Haim Korsia,
rabbino
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Il
dolore per Nizza colpisce ancora una volta la comunità nazionale. Il
popolo è unito nel dolore e nel dispiacere. Ma allo stesso tempo,
dobbiamo continuare a impegnarci per assicurare la libertà e la
sicurezza. È un patto che sta al cuore del contratto di Hobbes.
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Davide
Assael,
ricercatore
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"Mamma
li turchi", si diceva un tempo. "Mamma lo turco", diciamo tutti oggi
dopo aver visto le raccapriccianti immagini della reazione di Erdogan
al fallito colpo di Stato della settimana scorsa. Una reazione
vergognosa, diciamo... alla Egitto di Al Sisi. Oppure... in stile
cinese. Condanna, comunque, unanime anche per il tentato golpe in stile
'900. Una cosa davvero fuori dal tempo, a meno che non avvenga contro i
Fratelli Musulmani, in tal caso tutti in piazza a festeggiare. Insomma,
al netto dell'orrore che suscitano le immagini della Turchia di questi
giorni, ancora una volta si svela la nostra incapacità di decifrare
questo mondo sempre più pazzo. Come conclusione, prendo in prestito le
parole del filosofo Roberto Esposito apparse in un articolo di oggi. .
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L'Europa e i lupi solitari,
isolare la minaccia
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“Ampio
spazio sui quotidiani italiani alla missione di Matteo Renzi in Iran.
Il Primo ministro italiano ha incontrato a Teheran il presidente
iraniano Rouhani e la Guida Suprema del paese, l'ayatollah Khamenei. In
gioco, spiega Repubblica, una partita che vale 15 miliardi di euro di
appalti: 36 gli accordi firmati tra Roma e Teheran con la Cassa
Depositi e prestiti italiana che ha aperto una linea di credito da 4,8
miliardi di euro per avviare nuovi appalti in terra iraniana ma
l'obiettivo primario è il petrolio (Repubblica). Secondo le cronache,
l'incontro tra Renzi e Rouhani è durato un'ora e mezza e si è parlato
di Afghanistan, Siria, Iraq, Libia e Yemen. Rouhani ha dichiarato che
“l'Islam non ha niente a che fare con il terrorismo”. L'Iran sì, ha più
volte ricordato Israele, visto che Teheran,tra gli altri, finanzia i
gruppi terroristici di Hamas e di Hezbollah. “È sempre pericoloso
investire su Paesi con un passato come l'Iran – scrive la Stampa - e
con un presente di ostilità feroce nei confronti di uno Stato come
Israele, amico dell'Italia (e di Renzi), ma il presidente del Consiglio
ha deciso di puntare su Paesi (l'Iran, l'Argentina) in fase di
'rinascita'”.
Israeliani, Stretti tra Egitto e Arabia Saudita. Gerusalemme era
informata e ha ricevuto rassicurazioni scritte da Riyad: nulla cambierà
sul Mar Rosso dopo il passaggio di mano tra egiziani e sauditi rispetto
al controllo delle isole di Tiran e Sanafir. Qui infatti sorgono gli
Stretti di Tiran, uniche vie di accesso allo strategico porto
israeliano di Eilat. Il ministro della Difesa israeliano Moshe Yaalon,
come ricorda Davide Frattini sul Corriere, ha rassicurato che la
sovranità saudita non intaccherà i viaggi delle navi da e verso Eilat.
Quello che preoccupa il Premier Netanyahu, scrive Frattini, è
l'espansionismo sciita, “più di quei ponti che potrebbero essere
costruiti tra gil isolotti e collegare l'Arabia Saudita all'Egitto
attraverso il Mar Rosso”. Anzi, il giornalista afferma che “in questi
mesi si è rafforzata l'alleanza segreta tra la monarchia sunnita e lo
Stato ebraico” in chiave anti-Iran.
Le accuse dell'Onu. Secondo Robert Piper, inviato Onu per gli Affari
umanitari nei Territori palestinesi, “il drammatico aumento delle
demolizioni di case palestinesi in Cisgiordania” starebbe minando la
possibilità di raggiungere la soluzione dei due Stati per due popoli
tra israeliani e palestinesi. A riferire delle accuse a Israele di
Piper, l'Osservatore Romano. Il quotidiano della Santa Sede riporta
anche la posizione del governo israeliano secondo cui queste pratiche
sono “l'unico metodo efficace per stroncare nuovi attacchi terroristici
e nuove violenze” da parte dei palestinesi.
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le voci ebraiche sul regime di erdogan
"In Turchia la libertà è a rischio per tutti. Viviamo nella paura"
“Le
persone qui sono nel panico. Non c’è un colpo di stato militare dal
1980 e la nostra generazione non ha idea di quello che succede o che
succederà, tanto più che qui non è mai capitato che un golpe non avesse
successo”. È preoccupato Jack, trentenne ebreo di Istanbul, che vive
queste ore nell’apprensione per una situazione incerta e resa ancora
meno chiara dalla scarsa circolazione di informazioni nel paese. In
seguito al fallito colpo di Stato, il presidente Erdogan ha avviato una
feroce campagna di epurazioni con arresti e licenziamenti di massa,
prima tra le forze di sicurezza, e poi tra giudici, insegnanti e
professori universitari, per arrivare a giornalisti e religiosi, per un
bilancio di circa 60 mila persone coinvolte. “Non sono in grado di dire
se il golpe sia stato vero o orchestrato da Erdogan – spiega Jack –
perché non conosco abbastanza fatti e non sono nemmeno sicuro che
quelli che conosco siano fatti realmente accaduti”. Ma non è solo
questo il problema: “Dovete capire che non sono in grado di parlare in
totale libertà – chiarisce – a meno che non ci vediamo faccia a faccia,
e in un luogo non troppo pubblico”.
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ILLUSTRATA IN VATICANO LA VISITA di bergoglio
Auschwitz, il papa in silenzio
Durerà
circa due ore la visita di Bergoglio ad Auschwitz-Birkenau, il prossimo
29 luglio. Il papa visiterà molti luoghi, ma non terrà nessun
intervento pubblico rivolgendo a tutti i presenti un invito al
silenzio, all’introspezione e alla commozione. Una scelta molto diversa
da quella operata dai suoi predecessori, Wojtyla e Ratzinger, che
affidarono i propri pensieri rispettivamente a un’omelia e a un
discorso pronunciato in un contesto non liturgico. A riferirlo oggi,
nel corso di un incontro con i giornalisti cui ha preso parte anche la
redazione UCEI, il portavoce vaticano padre Federico Lombardi.
Come illustrato dallo stesso, Bergoglio farà il suo ingresso ad
Auschwitz passando sotto la celebre insegna con la scritta “Arbeit
macht frei”, “Il lavoro rende liberi”. Accolto dal primo ministro
polacco, dopo una preghiera silenziosa nella piazza dell’appello,
Bergoglio visiterà il blocco 11 dove trovarono la morte numerosi
perseguitati politici e renderà omaggio tra gli altri alla figura di
padre Massimiliano Kolbe, particolarmente cara alla Chiesa. All’esterno
incontrerà invece individualmente dieci superstiti al lager (di cui non
è stata resa ancora nota l’identità, come ha spiegato Lombardi
rispondendo alle domande di Pagine Ebraiche). Leggi
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Qui Trieste – Redazione Aperta
Dalla moda alla stampa, i viaggi
nel tempo e nella storia d'Italia
Sa
scrivere di moda e di finanza, di cucina e di sommergibili. Per
Alessandro Marzo Magno, giornalista e scrittore, non c’è limite ai
viaggi nel tempo che lo studio della storia gli permette di fare. E ama
trasmettere l’idea che se ne possa parlare con brio e vitalità,
appassionandosi e facendo appassionare. Di tutto questo ha parlato ieri
con i partecipanti del laboratorio giornalistico di Redazione Aperta,
incontrati all’antico caffè San Marco di Trieste. Autore di una
quindicina di libri, Marzo Magno non ha dunque perso il piglio
giornalistico di quando lavorava come cronista dall’estero per il
settimanale Diario, proponendo al pubblico opere divulgative su diversi
temi. L’ultima s’intitola Con stile. Come l’Italia ha vestito (e
svestito) il mondo (Garzanti, 2016), e racconta la storia della moda
dalla testa ai piedi. Leggi
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RiMEIScolando - Trieste ebraica
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Ed
eccomi a Trieste, città che sognavo da anni di conoscere. Mi accoglie
una giornata splendente, il meglio dell’estate. Basta guardare il mare
e il golfo che svanisce nell’Istria per cogliere il carattere di questa
comunità ebraica cosmopolita, la più europea e la più mista di tutto
l’ebraismo italiano. Finalmente ci approdo grazie a Redazione aperta e
a Guido Vitale, ma l’esperienza si allarga. Nel Museo ebraico a nome di
Carlo e Vera Wagner, riallestito con efficacia da circa un anno,
mi colpisce il salto cronologico dal 1300 (primo periodo in cui viene
accertata la presenza degli ebrei a Trieste) al 1700. Trieste chiude i
suoi ebrei nel ghetto tardi, a fine ‘600. La sua vita ebraica
si articola e si arricchisce soprattutto con il potenziamento del
porto e con l’emancipazione nel XIX secolo. A farmi da guida in
modo appassionato è Ariel Haddad, triestino per scelta (e per
matrimonio) da molti anni. Il suo racconto viaggia dentro la storia e
dentro la vita ebraica. Divaghiamo tra Spinoza e Luria, tra Shaddal
e Benamozegh, tra irredentismo, fascismo e sionismo.
Simonetta Della Seta,
Direttore del Museo Nazionale dell'Ebraismo e della Shoah
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Ticketless
- Akados Baruch |
Diversamente
da altre città-porto del Mediterraneo, le cui comunità ebraiche sono
state oggetto di una vivace discussione negli ultimi tempi, Nizza è
rimasta fino ad oggi nell’ombra. Ha pesato la lontananza dalla
capitale. Nizza di fatto è fisicamente distante da Torino assai più che
Trieste da Vienna. È ben vero tuttavia che, al pari di Trieste, la
“nissardité”, simile alla “tristinität”, si configuri, fin dalle
origini cinquecentesche, un “crogiuolo” di provenienze. Questo mi
veniva in mente nei giorni precedenti il terribile attentato del 14
luglio, triste ironia della sorte, leggendo il volume, appena uscito,
di Simonetta Tombaccini (La “Nation Hébraïque de Nice. Populations,
institutions, moeurs 1814-1860, Académia Nissarda).
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Il contrario di paura
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Tra
i motivi per cui, fino ad oggi, l'Italia appare (diciamolo
incrociandolo le dita e toccando ferro...) meno colpita da devastanti
attacchi terroristici - come quelli, per esempio, che hanno colpito e
colpiscono Paesi a noi vicini come la Francia, il Belgio, la Spagna, il
Regno Unito -, si deve certamente annoverare un egregio lavoro di
prevenzione e di intelligence effettuato, oltre che dalle nostre forze
di sicurezza, dalla nostra magistratura requirente, e, in particolare,
da quel fondamentale strumento di coordinamento investigativo che è
rappresentato dalla Procura Nazionale Antimafia: la quale, com'è noto,
è oggi guidata da un uomo di altissima levatura umana e professionale,
qual è Franco Roberti, a cui mi lega un ormai antico rapporto di stima,
amicizia e consuetudine, che pone al servizio di tale istituzione non
solo la sua pluridecennale esperienza di magistrato (e anche, nei suoi
primi anni di carriera, di poliziotto), ma anche le sue rare doti di
cultura, umanità, equilibrio.
Francesco Lucrezi, storico
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