Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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"E dopo lo strepito il fuoco; ma il Signore non è nel fuoco. E dopo il fuoco una sottile voce silenziosa" (I Re 19, 12)
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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Dopo
i fatti di Monaco ho ripreso in mano “A sangue freddo “ di Truman
Capote. Scavare nel personaggio Perry Smith – il killer che uccide
tutta la famiglia Cuttler e intorno a cui Capote scava nel suo libro –
aiuta a capire qualcosa, anche di David Ali Sonboly di cui per ora
conosciamo il nome più che un profilo definito. Soprattutto a evitare
di darsi le risposte più scontate.
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In viaggio ad Auschwitz,
la scelta del silenzio
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Alla
vigilia della sua partenza nella missione che lo condurrà ai campi di
sterminio di Auschwitz-Birkenau, la presidente dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha rivolto a papa Bergoglio
un messaggio pubblicato dall’Osservatore Romano (nella sua edizione
datata 23 luglio) e ripreso dai principali quotidiani italiani, tra cui
il Corriere della Sera e La Stampa. Di Segni, ha sottolineato il valore
simbolico della scelta del pontefice di mantenere il silenzio nel corso
della visita al campo di concentramento. “Ho molto apprezzato la sua
scelta di non intervenire con un discorso formale – afferma il
presidente dell’Unione nel suo messaggio pubblicato su Pagine Ebraiche
24 – ma di concentrare l’emozione di questa visita, così significativa,
in un lungo e intenso silenzio. Una forma di preghiera che tuona e che
darà eco, ne sono certa, ai gridi e al dolore dei tanti bambini, mamme,
giovani”.
Merkel e la politica delle porte aperte. I cittadini di Monaco “hanno
saputo sostenere la polizia, hanno aperto le case a chi non riusciva a
tornare nelle proprie abitazioni. E così hanno mostrato come si può
vivere in una società libera e comune. In questa libertà c’è grande
forza”. Le parole del cancelliere Angela Merkel all’indomani della
strage di Monaco, compiuta da un giovane tedesco di origine iraniana
con problemi psichici e senza alcun legame con il terrorismo islamico.
9 le vittime dell’attentato, i cui nomi sono ricordati dal Corriere
(quasi tutti figli di immigrati). Il giornale dedica diverse pagine
all’argomento, tra cui un’analisi in cui si parla di un progetto
europeo comune guidato dalla Merkel per riportare in nel Vecchio
Continente la sicurezza. Il quotidiano ospita poi in prima l’editoriale
di Aldo Cazzullo, secondo cui, nonostante le paure di infiltrazioni
terroristiche, l’Europa non può rinunciare a Schengen e non deve farsi
irretire dai populisti di fronte: “In queste circostanze è fin troppo
facile per gli estremisti e i populisti additare il generico nemico
islamico senza fare distinzioni, senza realizzare che tra i primi
obiettivi del terrore c’è proprio indurci a discriminare le minoranze
musulmane di casa nostra, per radicalizzarle e renderle permeabili alla
propaganda fondamentalista”.
I grillini e la realtà deformata su Israele. Intervistato da La Stampa,
l’ambasciatore Naor Gilon fa un bilancio dei suoi quattro anni di
mandato, giunti oramai al termine. Tra i temi trattati, l’antisemitismo
in Italia che secondo Gilon, nonostante le forti dichiarazioni dei
governi è ancora presente nel Paese: “come ha detto l’ex presidente
Napolitano, – afferma l’ambasciatore – si tratta di un tipo nuovo, che
si definisce anti-sionismo, contrario alla politica di Israele, ma in
realtà è spesso basato sull’antisemiti-smo”. Parlando poi di politica
interna, Gilon sottolinea l’amicizia del Premier Renzi con Israele
mentre stigmatizza “l’ossessione di D’Alema” per lo Stato ebraico. Sui
Cinque Stelle (reduci dalla recente visita di Di Maio in Israele) poi
spiega che “i grillini deformano la realtà di quel che avviene a Gaza
per pregiudizio e ignoranza”. D’altra parte, continua l’ambasciatore,
“abbiamo esempi in altri Paesi di persone molto critiche con Israele
all’opposizione, che al governo hanno cambiato idea, come Syriza in
Grecia”.
Italia, modello Israele con cittadini vigili. Secondo il Mattino, a
fronte degli attentati terroristici compiuti dai lupi solitari in
Italia “si punta ad adottare il modello-Israele, cittadini
costantemente in allerta, pronti a segnalare la prima valigia
abbandonata o il personaggio sospetto che si aggira in luoghi pubblici,
una sorta di mobilitazione permanente come risposta a una guerra
“invisibile”.
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la presidente ucei al Haham Bashi di turchia
"Al fianco dei cittadini turchi
per difendere la democrazia"
A
seguito della preoccupante situazione in Turchia, dopo il tentato colpo
di Stato e la successiva reazione del presidente Recep Erdogan, la
presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni
ha inviato al Haham Bashi (rabbino capo di Turchia) rav Ishak Haleva
(nell'immagine in basso) il seguente messaggio:
Illustrissimo rav Haleva,
mi rivolgo a lei in quanto massima autorità che rappresenta l’ebraismo
di Turchia per testimoniare in queste ore difficili e delicate a nome
di tutti gli ebrei italiani i nostri sentimenti di vicinanza e le
nostre emozioni per tutti gli ebrei turchi e per tutti i cittadini
turchi che amano la democrazia e la libertà.
Assieme agli altri leader religiosi del suo paese Lei ha
pronunciato chiare parole che ci confortano per respingere il terrore e
la violenza e per augurarsi che il terrore sia cancellato dalla Turchia
e dal mondo.
Seguiamo
con apprensione le drammatiche vicende che riguardano il vostro paese e
il difficile clima che si respira in ogni città, da Ankara a
Istanbul, dai grandi ai più piccoli centri. Vediamo con grande
rammarico e preoccupazione l’allontanarsi della Turchia da quel ruolo
che poteva svolgere di raccordo tra oriente ed occidente, di anello di
congiunzione tra Europe e Medioriente.
Stando alle cronache, l'erosione dei valori democratici
fondamentali sembra intensificarsi di giorno in giorno. E nuovi
terribili fantasmi, in particolare quelli del fondamentalismo
religioso, e ancora del crescente autoritarismo, del nazionalismo,
della negazione dei più elementari diritti per alcune componenti della
società, fanno il loro inquietante ritorno.
Come ebrei italiani, come cittadini che credono e si riconoscono a
pieno in quei valori, ci sentiamo quindi in dovere non solo di offrirvi
la nostra massima solidarietà ma anche l'impegno a combattere al vostro
fianco le battaglie che riterrete più opportune.
Un fraterno saluto e un cordiale Shalom a tutti voi
Noemi Di Segni
Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Leggi
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voci dalla comunità ebraica turca
"Oggi Erdogan è l'eroe nazionale
chi osa criticarlo è un traditore"
Dopo
il fallito golpe a Erdogan, in Turchia tutti fanno attenzione a chi e a
come parlano. Il presidente turco, come raccontano le cronache degli
scorsi giorni, ha avviato una durissima campagna di repressione,
incarcerando e allontanando migliaia di persone considerate
responsabili o in contattato con i golpisti. “La preoccupazione di
tutti è che Erdogan approfitti del colpo di stato per consolidare il
suo potere, cancellare ogni opposizione. In questo momento nessuno osa
criticarlo, farlo significherebbe essere additati come traditori. Oggi
il presidente è l'eroe della patria, il salvatore della Costituzione”,
spiega a Pagine Ebraiche un membro della Comunità ebraica turca, che
preferisce rimanere anonimo. La Comunità, spiega, non è toccata dagli
attuali rivolgimenti ma sta alla finestra e osserva quanto accade nel
paese. “È stata una fortuna che il golpe non sia andato a buon fine –
spiega con un certo pragmatismo – altrimenti questo Paese sarebbe
finito nel caos”. Anche il rabbino capo di Turchia Ishak Haleva,
secondo quanto riportano alcuni quotidiani ebraici, avrebbe condannato
in una nota congiunta firmata con il patriarca ortodosso Bartolomeo I
il tentativo di rovesciamento contro il presidente Erdogan. Quello che
è palese, afferma la persona sentita da Pagine Ebraiche, “è che i
golpisti non avevano la forza di portare a termine il loro intento.
Secondo la Cnn turca, uno dei capi della rivolta, un generale, è stato
ucciso ancora prima dell'avvio dell'operazione clandestina da un suo
luogotenente con un colpo in testa. C'erano quindi forti divisioni
anche all'interno dell'esercito. Era spaccato a metà. E la Turchia ha
rischiato di diventare una polveriera”. Leggi
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GIOCHI OLIMPICI, TORNA LA MEMORIA
Rio guarda a Monaco 1972
senza ipocrisie e imbarazzi
La
differenza dovrebbe essere tangibile, mettendo al riparo da nuovi
imbarazzanti equivoci e parole non dette per convenienza politica e
strategica. Perché in un’epoca caratterizzata da nuove terribili
minacce, in particolare quella del terrorismo islamico, nessuno può
permettersi di chiudere gli occhi e di tacere. Anche i vertici mondiali
dello sport, che hanno già pagato un prezzo di sangue molto alto per la
scarsa consapevolezza e preparazione nel loro passato.
Per questo, l’edizione dei Giochi Olimpici di Rio che prenderà avvio il
5 agosto, dovrebbe segnare un importante e atteso ritorno. Quello della
coerenza di chiamare le cose con le proprio nome, rendendo il giusto
omaggio a chi, ritenendosi immune da qualsiasi minaccia dall’esterno
perché protetto dalla bandiera universale a cinque cerchi, la più
inviolabile e sacra delle bandiere sin dai tempi della Grecia antica,
fu barbaramente ucciso per il semplice fatto di avere una precisa
connotazione identitaria.
Non sarà un evento marginale, e soprattutto non passerà nel silenzio
dei media, la cerimonia che il comitato organizzatore dei Giochi di Rio
de Janeiro allestirà con i massimi onori in ricordo degli atleti e
allenatori israeliani trucidati dai terroristi palestinesi di Settembre
a Monaco ’72, di cui molto si è tornati a parlare in questi giorni per
via della strage compiuta negli stessi luoghi dal 18enne Ali Sonboly. Leggi
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qui firenze - l'ebraismo italiano in luttO
Giuseppe Viterbo (1927-2016)
Comunità
ebraica fiorentina in lutto per la scomparsa dell’ingegner Giuseppe
Viterbo, per decenni parnas (sovrintendente) della sinagoga di via
Farini oltre che consigliere dell’Opera del Tempio ebraico e, in tempi
più recenti, componente del comitato scientifico della stessa.
Memoria storica della Firenze ebraica, Viterbo è stato anche
Consigliere dell’allora Unione delle Comunità Israelitiche Italiane.
Preziosa la sua opera di testimonianza relativa alla figura del padre,
Carlo Alberto Viterbo, giornalista, avvocato, linguista e tra le figure
più significative del Novecento ebraico italiano, di cui il figlio ha
curato la recente pubblicazione del suo diario di lettere dalla
detenzione nel campo di Urbisaglia, nelle Marche.
I funerali di Giuseppe Viterbo si sono svolti questa mattina nel cimitero ebraico di Firenze.
Alla moglie Lionella, ai figli Emanuele e Ada, a tutti i loro cari, la
vicinanza e il cordoglio della redazione del portale dell’ebraismo
italiano www.moked.it e di Pagine Ebraiche.
Sia il suo ricordo di benedizione. Leggi
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italia ebraica - agosto
Uno sguardo sul futuro ebraico
tra educazione e cultura
Di
seguito la presentazione del numero di agosto del giornale di cronache
comunitarie Italia Ebraica, attualmente in distribuzione. A firmarlo,
Francesco Moises Bassano, tra i partecipanti al laboratorio
giornalistico Redazione Aperta in corso a Trieste e organizzato dalla
redazione dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Per il mese di agosto, Italia Ebraica,
il giornale di cronache comunitarie, apre all’insegna dell’ottava
edizione di Redazione Aperta, il laboratorio giornalistico organizzato
dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, iniziato con l’incontro
al Museo ebraico di Trieste con Simonetta Della Seta, nuova direttrice
del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara, e
il nuovo direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica
Contemporanea di Milano, Gadi Luzzatto Voghera; “visione e
responsabilità” ha affermato Della Seta, dovranno essere le parole
d’ordine per affrontare la futura stagione del mondo ebraico italiano.
In prima pagina anche gli esiti delle elezioni comunitarie livornesi,
che hanno riconfermato un nuovo mandato per il presidente, e
neoconsigliere dell’Ucei, Vittorio Mosseri, il quale avrà al suo fianco
il vicepresidente Gianfranco Giachetti. Sempre nei pressi di Livorno,
ha avuto luogo a Cecina, l’inaugurazione del monumento-omaggio dedicato
al Rav Elio Toaff, opera dell’artista neofuturista Daniel Schinasi.
Francesco Moises Bassano Leggi
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Il sultano vince sul califfo |
Scoprire
che Recep Tayyip Erdogan, oramai conosciuto anche come il “sultano”,
sia un poco refrattario sul versante della democrazia e dei diritti
umani, è come sorprendersi che l’acqua, quando va bollendo, possa
scottare. Lo si sapeva, lo si tollerava, lo si mitigava sulla scorta di
un patto ferino e faustiano che, tra le altre cose, implicava anche una
divisione dei compiti: a te la gestione di una parte non secondaria
della scottante questione dei profughi e dei rifugiati, a noi
l’accettazione delle molte ambiguità che sono il carattere costitutivo
del tuo esercizio politico, che ora si fa dominio aperto, a pieno
titolo. Sulle vicende di questo ultimi dieci giorni, a partire dal
“golpetto di stato” abortito indecorosamente nel volgere di alcune ore,
se ne sono già dette e scritte a bizzeffe. Ancora si dirà e si
scriverà, essendoci corposa materia al riguardo. Le analisi si
sprecano, alimentate soprattutto dai rumors e dai gossip che
ineluttabilmente si accompagnano alle cose di interesse collettivo,
soprattutto quand’esse si fanno incerte o dubbie.
Claudio Vercelli
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Il settimanAle - Baci
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C’era
qualcosa di poeticamente sedizioso nel goffo bacetto, sospeso a
mezz’aria, con cui Donald Trump ha benedetto il suo candidato alla
vicepresidenza Mike Pence. Equamente distribuito fra l’arcata
sopraciliare del più basso Pence e il pubblico acclamante della
convention repubblicana, era un bacio lontano anni luce dalla greve
carnalità di quello fra Brezhnev e Honecker, che abbiamo visto tutti;
così come dall’omertoso mistero di quello ipotetico fra Andreotti e
Riina, che nessuno di noi ha visto, ma che abbiamo ugualmente preso
come riferimento immaginario di un’effusione osculatoria fra uomini di
potere. Niente di così retrò.
Alessandro Treves, neuroscienziato
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Il declino di Symi
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I
venti di guerra della Turchia arrivano al Dodecanneso. Dove il turismo,
già in crisi per la questione migranti che l’anno scorso aveva
scoraggiato i vacanzieri a tornare, ha subito il colpo di grazia con
l’attentato all’aeroporto di Istanbul e ora il mancato golpe
turco.
A.K.
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