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 18 Settembre 2016 - 15 Elul 5776
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a milano per la partita con l'inter, i tifosi parlano dell'anima del sud

Quando il calcio racconta il riscatto di una città
Le vittorie dell'Hapoel rilanciano Beer Sheva

img header“Si sono trovati in una cinquantina in una traversa di via Torino per bere una birra insieme. Un sala di un pub nel centro di Milano affittata per l'occasione, per esorcizzare l'attesa. La sera infatti c'era l'Inter. Il loro Hapoel Beer Sheva, bistrattato e a lungo preso in giro in patria, lo scorso giovedì scendeva in campo in uno degli stadi più noti d'Italia, San Siro, per giocarsi l'Europa League. “Fino a due anni fa non ci avremmo creduto – racconta uno dei tifosi, accento misrachi (gli ebrei provenienti dai paesi arabi) e da poco uscito dalle file dei Golani, il reparto d'élite dell'esercito israeliano – Ora siamo qua. E sfidiamo l'Inter. Noi rappresentiamo la rivalsa delle periferie, il riscatto del Sud”. Cosa significa, lo spiega un altro ragazzo alla domanda sul come sia vivere a Beer Sheva, una città che in Israele molti descrivevano come un posto dove “vai, concludi i tuoi affari, e levi le tende il più velocemente possibile”. “Se vieni da fuori e guardi Beer Sheva pensi sia una città brutta. In realtà qui noi abbiamo tutto, siamo felici, se la conosci dall'interno non manca nulla, ci sono prospettive. - racconta - È cambiata negli ultimi anni così come è cambiata la nostra squadra. Siamo passati dall'essere l'anonima città del Sud, che invidia Tel Aviv a una realtà viva, che nel calcio riesce a stare davanti ai miliardari del Maccabi (Tel Aviv, la squadra israeliana più vincente del campionato israeliano)”.

(Nell'immagine, i tifosi del Beer Sheva a Milano prima della partita poi vinta contro l'Inter a San Siro)

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shimon peres in coma dopo un ictus. i media raccontano lo statista

"A fine giornata, mi chiedo sempre due cose: chi ho offeso, e quale contributo ho dato"

img headerResta in condizioni critiche seppur stabili, l’ex presidente d’Israele Shimon Peres, ricoverato la scorsa settimana allo Sheba Medical Center di Tel HaShomer a causa di un ictus. Il genero nonché suo medico personale Rafi Walden ha spiegato alla stampa che il Premio Nobel per la Pace, quando è stato temporaneamente risvegliato dal coma indotto, è sembrato in grado di rispondere agli stimoli dei medici. “Tutti i parametri sono stabili” – ha proseguito Walden, aggiungendo che la situazione pur rimanendo seria apre spiragli per un “certo ottimismo”. “Le probabilità di sopravvivenza sono piuttosto buone. Per quanto riguarda la situazione neurologica, non è possibile dire nulla in questa fase”, ha detto Walden. “Shimon sa come si combatte. Se tutto dipendesse solo da lui, vincerebbe”, le parole dell’attuale Presidente d’Israele Reuven Rivlin, che ha inviato un messaggio di augurio e pronta guarigione “al mio amico Shimon”. “Shimon ti amiamo e l’intero popolo spera nella tua guarigione”, le parole del Primo ministro Benjamin Netanyahu. Vogliamo “sentire nuovamente la tua saggia e lucida voce piena di realismo”, l’auspicio di Itzhak Herzog, leader dei laburisti, il partito di cui Peres è stato uno dei grandi simboli. Ma l’affetto dimostrato allo statista israeliano ha varcato in queste ore i confini nazionali: tra i messaggi di vicinanza e incoraggiamento inviati alla famiglia, ad esempio, sono arrivati quelli di uomini delle politica come l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. Con l’ex inquilino della Casa Bianca, Peres lavorò negli anni ’90 per raggiungere la pace con i palestinesi: in quel periodo lavorarono fianco a fianco sui famosi accordi di Oslo, l’architettura su cui doveva poggiare la pace definitiva tra israeliani e palestinesi, che però poi si sgretolò davanti al terrorismo di Hamas e all’assassinio di Rabin.
Molti media israeliani hanno ricapitolato in questi giorni la sua vita, rimandando in onda interviste all'ex presidente, considerato uno dei grandi statisti del Paese. In una di queste interviste, Peres spiega la sua dedizione alla vita pubblica, una dedizione tanto radicata da mettere in discussione quella privata.

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la storia di Avshalom Feinberg

Gedera, a casa di una spia

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La palma cresciuta dai noccioli dei datteri che aveva in tasca quando è morto nel mezzo della penisola del Sinai non si trova più nel suo luogo originario, ma sorge ancora nel cimitero del monte Herzl. Anche l’insediamento realizzato nel Sinai nel suo no- me per ricordarne le imprese non esiste più, ma un altro è nato in Israele dopo l’abbandono in seguito agli accordi di Camp Da- vid. La casa di Avshalom Feinberg, agente segreto ottomano tra i leader di Nili, la rete di spie ebraiche che lavorava per la corona britannica, operativa nella Palestina ottomana durante la prima guerra mondiale, invece non esiste più. Si trovava nella città di Gedera, al centro di Israele, oggi oggetto di una forte modernizzazione con la riqualificazione di interi quartieri. Per fare questo, sono stati però buttati giù alcuni edifici che appartengono alla storia non solo della città ma dell’intero paese, scatenando lo sdegno di alcuni. E così la palazzina al numero 24 di rechov Ha-Biluyim dove Feinberg diventò uno degli uomini decisivi per la storia del sionismo non c’è più, così anche quella di una sua celebre vicina, la poetessa Rachel Bluwstein, che sarà presto riconvertita in un hotel.


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il tefen industrial park

Come convivere in azienda

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L'economia come strumento per superare i conflitti sociali. È questa l'idea attorno a cui ruota il progetto del parco industriale Tefen, a nord di Israele (a una ventina di chilometri a est di Nahariya), e di altre iniziative simili portate avanti dal magna- te israeliano del metallo Stef Wertheimer (la sua Iscar metalworking si è diffusa in 60 paesi nel mondo ed è entrata a far parte del gigante IMC Group). Nato in Germania nel 1926 ed emigrato nella Palestina mandataria dieci anni dopo al seguito del- la famiglia in fuga del nazismo, Wertheimer ha investito negli ultimi 30 anni milioni di shekel, attingendo dal proprio fon- do personale, per la costruzione di parchi industriali e programmi di formazione per gli arabi in tutta Israele, nella speranza di usare la creazione di posti di lavoro per diminuire le diseguaglianze economiche e favorire la pacifica convivenza tra arabi ed ebrei.
"L'idea di parchi industriali in Medio Oriente e sui confini tra Israele e i suoi vicini è
di portare industrializzazione e lavoro, tenendo le persone occupate in un impiego, invece che lanciarsi nel terrorismo”, spiegava Wertheimer nel 2004.


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