Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Perché
è proprio Qorakh il prototipo della ribellione e della discordia? In
fondo le sue tesi sono ragionevoli e convincenti e oltretutto
riconducibili a una profonda idea religiosa: “...tutta la Comunità è
composta da persone sante...” (Bemidbar, 16; 3). La kedushà di Israele
non può essere esclusivo appannaggio di pochi eletti, sostiene Qorakh!
Spesso però la disgregazione nasce proprio quando una nobile causa si
trasforma in un un’ideologia di partito, quando sotto al manto di una
giusta idea si camuffa un disegno politico, populista e demagogico, che
con la Torah ha poco a che vedere.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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È
possibile semplificare il pensiero altrui fino a deformarlo? Certo che
sì, se chi ha prodotto quel pensiero è morto e non può difendere la
propria posizione. È ciò che fa il cardinale Gianfranco Ravasi (Il Sole
24 Ore, 10 luglio 2016) con Shakespeare e, in particolare, con Il
mercante di Venezia, riproponendo la lettura ormai un po’ ammuffita che
legge il dramma come un’opposizione fra l’implacabile giustizia ebraica
(cita addirittura la legge del taglione) e la salvifica misericordia
cristiana. E tutto ciò per convincersi che Shakespeare era pervaso da
spirito cattolico. Ma Ravasi, teologo e biblista cui sfugge del tutto
l’ironia ambigua del testo shakespeariano, si fida troppo ciecamente
delle belle parole di Porzia: “La natura della misericordia è spontanea”.
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“No a imam fai-da-te”
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"No
agli imam fai-da-te, sì a una nuova figura di imam sempre più
consapevole anche del suo ruolo pubblico”. Così il ministro
dell’Interno Angelino Alfano al termine del vertice con diverse
rappresentanze islamiche italiane durante il quale sono stati fissati
dei paletti “per lavorare assieme su libertà e responsabilità”. Tra i
punti oggetto dell’accordo, ampiamente approfonditi sul Corriere della
sera, prediche in italiano e uno statuto per gli imam.
Il Memoriale della Shoah di Milano riapre le porte per l’emergenza
profughi. Quaranta i cittadini eritrei che hanno trovato accoglienza
ieri, in una giornata segnata da alcune tensioni e difficoltà in uno
dei principali centri di accoglienza. Nel riferire delle diverse
iniziative attivate in città, Repubblica scrive: “Il volontariato
milanese risponde all’appello del Comune con una mobilitazione
straordinaria”.
Un altro Memoriale, quello di Bologna, è invece protagonista sulle
pagine bolognesi del quotidiano. Come spiega il presidente della
Comunità ebraica Daniele De Paz, si tratta di un luogo sia
istituzionale che culturale: “Solo attraverso il teatro, la musica, la
danza, si possono definire nuove modalità di dialogo e di scambio: i
valori espressi dal monumento”.
Deciso investimento di Enel nel mercato israeliano, con il lancio di un
hub per l’innovazione di cui molto si parla oggi sulla stampa italiana.
“Non è una novità assoluta per la compagnia elettrica. In materia di
start-up aveva già stretto un primo accordo con il governo israeliano.
Ha funzionato. Il secondo passo – osserva il Corriere – ne è la logica
conseguenza”.
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il memoriale della shoah di milano
Le porte aperte alla solidarietà
Binario 21 accoglie i profughi
Sono
entranti in una trentina passando dal portone di piazza Edmond J.Safra
1. Ad accoglierli in serata, sulla soglia del Memoriale della Shoah di
Milano - Binario 21, i volontari della Comunità di Sant'Egidio e del
Progetto Arca (nell'immagine). I trenta sono il primo gruppo di
profughi, per lo più provenienti dal Corno d'Africa, che ieri ha
trovato ospitalità all'interno della struttura del Memoriale, adibita
come lo scorso anno a centro di accoglienza con quaranta posti letto a
disposizione. “Nei mesi del 2015 in cui abbiamo aperto le nostre porte
– ricorda Roberto Jarach, vicepresidente della Fondazione per il
Memoriale – sono state oltre 4500 le persone che abbiamo ospitato. È
stata un'esperienza importante e ci sembrava giusto ripeterla visto che
la situazione accoglienza è ancora difficile. Rispetto allo scorso anno
poi le frontiere sono state chiuse, il che complica ulteriormente le
cose. In ogni caso noi – conclude Jarach – noi abbiamo voluto dare il
nostro contributo, perché vogliamo essere parte attiva della società e
per questo combattiamo”. Come lo scorso anno, il coordinamento
dell'iniziativa d'accoglienza è affidata alla Comunità di Sant'Egidio,
che ha ricevuto da subito la disponibilità di oltre un centinaio tra
persone e associazioni per l'aiuto nell'assistenza ai profughi. Anche
la Comunità ebraica di Milano si è messa al servizio per dare un
contributo nell'emergenza, riproponendo la raccolta di vestiti, cibo e
altri aiuti assieme all'associazione dei City Angels, realtà no profit
impegnata nel sociale. “Abbiamo iniziato la raccolta 10 giorni fa –
racconta il Consigliere della Keillah Daniele Misrachi – e c'è bisogno
del maggior aiuto e partecipazione possibile. Parlando con Mario Furlan
(presidente dei City Angels), mi ha detto che c'è bisogno di acqua,
tanta acqua, di indumenti intimi e di vestiti per uomini di taglia
media”. Leggi
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l'incontro con gli italiani in israele
"Il viaggio dei Cinque Stelle?
Loro prospettiva incompleta"
Ogni
volta che una delegazione di un partito del parlamento italiano visita
Israele, la prassi consolidata prevede un incontro con alcuni
rappresentanti della comunità italiana nel paese, organizzato
dall’ambasciata italiana a Tel Aviv. Per cui, questo momento di
confronto è stato organizzato anche in occasione della visita di alcuni
rappresentanti del Movimento 5 Stelle, guidati dal vicepresidente della
Camera Luigi Di Maio, affiancato dai parlamentari Manlio Di Stefano e
Ornella Bertorotta (nell'immagine, un momento del viaggio), accolti
ieri sera presso la residenza dell’ambasciatore. “Sono occasioni per
sentire cose che normalmente, nei discorsi ufficiali e sulla stampa,
non si leggono”, afferma Raphael Barki, presidente del Comites
(Comitato per gli italiani all’estero) di Tel Aviv, che racconta la
serata a Pagine Ebraiche. “È durata più del solito, dal momento che il
confronto è stato molto acceso”, aggiunge il presidente del Comites di
Gerusalemme Beniamino Lazar, anche lui presente all’incontro. “È stata
una serata vivace – conferma un altro invitato che preferisce restare
anonimo – ma anche un’utile occasione per fornire ai parlamentari dati
che non conoscevano”. Leggi
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qui venezia
Il Ghetto, metafora globale
Aperto
questa mattina dai saluti di Flavio Gregori, preside della facoltà di
Lingue e responsabile delle attività culturali dell’Università Ca’
Foscari di Venezia, il convegno internazionale intitolato “Il ghetto come metafora globale”
va ad aggiungersi al ricco programma di convegni, lezioni e
approfondimenti dedicati al cinquecentenario dell’istituzione del
Ghetto di Venezia. L’iniziativa, organizzata congiuntamente dalla
Princeton University, da Ca’ Foscari e dal Comitato per i 500 anni del
Ghetto, porta oggi l’attenzione internazionale sull’idea del “ghetto
fuori dal ghetto” uscendo dalla specificità veneziana, a partire dal
recente volume del sociologo Mitchell Duneier, attualmente docente a
Princeton, che ha pubblicato presso Farrar, Straus and Giroux Ghetto:
The Invention of a Place, the History of an Idea. Un ribaltamento di
prospettiva importante, che dopo mesi in cui tutte le attenzioni sono
state dedicate al ghetto simbolo di tutte le esclusioni hanno portato a
Venezia storici, antropologi, sociologi a discutere di casi specifici e
a ragionare sull’origine e sulla storia del termine e poi del concetto,
declinato in una prospettiva internazionale che ne comprende i
molteplici aspetti, sia culturali che geografici e soprattutto
sociali.. Leggi
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qui roma - Diploma e Master UCEI
Susanna e Manuela, mazal tov!
Si
sono conclusi oggi due nuovi percorsi di studio all’interno del
percorso formativo proposto dall’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane e dal Collegio Rabbinico.
Diploma Triennale in Studi Ebraici per Susanna Limentani, che ha
discusso una tesi su “Restistere nel ghetto. Pacifica Di Castro
sfuggita alla conversione nel 1694″, davanti a una commissione composta
dalla presidente UCEI Noemi Di Segni, dal presidente della commissione
rav Riccardo Di Segni, dalla coordinatrice del diploma Miryam Silvera,
dalla storica Micol Ferrara, dal rav Benedetto Carucci Viterbi e dal
rav Gianfranco Di Segni.
Manuela Giuili si è invece diplomata al Master in cultura ebraica e
comunicazione con una tesi su “Il ruolo dello storico ai tempi del web.
Anna Del Monte in palcoscenico”, con una commissione composta dal rav
Di Segni, Silvera, Ferrara e dal segretario generale dell’Unione Gloria
Arbib. Leggi
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qui roma
La collezione di libri di rav Toaff
donata al Collegio rabbinico
Sono
più di quaranta gli scatoloni arrivati in queste ore alla sede del
Collegio rabbinico italiano a Roma, sotto l’occhio vigile del suo
coordinatore Gianfranco Di Segni. Il loro contenuto è la collezione di
libri di argomento ebraico del rabbino capo emerito di Roma Elio Toaff,
scomparso poco più di un anno fa, che la famiglia ha deciso di donare.
Una scelta, spiega Di Segni, che i figli di Toaff – Miriam, Ariel, Dani
e Gadi – hanno fatto “perché i libri di argomento ebraico non andassero
a finire in qualche bancarella”. Quelli in ebraico troveranno dunque
una nuova casa presso il Collegio, mentre gli altri verranno smistati
tra il Centro bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, il Centro di Cultura della Comunità ebraica di Roma e altre
istituzioni e sinagoghe della città.
Tra i volumi contenuti nelle scatole impilate, già schedate e divise
secondo vari criteri, vi sono anche, racconta il rav Di Segni, vari
siddurim di secoli passati e discorsi pronunciati dal rav Elio Toaff e
da suo padre Alfredo Toaff. Inoltre, aggiunge Di Segni, vi si trovano
anche “alcuni volumi del Talmud sui quali Toaff studiava con suo padre,
che a sua volta aveva studiato con il rabbino livornese Benamozegh, che
lui invece non conobbe mai”. Questi ultimi erano arrivati a Toaff che
li ha poi donati al rav Vittorio Haim Della Rocca. Leggi
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Una necessità |
"L’unità dell’Europa era un sogno di pochi. È stata una speranza per molti. Oggi è una necessità per tutti". (Konrad Adenauer)
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - Criminali in fuga |
Nel
dopoguerra una rete internazionale, a volte costituita da persone
insospettabili, garantì l’impunità a criminali nazisti e fascisti,
molti dei quali in tal modo sfuggirono alla giustizia. Di questa rete
furono protagonisti uomini dei servizi segreti alleati, ambienti del
Vaticano, nazioni arabe e gruppi dell’estrema destra, che aiutarono
nazisti e fascisti a lasciare indisturbati il loro Paese e a trovare
asilo in una patria di riserva, dall’Argentina di Peròn alle dittature
latinoamericane, dall’Egitto agli Stati Uniti.
È la storia raccontata in I segreti del Quarto Reich, di Guido Caldiron
(Newton Compton), che ricostruisce le vicende di ex ufficiali delle SS
colpevoli di atroci crimini contro l’umanità, di medici responsabili di
ogni orrore dei campi di sterminio, di collaborazionisti ungheresi,
baltici, ucraini, belgi, fascisti italiani e giapponesi.
Mario Avagliano
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