
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Povero
sciacallo. Povero animale. Accostato in questi tempi di terribile
dolore a chi entra nelle case distrutte dal sisma per rubare quel poco
valore che ancora vi resta e quelle scintille di vita e di ricordi di
chi è sopravvissuto alla tragedia, calpestando ogni moralità. Povero
sciacallo con il cui nome offendiamo i tanti che ci hanno deliziato con
slogan politicamente razzisti e profittando delle necessarie tendopoli
lamentano la ridicola realtà di: “Italiani nelle tende ed immigrati
negli alberghi!”.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Trovo
particolarmente irritante il dibattito sul Burkini, perché il fiume di
parole che viene speso sull’argomento si concentra in larga misura su
un falso problema, che ne copre un altro ben più grave. Qui in
discussione non può essere l’integrazione delle usanze religiose o
pseudo tali. Si fa presto a ironizzare sugli indumenti di donne
musulmane religiose o di suore cattoliche la cui presenza “vestita”
sulle spiagge genera un contrasto estetico da risolvere. Il vero nodo
della questione – che viene accuratamente evitato perché di fatto
irrisolto e forse irrisolvibile – è il ruolo del corpo della donna e
l’abuso che ne fanno le strutture sociali ideate dall’uomo maschio
(religiose, politiche, culturali). Se manca il coraggio di dirselo,
strumentalizzando invece la questione conducendola su binari impropri,
si generano assurdità giuridiche che non conducono a nulla. Questa
mattina sul giornale francese “L’Opinion” è comparsa una vignetta
satirica emblematica in questo senso.
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Una sfida vinta
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Non
si ferma la campagna di solidarietà che, a tutti i livelli, viene in
soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto. In evidenza l’impegno
delle istituzioni ebraiche, segnalato oggi in un editoriale di Paolo
Conti sulla prima pagina del dorso romano del Corriere della sera.
“Solidarietà, la sfida vinta” il titolo dell’editoriale, in cui si
ricorda tra gli altri l’attivazione di un punto di raccolta di sangue,
istituito da Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Comunità di
Roma, in collaborazione con l’Associazione Medica Ebraica e il Gruppo
Ebraico Donatori, all’ospedale Fatebenefratelli.
Una delle iniziative che stanno trainando l’impegno dei cittadini della
Capitale, insieme ad altre che vedono protagoniste istituzioni,
associazioni, enti religiosi, gruppi di volontariato. “Roma ha molti
difetti, sui quali ogni giorno riflettiamo proprio su queste pagine
denunciando scandali, raccontando storie di incuria e di inciviltà. Ma
questa nostra città – scrive Conti – mantiene intatta una straordinaria
caratteristica: la capacità di solidarizzare con chi ha bisogno, di
mobilitarsi nel caso di un’emergenza che riguarda la collettività, di
mettersi a disposizione di chi non ha più nulla”. L’Osservatore Romano,
il quotidiano della Santa Sede, ricorda inoltre la disponibilità
manifestata dalla presidente dell’Unione Noemi Di Segni “ad attivarci
in modo concreto e immediato per affrontare l’attuale stato di
emergenza”.
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TERREMOTO - PROSEGUE LA CAMPAGNA UCEI
Un aiuto concreto e immediato
Prosegue
la campagna di solidarietà concreta alle popolazioni colpite dal
terremoto lanciata negli scorsi giorni dall'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane. Per le donazioni è possibile versare un'offerta su
un conto corrente speciale, intestato all'UCEI.
IBAN - IT42B0200805205000103538743
CAUSALE: offerta per emergenza terremoto 240816
È inoltre possibile donare il proprio sangue al punto attivato
dall'Unione e dalla Comunità ebraica di Roma, in collaborazione con
l’Associazione Medica Ebraica e il Gruppo Ebraico Donatori. L'invito è
a recarsi (preferibilmente di mattina) al Centro trasfusionale del
Fatebenefratelli, Lungotevere de' Cenci 5.
Si procede anche alla composizione di un pool di esperti da mettere a
disposizione dei comuni interessati dal sisma, composto da ingegneri,
architetti, medici, psicologi, legali, commercialisti, animatori e
altri esperti.
Molto attive anche le Comunità locali. A Firenze ieri sono stati
raccolti oltre 1700 euro in offerte tra i partecipanti al Balagan Cafè.
"È il momento di dare una mano, di contribuire nei modi più efficaci e
tempestivi" afferma il presidente della Comunità ebraica Dario
Bedarida, che ha condotto un momento di riflessione sui tragici fatti
del Centro Italia assieme al rabbino capo Joseph Levi.
Aderisce alla campagna UCEI, tra le varie realtà, anche la sinagoga riformata Beth Hillel di Roma.
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terremoto - la mobilitazione di israele
Da Gerusalemme ad Amatrice, protagonisti del volontariato
Sono
al lavoro da ieri, con grande intensità e passione, i volontari
dell’organizzazione non governativa israeliana IsraAid, arrivati nei
luoghi più colpiti dal terremoto per portare il loro sostegno alla
popolazione e offrire un prezioso contributo nella ricerca degli ultimi
dispersi.
Una ventina i volontari al lavoro, tra le macerie dei comuni maggiormente toccati dal sisma.
Anche l’ambasciatore israeliano Naor Gilon, nel suo ultimo giorno di
missione in Italia prima del rientro a Gerusalemme, non ha mancato di
dare il proprio contributo donando il sangue nella postazione allestita
presso il centro trasfusionale dell’ospedale Fatebenefratelli di Roma.
“I
nostri pensieri sono con voi e con il popolo italiano in questo momento
molto difficile, mentre siete impegnati ad aiutare i feriti, dare
rifugio a coloro che sono senza tetto, e pianificare la ricostruzione”
la solidarietà espressa dal capo dello Stato Reuven Rivlin in una
telefonata al suo omologo Sergio Mattarella nelle ore immediatamente
successive al terremoto. Massima solidarietà e disponibilità a offrire
il lavoro e le conoscenze delle unità di emergenza israeliane erano
state espresse anche dal primo ministro Benjamin Netanyahu nel corso di
una telefonata con il premier Matteo Renzi. Leggi
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TERREMOTO - L'IMPEGNO EBRAICO SUI GIORNALI
Solidarietà, una sfida vinta
Roma
ha molti difetti, sui quali ogni giorno riflettiamo proprio su queste
pagine denunciando scandali, raccontando storie di incuria e di
inciviltà. Ma questa nostra città mantiene intatta una straordinaria
caratteristica: la capacità di solidarizzare con chi ha bisogno, di
mobilitarsi nel caso di un’emergenza che riguarda la collettività, di
mettersi a disposizione di chi non ha più nulla. Senza citare il luogo
comune folkloristico e un po’ irritante del «core de Roma», basta
osservare cosa sta accadendo in queste ore per l’emergenza dello
spaventoso terremoto che ha messo in ginocchio il Centro della Penisola.
Roma si è attivata subito, stiamo assistendo a scene che svelano
l’aspetto migliore di questa nostra città. Come ha raccontato ieri
Manuela Pelati sono stati attivati centri di raccolta di indumenti e
alimenti negli stadi «NandEsplora il significato del termine: Roma ha
molti difetti, sui quali ogni giorno riflettiamo proprio su queste
pagine denunciando scandali, raccontando storie di incuria e di
inciviltà. Ma questa nostra città mantiene intatta una straordinaria
caratteristica: la capacità di solidarizzare con chi ha bisogno, di
mobilitarsi nel caso di un’emergenza che riguarda la collettività, di
mettersi a disposizione di chi non ha più nulla. Senza citare il luogo
comune folkloristico e un po’ irritante del «core de Roma», basta
osservare cosa sta accadendo in queste ore per l’emergenza dello
spaventoso terremoto che ha messo in ginocchio il Centro della Penisola.
Roma si è attivata subito, stiamo assistendo a scene che svelano
l’aspetto migliore di questa nostra città. Come ha raccontato ieri
Manuela Pelati sono stati attivati centri di raccolta di indumenti e
alimenti negli stadi «Nando Martellini» alle Terme di Caracalla e
«Paolo Rosi» all’Acqua Acetosa. Molti romani hanno aderito all’appello
dell’Avis di donare sangue agli ospedali e agli stessi sportelli
dell’Avis: ieri si sono viste lunghe file davanti alla sede della
Regione, al Sant’Eugenio, al Centro Traumatologico Ospedaliero. Anche
l’Unione delle comunità ebraiche e la Comunità ebraica romana hanno
organizzato una raccolta di sangue al centro dell’Ospedale
Fatebenefratelli, lungotevere Cenci 5. La Regione ha aperto un conto
corrente per la raccolta di fondi, e già sono stati in tanti ad aderire.
Attivissima la Caritas, attraverso la vasta rete delle parrocchie
romane. Le Acli si sono mobilitate, e lo stesso i centri della Croce
Rossa. Naturalmente ciò che colpisce di più sono le scelte dei singoli,
sganciate da qualsiasi forma di associazionismo. Roma sa bene cosa sia
un’emergenza (basta ricordare i bombardamenti della Seconda Guerra
Mondiale) e per istinto reagisce, di fronte al dolore altrui, con la
generosità e la solidarietà. Non sono parole di circostanza, ma
attualità, dunque realtà concreta. Proprio per questa ragione diventa
ancora più difficile capire come la città che sta dando una simile,
splendida immagine di sé in queste ore sia la stessa che offende i
propri concittadini sporcando le strade, dimenticando le più elementari
regole del codice della strada e mettendo in pericolo vecchi e bambini
quando attraversano la strada utilizzando i mezzi pubblici senza
pagare, e potremmo continuare. Ma per oggi riconosciamo a Roma ciò che
è di Roma, cioè la sua identità più alta e nobile.
Paolo Conti, Corriere della sera 26 agosto 2016
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La regola della varietà
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Confesso
che mi sfugge qualcosa. Esiste nella cultura europea una consuetudine
sul modo di vestire in spiaggia così radicata da rendere impossibile
l’integrazione di chi non si adegua? Osservando una qualunque delle
nostre spiagge non ho assolutamente questa impressione: così come da un
ombrellone all’altro si può trovare una varietà impressionante di
abitudini alimentari (da chi si porta un po’ di frutta per tutto il
giorno a chi si rimpinza al ristorante), così c’è altrettanta varietà
nel vestiario, soprattutto femminile. C’è chi si vuole abbronzare il
piu possibile e chi teme di scottarsi, chi si avvolge in un pareo
appena fa un passo fuori dal proprio lettino, chi copre le braccia e
chi le gambe. L’unica regola sembra essere la più totale libertà e
varietà.
Imporre una regola in un contesto in cui eravamo abituati a non avere
regole non significa forse fare il gioco di quelli che cercano di
costringerci a cambiare il nostro modo di vivere?
Anna Segre, insegnante
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La voce delle minoranze
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Considerato
che questo Agosto si è concluso nel peggiore dei modi con nuove
tragedie, invece di dedicare questo spazio settimanale alla polemica
preferisco affrontare qualcosa di più piacevole. Per esempio ho
scoperto da poco che da Maggio di quest’anno è nato un piccolo
telegiornale on-line messo a punto da giovani della comunità Rom di
Torino. Il suo nome è TG Rom e viene trasmesso sul sito o sulla pagina
Facebook omonima ogni sabato – naturalmente le puntate possono essere
viste anche nei giorni successivi. Un progetto sviluppato grazie a Idea
Rom Onlus, in collaborazione con giornalisti professionisti e il
patrocinio della Regione Piemonte, con il fine di raccontare le
comunità Rom italiane e superare i consueti pregiudizi.
Francesco Moises Bassano
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Diario di un soldato - Terremoto
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Trema la terra, tremiamo noi: tremano gli italiani.
Guardano in alto, poi a destra, poi a sinistra.
Preparati da una stagione di stragi, cercano il responsabile della
catastrofe, un nemico da condannare, un passante qualunque a cui
indirizzare l’accusa.
Cercano disperatamente intorno a loro il colpevole spregiudicato;
ignorano, tuttavia, che la risposta si trova sotto i lori piedi. E da
nessun’altra parte.
Si trovano dunque faccia a faccia con un nemico molto più violento e
spietato di quanto si aspettassero, molto più distruttivo di tutti i
suoi predecessori.
Inermi, pietrificati di fronte a tanto orrore, cercano una risposta ai loro perché e cominciano a scavare senza tregua.
Nel dolore e nel momento del bisogno, fortunatamente, gli amici veri si fanno avanti.
Senza esitazioni il Primo Ministro israeliano offre supporti militari e aiuti umanitari al collega Renzi.
Le Comunità ebraiche italiane si stringono intorno alle famiglie delle vittime, raccolgono fondi e spediscono volontari.
L’organizzazione israeliana IsraAid, specializzata nella ricerca di
dispersi sotto le macerie, si precipita ad Amatrice poche ore dopo la
strage.
Naor Gilon, ambasciatore israeliano uscente, termina il suo mandato in Italia donando sangue da indirizzare ai feriti.
Mi torna il mente il ritornello di una vecchia canzone di Riccardo
Cocciante, “Se un amico lo svegli di notte, lui esce in pigiama e
prende anche le botte”.
Gli israeliani l’hanno fatto senza pensarci due volte, ma d’altronde si sa, loro sono abituati ad uscire di casa in pigiama.
David Zebuloni
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Occupati della vita
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Dimenticare
Dio nei periodi di prosperità, di questo la parasha di domani mette
allerta. Un avvertimento che oggi mi suona così: non dimenticare le
catastrofi, ma occupati sempre della vita, promuovila nelle sue varie
forme, mettila al sicuro pure quando questa sembra scontata. Un
pensiero per le vittime del terremoto.
Ilana Bahbout
La mia onda
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Il
surf o surf da onda (in hawaiiano he’e nalu, “scivolare sulle onde”) è
uno sport acquatico che consiste nel “cavalcare” le onde utilizzando
una tavola da surf (o surfboard). La tecnica consiste nel planare lungo
la parete dell’onda, restando in piedi sulla tavola. È possibile
eseguire una serie di manovre a seconda della velocità e della forma
della parete.
Yaron e Omer sono due giovani pieni di entusiasmo, con una passione
infinita per il mare e per la gente. Hanno creato una fondazione
attraverso la quale, raccolgono ragazzi difficili e cambiano loro la
vita proprio attraverso il surf.
Angelica Calo Livne
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