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7 Novembre 2016 - 6 Cheshvan 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach,
insegnante
E disse HaShem ad Avraham: Vai per te (verso di te) dalla tua terra, dal tuo luogo di nascita, dalla casa di tuo padre, verso la terra che ti mostrerò (Genesi 12, 1).
Ma non avrebbe dovuto dire: Va via dalla casa di tuo padre, dal tuo luogo di nascita, dalla tua terra…? Prima esco dalla casa di famiglia, poi dalla città dove sono nato, poi dal mio paese di origine. Non è forse questo il percorso della Aliyah in Eretz Israel?
Come mai questa inversione di percorso?
 
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Anna
Foa,
storica
La riflessione di Sergio Della Pergola sull'anniversario dell'assassinio di Rabin merita di essere letta e meditata e suscita interrogativi inquietanti. Non è infatti stata organizzata dallo Stato, ufficialmente per mancanza di fondi, la manifestazione ufficiale per ricordare l'assassinio del Primo ministro israeliano in piazza Rabin ad opera di un terrorista ebreo, mentre si è tenuta alla Knesset una celebrazione ufficiale dell'assassinio, ad opera di un terrorista palestinese nel 2001, del ministro Gandi, fondatore del Moledet, "guida della frangia più oltranzista e venata di razzismo della politica israeliana". Per la mia generazione, che ha ancora vivo il ricordo di quella terribile sera del 1995 in cui Yigal Amir sparò a Rabin ed uccise con lui anche le speranze di pace, questa mancata celebrazione ed invece gli onori resi ufficialmente ad uno di coloro che hanno creato le premesse per quell'assassinio suonano come una vittoria dell'odio e un seppellimento della memoria. "Dove va la Memoria, scrive ancora Della Pergola, vanno la società e la sua storia, e in questo senso il segnale che ci viene oggi da Israele è desolante".
 
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Verso le Presidenziali
Domani gli Stati Uniti sceglieranno il loro nuovo presidente: Hillary Clinton è avanti nei sondaggi seppur Donald Trump abbia ridotto di molto le distanze nelle ultime settimane. La rimonta del candidato repubblicano, spiegano i media, si è arrestata, a maggior ragione ora che l’Fbi scagiona la sua avversaria sul caso delle email: il capo dell’agenzia di sicurezza americana James Comey ha infatti dichiarato che “l’Fbi non procederà all’incriminazione di Hillary Clinton per il caso email”. Una dichiarazione che, spiega il Corriere, “potrebbe ora dare un’altra spinta alla corsa di Hillary che ieri già aveva guadagnato qualche lunghezza su Trump. Gli ultimi sondaggi le assegnano un margine che va dal 4%”. A rafforzarla anche il voto degli ispanici, scrive Repubblica, aumentato del 99% rispetto alle elezioni precedenti, grazie alla retorica anti-migranti di Trump. Una retorica che ha generato sfiducia anche nel mondo ebraico repubblicano: “Molti vedono Trump – scrive Fiamma Nirenstein sul Giornale – come l’antitesi dei valori ebraici, hanno paura di essere identificati con i suoi sentimenti anti universalisti, anti minoranze, anti stranieri, con le sue affermazioni sessiste e con il suo linguaggio aggressivo, con la sua figura sociale”. “Il suo linguaggio – si legge nell’articolo – ha persino sconfinato in affermazioni antisemite come quando ha ammiccato ‘a voi piace fare gli affari come li faccio io’”, parlando davanti a un pubblico ebraico.
A criticare Trump, anche lo scrittore Jonathan Safran Foer, intervistato dal Corriere. Per Safran Foer, il magnate “non si è limitato alle singole menzogne: ha disegnato un mondo immaginario e ha preteso di far credere agli americani che quella sia la realtà: è questo che mi offende di più”.
 
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  davar
gli ebrei americani verso il voto
La maggioranza spera in Hillary
Alla vigilia di Yom Kippur, il sito d'informazione ebraico americano Jewish Week decideva per la prima volta di schierarsi nelle elezioni alla presidenza degli Stati Uniti. “Hillary Clinton for President” il titolo dell'editoriale in cui la redazione spiega il perché del suo endorsement: “Questo giornale non ha mai dato il suo appoggio a candidati politici in passato. Ma questa elezione è un'eccezione. Non si tratta solo di politica. Si tratta del personaggio, della competenza e della compassione. Si tratta di valori americani, che affondano le proprie radici nella Bibbia: guardare tutti gli uomini e le donne come creati a immagine di Dio, avere empatia per l'altro in mezzo a noi, riconoscendo il potere della comunità, costruendo ponti piuttosto che muri”.
Una presa di posizione che sembra, più in generale, comune al mondo ebraico americano in queste ore di attesa per l'avvio delle operazioni di voto: secondo un'indagine dell'American Jewish Committee, il 61 per cento degli ebrei statunitensi sta con la Clinton, mentre solo il 19 con Donald Trump.
Negli ultimi giorni, inoltre, Trump è finito nuovamente sotto la lente dell'Anti-Defamation League, organizzazione d'Oltreoceano che combatte l'antisemitismo. Pietra dello scandalo, l'ultimo spot elettorale diffuso dal magnate: i toni sono quelli già usati in passato con la denuncia di presunti poteri forti, schierati al fianco della Clinton, che controllerebbero gli Stati Uniti e sarebbero la causa di tutti i problemi del Paese.
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i lavori del consiglio ucei
Comunicare l'ebraismo italiano

Sfide, complessità, opportunità
Comunicare l’ebraismo italiano. Una sfida complessa, che si presta a molte considerazioni. In che termini, in che modi, con quali obiettivi. Nel rispetto di quali valori e di quali linee guida.
Questo il tema al centro del dibattito nella seconda parte dei lavori del Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane riunitosi domenica a Roma e che ha messo l’intera assise a confronto con il lavoro svolto da chi nell’ente opera in questo campo e con alcuni ospiti del mondo del giornalismo, della diplomazia, delle istituzioni israeliane.
“Che immagine diamo dell’ebraismo verso l’esterno? È una domanda che ciascuno di noi Consiglieri si deve porre, perché ciascuno di noi è, nel suo ambiente, nel suo territorio di riferimento, un portavoce dell’Unione. Il senso dell’iniziativa odierna è di attivare un processo di riflessione con degli esperti, anche sul tema dei contenitori e dei contenuti della nostra comunicazione” ha sottolineato la Presidente dell’Unione Noemi Di Segni dando avvio ai lavori.
Tra gli ospiti intervenuti il corrispondente dell’Ansa da Israele Massimo Lomonaco, il caporedattore Esteri di Skytg24 Renato Coen, il il ministro-consigliere dell’ambasciata d’Israele Rafael Erdreich e il portavoce Amit Zarouk.
A un ampio dibattito svoltosi fra i Consiglieri hanno fatto seguito alcune valutazioni e informazioni offerte dal direttore della Comunicazione e della redazione giornalistica dell’Unione Guido Vitale.
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INIZIATO IL GRANDE CONVEGNO FIORENTINO
Tra scrittura e testimonianza,

nel nome di Giorgio Bassani
Il dovere di testimoniare. L’identità ebraica declinata dagli scrittori ebrei e dalla letteratura di tutto il mondo. Il grande convegno organizzato da Anna Dolfi (Università di Firenze – dipartimento di Lingue, Letterature e Studi interculturali) con la collaborazione del Comitato Nazionale per le Celebrazioni della nascita di Giorgio Bassani e della Fondazione Giorgio Bassani e del Centro Studi Bassaniani con il patrocinio del Comune di Firenze ha aperto stamane la prima delle sue tre intense giornate con un intervento di Giulio Busi.
Nella stagione cultura che riporta Giorgio Bassani al centro del dibattito e in una massiccia chiamata a raccolta di studiosi italiani e internazionale che a Bassani sono venuti a rendere omaggio, il direttore degli studi di Ebraistica della Freie Universität di Berlino ha aperto la sessione dedicata a Ebraismo e Memoria con un affascinante parallelo fra l’itinerario dello scrittore ferrarese e le pagine di Franz Kafka.
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qui roma - CONCLUSO IL SEMINARIO UCEI
Ebraismo alla prova dell'arte
Il giusto finale, per chiudere il cerchio del convegno “Immagini vietate o permesse? Arte ed ebraismo a Roma”, che si è svolto con successo giovedì scorso al Centro Bibliografico “Tullia Zevi” dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Oltre venti partecipanti alla giornata di studi hanno infatti preso parte ieri alla visita al Museo ebraico e al Tempio Maggiore di Roma, organizzata a margine del simposio ideato e organizzato da Raffaella Di Castro, per far “toccare con mano” agli utenti la materia delle sessioni di studio.
Nel corso della visita, durata un’ora e mezza, particolare attenzione è stata data al divieto di rappresentazione delle immagini nell’ebraismo, e alle varie interpretazioni e applicazioni della proibizione nelle diverse epoche, dal rigorismo aniconico all’uso di raffigurazioni provenienti, in alcuni casi, persino dal repertorio pagano.
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LA SINDACA RAGGI NEI LUOGHI DELLO STERMINIO
'Memoria per la consapevolezza'
È in svolgimento il Viaggio della Memoria organizzato dal Comune di Roma insieme alla Comunità ebraica e alla Fondazione Museo della Shoah. Ieri, la giornata inaugurale a Cracovia. Oggi è invece il giorno di Auschwitz e Birkenau. Ad accompagnare gli studenti delle scuole romane che partecipano all’iniziativa (oltre 130, in rappresentanza di 34 istituti) i Testimoni della Shoah Sami Modiano e Tatiana Bucci, oltre alla presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, all’assessore comunale Luca Bergamo, al presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito, al presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia e al direttore scientifico del museo Marcello Pezzetti.
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qui roma
Israelitico, si insedia il Cda
Si è insediato il nuovo Consiglio di Amministrazione dell’Ospedale Israelitico, nominato dalla Comunità ebraica romana. Nel nuovo Consiglio, guidato dal presidente Bruno Sed, anche David Limentani, Simone Kahlun, Antonella Di Castro e Fabio Calderoni (quest’ultimo è stato nominato vicepresidente).
“Sono orgoglioso di presiedere l’unico ospedale ente di culto ebraico d’Europa. Ringrazio il commissario straordinario Alfonso Celotto, nominato un anno fa dalla Comunità ebraica di Roma, che ha saputo preservare la struttura a seguito delle note vicende che hanno coinvolto in passato l’ospedale. Il professor Celotto ci consegna una struttura attiva e punto di riferimento per i cittadini romani e per la sanità laziale” dichiara Sed, con la cui nomina si chiude il periodo di commissariamento della struttura.
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QUI LIVORNO - PREMIATO GUASTALLA 
Un "Oscar" per l'editoria
Si è svolta a Livorno la tradizionale cerimonia di conferimento degli “Oscar livornesi”, attribuiti annualmente a cittadini distintisi in vari campi.
Per l’anno 2016, per il settore cultura, un Oscar è stato conferito a Guido Guastalla, più volte consigliere della Comunità ebraica labronica, galleristica e patron della casa editrice Belforte.
Nella foto la premiazione, presso il Nuovo Teatro ‎delle Commedie. Congratulazioni al premiato.

Gadi Polacco
INFORMAZIONE - INTERNATIONAL EDITION
La Start-Up di Abramo
“Abramo non è l’inventore del monoteismo… Ben prima di lui, gli uomini conoscono già l’unico Dio (Adamo, Caino, Seth, Noè…). Tuttavia, Abramo è stato il primo a porre questa idea alla base di un progetto educativo”. Nella sezione Bechol Lashon dell’odierna uscita di Pagine Ebraiche International Edition, un pensiero in vista della parashah di Lech Lechà (la porzione di Torah che verrà letta il prossimo Shabbat) ripreso dal sito di cultura ebraica francese Akadem. L’imprenditore Marc Abitbol riflette su quella che a suo parere fu la “start-up” del patriarca, la capacità di trasferire un concetto fondamentale sul piano dell’educazione e del fare impresa.
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PAOLO DI CANIO SCRIVE ALLA PRESIDENTE UCEI
"Le leggi razziali un'infamia"
“Gentilissima dottoressa Di Segni, le scrivo perché vorrei, attraverso di Lei, rivolgere un messaggio alle Comunità ebraiche che rappresenta. So che è a conoscenza della mia vicenda personale, non ho bisogno di riassumerla in questa circostanza; certamente, in questo periodo di tempo lontano dalla mia dimensione pubblica, ho avvertito profonda l’amarezza per essere ancora considerato negativamente per le espressioni e i miei gesti passati, sino ad essere rappresentato come non sono. Vorrei trovare un modo per definire una volta per tutte questa situazione. Lo devo prima di tutto alla mia famiglia, in particolare alle mie figlie che non possono ritrovare il padre e tutto quello che ho loro insegnato, nella figura di chi viene ancora dipinto come violento, razzista e antisemita. Non lo sono mai stato e non lo sono affatto".
Così l'ex calciatore Paolo Di Canio in un messaggio inviato alla Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, pubblicato questa mattina sul portale dell'ebraismo italiano www.moked.it e subito rilanciato da agenzie di stampa e mezzi di informazione.
"Sento allora di dover tornare su un argomento che pensavo di avere già chiarito in passato - scrive ancora Di Canio - non ho e non voglio avere niente a che spartire con idee antisemite, razziste, discriminatorie, violente. Ritengo, senza se e senza ma, che le leggi razziali volute da Mussolini siano state una terribile infamia per la storia del nostro Paese. Un’infamia che causò un’immane tragedia per migliaia di ebrei in Italia. Questa è la mia posizione convinta e determinata".
"Qualche anno fa - sostiene l'ex calciatore - ho chinato la testa di fronte al dolore di alcuni superstiti di Auschwitz che ho conosciuto nel corso di un incontro a Roma. Essendo io un personaggio pubblico credo di dover dar conto di questo mio sentire così da contribuire, per quanto mi è dato, ad una sensibilizzazione dei nostri giovani verso sentimenti di solidarietà e rispetto, per unire e non per dividere, contro ogni forma di odio, di antisemitismo e di razzismo. Tanto che la autorizzo, se ne avesse intenzione, a rendere pubblica questa mia lettera e nel contempo Le comunico la mia disponibilità ad incontrarla personalmente, per esprimerLe anche a voce questi miei pensieri; e, magari, in quel contesto, potremmo anche individuare un luogo simbolico, nel quale trovarci assieme per rendere omaggio alla memoria di chi soffrì".
"Dopo quello che, mio malgrado e contrariamente alla mia volontà, è recentemente accaduto - afferma DI Canio - voglio dunque ribadire questi miei convincimenti, scrivendo alla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane perché ne sia portavoce verso tutte le Comunità così da chiudere una pagina recente di dolore e di amarezza, anche per me".
Il messaggio è così commentato dalla Presidente Di Segni: “I tempi che viviamo impongono grande attenzione alle parole che usiamo, ai gesti che compiamo e ai simboli che accompagnano la nostra vista privata ed in pubblico. Un senso di responsabilità, nell’arginare ogni forma di odio, che grava ancor più a chi si rivolge al grande pubblico e che ricoprendo un preciso ruolo ha una chiara riconoscibilità mediatica, e inevitabilmente concorre a formare le coscienze e le opinioni soprattutto dei giovani”.
  pilpul
 "Un determinato processo"
Lo scorso giovedì su questa pagina avevo scritto che quest’anno – secondo fonti ufficiali, per mancanza di fondi – la commemorazione ufficiale del 21° anniversario dell’uccisione di Itzhak Rabin non ci sarebbe stata. E invece il giorno dopo, venerdì, è stato annunciato che la commemorazione ci sarebbe stata sabato sera in Piazza Rabin a Tel Aviv. Chi ha coperto le spese è Hamahané Hazioní, che è l’attuale versione del vecchio Partito Laburista. L’affluenza di folla, stimata a oltre 50 mila persone, ha perfino superato le attese degli organizzatori. Dunque non è più lo Stato d’Israele ma è il Partito che si preoccupa di mantenere viva la memoria del Primo Ministro vincitore della guerra dei sei giorni, mentre la commemorazione ufficiale del generale e politico Rehavam Zeevi (Gandi) si è svolta nell’aula della Knesset, peraltro semivuota. In questo frangente, il coordinatore capo della coalizione parlamentare, l’on. David Bitan del Likud, ha dichiarato che “l’uccisione di Rabin non è stata un delitto politico” bensì “l’atto di un individuo che voleva fermare un determinato processo”. Difficile capire di che processo si trattasse se non di una cosa eminentemente politica chiamata “sforzi di pace”. L’atto assassino, per il quale Bitan non ha espresso una sola parola di biasimo, sembra effettivamente aver raggiunto l’effetto sperato perché, scomparso Rabin, il processo di pace iniziato con gli accordi di Oslo si è arenato.

Sergio Della Pergola,
Università Ebraica di Gerusalemme


Oltremare - Sposa, punto
Rama Burshtein, che ha già sbancato a livello nazionale e internazionale con “Lemale et haHalal” (Fill the void) nel 2012, difficilmente può dire di aver qualcosa da dimostrare. Quando si arriva fino al Festival del Cinema di Venezia con un’opera prima, si parte in discesa e con la spinta. E infatti, non si è messa fretta. Il suo “La’avor et haKir” (Through the wall / Appuntamento con la sposa) è arrivato dopo quattro anni comodi comodi, e non è che non lo si aspettasse.
Lo sprazzo di genio principale di “La’avor et haKir” è tutto negli ultimi 50 secondi del film, e siccome la cosa si ascrive pienamente alla categoria spoiler, mi astengo dal descriverlo. Ma per fortuna ce ne sono altri.


Daniela Fubini
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