responsabilità…

È noto che la prima volta in cui compare nella Torah il termine “ivri” – ebreo – è riferito al patriarca Avram “ haivrì” (Bereshit, Genesi 14,13), con verosimile allusione alla sua origine geografica ,come spiega Rashì, “meever hanahar” – “di là dal fiume “, con un richiamo alla provenienza di Avram dalla Mesopotamia; il midrash (Bereshit Rabbà 42,8) invece conferisce a questo termine un senso di identità, sottolineando la radicale differenza della collocazione spirituale di Avram “meever echad”, Avram, nel segno della fede nel D.O unico, “da una parte” e il resto del mondo, ancora dedito all’idolatria e al paganesimo “dall’altra”. Il senso di questa distinzione ci diviene però più chiaro, al tempo stesso molto più complesso, in un momento successivo, allorquando il nome Avram viene modificato dal Signore in Avraham. Quando e con che significato viene cambiato il nome del patriarca? D.O parla ad Avram dicendogli: “ Il Mio patto con te è questo: tu sarai padre di numerose genti, non ti chiamerai più Avram , il tuo nome sarà Avraham, perché ti faccio padre di numerose genti” (Bereshit,Genesi 17, 4-5). In quel momento il Signore sta affidando al patriarca una responsabilità di carattere universale, come spiega Rashì: “fino ad ora eri “Avram – av ram – padre in Aram – ora sei Avraham -av lekhol haolam – padre del mondo intero”. D.O, in un certo senso, sta dicendo al patriarca : fa bene attenzione, il tuo compito si estende ora in tutte le direzioni, il tuo orizzonte deve ampliarsi, la tua responsabilità riguarda le sorti dell’intera umanità.
In quale circostanza D.O affida ad Avraham la responsabilità verso il mondo intero? Nel momento in cui stabilisce per il patriarca e per la sua discendenza il precetto del Berit, il segno del Patto con D.O stesso, il comandamento della circoncisione da praticare su tutti i figli maschi all’ottavo giorno dalla nascita: “Questo è il Mio Patto che osserverete fra Me e voi e la tua discendenza dopo di te, circonciderete tutti i vostri maschi” (Bereshit, Genesi 17,10). Dunque, l’Eterno destina Avraham – e la sua discendenza – ad un compito rivolto a tutti i popoli, proprio nello stesso istante in cui gli impone il segno del Patto che lo rende fisicamente, spiritualmente, intimamente diverso dal resto dell’umanità. In questa corrispondenza tra un’identità assolutamente particolare, che contiene indissolubile il segno della diversità, coniugata con un orizzonte di riferimento che diviene ampio ed esteso fino a comprendere l’insieme dell’umanità, in questa apparente ambivalenza, il senso stesso della nostra identità, la sfida che ci sollecita come popolo che discende da Avraham haivri: trovare in ogni generazione la sintesi per essere pienamente Ivri – ebreo, in tutto ciò che questo implica nei Comandamenti e nei valori che regolano, ispirano, separano e distinguono la nostra vita, al tempo stesso mantenere lo sguardo aperto verso il mondo, guardare, sentire ed operare assolutamente consapevoli di tutta la responsabilità, nelle sue più ampie dimensioni, che il Signore ci ha consegnato.

Giuseppe Momigliano, rabbino

(9 novembre 2016)