
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Ieri
a Palermo in via Della Libertà angolo Tommaso Gargallo è stato posto un
segno indelebile in ricordo dei cento anni della nascita di Natalia
(Levi) Ginzburg, palermitana di nascita e crescita per tre anni.
Mi veniva in mente, mentre si scopriva la lapide, il versetto del
Levitico, 19, 24: "Quando sarete entrati nel paese e vi avrete piantato
ogni sorta d’alberi fruttiferi, ne considererete i frutti come non
idonei, per tre anni: saranno per voi come incirconcisi; non si
dovranno mangiare."
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Quattromila
like, 661 condivisioni, oltre 854 mila mi piace sulla sua pagina
facebook. Il cittadino Luigi di Maio potrà anche essere antipatico, e
le sue tesi sul futuro politico del conflitto mediorientale saranno
pure ingenue e utopistiche, se non azzardate e serenamente partigiane,
ma di certo la sua visita a capo di una delegazione M5S in Israele e
nella futura Palestina non può esser solo oggetto di scherno. La
narrazione, forzatamente sobria, che accompagna la sua visita, è
piuttosto interessante.
Segue i canali istituzionali incontrando in ambasciata italiana a Tel
Aviv esponenti dell’imprenditoria (start-up) e delle associazioni NGO
che combattono per i diritti umanitari in Israele. Si reca poi a Yad
Vashem e al cimitero dove sono ricordate le vittime israeliane del
terrorismo. Quindi va a Hebron a far visita al contingente italiano,
poi a Bethlehem dove incontra la sindaca e apprezza il modello di
“convivenza” fra le tre comunità religiose (musulmani, cristiani ed
ebrei). Ignoro cosa gli è stato mostrato e di cosa parli il suo collega
Manlio Di Stefano, ma parlare di “convivenza modello” da quelle parti è
per lo meno problematico: è proprio sul nodo della convivenza che si
gioca la trattativa politica interrotta. Comunque, prosegue la sua
visita e incontra altri gruppi misti arabo-ebraici che manifestano
legittimamente contro l’occupazione in maniera pacifica. Quindi va a
incontrare lo scrittore Etgar Keret per sentire il polso degli
intellettuali ebrei, e ne esce un godibile articolo di quest’ultimo sul
Corriere del 10 luglio.
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Nizza, terrore jihadista
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La
Francia, l’Europa, il mondo libero e democratico colpiti ancora una
volta dal terrorismo islamico. “La Francia è afflitta, colpita da
questa nuova tragedia. Ma la Francia è più forte dei suoi nemici. Non
ci fermeremo mai nella nostra volontà di combattere il terrorismo”
dichiara il presidente Francois Hollande nella notte del terribile
attentato jihadista a Nizza.
Sale di ora in ora il bilancio delle vittime. Alle 8 di mattina, 84 i morti e molte centinaia i feriti.
Tra i grandi quotidiani, il Corriere della sera realizza
l’approfondimento più ampio: una decina di pagine con cronache,
testimonianze, analisi.
Scrive il direttore de La Stampa Maurizio Molinari: “I jihadisti
conoscono il calendario e l’identità del Paese che colpiscono e li
usano come strumento per diffondere il terrore al fine di ‘farvi temere
la morte anche quando dormite’ come aveva promesso Abu Bakr
al-Baghdadi, il Califfo dello Stato Islamico (Isis). Lo strumento
dell’assalto è un camion lanciato ad alta velocità contro la folla
inerme: un metodo già testato più volte da singoli jihadisti in
località minori della Francia nonché emulazione di una delle tattiche
dei jihadisti della ‘Car Intifada’ contro Israele”.
Vertice sulla sicurezza nella notte a Parigi, cui ha partecipato anche
il presidente Hollande. Nel suo consueto discorso del 14 luglio, lo
stesso aveva accennato alla possibilità di revocare lo stato
d’emergenza dichiarato dopo la strage di novembre. “Scadeva il prossimo
26 luglio – scrive il Corriere – e davvero sembrava che non ce ne fosse
più bisogno”.
Di fronte alla recrudescenza della minaccia terroristica il Viminale ha
intanto rafforzato le misure per la tutela degli obiettivi sensibili,
intensificando lo scambio di informazioni con le altre forze di polizia
europee. “La decisione – si legge sul Corriere – è stata presa nel
corso di una riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la
sicurezza pubblica con i vertici delle forze dell’ordine, i Servizi e
lo Stato Maggiore della Difesa. Il vertice è stato presieduto dal
ministro dell’Interno Angelino Alfano, che per stamattina ha convocato
il Comitato di analisi strategica antiterrorismo”. Nonostante non ci
siano pericoli specifici per l’Italia, viene spiegato, i ‘warning’ sono
continui. Il rischio maggiore è rappresentato dal rientro in questi
giorni di foreign fighters dai teatri di guerra della Siria e
dell’Iraq”.
“La Francia ora ha due possibilità: o rimette in moto con decisione il
processo di integrazione delle seconde e terze generazioni di
immigrati; oppure non resta che il modello Israele, un Paese
democratico dove però popoli di diversa origine vivono in modo
separato”. Così il politologo Ian Bremmer in una intervista.
La presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni dichiara:
“Ancora una volta terroristi islamici colpiscono il cuore della nostra
Europa, le sue conquiste culturali, i suoi valori. Sono immagini
terribili quelle che arrivano da Nizza, che è oggi la città di tutti i
cittadini del mondo libero e democratico. Piangiamo le vittime di
questa orrenda strage, avvenuta non a caso nel momento di massima
celebrazione di quei valori universali per cui anche molte generazioni
ebraiche hanno con dolore combattuto. Ma non rinunciamo a vivere la
nostra quotidianità come qualsiasi altro giorno. Noi siamo più forti di
chi semina qualsiasi forma di odio e di chi, quelle conquiste, le
vorrebbe distruggere con la violenza, con la barbarie, con il lucido
assassinio di vittime innocenti. Ancora una volta lo dimostreremo
restando uniti e combattendo per un futuro migliore. È però
fondamentale una reale presa di coscienza del pericolo. Una minaccia
che da tempo colpisce Israele e che nelle stesse dinamiche viene oggi
replicata in Europa. Governi, istituzioni, comuni cittadini: è il
momento di reagire in modo lucido e compatto.
Alle vittime, ai loro familiari, ai feriti, il forte abbraccio di tutti gli ebrei italiani”
Oggi all’interno dell’Ambasciata d’Italia a Tunisi, sarà inaugurato il
primo Giardino dei Giusti in un Paese arabo, grazie alla collaborazione
tra Gariwo e il Ministero italiano degli Affari Esteri e della
Cooperazione internazionale. “Un’iniziativa importante”, scrive Anna
Foa sull’Osservatore Romano, perché “apre un solco, nel mondo
musulmano, fra coloro che vogliono vivere in pace con i non musulmani e
gli estremisti sostenitori della guerra contro gli infedeli, dei
massacri, del califfato”.
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orrore a nizza - i presidenti ucei e ari
"Europa e terrorismo islamico,
è il momento di aprire gli occhi"
"Ancora
una volta terroristi islamici colpiscono il cuore della nostra Europa,
le sue conquiste culturali, i suoi valori. Sono immagini terribili
quelle che arrivano da Nizza, che è oggi la città di tutti i cittadini
del mondo libero e democratico. Piangiamo le vittime di questa orrenda
strage, avvenuta non a caso nel momento di massima celebrazione di quei
valori universali per cui anche molte generazioni ebraiche hanno con
dolore combattuto. Ma non rinunciamo a vivere la nostra quotidianità
come qualsiasi altro giorno”.
Così in una nota la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
“Noi siamo più forti di chi semina qualsiasi forma di odio e di chi,
quelle conquiste, le vorrebbe distruggere con la violenza, con la
barbarie, con il lucido assassinio di vittime innocenti. Ancora una
volta lo dimostreremo restando uniti e combattendo per un futuro
migliore. È però fondamentale una reale presa di coscienza del
pericolo. Una minaccia che da tempo colpisce Israele e che nelle stesse
dinamiche viene oggi replicata in Europa. Governi, istituzioni, comuni
cittadini – sottolinea Di Segni – è il momento di reagire in modo
lucido e compatto.
Alle vittime, ai loro familiari, ai feriti, “il forte abbraccio di tutti gli ebrei italiani”
Interviene con una nota anche l’Assemblea rabbinica italiana. “L’Ari –
si legge – esprime il suo dolore e il suo sgomento davanti al terribile
attentato islamico che ha colpito Nizza. Purtroppo l’ultimo di una
serie di attentati che hanno colpito l’Europa, gli Stati Uniti,
Israele. Leggi
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orrore a nizza - livelli di guardia
Israele lo sa
Si
parla molto in queste ore, e giustamente, del modello Israele.
Avanguardia tecnologica, nervi saldi, investimenti, preparazione,
raccolta professionale delle informazioni. Certo la sicurezza non è un
gioco, e non può essere affidata ai dilettanti. Israele lo sa. E ora
che appare sempre più chiaro come lo Stato ebraico non sia un altro
pianeta, da guardare a distanza e magari talvolta con un imbarazzato
fastidio, ma solo l’avamposto di tutto quello che ci è caro, il
presidio dei valori di convivenza e di democrazia che accomunano tutti
i cittadini di buona volontà, molte cose possono cambiare.
La logica mostruosa del massacro di Nizza è precisamente la stessa che
troppe volte ha visto prendere di mira, con il coltello o con
autoveicoli trasformati in strumenti di distruzione di massa, civili
israeliani inermi che attendevano l’autobus per tornare a casa o che
passavano per strada.
Israele lo sa. E ora, chi può ancora fingere di non saperlo? Perché le
preoccupazioni e i valori degli ebrei in Israele e nel mondo sono
precisamente le stesse e gli attacchi a Israele e al mondo ebraico sono
gli stessi rivolti infine anche a tutta la popolazione civile del mondo
progredito.
Ma non basta evocare il modello Israele. Bisogna anche conoscerlo,
comprenderlo nel suo vero significato. Perché, al di là delle
interpretazioni di comodo, Israele non è solo dolorosamente e
necessariamente forte in sicurezza. È soprattutto forte in tutto quello
che i terroristi, ora accaniti contro la Francia, ci vogliono rubare.
L’amore per la vita, per la libera espressione e per la libera stampa,
per la tolleranza nei confronti delle altrui opinioni, la gioia di
stare insieme, il gusto di ridere, di fare due passi lungo la riva del
mare, di portare all’aria aperta i nostri figli, di prendere un gelato,
di stare bene assieme, di ammirare le pirotecniche scintille di luce
nel buio, di cantare la Marsigliese e gli altri canti che significano
fratellanza, pace e pari diritti.
Per questo, certo, “Allons enfants”. E per questo, certo, “Aux armes citoyens”.
E anche molta attenzione a non lasciarci suggestionare, perché chi
semina morte lungo la sua folle strada non agisce a caso, lavora per
conto di chi vorrebbe attuare un progetto ben definito. La predominanza
dei movimenti xenofobi e populisti che manderebbe l’Europa in frantumi
e ruberebbe ogni speranza di futuro alla nostra gioventù. L’evocazione
di una nostra reazione di chiusura, della paura di essere, di esistere
così come ci sentiamo di esistere, del piacere di stare assieme.
Se questi sentimenti dovessero retrocedere, se cedessimo alla paura, al
pregiudizio e alla paranoia, allora nessuna tecnologia, nessun servizio
di sicurezza potrebbe salvarci. E la nostra guerra alla barbarie che
pretende di trasformarci, sarebbe già perduta.
Israele lo sa. È per questo che dopo sette decenni senza pace risplende
ancora incessantemente fra le democrazie. Ora cerchiamo di non
dimenticarcene neanche noi.
gv
(nell’immagine: Nizza 14 luglio 2016, il lungomare visto dal grande vignettista israeliano Michel Kichka) Leggi
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orrore a nizza - le reazioni del mondo ebraico
"Da Tel Aviv alla Francia, l'odio
non riuscirà a sconfiggerci. Mai"
Nonostante
la vostra violenza e il vostro fanatismo, non riuscirete a minare i
valori su cui si fonda la nostra democrazia. A ribadirlo, ognuno con le
proprie parole, i diversi esponenti del mondo ebraico francese e
internazionale intervenuti in queste ore per esprime il proprio
cordoglio per l'attentato terroristico di matrice islamista che ha
colpito Nizza. Alle vittime dell'attentatore – che a bordo di un camion
si è lanciato ieri notte contro la folla sulla Promenade des Anglais,
uccidendo 84 persone e ferendone un centinaio – si è rivolto il Gran
Rabbino di Francia Haim Korsia: “Condoglianze alle famiglie e ai
parenti delle vittime colpite dal terrorismo a Nizza nella giornata di
festa nazionale (il 14 luglio, data della presa della Bastiglia),
colpite proprio mentre celebriamo i valori di uguaglianza, libertà e
fraternità che ci stanno a cuore e che alcuni cercano di minare con la
violenza e il fanatismo”. “Le mie preghiere e i miei pensieri sono con
voi”, ha ribadito rav Korsia. Siamo inorriditi dal nuovo sanguinoso
attentato che ha colpito Nizza, la dichiarazione del Conseil
Représentatif des Institutions Juives de France (Crif), l'ente che
rappresenta l'ebraismo francese. “Oggi più che mai la comunità
nazionale deve essere unita e forte. La lotta al terrorismo – il
messaggio del Crif – deve essere globale. I terroristi hanno gli stessi
obiettivi a Parigi, Nizza, Bruxelles, Istanbul, Gerusalemme, Tel Aviv,
e in tutto il mondo”.
(Nell'immagine, l'illustrazione del disegnatore di Le Monde Plantu dopo l'attentato terroristico a Nizza) Leggi
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orrore a nizza - le reazioni da gerusalemme
"Israele al fianco della Francia,
difendiamo insieme la libertà"
Da
Gerusalemme mani tese verso la Francia, per un aiuto concreto contro il
terrorismo. Appena saputo dell'attentato di matrice islamista a Nizza,
il presidente d'Israele Reuven Rivlin ha inviato un messaggio di
solidarietà al presidente francese Francois Hollande. “È con dolore e
tristezza che devo ancora una volta scrivere ed esprimere le mie più
sentite condoglianze e quelle di tutto il popolo di Israele, dopo
l'orribile attacco terroristico a Nizza", il messaggio di Rivlin, che
ha ribadito come “Israele sta con la Francia e il popolo israeliano è
al fianco del popolo francese, spalla a spalla di fronte a questo
terribile male, come dovrebbe accadere per tutto il mondo libero.
Dobbiamo lavorare uniti per prendere i terroristi, i loro sostenitori e
finanziatori, ovunque si nascondano. Noi non molleremo mai. Come
ha detto lei, - le parole di Rivlin a Hollande - noi siamo più forti
dei fanatici che cercano di farci del male”. Condanna per l'attentato e
solidarietà anche nel messaggio del Primo ministro Benjamin Netanyahu,
che ha affermato che “Israele è pronta ad aiutare il governo francese a
combattere questo male fino a che non verrà sconfitto”. Riguardo alla
strage di Nizza (il bilancio delle vittime parla di 84 persone uccise e
circa cento feriti, di cui la metà sarebbero gravi), Netanyahu ha
sottolineato come “ci ricordi come il terrorismo possa colpire ovunque
e quindi ovunque deve essere combattuto”.
(Nell'immagine la
manifestazione di solidarietà per la Francia svoltasi a Tel Aviv dopo
gli attentati a Parigi del novembre scorso) Leggi
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Intolleranze alimentari |
Non
avrei mai immaginato di sentire la commessa di un banco di gastronomia
premurarsi di avvertire che nella frittata ci sono le uova. Non mi ha
sorpreso tanto la confusione, più che comprensibile, tra vegetariano e
vegano, quanto lo scrupolo di chi non pretende di dare per scontato
neppure che i clienti concordino sulla definizione comunemente
accettata di “frittata”. In Italia fino a tempi relativamente recenti
si faceva una fatica terribile a far accettare l’idea che qualcuno
potesse essere vegetariano. Poi, come spesso accade nel nostro paese,
si è passati abbastanza repentinamente da un estremo all’altro: oggi
nessuno si sorprende se qualcuno chiede il pane senza grano o la
frittata senza uova. Qualunque tipo di vincolo, restrizione, abitudine,
ossessione, viene generalmente accettato e rispettato, che si tratti di
ragioni etiche o di salute, di equilibrio psicofisico o di chili da
perdere. Tutte le diete più bizzarre e le mode alimentari più
strampalate hanno libera cittadinanza. Davvero tutte?
Anna Segre, insegnante
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Scambi, rischi |
"È
assurdo pensare, come si fa in Occidente, che qui si possa mantenere a
lungo un ghetto per i ricchi. Che i muri intorno all’Europa possano
fermare gli affamati. La fame distrugge ogni muro. E gli affamati
dell’Africa arriveranno da voi, nessuna legge che limiti l’immigrazione
vi proteggerà. Qui sorgerà una nuova cultura, un po' europea, un po'
asiatica, un po' araba e africana, frutto dell’immigrazione, che nessun
cannone né confine fermerà. Nessuno ha mai vinto contro la gente
affamata”. Con tali parole profetiche – riportate già su queste pagine
- si espresse Marek Edelman, uno dei comandanti dell'insurrezione del
ghetto di Varsavia del 1943, nel libro Il Guardiano.
Egli è stata una delle personalità più significative del XX secolo,
socialista democratico non subì mai l'illusione del comunismo
sovietico, nel dopoguerra divenne uno strenuo oppositore del regime
polacco, vicino alle posizioni di Solidarność, più volte giustificò la
scelta di rimanere in Polonia “per sorvegliare le tombe del popolo
ebraico”.
Francesco Moises Bassano
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Essere puri |
Essere
puri non significa essere immuni da colpe, errori o mancanze, ma vuol
dire essere vicini alla vita, lontano dalla morte e dalle sue logiche
contagiose.
Ilana Bahbout
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