisivi i quali non possono ancora dispensarci consigli su come
evitare, con quaranta gradi all’ombra, di uscire nelle ore più calde e
invece cercare di bere in abbondanza.
Sara Valentina Di Palma
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