19 Ottobre 2016 - 17 Tishri 5777

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9 Novembre 2016 - 8 Cheshvan 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
È noto che la prima volta in cui compare nella Torah il termine “ivri” – ebreo – è riferito al patriarca Avram “ haivrì” (Bereshit, Genesi 14,13), con verosimile allusione alla sua origine geografica ,come spiega Rashì, “meever hanahar” – “di là dal fiume “, con un richiamo alla provenienza di Avram dalla Mesopotamia; il midrash (Bereshit Rabbà 42,8) invece conferisce a questo termine un senso di identità, sottolineando la radicale differenza della collocazione spirituale di Avram “meever echad”, Avram, nel segno della fede nel D.O unico, “da una parte” e il resto del mondo, ancora dedito all’idolatria e al paganesimo “dall’altra”.
 
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Davide
Assael,
ricercatore
L'irreparabile è dunque avvenuto: Donald Trump è il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Inutile negarlo, la sensazione è sempre più quella di assistere al crollo di un sistema politico fondato sui valori di libertà, uguaglianza e fraternità, di cui la Brexit e queste elezioni appaiono solo le prime due tappe. Che proprio la Brexit dimostri che, sfogata la rabbia, non si sappia minimamente dove andare non pare essere un argomento che faccia presa su una popolazione arrabbiata, che ha trovato una classe pseudo politica capace di dare spazio ai suoi sentimenti più retrivi. A tal proposito, in contemporanea alle elezioni statunitensi, arriva una notizia dalla solita Ungheria (quanto si è sbagliato a sottovalutare quanto stava avvenendo in quel Paese in questi anni): il Parlamento ha rigettato la proposta di modifica della costituzione voluta da Orban per legittimare un referendum invece fallito. Servivano 133 voti, ne ha ottenuti 131 (tutto il suo partito). Buona notizia? Mica troppo. La proposta ha trovato l'opposizione di Jobbik, il partito razzista e antisemita, che sta a destra della Fidesz del Premier. Il motivo è che la proposta di Orban includeva una clausola per cui gli stranieri che avessero pagato 300 mila euro avrebbero potuto "comprarsi" la cittadinanza magiara. Traduzione: Jobbik fiuta l'aria e si prepara a conquistare il Parlamento. Dalla padella alla brace, si dice in questi casi.
 
Trump, Israele si interroga
I media cercano di capire cosa accadrà con Trump alla Casa Bianca. Tra i più interessati, i quotidiani israeliani: nella sua versione in ebraico, ynet riporta i dati della Cnn che raccontano chi ha votato per Trump e chi per la Clinton. Secondo questi sondaggi il 24 per cento degli ebrei americani ha votato repubblicano contro il 71 per Clinton. Il quotidiano progressista Haaretz pubblica tra gli altri approfondimenti un articolo sulle posizioni di Trump rispetto a Israele. La rete televisiva Arutz 2 riporta i complimenti del ministro trasporti israeliano Israel Katz a Trump: “Sono sicuro che le nostre ottime relazioni con gli Stati Uniti continueranno”, ha affermato il ministro.
 
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  davar

la nomina che ha sorpreso il mondo
Trump nuovo presidente Usa
Il mondo ebraico si interroga 

Shock, la grande sorpresa, il dramma di una notte. Questi alcuni dei titoli usati dai diversi quotidiani ebraici e israeliani per descrivere la vittoria inattesa nella notte di Donald Trump, nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. In queste ore, che segnano un grande cambiamento per il mondo intero, sia l’ebraismo americano sia Israele si interrogano su cosa accadrà ora che Trump guiderà la Casa Bianca. “Lavoreremo insieme per far progredire la sicurezza, la stabilità e la pace nella nostra regione”, il comunicato del Primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu fatto pervenire al nuovo presidente degli Stati Uniti, definito come “un vero amico d’Israele”. “Il legame tra Stati Uniti e Israele è basato su valori condivisi, interessi condivisi e un futuro condiviso. Sono certo che insieme al presidente Trump continueremo a rafforzare l’alleanza speciale tra Israele e gli Stati Uniti, portandola ancora più in alto”.
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i lavori dell'ihra e le ultime notizie dagli usa
'Memoria, antidoto al populismo'
In un contesto politico internazionale in forte cambiamento, alla luce dei risultati delle elezioni americane e dell’inattesa nomina alla Casa Bianca di Donald Trump, si inserisce l’intenso lavoro dell’International Holocaust Remembrance Alliance (Ihra), la Rete intergovernamentale impegnata a promuovere la didattica della Memoria e della Shoah e progetti di contrasto all’antisemitismo e all’intolleranza a livello internazionale.
In queste ore infatti si sta tenendo in Romania, a Iasi, la riunione plenaria dell’Ihra, di cui fanno parte 31 paesi, tra cui l’Italia, con una delegazione condotta dall’ambasciatore Sandro De Bernardin.
Sul tavolo, argomenti legati all’attualità, come la lotta alle nuove forme di antisemitismo e negazionismo così come la tutela dei luoghi della Memoria in Europa (oggetto di una raccomandazione dell’assemblea plenaria dell’Ihra del 2015 a Debrecen). Uno sguardo anche alla preoccupante crescita dei movimenti xenofobi e della retorica populista, in considerazione di quanto sta accadendo nel Vecchio Continente e del grande cambiamento che tocca gli Stati Uniti.
Duecento gli esperti e i rappresentati delle principali istituzioni dedicate allo studio della Shoah, che partecipano ai diversi tavoli di discussione organizzati in Romania, paese che attualmente detiene la presidente dell’Ihra. Tra questi, è stata introdotta un’assoluta novità, ovvero il gruppo di lavoro sullo sterminio nel Nord Africa, di cui farà parte anche il Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane David Meghnagi.
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l'incontro del world jewish congress
New York, leader ebraici

a confronto sui grandi temi
Sono in corso a New York, sotto l'egida del World Jewish Congress, una serie di incontri tra leader di numerose comunità ebraiche d'Europa e del mondo. Giornate di intenso confronto dedicate a un'agenda il più possibile condivisa e segnate anche dalla consegna di alcuni prestigiosi riconoscimenti a personalità del mondo della politica, della cultura, della letteratura che si sono distinte nella promozione dei valori di pace, libertà, democrazia.
Le consultazioni, cui prende parte anche la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, si concluderanno entro la fine della settimana.

il convegno fiorentino volge al termine
Bassani, una centralità ritrovata
Ebraicità e ferraresità come strutture narrative portanti. La geografia della memoria e il valore della testimonianza. Il Giardino dei Finzi-Contini, i luoghi della fantasia e quelli del cuore. Una comparazione con gli scritti e il pensiero di Paul Celan.
La terza giornata del prestigioso convegno fiorentino dedicato a Giorgio Bassani e ai grandi scrittori ebrei del Novecento impegnati sul tema della Memoria è forse la più intima di tutte. Anche in virtù delle relazioni, oggi al Gabinetto Vieusseux, della compagna Portia Prebys e dalla figlia Paola Bassani Pacht.
“Scrivere di là dal cuore”, il titolo dell’importante intervento con cui la promotrice del convegno, la professoressa Anna Dolfi, apre la giornata. Molti e qualificati gli interventi della mattinata. Tra i relatori anche Jean-Jacques Marchand (Université de Lausanne), Gianni Venturi (Università di Firenze), Eleonora Conti (Université de Paris IV-Sorbonne), Guillaume Surin (Université de Saint-Etienne), Pietro Benzoni (Università di Pavia), Francesca Nencioni (Università di Firenze).
Bassani torna dunque protagonista, in una stagione di grandi appuntamenti a lui dedicati che porteranno nei prossimi giorni molti studiosi, accademici e appassionati tra Roma e Ferrara. Tra i protagonisti Alberto Cavaglion, tra i massimi esperti di Bassani in Italia, oggi intervenuto a Firenze con una relazione su Parodia sacra e scrittura in Se questo è un uomo di Primo Levi.
“Sul conto di Bassani – ha raccontato lo studioso al Corriere Fiorentino, che ha dedicato una pagina di approfondimento a questo convegno e al rapporto dell’intellettuale ferrarese con la Toscana – tanti hanno dovuto recitare un doveroso mea culpa. Perché negli anni ‘60 fu deriso da gran parte dei suoi colleghi: troppo dolciastro, dicevano i detrattori. E invece la verità è che Bassani del fascismo mussoliniano ha capito molte cose prima di altri. A partire dalle sue ambivalenze, dalla sua ambiguità, dalla formidabile capacità di raccogliere consenso tra le masse. Pochi in quegli anni hanno avuto la sua lucidità analitica”.
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COLONNA PORTANTE DELLA ROMA EBRAICA 
Giuseppe Dell'Ariccia
(1950-2016)
Frequentatori della sinagoga, del museo ebraico, delle diverse istituzioni comunitarie. In tanti avevano familiarità con il volto di Giuseppe Dell'Ariccia, che della Comunità ebraica romana è stato per molti anni un punto di riferimento nel campo della sicurezza.
Dai vertici comunitari ai colleghi, dalla dirigenza della scuola al mondo dell'associazionismo, sono in tanti in queste ore a piangere la scomparsa di una vera e propria colonna della Roma ebraica.  
"Anche nell'ultimo periodo in cui la malattia ne aveva minato la salute, ha affrontato la lotta con il male, così come la vita, con grande coraggio e senza mai lamentarsi. Un esempio per tutti noi, che la terra gli sia lieve" dichiara la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello.
Ai familiari e ai suoi cari la nostra più sentita vicinanza.
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pilpul
Ticketless - Aratori del vulcano
La letteratura, si suol dire, interpreta il presente. Non mi riferisco, naturalmente, al terremoto immaginario uscito dalla fantasia di Safran Foer per indagare il rapporto Diaspora-Israele, ma al terremoto orribilmente vero che ha colpito il centro Italia. L’idea della fragilità dell’identità, non solo ebraica, nel suo ultimo romanzo ha stimolato Safran Foer e avrebbe dovuto stimolare gli scrittori italiani, così come a suo tempo stimolò Leopardi nel Dialogo tra la Natura e un Islandese. Il guaio è che da noi le dimensioni spaventose delle calamità che colpiscono il Belpaese oltrepassano sempre la fantasia, per altro modesta, degli scrittori (o dei registi) italiani contemporanei soliti rincorrere amenità e le solite frivolezze.
Né tanto meno mi riferisco alla penosa gaffe del ministro israeliano a proposito del sisma che ha colpito gli italiani. Del ministro non mi curo, degli effetti del sisma sulla condizione umana sì; e vorrei riportare questa settimana una frase di cui mi servo spesso per definire la condizione ebraica. Non avrei mai immaginato che quella frase un giorno avrebbe potuto essere utilizzata, per confortare quanti, tra Umbria e Marche, non vogliono allontanarsi dalle loro terre, dalle loro aziende agricole e dai loro animali.
Giacomo Debenedetti, in Otto ebrei, racconta che un giorno il grande critico e storico dell’arte Bernarde Berenson si poneva l’eterno problema: perché gli ebrei rimangono ebrei malgrado il ciclico ritorno delle persecuzioni? E rispondeva con un ricordo siciliano: “Trovandosi a visitare le pendici dell’Etna, ne ammirava la feracità da Terra promessa. Qualcuno però gli disse che periodicamente la lava scende a incenerire quei campi. ‘E perché allora li coltivate’ domandò ai contadini. ‘Perché quando i tempi tornano buoni, voscenza, così buoni sono, che ci ripagano di qualunque malanno’”. Questo, commentava Berenson, spiega per analogia con gli aratori del vulcano la tenacia degli ebrei nel sopravvivere. Questo, aggiungiamo noi, spiega per analogia cln gli aratori del vulcano la tenacia degli umbri e dei marchigiani quando dicono di non volersi allontanare dai loro animali, dalle loro aziende e dalle loro terre. Con animo commosso e turbato non possiamo non rivolgere a chi -a Norcia e Amatrice -in queste ore ha subito la feracità della propria Terra Promessa il consiglio degli aratori del vulcano. Rimanete lì, non muovetevi. Aspettate che i tempi tornino buoni e ripaghino di qualunque malanno.

Alberto Cavaglion
Periscopio - Coordinate mancanti
Ogni persona, arrivata all’età adulta, si crea, o dovrebbe crearsi, delle coordinate culturali, dei valori di riferimento, dei principi morali a cui ispirarsi nelle varie scelte contingenti. Certo, non tutti lo fanno, e molta gente preferisce vivere alla giornata, prendendo, di volta in volta, le scelte che, al momento, paiono più convenienti, o, magari, accodandosi al carro del vincitore. Ma questo modello non mi piace, e ritengo, ingenuamente, che un uomo abbia bisogno di una coscienza, e che questa coscienza non possa essere una scatola vuota, ma debba essere riempita di qualche ideale in cui credere, qualcosa per cui valga la pena spendersi, impegnarsi, e che non possa cambiare di giorno in giorno.

Francesco Lucrezi
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Gideon vive
In quali circostanze perse la vita il grande pianista e compositore ebreo moravo Gideon Klein, deportato da Theresienstadt a Birkenau e infine alle miniere slesiane di carbone della Fürstengube?
Potrebbe trattarsi di una questione di secondaria importanza, la sua morte e quella di numerosi
musicisti a Birkenau è una tragedia nella tragedia e comunque rimane tutta la sua opera musicale scritta a Theresienstadt (quella antecedente la deportazione fu recuperata nel 1990 a Praga); non è tuttavia una questione secondaria se a chiederselo a lungo fu sua sorella maggiore Eliška Kleinová (sopravvissuta, morì nel settembre 1999) la quale trascorse l’intera vita a promuovere l’opera di suo fratello nonché chiedere lumi circa la sua morte.

(Nell’immagine Jazz ensemble nel Cafè di Theresienstadt. Gideon Klein, al centro, guarda verso la cinepresa)


Francesco Lotoro
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Tante lingue per la Memoria
Si sta tenendo in Romania il meeting della IHRA, la International Holocaust Remembrance Alliance. La Romania quest’anno detiene la presidenza della organizzazione e per questo il meeting si tiene qui.
Tre giorni intensivi di lavori per i delegati provenienti dai 31 Paesi membri.

Sira Fatucci

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