I lavori dell’Ihra e le notizie dagli Usa
“Memoria, antidoto al populismo”

In un contesto politico internazionale in forte cambiamento, alla luce dei risultati delle elezioni americane e dell’inattesa nomina alla Casa Bianca di Donald Trump, si inserisce l’intenso lavoro dell’International Holocaust Remembrance Alliance (Ihra), la Rete intergovernamentale impegnata a promuovere la didattica della Memoria e della Shoah e progetti di contrasto all’antisemitismo e all’intolleranza a livello internazionale.
In queste ore infatti si sta tenendo in Romania, a Iasi, la riunione plenaria dell’Ihra, di cui fanno parte 31 paesi, tra cui l’Italia, con una delegazione condotta dall’ambasciatore Sandro De Bernardin.
Sul tavolo, argomenti legati all’attualità, come la lotta alle nuove forme di antisemitismo e negazionismo così come la tutela dei luoghi della Memoria in Europa (oggetto di una raccomandazione dell’assemblea plenaria dell’Ihra del 2015 a Debrecen). Uno sguardo anche alla preoccupante crescita dei movimenti xenofobi e della retorica populista, in considerazione di quanto sta accadendo nel Vecchio Continente e del grande cambiamento che tocca gli Stati Uniti.
Duecento gli esperti e i rappresentati delle principali istituzioni dedicate allo studio della Shoah, che partecipano ai diversi tavoli di discussione organizzati in Romania, paese che attualmente detiene la presidente dell’Ihra. Tra questi, è stata introdotta un’assoluta novità, ovvero il gruppo di lavoro sullo sterminio nel Nord Africa, di cui farà parte anche il Consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane David Meghnagi.
Sul più ampio spettro, uno degli obiettivi della riunione dell’Ihra a Iasi – dove è stato commemorato il pogrom antiebraico avvenuto 75 anni fa – è la messa a punto di un piano strategico per una riorganizzazione della struttura, tenendo presente gli obiettivi e lo scopo della Rete intergovernativa. Ad occuparsi della questione, un gruppo di lavoro specifico di cui fa parte l’ambasciatore italiano De Bernardin, protagonista dell’intervista pubblicata su Pagine Ebraiche nel numero gennaio e a firma di Ada Treves. Allora l’ambasciatore aveva sottolineato come “la collaborazione fra i membri dell’IHRA è fortissima, e l’impegno a livello transnazionale è costante, così come la fiducia reciproca: basti pensare che ogni paese si sottopone regolarmente alla valutazione del proprio operato da parte degli altri membri dell’organizzazione. Nessun luogo – ricordava De Bernardin – è davvero immune dai rischi di un rafforzamento del negazionismo e dell’intolleranza. Il confronto sulle scelte fatte, poi, è continuo, e anche il confronto sulle buone pratiche adottate, che così tendono a diffondersi, in una disseminazione continua delle idee”. A sottolineare questo impegno, in un recente intervento, anche Mihnea Constantinescu, attualmente alla presidenza dell’Ihra, che avvertiva come “non possiamo rimanere indifferenti quando la storia della Shoah viene riscritta in alcuni paesi in Europa per servire gli obiettivi del populismo aggressivo” cosi come “non possiamo rimanere indifferenti quando ‘ragioni politiche speciali’ o calcoli elettorali vengono usati come una scusa per evitare di denunciare apertamente le attuali forme di antisemitismo”.

(9 novembre 2016)