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30 ottobre 2016 - 28 Tishri 5777
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mattarella in visita alla comunità degli italkim di gerusalemme

"Al fianco d'Israele, perché possa vivere in pace
L'Italia si oppone a ogni forma di boicottaggio"

img header“Sono qui per dimostrare l'amicizia tra Italia e Israele. Un'amicizia rappresentata anche da voi, che siete un legame tra i due paesi”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è rivolto poche ore fa alla Comunità ebraica degli Italkim, (gli italiani d'Israele) dopo aver visitato la mostra “La Corte ebraica di Venezia”, allestita al Museo d’Arte ebraica italiana U. Nahon di Gerusalemme, e il Tempio italiano. Quest'ultimo, che accoglie la bellissima sinagoga di Conigliano, è stato preso come esempio da Mattarella nel suo discorso alla Comunità per sottolineare l'intreccio indissolubile tra l'Italia, la sua cultura ed Israele e l'ebraismo. “Siamo legati a Israele su molti fronti – ha dichiarato ai presenti il Capo dello Stato, ribadendo i valori democratici che entrambi i paesi rappresentano – Per questo difendiamo il pieno diritto di questo paese di vivere in serenità e in sicurezza, e diciamo no all'odio e alla violenza, il cui incitamento impedisce la pace. E ci opponiamo con forza a ogni boicottaggio contro Israele”. Quest'ultimo, ha affermato Mattarella, è un ostacolo al raggiungimento di una soluzione pacifica con i palestinesi, e in nessun modo uno strumento utile a raggiungerla.

Daniel Reichel

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il professor sergio della pergola spiega israele attraverso i numeri

Con la demografia non si può scherzare

img headerLa demografia non è una menzogna o un “demone” – come suggerisce il Prof. Aryeh Eldad sul numero di Venerdì 7 ottobre di Ma-’ariv-Sof-Hashavua sotto il titolo “La grande menzogna della demografia” – ma è una disciplina accademica che richiede conoscenza delle fonti di dati e dei metodi di ricerca, comprensione della teoria e capacità di applicarla. Anche se i risultati della demografia hanno importanti implicazioni per la politica, è necessario innanzitutto conoscere e analizzare i fatti, non nasconderne o ignorarne una parte, e non ridurli a servitori di un’idea politica. Nel suo articolo Aryeh Eldad protesta contro un’intervista a me sul sito Ynet in vista di Rosh HaShanah a proposito della situazione demografica nel mondo ebraico e in Israele, in cui spiegavo come secondo una definizione halachica di chi è ebreo, non sussiste oggi una maggioranza ebraica tra tutti i residenti dell’intera area compresa tra il mare Mediterraneo e il fiume Giordano. Eldad si basa su una relazione scritta da Yoram Ettinger, presentata innumerevoli volte a tutte le Commissioni della Knesset, sempre con gli stessi contenuti e anche con gli stessi errori di stampa. Eldad dimostra anche incredibile ignoranza quando dice che non c’è mai stata una maggioranza ebraica in Israele, mentre invece ne esisterebbe una proprio oggi, sempre in relazione a tutta la terra storica di Israele. Quello cui mirano Eldad e Ettinger, in realtà, non è la demografia ma ben altro: la permanenza definitiva di Israele nei territori occupati in Cisgiordania. La loro tesi, per essere sostenibile, deve necessariamente sbarazzarsi del fastidioso intralcio del cosiddetto” problema demografico”.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

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come il grande statista contribuì alla nascita della start-up nation

Il contributo di Shimon Peres, nell'economia

img headerI media di tutto il mondo hanno ricordato l’enorme contributo che Shimon Peres – scomparso lo scorso 28 settembre - ha dato allo Stato di Israele, di cui è stato uno dei padri fondatori, in particolare in campo politico e militare. Pochi commentatori hanno sottolineato l’importantissimo ruolo svolto da Peres anche nel creare le condizioni per fare di Israele un’economia avanzata, con elevati tassi di crescita e benessere diffuso.
Innanzitutto, a metà degli anni ottanta Peres fu come Primo Ministro uno degli artefici delle riforme che permisero di debellare l’iperinflazione che aveva colpito l’economia israeliana: le spese militari rese necessarie dall'infausta guerra del Libano lanciata nel 1982 avevano provocato un elevato deficit dello Stato, che era stato finanziato stampando moneta, con l'effetto di generare un tasso di inflazione che nel 1985 aveva raggiunto il 500 per cento l'anno e si era accompagnato a una fortissima svalutazione della moneta. Per stabilizzare il cambio e i prezzi il governo Peres (in "staffetta" con Shamir, in un governo di unità nazionale) aveva concordato con le parti sociali e con il Fondo monetario internazionale (la cui delegazione era guidata da Stanley Fischer, che vent'anni dopo sarebbe diventato Governatore della Banca centrale di Israele) un "Programma di stabilizzazione", ossia un ambizioso pacchetto di misure e di riforme, incentrate sulla de-indicizzazione dei salari e sull'aumento della concorrenza e della produttività dell'economia.

Aviram Levy, economista

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come cambia il trend occupazionale nel settore religioso israeliano

Haredim sul mercato del lavoro

img headerLa questione dell'occupazione del mondo haredi (ultraortodossi) in Israele è un evergreen. Essendo un problema che tocca uno dei settori più complessi della società israeliana – criticato perché sostenuto da cospicui sussidi statali e su cui non grava l'obbligo di leva – i dati pubblicati dall'Istituto centrale di statistica israeliano e dall'Istituto della democrazia israeliana sono da registrare come segnali positivi. Secondo questi risultati, che analizzano i dati provenienti da diverse istituzioni, il tasso di occupazione tra gli uomini ultra-ortodossi ha recentemente superato la soglia del 50 per cento, ancora molto sotto all’87 per cento degli uomini ebrei non-haredi, ma con un incremento del 14 per cento rispetto al 2003. img headerTra le donne haredi invece il tasso di occupazione è pari al 73 per cento rispetto al 81 delle donne ebree non haredi, con un aumento del 21 dal 2003 a oggi. Si tratta evidentemente di un cambiamento significativo ma molto graduale e che ancora deve fare sentire i suoi effetti sul tasso di povertà che ancora affligge la realtà haredi. Se il problema occupazionale è cosa nota, infatti, altrettanto lo è quello del livello di indigenza in questo settore: il tasso di povertà tra i haredim è al 52 per cento contro il 19 della popolazione generale. A causa di un sensibile taglio agli assegni famigliari nel 2003 – spiega un articolo del sito di informazione israeliano davar1 – questo livello era passato dal 45 al 58 per cento nel 2006, attestandosi poi al 52 attuale nel corso di diversi anni, nonostante il graduale aumento dell'occupazione.

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il presidente reuven rivlin

"Divisioni interne al Paese,
lavoriamo per superarle"

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Le confederazioni per far convivere le tribù rivali del Medio Oriente, il dialogo con i sunniti, la Russia protagonista, la Realpolitik dell’America ma soprattutto il legame indissolubile con Gerusalemme, dove gli ebrei vivono da 4000 anni nonostante le "assurdità" dell’Unesco: sono idee e valori che Reuven Rivlin, presidente dello Stato di Israele, illustra a La Stampa anticipando l’agenda che discuterà con il capo dello Stato Sergio Mattarella, in arrivo domenica, nel segno di "radici comuni che ci permettono di guardare assieme al futuro".

Maurizio Molinari, La Stampa, 28 ottobre
 
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le borse di studio al weizmann

Il Progamma Lombroso
una mano alla ricerca

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Quattro borse di studio per la ricerca sul cancro: le prevede il "Lombroso Program", un programma di finanziamento in collaborazione tra Italia e Israele. Destinatari i ricercatori italiani che ambiscono a svolgere un periodo di ricerca presso l'Istituto Weizmann, con sede a Rehovot, in Israele. Ogni anno vengono assegnate quattro borse nell'ambito della medicina, farmacia, fisica, chimica, biotecnologia, scienze biologiche, ingegneria biomedica. Tra le tipologie di borse disponibili figurano le visiting student.


Maria Adele Cerizza, Sole 24 Ore, 24 ottobre

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