![](http://www.moked.it/unione_informa/130730/richetti.jpg)
Elia Richetti,
rabbino
|
Moshè
ricorda al popolo che a causa della difficoltà di gestirlo, egli stesso
aveva invitato il popolo a scegliere degli uomini di specchiate virtù
da mettere a capo della gente, alleggerendo così il compito di Moshè.
Nel testo, la frase di Moshè termina con le parole “wa-asimèm
be-rashekhèm” (li porrò in testa a voi).
|
|
Leggi
|
Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
|
Lo
stato sempre più incerto degli affari locali, nazionali e
internazionali contribuisce ad aumentare le tensioni nell’ambito della
politica che peraltro è responsabile in non piccola parte della
situazione attuale. Fra i problemi al centro dell’attenzione in questi
giorni dominano il dilemma delle frontiere fra gli stati e delle
differenze fra gruppi etnici, religiosi e culturali; e quello della
violenza come strumento di routine per far prevalere il proprio campo
su quello rivale, o come via legittima per contenere e controbattere
tale percepita aggressione. In questo frangente, come è stato
giustamente notato su questa pagina, si parla molto e male delle
persone e delle cose, mai o ben poco delle idee. Per parlare delle idee
ci sarebbero gli intellettuali, ma in questo ambito la polarizzazione
non è meno preoccupante. Chiedendo venia ai lettori per la
semplificazione estrema, nell’attuale conversazione fra i pensatori si
possono distinguere quattro tipi ideali principali: gli ecumenici, che
dicono no alle frontiere identitarie e no alla violenza; i comunitari
(sì alle frontiere, no alla violenza); gli anarchici (no alle
frontiere, sì alla violenza); e i settari (sì alle frontiere, sì alla
violenza). Lo scrivente – va detto per trasparenza – si sente
maggiormente vicino alla meta-teoria comunitaria ma negli ultimi mesi
percepisce che quest’ultima è sotto attacco da parte delle altre tre. A
chi è in grado di pensare spetta comunque il compito di continuare a
esprimere le proprie idee, sperando in una qualche civile convergenza
che senza rinunciare a un franco e onesto dibattito possa filtrare e
insinuarsi nel tumultuoso mondo della politica. Poi, c’è la questione
dell’integrità. Ma questo è un discorso a parte.
|
|
Leggi
|
![](http://moked.it/unione_informa/strutturanl/stampa_header.jpg) |
Terrorismo e finanza
|
Le
segnalazioni di operazioni sospette che possono essere collegate al
finanziamento del terrorismo islamico aumentano. Quelle di Bankitalia,
come quelle di commercialisti e notai. Le prime in particolare,
generalmente le più interessanti dal punto di vista investigativo,
scrive il Messaggero, sono passate da una media di 300 negli ultimi tre
anni (348 nel 2015) a 463 nei soli primi sei mesi del 2016. Troppo
poco, forse, per parlare di nuovo allarme finanziamenti al terrorismo,
perché le segnalazioni possono crescere anche solo a causa della
maggiore attenzione al tema. Ma abbastanza, si legge, “per richiamare
l’attenzione della Guardia di finanza”.
Venerdì scorso il governo ha trasmesso una nota di poche righe al
Copasir, il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. Per
la prima volta da quando è autorizzata a farlo, ovvero da febbraio
scorso, scrive il Corriere, la presidenza del Consiglio ha messo nero
su bianco la presenza, più volte ufficiosamente trapelata negli ultimi
mesi, di piccoli nuclei di reparti militari speciali su territorio
libico. Si tratterebbe del primo dispiegamento di soldati italiani
rispetto al contingente di 600-900 unità previsto dal piano messo a
punto dal governo e anticipato dal Corriere in aprile.
|
|
Leggi
|
|
|
IL MESSAGGIO AL SINDACO DE MAGISTRIS
"Cittadinanza al terrorista,
lesa l'immagine di Napoli"
La
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni
e la presidente della Comunità ebraica di Napoli Lydia Schapirer hanno
inviato il seguente messaggio al sindaco della città partenopea Luigi
De Magistris:
Gentile Sindaco, lei più volte ha manifestato l’intenzione di fare
della città che amministra un laboratorio di pace e di convivenza tra i
popoli e le religioni del mondo. Un’ambizione che è nelle corde di
Napoli, porta di accesso e tra le grandi capitali del Mediterraneo.
Ci chiediamo però come possa coerentemente raggiungere questo obiettivo
se, al tempo stesso, la sua amministrazione continuerà a promuovere
iniziative di segno diametralmente opposto.
L’ultima delle quali il conferimento della cittadinanza onoraria al
palestinese Bilal Kayed, che tutto è fuorché un uomo di pace.
Si tratta infatti di un pericoloso estremista, che ha trascorso 14 anni
nelle carceri israeliane per le sue azioni violente e gode del sostegno
di un’organizzazione terroristica quale è Hamas, che non esita a
uccidere civili innocenti, compresi donne, anziani e bambini, pur di
alimentare un conflitto permanente nella regione mediorientale.
Siamo pertanto attonite e preoccupate da questa iniziativa, ultima di
una serie, quando oggi tutte le Istituzioni italiane sono chiamate a
collaborare per la garanzia dei fondamentali valori costituzionali e a
una rigorosa verifica di chi risiede e dimora nelle nostre città.
Al fine di salvaguardare la storia e l’immagine di Napoli, quale città
sempre attenta ai valori della vera democrazia, La preghiamo di
intervenire al più presto per revocare tale iniziativa. Ben venga il
suo impegno per un dialogo costruttivo, di conoscenza e di pace tra i
due popoli, ma per conseguire tale fine occorre dare voce e spazio a
chi si dedica a dare senso e valore alle nostre vite, da entrambe le
parti.
Un cordiale saluto
Noemi Di Segni,
presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Lydia Schapirer,
presidente Comunità ebraica di Napoli
|
parla IL RABBINO CAPO DI ROMA
Conversioni, un po' di chiarezza
Complice
forse la scarsezza di notizie di questa settimana prima del 9 di Av e
di Ferragosto (ma ci si puo’ consolare con il no news good news), lunedì scorso
il primo titolo di questo giornale è stato dedicato alla notizia della
manifestazione contro il Chief Rabbinate di Israele, in cui è sceso in
piazza a dimostrare anche Natan Sharansky, per la sua decisione di non
riconoscere una conversione fatta negli Stati Uniti da un rabbino
ortodosso, Haskal Lockstein, salito all’onore delle cronache recenti
per un’altra e più celebre conversione, quella di Ivanka Trump, figlia
del candidato repubblicano alla presidenza USA. La notizia della
manifestazione è un po’ vecchia, l’articolo è stato ripreso da Pagine
Ebraiche. Certo che è che se la notizia non è fresca il problema è
sempre attuale. E l’indice è puntato contro la apparente durezza del
Chief Rabbinate. Ora, senza alcuna intenzione di fare l’avvocato di
difesa di questa istituzione, e delle sue decisioni e indecisioni,
credo sia necessario completare il quadro dell’informazione con un
altro tassello fondamentale mancante. Ormai dieci anni fa, nell’Aprile
del 2006, l’organizzazione principale dei rabbini ortodossi americani
(RCA) insieme al Beth Din of America (BDA) e in accordo con il Chief
Rabbinate israeliano ha preso una storica decisione, intitolata GPS
(Geirus Policies and Standard, da non confondere con il sistema di
navigazione dei nostri telefonini). La decisione è stata presa per
regolare la proliferazione di conversioni spesso incontrollate e
arbitrarie, fatte dal rabbino di una qualsiasi congregation insieme al
suo assistant (che può essere licenziato in qualsiasi momento) e da un
rabbino consultant (spesso non gratuito).
Con il risultato di non garantire nulla al di fuori di quella
congregation al malcapitato aspirante, che spesso paga non poco per il
servizio richiesto. Il GPS decide che le conversioni americane
accettabili d’ufficio negli Stati Uniti e in Israele saranno solo
quelle fatte da tribunali rabbinici ordinari e riconosciuti, ai quali
il rabbino della congregation potrà rivolgersi presentando e preparando
i suoi candidati, ma non facendo parte della corte.
Il testo dell’accordo è consultabile qua.
I singoli rabbini potranno continuare a fare le loro conversioni “do it
yourself” ma senza nessuna garanzia per loro, chiunque essi siano, e
per i loro candidati, che dovranno bene essere informati di tutto
questo. Non sappiamo bene cosa ci sia stato dietro ai rifiuti
israeliani nel caso specifico, ma si parla del mancato rispetto della
procedura GPS, a differenza del caso della figlia di Trump, nel quale è
stata invece rispettata. Insomma una realtà molto più complessa.
Rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
|
qui firenze - 72 anni di libertà L'intervento del rabbino capo:
"Resistenza, valore di tutti"
“I
leader religiosi hanno il compito di ribadire l’infinito rispetto per
l’umanità, la potenzialità infinita di cui ciascun essere è portatore,
che permette a noi come singoli individui ma anche alla nostra società
di crescere e di svilupparsi”.
Lo ha ricordato oggi in Palazzo Vecchio, in un denso intervento in cui
costanti sono stati richiami ai valori della Resistenza e a quelli del
Risorgimento, il rabbino capo di Firenze Joseph Levi, invitato dal
sindaco Dario Nardella a stimolare una riflessione, nel giorno più
importante per la città, sulla sfida della convivenza civile e
religiosa.
L’occasione il 72esimo anniversario dalla Liberazione dal nazifascismo
del capoluogo toscano, celebrato in queste ore con il tradizionale
corteo che da Piazza dell’Unità ha portato centinaia di cittadini a
sfilare, tra due ali di folla, fino a Piazza della Signoria.
Tra
i vessilli che hanno guidato il corteo anche quello della Comunità
ebraica fiorentina, presente alla cerimonia con una significativa
delegazione guidata dal presidente Dario Bedarida (al suo fianco, tra
gli altri, anche la Consigliera UCEI Sara Cividalli).
Dedicata al partigiano Giorgio Pacini, scomparso lo scorso maggio, la
cerimonia ha visto anche gli interventi dell’imam Izzedin Elzir e di
monsignor Andrea Bellandi.
“Oggi
- ha affermato il sindaco - non potevamo pensare al valore e al
significato della liberazione per Firenze e per l’umanità in generale
senza interrogarci su cosa stia succedendo nel mondo. La strage di
Nizza del 14 luglio con 85 morti, l’uccisione di padre Jacques Hamel a
Saint-Étienne-du-Rouvray del 26 luglio, l’attentato a Kabul del 22
luglio con più di 80 morti sono solo gli ultimissimi attacchi
terroristici più vicini a noi. Attacchi che ormai quasi settimanalmente
siamo chiamati a commentare e a proposito dei quali ogni volta
ribadiamo, credendoci, che non vogliamo abituarci a questa spirale di
terrore e morte, alla ineluttabilità di una condizione di paura e di
soppressione”.
(Foto di Sergio Servi) Leggi
|
RI0 2016
Phelps, il segreto del campione
in un antico proverbio yiddish
Sì,
Michael Phelps a Rio ha già vinto tre ori olimpici, che si aggiungono
alle innumerevoli medaglie già vinte in qualunque piscina abbia mai
nuotato. Ma non è questo il motivo principale per cui in questi giorni
di Giochi olimpici si parla di lui. Ad attirare maggiore attenzione
sono stati quei cerchi rossi sulla sua pelle, che come ha efficacemente
sintetizzato il suo allenatore Keenan Robinson, "lo fanno sembrare un
dalmata, o uno con dei tatuaggi davvero mal riusciti". Invece hanno
subito svelato che si tratta semplicemente dei segni della cupping
therapy, un'antica tecnica di medicina alternativa cinese per
sciogliere i dolori muscolari attraverso delle coppette che risucchiano
la pelle come ventose, sicuramente dal grande fascino, meno sicuramente
dall'efficacia scientificamente comprovata. E in realtà nemmeno tanto
sicuramente cinese. Lo ha scritto sulla Jewish Telegraphic Agency
Andrew Silow-Carroll, che ha ricordato un antico proverbio yiddish in
cui si nominano delle "bankes", traducibili proprio come le famose
"coppette". Si tratta proprio di una cura popolare consistente
nell'applicazione di alcuni bicchierini di vetro riscaldati sulla
pelle, formando un vuoto che i guaritori degli shtetl credevano
aspirasse via spiriti maligni, umori cattivi e qualunque altra cosa era
ritenuta causa di malattie.
Leggi
|
jciak
Jodo, un giusto riconoscimento
Un
omaggio alla poesia, alla visionarietà, alla libertà d’espressione. Con
queste motivazioni il festival di Locarno premia domani Alejandro
Jodorowsky, cineasta, teatrante, scrittore, poeta e guru spirituale. Lo
stesso Jodorowsky (Jodo per i fan di tutto il mondo) 87enne e più
impegnato che mai, parteciperà a una conversazione aperta con il
pubblico. In parallelo saranno proiettati La danza de la realidad
(2013) ispirato alla sua difficile infanzia come figlio di ebrei
ucraini emigrati in Cile e il suo seguito ideale, Poesìa sin fin, che
ha debuttato pochi mesi fa a Cannes; La montaña sagrada (1973), vicenda
surreale ambientata nel magico mondo degli alchimisti e Santa sangre
(1989) che illumina con sanguinosa ferocia lo strano legame tra madre e
figlio.
Adorato dalla critica e dal pubblico, Jodorowsky è uno di quei rari
artisti capace, fin da giovane, di spaziare fra i diversi generi
mescolando arte e vita in una creatività felice e torrenziale. Chi non
digerisce i suoi film, sempre in bilico fra simboli e surrealismo,
simbolismo, può infatti rifarsi con il suo magnifico romanzo Quando
Teresa si arrabbiò con Dio, i suoi tarocchi o la psicomagia.
Daniela Gross
Leggi
|
Setirot
- Propaganda
|
Nella
polemica che in questi giorni sta arroventando Milano e dintorni
riguardo al rapporto tra mondo islamico e istituzioni, tra musulmani e
coalizioni politiche, emerge, a mio avviso, un rischio. Ovvero che la
lotta alla radicalizzazione, la prevenzione contro la propaganda e la
diffusione dello jihadismo, la ricerca di un interlocutore
rappresentativo, unitario e leale con cui parlare di moschee, imam
eccetera venga ridotto a brutale, meschina, imbelle propaganda politica
fine a se stessa. Ciò che emerge e mi preoccupa è che sotto scacco
siano proprio coloro che “fanno” o cercano di “fare” qualcosa – vedi,
ad esempio, a livello nazionale Lele Fiano e locale il sindaco Beppe
Sala. Chi sta all’opposizione insulta, aggredisce, protesta, e lì si
ferma.
P.S. Per evitare fraintendimenti: chi fa a volte sbaglia, è successo
alla precedente giunta milanese con il bando sulle moschee;
l’importante è imparare la lezione e andare avanti.
Stefano Jesurum, giornalista
Leggi
|
|
In ascolto - Hava Nagila |
In
questi giorni Pagine Ebraiche ha dedicato spazio ad Aly Raisman,
capitana della squadra statunitense di ginnastica artistica ai Giochi
Olimpici di Rio, che nel 2012 a Londra aveva vinto un oro sulle note di
Hava Nagila. “Sono ebrea, ecco perché volevo quell’accompagnamento,
volevo qualcosa in cui il pubblico potesse battere le mani”, così aveva
giustificato la sua scelta musicale. In effetti Hava Nagila fa battere
le mani, ma anche i piedi, è forse uno dei brani della tradizione
ebraica più conosciuti e più ballati in ogni dove. Semplice,
orecchiabile, ma dalla storia niente affatto banale, come racconta il
documentario di Roberta Grossman, frutto di una ricerca di quattro
anni.
Maria Teresa Milano
Leggi
|
|
Chi è Rocco? |
Come
è morta e perché, chi ha ucciso Marina – la moglie con la quale il vice
questore Schiavone dialoga come fosse ancora viva? Chi avesse letto le
precedenti avventure di questo poliziotto border line, ultimo riuscito
esempio del duro-romantico all’italiana, se lo sarà già chiesto.
7-7-2007, come sempre pubblicato da Sellerio (Euro 14) fornisce tutte
le risposte in merito, e non solo. Dopo le prime prove, infatti,
Antonio Manzini si era un poco smarrito; libri bene costruiti, ma privi
del tocco che distingue l’ennesimo ‘giallo all’italiana’ da qualcosa
che valga prezzo e tempo.
Valerio Fiandra
Leggi
|
|
Dolore e pazienza
|
Davanti
al dolore abbiamo due possibilità. Respingerlo con tutte le nostre
forze, fare della sua rimozione la nostra ragione, negarne l’esistenza
stessa.
Ma, a mio avviso, questo ci lascia maggiormente inermi quando siamo
meno vigili, e il dolore carsicamente riemerge da un’altra parte o
sotto forma diversa, e non sappiamo bene quali eserciti nuovi
riorganizzare in tutta velocità contro il nemico.
Sara Valentina Di Palma
Leggi
|
|
|