Jonathan Sacks, rabbino
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Le buone azioni non muoiono mai. Esse restano nella memoria, generando a loro volta altre buone azioni
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Davide
Assael,
ricercatore
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Mentre
in Israele si manifesta perché i mezzi pubblici circolino anche di
Shabbàt, in Italia Gianni Morandi viene vituperato sul web per aver
postato una foto mentre fa la spesa di domenica perché fare la spesa in
un giorno festivo è un sostegno alle politiche di sfruttamento
capitalista. Un episodio facilmente derubricabile a cronaca di costume,
ma che può anche rivelare una tendenza inquietante.
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Operai italiani rapiti,
la Farnesina prudente
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Criminali
noti alle autorità locali per aver già effettuato imboscate e rapine,
non terroristi. Questo il probabile identikit dei sequestratori dei due
operai italiani in Libia. Una vicenda che tiene con il fiato sospeso
istituzioni e opinione pubblica. “Mentre la Farnesina chiede cautela
sostenendo che sia ancora troppo presto per giudicare la reale matrice
di questi eventi – scrive Repubblica – è il portavoce della
municipalità di Ghat a rendere noto che sarebbe stato individuato il
gruppo che all’alba di lunedì ha sequestrato Bruno Cacace e Danilo
Calonego”.
Fa intanto discutere il fatto che, come emerso dopo le prime indagini,
a proteggere gli operai da eventuali attacchi non ci fosse una scorta
ma soltanto l’autista (armato) del mezzo. “La procura di Roma, che ha
aperto un fascicolo per sequestro di persona con finalità di terrorismo
– si legge – potrebbe interrogare proprio il conducente per
approfondire il suo ruolo nella vicenda. Inoltre il pm Sergio Colaiocco
ha delegato ai carabinieri del Ros una serie di accertamenti, anche
sulle misure di sicurezza adottate dalla ditta”.
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L'INIZIATIVA PER LA PACE di sant'egidio Assisi, il messaggio dei rabbini: "Pregare, studiare, intervenire"
Ci
si raccoglie in un’ala del convento adibita a sala di preghiera con il
rito ebraico. Pochi minuti ancora e tutte le delegazioni si
ritroveranno sulla grande piazza, insieme a Bergoglio e ai tanti che
partecipano tra il pubblico alla cerimonia conclusiva della tre giorni
“Thirst for Peace” organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio ad Assisi.
Prima del grande incontro (anche mediatico), un momento di
raccoglimento più intenso e informale.
È rav Issak Haleva, gran rabbino capo di Turchia, ad officiare la
preghiera privata cui partecipano numerosi rabbini e leader comunitari.
Tra gli altri il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni, quello di
Firenze rav Joseph Levi e la presidente della Comunità ebraica romana
Ruth Dureghello (che ieri ha pranzato allo stesso tavolo del papa). Ci
sono anche il rabbino argentino Abraham Skorka, amico fraterno del
pontefice, e il vescovo Ambrogio Spreafico.
“In
questo luogo del tutto particolare sentiamo vibrare qualcosa.
Presenziando oggi a questo appuntamento, ci sentiamo parte di
un’orchestra fatta di tanti strumenti differenti. Ciascuno fa vibrare
qualcosa. Insieme cerchiamo di fare qualcosa di buono” afferma rav Di
Segni al termine della preghiera. Il rav ricorda inoltre come, 30 anni
fa, rav Elio Toaff volle scegliere una casa nel centro storico di
Assisi e adibirla a temporaneo luogo di studio. “Quando preghiamo, noi
parliamo a Dio. Ma quando studiamo, è D.O a parlare con noi. La nostra
sfida – conclude rav Di Segni – è in questi tre verbi: pregare,
studiare, fare”. Concetti che si riallacciano alla sua lezione, nella
mattinata, sul tema della misericordia. “La misericordia fa la storia,
senza la misericordia non c’è storia. La misericordia è rivoluzionaria,
ma non può prescindere dalla giustizia” sottolineava il rav. “In eventi
come questi – ha poi aggiunto – il rischio talvolta è di scivolare nel
buonismo. Vorrei quindi citare i Maestri, le cui parole ci illuminano.
Soprattutto di questi tempi. ‘Chi è misericordioso con i malvagi,
rischia di essere malvagio con chi è buono’.
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QUI PALERMO - L'INCONTRO
Mediterraneo, dalle antiche ferite a una nuova stagione di incontro
Il
18 settembre è stata una data significativa anche per l’ebraismo
siciliano. Palermo, da tre anni inserita tra le città italiane che
partecipano all’appuntamento annuale della Giornata Europea della
Cultura Ebraica, ha contribuito come un tassello fondamentale a formare
il grande e variegato mosaico delle lingue e dei dialetti ebraici. La
conferenza, organizzata dall’Istituto siciliano di studi ebraici e
dall’Officina degli studi medievali, si è svolta nell’Aula Damiani
Almeyda dell’Archivio storico Comunale, luogo suggestivo perché sito
all’interno dell’antica giudecca palermitana ed ex sinagoga, da cui
Almeyda si è ispirato per costruire la sala contenente 7mila metri di
scaffali. La sala espone il documento di espulsione degli ebrei da
parte di Ferdinando il Cattolico. Il documento, scritto in spagnolo e
in siciliano, per essere compreso da tutti, sembrava suggerire il tema
da affrontare.
Claudia Lo Iacono
(Nell'immagine il rav Pierpaolo Pinhas Punturello e l'imam Ahmad Francesco Macaluso)
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qui torino - cinema
La scelta di Leone Ginzburg
Anteprima
nazionale al Cinema Massimo di Torino del film documentario La Scelta
di Leone di Florence Mauro, prodotto da GraffitiDoc e Zadig per ARTE.
Il cortometraggio ripercorre attraverso un collage di immagini e
testimonianze la vita e l’impegno di un “gigante del Novecento”, così
definito da Ernesto Ferrero a fine proiezione. A presentare il film,
oltre alla regista, erano presenti Paola e Aldo Agosti, Giovanni De
Luna e Carlo Ginzburg, figlio di Leone.
Leone Ginzburg nasce a Odessa ma la sua vera città natale sarà Torino,
dove cresce e si forma come studente al Liceo Classico D’Azeglio prima
e all’Università di Lettere poi, circondato da un gruppo di amici tra
cui Giorgio Agosti, Vittorio Foa, Cesare Pavese, Norberto Bobbio. Altri
giganti del XX secolo: ognuno ha portato avanti un ideale, intriso di
cultura e impegno politico. Incorniciato dalla lotta antifascista.
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Ticketless
- Ciampi a Boves
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Nella
dimensione del piccolo si misura la statura del grande. Vorrei questa
settimana portare una testimonianza in ricordo di Carlo Azeglio Ciampi.
Come tutti i suoi predecessori, in prossimità di un 25 aprile, per la
precisione quello del 2001, si recò in visita ufficiale a Boves, per
ricordare l’eccidio nazista, ma a differenza di tutti i suoi
predecessori, Pertini incluso, non volle fermarsi a commemorare
soltanto le vittime dell’efferato gesto perpetrato il 12 settembre 1943
dal colonnello Joachim Peiper, che bruciò civili e sterminò anziani. In
passato, quando non esisteva un Giorno della Memoria e la parola Shoah
era ignota ai più, tutti i Presidenti si erano fermati a Boves come se
la Storia, da quelle parti, si fosse arrestata lì. Per la prima volta
nella storia repubblicana Ciampi percorse i pochi chilometri che
separano Boves da Borgo S. Dalmazzo, dove in una ex caserma alpina, per
volontà quasi sicuramente dello stesso Peiper, 350 ebrei “stranieri”
vennero internati e poi deportati ad Auschwitz, di gran lunga il
paragrafo più drammatico della Shoah in Piemonte (incredibilmente
rimosso dalle istituzioni e non soltanto da loro). Due luoghi della
memoria fino a quel giorno del 2001 evidentemente ritenuti di diverso
peso specifico. A ripensarci oggi quel ritardo e quel silenzio durato
circa mezzo secolo fanno soffrire. Per una singolare coincidenza, che
qui mi fa piacere segnalare, proprio nei giorni del cordoglio per la
scomparsa del Presidente, vede la luce una ricerca importante. Si
tratta di un bel libro curato da Adriana Muncinelli ed Elena Fallo,
Oltre il nome. Storia degli ebrei stranieri deportati dal campo di
Borgo S. Dalmazzo (Editore Le Château, Aosta).
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Pagine Ebraiche
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David
Bidussa, sul numero di settembre del giornale dell’ebraismo italiano
Pagine Ebraiche, ha degnamente sottolineato la grande importanza della
riedizione, per i tipi delle Edizioni Storia e Letteratura, a cura di
Silvia Berti, di un’opera storiografica di straordinaria importanza,
ossia la raccolta di saggi storici di Arnaldo Momigliano, pubblicati
una prima volta, trent’anni fa, da Einaudi, e intitolata, anch’essa, Pagine Ebraiche:
lo stesso titolo, semplice e suggestivo, del nostro giornale (al quale,
mi viene da dire, ha certamente portato fortuna, come una sorta di
“timbro” di serietà e coerenza).
I saggi del grande storico rappresentano un contributo di eccezionale
valore alla ricostruzione della variegata realtà dell’arcipelago delle
comunità ebraiche disseminate nel mondo antico (in Giudea, nell’impero
romano, nelle città ellenistiche di Oriente e Occidente), la cui realtà
viene esaminata, nei suoi vari aspetti (linguistici, economici,
giuridici, culturali), in una ricerca di ampio fascino e di grande
profondità, fondata su uno studio diretto e accurato delle fonti, che
lo sudioso mostra di sapere interpretare con impareggiabile padronanza.
Francesco Lucrezi, storico
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