Livelli di guardia – Israele lo sa

Si parla molto in queste ore, e giustamente, del modello Israele. Avanguardia tecnologica, nervi saldi, investimenti, preparazione, raccolta professionale delle informazioni. Certo la sicurezza non è un gioco, e non può essere affidata ai dilettanti. Israele lo sa. E ora che appare sempre più chiaro come lo Stato ebraico non sia un altro pianeta, da guardare a distanza e magari talvolta con un imbarazzato fastidio, ma solo l’avamposto di tutto quello che ci è caro, il presidio dei valori di convivenza e di democrazia che accomunano tutti i cittadini di buona volontà, molte cose possono cambiare.

La logica mostruosa del massacro di Nizza è precisamente la stessa che troppe volte ha visto prendere di mira, con il coltello o con autoveicoli trasformati in strumenti di distruzione di massa, civili israeliani inermi che attendevano l’autobus per tornare a casa o che passavano per strada.

Israele lo sa. E ora, chi può ancora fingere di non saperlo? Perché le preoccupazioni e i valori degli ebrei in Israele e nel mondo sono precisamente le stesse e gli attacchi a Israele e al mondo ebraico sono gli stessi rivolti infine anche a tutta la popolazione civile del mondo progredito.

Ma non basta evocare il modello Israele. Bisogna anche conoscerlo, comprenderlo nel suo vero significato. Perché, al di là delle interpretazioni di comodo, Israele non è solo dolorosamente e necessariamente forte in sicurezza. È soprattutto forte in tutto quello che i terroristi, ora accaniti contro la Francia, ci vogliono rubare. L’amore per la vita, per la libera espressione e per la libera stampa, per la tolleranza nei confronti delle altrui opinioni, la gioia di stare insieme, il gusto di ridere, di fare due passi lungo la riva del mare, di portare all’aria aperta i nostri figli, di prendere un gelato, di stare bene assieme, di ammirare le pirotecniche scintille di luce nel buio, di cantare la Marsigliese e gli altri canti che significano fratellanza, pace e pari diritti.

Per questo, certo, “Allons enfants”. E per questo, certo, “Aux armes citoyens”.
E anche molta attenzione a non lasciarci suggestionare, perché chi semina morte lungo la sua folle strada non agisce a caso, lavora per conto di chi vorrebbe attuare un progetto ben definito. La predominanza dei movimenti xenofobi e populisti che manderebbe l’Europa in frantumi e ruberebbe ogni speranza di futuro alla nostra gioventù. L’evocazione di una nostra reazione di chiusura, della paura di essere, di esistere così come ci sentiamo di esistere, del piacere di stare assieme.
Se questi sentimenti dovessero retrocedere, se cedessimo alla paura, al pregiudizio e alla paranoia, allora nessuna tecnologia, nessun servizio di sicurezza potrebbe salvarci. E la nostra guerra alla barbarie che pretende di trasformarci, sarebbe già perduta.

Israele lo sa. È per questo che dopo sette decenni senza pace risplende ancora incessantemente fra le democrazie. Ora cerchiamo di non dimenticarcene neanche noi.

gv

(nell’immagine: Nizza 14 luglio 2016, il lungomare visto dal grande vignettista israeliano Michel Kichka)