Elia Richetti,
rabbino
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È
noto che gli angeli sono rappresentazioni dell’azione di Ha-Kadòsh
Barùkh Hu, e pertanto ogni angelo rappresenta un’azione. I Maestri
identificano nei tre angeli apparsi ad Avrahàm tre missioni divine: uno
per annunciare la prossima nascita di itzchàk, uno per annunciare e
realizzare la distruzione di Sodoma, uno per guarire Avrahàm dopo la
Milà, ed aggiungono che quest’ultimo aveva anche il compito di salvare
Lot.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Appena
un giorno dopo l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati
Uniti, l’11 novembre, Gerardo Pelosi pubblica sul Sole 24 Ore un
articolo di cui non sono riuscito a capire se sia venato di sottile
ironia o di efferato cinismo. Scrive Pelosi che Matteo Renzi, dopo aver
appoggiato apertamemte Hillary Clinton durante la campagna elettorale,
sta ora cercando di riparare al malfatto creando un contatto positivo
fra l’Italia e la nuova amministrazione americana. Si è allora pensato
di affidare la missione a Marco Carrai, imprenditore nel settore della
Cyber security, “perché intervenga presso i suoi numerosi contatti in
Israele e stabilisca uno stretto dialogo con la comunità ebraica
repubblicana di New York a cui apartiene il genero di Trump, Jared
Kushner, il 35enne marito della figlia del presidente Ivanka, grande
burattinaio della campagna del suocero”. Fermiamoci un istante a
riflettere. Ci vogliono gli ebrei e in particolare la destra israeliana
e nuovayorkese perché l’Italia giunga a perorare la propria causa alle
orecchie del nuovo presidente americano. Quegli stessi ebrei cui
appartiene il burattinaio della vittoria di Trump. Sembra proprio che i
Protocolli dei Savi anziani di Sion siano tornati di attualità. E
invece no, è solamente un articolo del Sole 24 Ore.
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La squadra di Trump |
Confusa
e con diversi scontri interni ai repubblicani, prosegue la transizione
tra l’amministrazione Obama e quella che dal 20 gennaio sarà guidata
dal neopresidente Donald Trump. I quotidiani italiani riportano di una
lotta al vertice nella squadra di Trump per definire i ruoli del
prossimo governo di Washington. Quattro i gruppi di interesse, secondo
il Corriere, rappresentati nel più stretto circolo di Trump: la
famiglia del costruttore, i repubblicani ortodossi, gli estremisti di
Alt-Right, la finanza di Wall Street. A rappresentare la prima, sarebbe
il genero di Trump, Jared Kushner, sposato con la figlia del magnate
Ivanka. L’immobiliarista Kushner, ebreo ortodosso di New York, viene
definito l’uomo chiave per la vittoria di Trump: ha scritto i più
importanti discorsi del neopresidente e gestito la sua campagna sui
social. “Spietato e fidatissimo”, le parole usate da Repubblica per
descriverlo, il trentacinquenne newyorkese ha difeso sulle pagine del
New York Observer (di proprietà dello stesso Kushner) il suocero dalle
accuse di antisemitismo e razzismo. Nei suoi piani, la realizzazione di
un televisione che parli agli elettori di Trump. Kushner inoltre vuole
evitare che il ministero del Tesoro, scrive il Corriere, vada nelle
mani della parte più oltranzista del clan di Trump e sostiene “Steven
Mnuchin, 53 anni, gestore di un hedge fund, 17 anni alla Goldman
Sachs”, membro della Comunità ebraica di New York. Mnuchin farebbe così
da ponte con il mondo di Wall Street.
Altro personaggio influente della presidenza Trump è Stephen Bannon,
già salito agli onori delle cronache negli scorsi giorni, e definito
come il volto dell’ultra destra (alt-right) a Washington: il suo
obiettivo in politica estera, spiegano i giornali, creare un fronte
comune con le forze anti-sistema in Europa, a cominciare dalla leader
di Front National, Marine Le Pen e al partito indipendentista
britannico guidato da Nigel Farage.
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meis - il grande convegno nel centenario "Bassani e Ferrara, legame forte" Si
sono aperti oggi con la donazione del manoscritto del Giardino dei
Finzi-Contini, un gesto di grandissimo valore simbolico, i lavori della
seconda giornata del convegno dedicato a Giorgio Bassani nel centenario
della nascita. Dario Disegni, presidente del Museo Nazionale
dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, dopo i saluti del sindaco Tiziano
Tagliani, ha sottolineato come la sessione di questa mattina abbia
segnato una significativa tappa nel cammino di riscoperta del Giardino
dei Finzi-Contini attraverso il suo manoscritto. “Esso ci permette di
entrare, in punta dei piedi e con rispetto, nel processo creativo di
Bassani. Le cancellature, i ripensamenti, le correzioni a margine e i
segni che animano i sei quaderni del Giardino dei Finzi-Contini sono il
segno di un dibattito interno, continuo, vissuto, carico di energia che
riflette il temperamento di Bassani. Uno scrittore fortemente legato
alla sua città e alla sua comunità di origine, a cui non risparmia
critiche, ma che non dimentica mai, come emerge da tutta la sua opera”.
Anche
dopo aver lasciato Ferrara, ha continuato Disegni, “la città ha
continuato ad animare la sua immaginazione, a riempire le sue pagine e,
quasi come ogni ebreo non deve scordare mai Gerusalemme, Bassani non ha
potuto dimenticare la sua città. La Ferrara dello scrittore diventa
così un luogo dove tutti possono riconoscersi, dove Teresa Foscari può
essere Micol Finzi-Contini e il lettore può essere ferrarese. Dove,
infine, tutti avranno l’opportunità di incontrare la storia e la
cultura degli ebrei italiani, che verrà narrata dal Meis, e sentirla
propria”. Leggi
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informazione - ferrara protagonista
Meis e Ucei al lavoro insieme
per la formazione dei giornalisti
Dando
avvio a un’alleanza strategica senza precedenti, la redazione
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sarà incubatore di
un’esperienza di praticantato giornalistico che apre una nuova stagione
di cooperazione fra la massima istituzione dell’ebraismo italiano, il
Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah che sta nascendo a
Ferrara e l’Ordine dei giornalisti. Inquadrata nel gruppo di lavoro
dell’Unione, una nuova giornalista sarà orientata ad appoggiare le
attività e i progetti del Museo nazionale dell’ebraismo che sta
sorgendo sulla base della forte volontà espressa dal governo italiano.
La redazione potrà così offrire il quadro formativo e operativo di
un’iniziativa che, senza gravare sui bilanci delle istituzioni ebraiche
italiane, consentirà a queste ultime di erogare servizi fortemente
attesi dall’insieme della società italiana, dall’opinione pubblica e
dall’esecutivo, di creare nuova professionalità e nuovo lavoro a
beneficio delle grandi iniziative destinate a rendere giustizia alla
storia bimillenaria e ai valori testimoniati dagli ebrei italiani.
Le giornate dedicate a Giorgio Bassani e le prestigiose iniziative
culturali che stanno animando in queste ore la città estense hanno
fatto da sfondo all’avvio della nuova esperienza professionale, che si
svolgerà sotto la vigilanza congiunta delle strutture professionali del
MEIS e dell’UCEI. Un primo incontro con la praticante giornalista
designata dal Museo, Daniela Modonesi (ferrarese, laureata in Scienze
della comunicazione all’Università di Bologna, una solida esperienza
alle spalle nella comunicazione delle istituzioni pubbliche), il
Presidente e il Direttore del MEIS, Dario Disegni e Simonetta Della
Seta e il direttore della Comunicazione e della redazione giornalistica
dell’Unione, Guido Vitale, si è svolto per valutare il lavoro da
compiere e le sfide che attendono il grande cantiere del Museo
nazionale.
In serata a Bologna il direttore della redazione ha annunciato al
Presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna Antonio
Farnè la richiesta di iscrizione della nuova giornalista al Registro
dei praticanti.
La redazione UCEI, che è stata recentemente accreditata come ente
formatore per l’aggiornamento e la formazione permanente dei
giornalisti italiani, ha consentito fino ad oggi lo svolgimento di
numerosi praticantati, che si sono già conclusi con il superamento
dell’esame di abilitazione professionale e che sono stati convalidati
dagli Ordini dei giornalisti di Lazio, Lombardia, Piemonte, Toscana e
Veneto.
(Nell’immagine, il Presidente e Direttore del MEIS, Dario Disegni e
Simonetta Della Seta, assieme a Daniela Modonesi nelle sale della
Biblioteca Ariostea di Ferrara dove in queste ore è per la prima volta
esposto al pubblico il prezioso manoscritto originale del Giardino dei
Finzi Contini di Giorgio Bassani) Leggi
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A bookcity con pagine ebraiche Quando la Rete distorce la realtà “Presto
ci ritroveremo con una società di analfabeti sociali, zombie incapaci
di provare empatia per nessuno, nemmeno per se stessi. Dove si impara
nei social network l’autoregolamentazione, il controllo delle
situazioni, la gestione del contatto umano?”. A metterci in guardia sui
danni che i social network possono portare alla nostra società, il
direttore della Clinica psichiatrica e del Centro per le neuroscienze e
l’apprendimento dell’Università di Ulm Manfred Spitzer, autore del
celebre libro La demenza digitale. Per Spitzer bisogna fare massima
attenzione a come usiamo la tecnologia perché questa influisce sulla
nostra capacità di apprendimento così come sui rapporti tra le persone.
E il proliferare sui social network di espressioni di odio razziale e
politico, offese, di comportamenti ossessivi, molestie, bullismo
(l’Anti-Defamation League ha pubblicato un’indagine su questo tema
legato all’ultima campagna delle presidenziali Usa) sono la
dimostrazione che il fenomeno deve essere studiato a fondo e arginato.
Un tema di assoluta attualità su cui si confronteranno, nella
prestigiosa cornice del Festival Bookcity di Milano, domenica 20
novembre al mattino (ore 10.30), al Teatro Franco Parenti, il filosofo
Giulio Giorello, il giurista Carlo Melzi D’Eril, il sociologo Giovanni
Ziccardi, assieme alla giornalista della redazione dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Ada Treves. L’incontro, dal titolo La Rete,
l’odio online e il ritorno alla giungla, è uno dei tre eventi
organizzati dal giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche
all’interno di Bookcity (rassegna che prende il via oggi con l’incontro
al Teatro Dal Verme con Elif Shafak, la scrittrice turca che ha fatto
della libertà di parola una bandiera). Leggi
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l'evento al centro bibliografico L'Europa e gli echi messianici “Nostalgia
del futuro. Echi messianici fra l’Europa e le Americhe”. Questo il tema
di un convegno in svolgimento in programma nel pomeriggio al Centro
Bibliografico UCEI. Ad intervenire Michele Prandi (Università di
Genova) su “L’orientamento dei sentimenti: nostalgia, rimpianto,
attesa”, Gerardo Cunico (Università di Genova) su “Messianismo senza
messia”, Pawel Maciejko (Università Ebraica di Gerusalemme) su
“Casanova, Sabbatianism, and Jewish Messianism”,Roberta Ascarelli
(Istituto Italiano Studi Germanici) su “Thomas von Schönfeld il messia
salmodiante”, Anna Czajka (Università Stefan Wyszynski) su “Polonia,
messianismo e identità nazionale”, Laura Quercioli (Università di
Genova) su “Il messia della sconfitta nella Polonia di oggi”, Myriam
Silvera (Università di Roma Tor Vergata, Master in Cultura e
Comunicazione UCEI) su “Di marrani e di altri portoghesi”, Roberto
Francavilla (Università di Genova) su “Sparì l’ultima nave, al sol
funesto. Pessoa e il mito del Ritorno” e Vincenzo Arsillo (Università
Ca’ Foscari) su “Il corpo corale: ombre del Sebastianismo in Brasile”.
L’iniziativa, il cui comitato scientifico è composto da Roberto
Francavilla, Laura Quercini e Myriam Silvera, è organizzata con il
patrocinio di Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Università degli
Studi di Genova, Istituto Italiano di Studi Germanici, Associazione
Italiana Polonisti e Centro culturale Primo Levi di Genova. Leggi
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jciak La verità negata “Offro
mille dollari a chi mi porta un solo documento che prova l’Olocausto”.
E’ l’offerta, sprezzante e oscena, che il negazionista David Irving
sputa in faccia alla storica Deborah Lipstadt in un’aula affollata di
studenti. E’ il 1994. Siamo in Georgia, all’Emory University di
Atlanta, uno degli atenei più vecchi e prestigiosi d’America, dove
s’innesca la scintilla di uno scontro che opporrà, davanti alla
giustizia inglese, le ragioni della storia ai deliri di chi nega la
Shoah.
La battaglia legale, una delle più scottanti di questo squarcio di
secolo, raggiunge ora il grande pubblico grazie a La verità negata,
diretto da Mick Jackson, con Rachel Weisz nella parte di Deborah
Lipstadt, Timothy Spall in quella di David Irving e il sempre ottimo
Tom Wilkinson nei panni dell’avvocato Richard Rampart, a capo della
difesa della storica. Il film è da oggi nelle sale italiane.
Daniela Gross Leggi
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Setirot
- Diaspore
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Mi
piace sapere che faccio parte di numerose diaspore: quando risiedo
all’estero, mi presento volentieri come membro della diaspora francese;
quando sono in Francia, come appartenente alla diaspora ebraica. In
ogni luogo, come membro di molte altre comunità: scrittori, umanisti,
professori, finanzieri, giornalisti, economisti, musicisti, tra gli
altri. Poiché mi piace non essere ridotto a un solo villaggio, a un
solo stampo, a un solo solco, sfidare quelli che sono tanto poveri di
spirito da pensare che essere molteplice significhi necessariamente
tradire e compiangere quelli che non hanno compreso che la
multiappartenenza è il solo modo di conquistare un po’ di libertà
moltiplicando il numero delle nostre prigioni”.
(Jacques Attali, Dizionario innamorato dell’ebraismo)
Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Eli Eli
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Sara
Segal ha solo 16 anni quando la neonata compagnia teatrale diretta da
Abraham Goldfagen, all’epoca la prima e unica composta da
professionisti, si ferma nel suo villaggio natio, in Romania. È
l’inverno 1876-1877 e per la prima volta si decide che il ruolo della
nipote nella commedia “Die Bobe mit’n Enikel” verrà affidato a una
donna. Ed è così che Sara Segal, giovane sarta, sale sul palco e si
innamora del teatro, ma a quell’epoca alle ragazze di buona famiglia,
talento o no, è vivamente sconsigliata la vita dell’artista girovago.
Quando la mamma mette il veto, Sara trova la soluzione: sposa uno dei
tre responsabili della compagnia e insegue il suo sogno, il teatro in
yiddish, a cui rimarrà legata fino alla fine dei suoi giorni.
Maria Teresa Milano
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Le ragazze
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Mi
sarebbe piaciuto, per gli scorsi cinque giorni, avere 15 anni e
chiamarmi Valeria; adesso, ‘tornato’ maschio e sessantaduenne,
rileggerei Le Ragazze (Einaudi, 18 Euro) e potrei confrontare emozioni
e ragionamenti. Una ragazza italiana di oggi, che non era nemmeno nata
nel 1969 – quando ne avevo quindici io – come reagirà a un romanzo
perlopiù ambientato in California, nel pieno della ‘Summer Of Love’ che
ha segnato la musica e le arti dei decenni a venire, fino a raggiungere
questo primo quinto del terzo millennio? Si identificherebbe in Evie
Boyd, quattordicenne testimone consapevole di quel clima che portò
anche all’esplosione di violenza del massacro messo in atto dagli
adepti della setta che Charlie Manson guidò? Per me, che pur lontano
fui raggiunto dalle cronache giornalistiche che se ne occuparono –
soprattutto perché una delle vittime fu Sharon Tate, l’attrice moglie
del regista Roman Polansky – leggere il romanzo della venticinquenne
Emma Cline è stato anche un tuffo nel mio passato:
Valerio Fiandra
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Luna
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E
voi, avete alzato gli occhi al cielo, la notte del 13 di Heshvan,
cercando tra le nubi colei che era più luminosa di sempre, ammantata da
una corona iridescente?
Crateri, monti e valli erano così nitidi che avresti potuto quasi
toccarli, e magari trovare con l’Astolfo ariosteo il senno dagli uomini
smarrito, lassù ove giungono tutte le cose perse dagli umani sulla
terra, e vedervi “Altri fiumi, altri laghi, altre campagne / sono là
su, che non son qui tra noi; / altri piani, altre valli, altre
montagne, / c’han le cittadi, hanno i castelli suoi…” (Orlando furioso
XXXIV, 72:1-4).
Sara Valentina Di Palma
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