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20 luglio 2016 - 14 Tammuz 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Haim Korsia,
rabbino
Il dolore per Nizza colpisce ancora una volta la comunità nazionale. Il popolo è unito nel dolore e nel dispiacere. Ma allo stesso tempo, dobbiamo continuare a impegnarci per assicurare la libertà e la sicurezza. È un patto che sta al cuore del contratto di Hobbes. 
 
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Davide
Assael,
ricercatore
"Mamma li turchi", si diceva un tempo. "Mamma lo turco", diciamo tutti oggi dopo aver visto le raccapriccianti immagini della reazione di Erdogan al fallito colpo di Stato della settimana scorsa. Una reazione vergognosa, diciamo... alla Egitto di Al Sisi. Oppure... in stile cinese. Condanna, comunque, unanime anche per il tentato golpe in stile '900. Una cosa davvero fuori dal tempo, a meno che non avvenga contro i Fratelli Musulmani, in tal caso tutti in piazza a festeggiare. Insomma, al netto dell'orrore che suscitano le immagini della Turchia di questi giorni, ancora una volta si svela la nostra incapacità di decifrare questo mondo sempre più pazzo. Come conclusione, prendo in prestito le parole del filosofo Roberto Esposito apparse in un articolo di oggi. .
 
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L'Europa e i lupi solitari,
isolare la minaccia
“Ampio spazio sui quotidiani italiani alla missione di Matteo Renzi in Iran. Il Primo ministro italiano ha incontrato a Teheran il presidente iraniano Rouhani e la Guida Suprema del paese, l'ayatollah Khamenei. In gioco, spiega Repubblica, una partita che vale 15 miliardi di euro di appalti: 36 gli accordi firmati tra Roma e Teheran con la Cassa Depositi e prestiti italiana che ha aperto una linea di credito da 4,8 miliardi di euro per avviare nuovi appalti in terra iraniana ma l'obiettivo primario è il petrolio (Repubblica). Secondo le cronache, l'incontro tra Renzi e Rouhani è durato un'ora e mezza e si è parlato di Afghanistan, Siria, Iraq, Libia e Yemen. Rouhani ha dichiarato che “l'Islam non ha niente a che fare con il terrorismo”. L'Iran sì, ha più volte ricordato Israele, visto che Teheran,tra gli altri, finanzia i gruppi terroristici di Hamas e di Hezbollah. “È sempre pericoloso investire su Paesi con un passato come l'Iran – scrive la Stampa - e con un presente di ostilità feroce nei confronti di uno Stato come Israele, amico dell'Italia (e di Renzi), ma il presidente del Consiglio ha deciso di puntare su Paesi (l'Iran, l'Argentina) in fase di 'rinascita'”.

Israeliani, Stretti tra Egitto e Arabia Saudita. Gerusalemme era informata e ha ricevuto rassicurazioni scritte da Riyad: nulla cambierà sul Mar Rosso dopo il passaggio di mano tra egiziani e sauditi rispetto al controllo delle isole di Tiran e Sanafir. Qui infatti sorgono gli Stretti di Tiran, uniche vie di accesso allo strategico porto israeliano di Eilat. Il ministro della Difesa israeliano Moshe Yaalon, come ricorda Davide Frattini sul Corriere, ha rassicurato che la sovranità saudita non intaccherà i viaggi delle navi da e verso Eilat. Quello che preoccupa il Premier Netanyahu, scrive Frattini, è l'espansionismo sciita, “più di quei ponti che potrebbero essere costruiti tra gil isolotti e collegare l'Arabia Saudita all'Egitto attraverso il Mar Rosso”. Anzi, il giornalista afferma che “in questi mesi si è rafforzata l'alleanza segreta tra la monarchia sunnita e lo Stato ebraico” in chiave anti-Iran.

Le accuse dell'Onu. Secondo Robert Piper, inviato Onu per gli Affari umanitari nei Territori palestinesi, “il drammatico aumento delle demolizioni di case palestinesi in Cisgiordania” starebbe minando la possibilità di raggiungere la soluzione dei due Stati per due popoli tra israeliani e palestinesi. A riferire delle accuse a Israele di Piper, l'Osservatore Romano. Il quotidiano della Santa Sede riporta anche la posizione del governo israeliano secondo cui queste pratiche sono “l'unico metodo efficace per stroncare nuovi attacchi terroristici e nuove violenze” da parte dei palestinesi.
 
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  davar
le voci ebraiche sul regime di erdogan 
"In Turchia la libertà è a rischio per tutti. Viviamo nella paura"
“Le persone qui sono nel panico. Non c’è un colpo di stato militare dal 1980 e la nostra generazione non ha idea di quello che succede o che succederà, tanto più che qui non è mai capitato che un golpe non avesse successo”. È preoccupato Jack, trentenne ebreo di Istanbul, che vive queste ore nell’apprensione per una situazione incerta e resa ancora meno chiara dalla scarsa circolazione di informazioni nel paese. In seguito al fallito colpo di Stato, il presidente Erdogan ha avviato una feroce campagna di epurazioni con arresti e licenziamenti di massa, prima tra le forze di sicurezza, e poi tra giudici, insegnanti e professori universitari, per arrivare a giornalisti e religiosi, per un bilancio di circa 60 mila persone coinvolte. “Non sono in grado di dire se il golpe sia stato vero o orchestrato da Erdogan – spiega Jack – perché non conosco abbastanza fatti e non sono nemmeno sicuro che quelli che conosco siano fatti realmente accaduti”. Ma non è solo questo il problema: “Dovete capire che non sono in grado di parlare in totale libertà – chiarisce – a meno che non ci vediamo faccia a faccia, e in un luogo non troppo pubblico”.

la legge rivolta ai membri della knesset 
Chi incita all'odio e al terrorismo fuori dal Parlamento israeliano 
La scorsa notte la Knesset, il parlamento israeliano, ha approvato una legge che permette di rimuovere i parlamentari che incitano al razzismo o sostengono la lotta armata contro lo Stato ebraico. Secondo la legge, approvata con una maggioranza di 62 voti contro 45 e in queste ore molto discussa in Israele, la Knesset potrà espellere un su membro quando a richiederlo sarà una maggioranza di 90 parlamentari. Per avviare la procedura di espulsione saranno necessari i voti di 70 dei 120 membri della Knesset, di cui almeno 10 dell'opposizione. Secondo il Primo ministro Benjamin Netanyahu si tratta di una norma che “mette fine a un assurdità”: chi sostiene il terrorismo contro Israele e contro i suoi cittadini ora non servirà più nella Knesset”. “Come ogni democrazia al mondo – si legge nel post pubblicato sui social network dal Premier – la democrazia israeliana ha il diritto e dovere di difendersi”. Se la maggioranza di governo ha votato compatta a favore della legge, diverse voci ne hanno contestato la legittimità, affermando che si tratta di un atto che vuole colpire principalmente i membri arabi del Parlamento.
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ILLUSTRATA IN VATICANO LA VISITA di bergoglio
Auschwitz, il papa in silenzio
Durerà circa due ore la visita di Bergoglio ad Auschwitz-Birkenau, il prossimo 29 luglio. Il papa visiterà molti luoghi, ma non terrà nessun intervento pubblico rivolgendo a tutti i presenti un invito al silenzio, all’introspezione e alla commozione. Una scelta molto diversa da quella operata dai suoi predecessori, Wojtyla e Ratzinger, che affidarono i propri pensieri rispettivamente a un’omelia e a un discorso pronunciato in un contesto non liturgico. A riferirlo oggi, nel corso di un incontro con i giornalisti cui ha preso parte anche la redazione UCEI, il portavoce vaticano padre Federico Lombardi.
Come illustrato dallo stesso, Bergoglio farà il suo ingresso ad Auschwitz passando sotto la celebre insegna con la scritta “Arbeit macht frei”, “Il lavoro rende liberi”. Accolto dal primo ministro polacco, dopo una preghiera silenziosa nella piazza dell’appello, Bergoglio visiterà il blocco 11 dove trovarono la morte numerosi perseguitati politici e renderà omaggio tra gli altri alla figura di padre Massimiliano Kolbe, particolarmente cara alla Chiesa. All’esterno incontrerà invece individualmente dieci superstiti al lager (di cui non è stata resa ancora nota l’identità, come ha spiegato Lombardi rispondendo alle domande di Pagine Ebraiche).
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Qui Trieste – Redazione Aperta 
Dalla moda alla stampa, i viaggi
nel tempo e nella storia d'Italia

Sa scrivere di moda e di finanza, di cucina e di sommergibili. Per Alessandro Marzo Magno, giornalista e scrittore, non c’è limite ai viaggi nel tempo che lo studio della storia gli permette di fare. E ama trasmettere l’idea che se ne possa parlare con brio e vitalità, appassionandosi e facendo appassionare. Di tutto questo ha parlato ieri con i partecipanti del laboratorio giornalistico di Redazione Aperta, incontrati all’antico caffè San Marco di Trieste. Autore di una quindicina di libri, Marzo Magno non ha dunque perso il piglio giornalistico di quando lavorava come cronista dall’estero per il settimanale Diario, proponendo al pubblico opere divulgative su diversi temi. L’ultima s’intitola Con stile. Come l’Italia ha vestito (e svestito) il mondo (Garzanti, 2016), e racconta la storia della moda dalla testa ai piedi.
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la consulta femminile del pontificio consiglio
In dialogo con le donne
Nelle scorse ore Sira Fatucci, coordinatore per il Giorno della Memoria e per la Giornata Europea della Cultura Ebraica dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, è stata nominata membro della Consulta Femminile del Pontificio Consiglio della Cultura. L'ente è stato istituito su iniziativa del cardinale Gianfranco Ravasi, “sia come presenza e voce dei tanti ambiti della vita delle donne – si legge sul sito del Pontificio Consiglio della Cultura - sia come sostegno positivo e critico delle iniziative del dicastero".

pilpul
RiMEIScolando - Trieste ebraica
Ed eccomi a Trieste, città che sognavo da anni di conoscere. Mi accoglie una giornata splendente, il meglio dell’estate. Basta guardare il mare e il golfo che svanisce nell’Istria per cogliere il carattere di questa comunità ebraica cosmopolita, la più europea e la più mista di tutto l’ebraismo italiano. Finalmente ci approdo grazie a Redazione aperta e a Guido Vitale, ma l’esperienza si allarga. Nel Museo ebraico a nome di Carlo e Vera Wagner, riallestito con  efficacia da circa un anno, mi colpisce il salto cronologico dal 1300 (primo periodo in cui viene accertata la presenza degli ebrei a Trieste) al 1700. Trieste chiude i suoi ebrei nel ghetto tardi, a fine ‘600.  La sua vita ebraica si  articola e si arricchisce soprattutto con il potenziamento del porto e con l’emancipazione nel XIX secolo.  A farmi da guida in modo appassionato è Ariel Haddad, triestino per scelta (e per matrimonio) da molti anni. Il suo racconto viaggia dentro la storia e dentro la vita ebraica. Divaghiamo tra Spinoza e Luria, tra Shaddal e  Benamozegh, tra irredentismo, fascismo e sionismo.

Simonetta Della Seta,
Direttore del Museo Nazionale dell'Ebraismo e della Shoah

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Ticketless - Akados Baruch
Diversamente da altre città-porto del Mediterraneo, le cui comunità ebraiche sono state oggetto di una vivace discussione negli ultimi tempi, Nizza è rimasta fino ad oggi nell’ombra. Ha pesato la lontananza dalla capitale. Nizza di fatto è fisicamente distante da Torino assai più che Trieste da Vienna. È ben vero tuttavia che, al pari di Trieste, la “nissardité”, simile alla “tristinität”, si configuri, fin dalle origini cinquecentesche, un “crogiuolo” di provenienze. Questo mi veniva in mente nei giorni precedenti il terribile attentato del 14 luglio, triste ironia della sorte, leggendo il volume, appena uscito, di Simonetta Tombaccini (La “Nation Hébraïque de Nice. Populations, institutions, moeurs 1814-1860, Académia Nissarda).

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Il contrario di paura
Tra i motivi per cui, fino ad oggi, l'Italia appare (diciamolo incrociandolo le dita e toccando ferro...) meno colpita da devastanti attacchi terroristici - come quelli, per esempio, che hanno colpito e colpiscono Paesi a noi vicini come la Francia, il Belgio, la Spagna, il Regno Unito -, si deve certamente annoverare un egregio lavoro di prevenzione e di intelligence effettuato, oltre che dalle nostre forze di sicurezza, dalla nostra magistratura requirente, e, in particolare, da quel fondamentale strumento di coordinamento investigativo che è rappresentato dalla Procura Nazionale Antimafia: la quale, com'è noto, è oggi guidata da un uomo di altissima levatura umana e professionale, qual è Franco Roberti, a cui mi lega un ormai antico rapporto di stima, amicizia e consuetudine, che pone al servizio di tale istituzione non solo la sua pluridecennale esperienza di magistrato (e anche, nei suoi primi anni di carriera, di poliziotto), ma anche le sue rare doti di cultura, umanità, equilibrio.

Francesco Lucrezi, storico
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