Paolo Sciunnach,
insegnante |
"E
mandò Giacobbe degli angeli davanti a sé": per placare la sua (di Esav)
ira, come è detto: "lodiamo [anche] il nemico malvagio per via della
pace". E per quale motivo Giacobbe ebbe grande timore? Disse Rav Shmuel
bar Nachman: "vieni e guarda i Giusti, quanto sono timorosi del
peccato, poiché anche dopo tutte le promesse fatte da D-o a Giacobbe,
ancora egli temeva di sbagliare verso Esaù. disse Rabbi Yochannan:
"chiunque debba affrontare un re o un governo e non conosce chi ha
difronte, si legga questo brano e imparerà la pacificazione e la
benevolenza.
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Anna
Foa,
storica |
La
notizia della sconfitta del nazionalista Hofer nelle elezioni
austriache è l'unica buona notizia di questo periodo tanto travagliato.
Speriamo che il vento cambi e che, d'ora in poi, gli elettori guardino
in tutta Europa oltre il loro naso. Abbiamo bisogno dell'Europa,
abbiamo una necessità assoluta di potenziarla, renderla un'unione
davvero politica, aprire le nostre frontiere ai profughi da immani
violenze genocidarie, cancellare nazionalismi e populismi. Ricostruire
la fiducia nel mondo e nel futuro. Tanto più ne abbiamo bisogno in
quanto il paese che finora ci ha, in maggiore o minor misura, garantito
libertà e democrazia, gli Stati Uniti, possono abdicare a questo ruolo,
stretti fra la paura, il razzismo, i rancori di strati sociali che si
sentono degradati.
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Renzi, oggi le dimissioni
Grillo e Salvini esultano
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La
netta affermazione del NO al referendum costituzionale, seguita
dall’annuncio delle proprie dimissioni del premier Matteo Renzi, apre
scenari incerti e complessi per il futuro dell’Italia. Esultano Salvini
e Grillo, con i Cinquestelle che si dicono pronti a governare il paese.
“Ho perso, e quindi l’esperienza del mio governo finisce qui. Volevo
tagliare le poltrone della politica e alla fine è saltata la mia: mi
dimetto” ha dichiarato il primo ministro a Palazzo Chigi, quando le
proiezioni del voto erano ormai quasi definitive. Nel pomeriggio
odierno, dopo aver riunito un’ultima volta il Consiglio dei Ministri,
Renzi andrà dal presidente Mattarella al Quirinale.
Il voto austriaco fa invece tirare un sospiro di sollievo all’Unione
Europea, alle forze che in tutto il continente si oppongono alle spinte
populiste e anche alla Comunità ebraica del paese, che chiaramente
aveva preso posizione in questo senso. “Alexander Van Der Bellen,
‘Sasha’ per gli amici, il professore’ per i suoi fan, sarà presidente
della Repubblica di un’Austria che si vuole ancora europeista, aperta,
tollerante” sottolinea il Corriere. “Anche nel momento del trionfo,
quello vero, chiaro e definitivo – si legge ancora – non è riuscito a
scuotersi di dosso quell’aria da intellettuale stralunato. L’eroe
capitato lì per caso, appunto. Come quei vecchi campioni, che si
ritrovano in una competizione non più loro, chiedono timidamente di
provare e alla fine sbaragliano il campo, lasciando tutti con un palmo
di naso”.
Sul Corriere, un editoriale di Pierluigi Battista sulle risoluzioni
adottate contro Israele nelle massime istituzioni internazionali e sui
“silenzi” dell’Italia. Sostiene il giornalista: “Le giustificazioni
molto pasticciate del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sul voto
‘allucinante’ di astensione dell’Italia alla famigerata mozione Unesco
dimostrano una confusione di idee che non promette niente di buono.
Forse non si vuole capire che l’Intifada diplomatica con cui si vuole
cancellare il diritto di esistere della nazione ebraica (nell’ambito di
una giusta politica incentrata su «due popoli, due Stati»), non è una
somma di casi singoli, ma una strategia fondata sul presupposto che i
regimi non democratici nemici di Israele sono maggioranza”.
È in programma oggi a Mantova l’incontro fra il sindaco Mattia Palazzi
e gli assessori Giovanni Buvoli e Andrea Murari con gli esponenti di un
comitato di rabbini ortodossi che sono venuti in città da Israele e
dagli Stati Uniti d’America con l’obiettivo di ottenere l’area
dell’antico cimitero ebraico del Gradaro (aperto nel 1442 e chiuso nel
1786). “La terra è stata pagata dagli ebrei e deve tornare agli ebrei”
è la tesi del rabbino, editore e ricercatore rav Shmaya Levi, che del
cimitero del Gradaro si è occupato per anni, recuperando a Budapest la
mappa completa delle sepolture (Gazzetta di Mantova).
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REFERENDUM - voci a confronto
"Populismo, un pericolo grave"
Inquietudine
per il futuro. Un futuro che si annuncia particolarmente intricato e
complesso. È una posizione comune agli opinionisti del portale
dell’ebraismo italiano www.moked.it che abbiamo contattato per una
prima valutazione sugli esiti del referendum costituzionale.
La minaccia populista è all’orizzonte, avverte la storica Anna Foa. “Ci
stiamo rotolando con compiacimento e incoscienza” scrive nella sua
rubrica settimanale, invitando a guardare al caso austriaco come a uno
dei pochi segnali di speranza arrivati in questi ultimi mesi dal
Vecchio Continente. L’unico forse cui aggrapparsi per ripartire. C’è
infatti un rischio concreto, aggiunge Foa. “Ed è quello di consegnare
l’Italia ai Salvini e ai Grillo”.
“L’equazione tra ‘poteri forti’, e quindi ‘occulti’, e
l’intollerabilità della presenza delle minoranze, che sarebbero dietro
di essi, è purtroppo un classico della storia, recente e non. Non ci
troveremmo, quindi, dinanzi ad un inedito. Ai mutamenti intervenuti
negli anni Venti e Trenta del secolo trascorso, sappiamo bene cosa (e
come) si è risposto. La storia non si ripete mai ma certi moventi di
fondo, purtroppo, tendono a ripresentarsi” riflette lo storico Claudio
Vercelli. “Sì, sono preoccupato. Soprattutto – aggiunge Vercelli –
dinanzi al rischio di una saldatura tra quella parte di collettività
che non si sente più rappresentata e una ‘offerta politica’ che
recupera fantasmi mai del tutto scomparsi”.
L’Italia? Per David Bidussa, storico sociale delle idee, rischia di
trasformarsi in un Paese sempre più “incerto e senza futuro”. Anche
perché il voto di protesta, osserva, “non rappresenta un voto di
governo, ma un fronte disunito di forze politiche incompatibili”.
Ma la paralisi non è una strada praticabile, aggiunge Bidussa,
soprattutto in vista della scadenza del 31 dicembre come data ultima
per l’approvazione della Legge di Bilancio. “Chi sarà ad occuparsene?
Come si sbrigherà questa incombenza, la più importante per qualsivoglia
governo? È forse la domanda più attuale oggi”.
“Corriamo un grande rischio, e questa campagna elettorale l’ha
dimostrato. L’imbarbarimento digitale, una violenza verbale che è
arrivata a livelli intollerabili e che viene sempre più spesso
veicolata attraverso il web e i social network. Dobbiamo tenere alta la
guardia” dice Mario Avagliano, storico e giornalista. Il nostro
interlocutore si dice comunque fiducioso sul fatto che, malgrado
l’intensità del pericolo, le istituzioni democratiche sapranno
resistere all’urto del populismo e alle bufale in serie.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked Leggi
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referendum - l'analisi di sergio della pergola
Italiani in Israele, il sì stravince
"Preoccupati per il dopo Renzi"
Una
bassa percentuale di italiani in Israele è andata al voto: il 19,51 per
cento nella circoscrizione denominata Israele, il 27,17 in quella
“autonoma” di cui fa parte Gerusalemme. Sotto la media mondiale. Ma tra
chi è andato a votare, il sì ha vinto in modo nettissimo (80 per cento
nella circoscrizione Israele - nell'immagine i dati del ministero
dell'Interno -, 70 in quella autonoma) e ora, con l'ampia sconfitta di
Renzi e con le sue dimissioni, anche in Israele ci si interroga sul
futuro del Bel Paese.

“Gli italiani d'Israele – spiega a Pagine Ebraiche da Gerusalemme
Sergio Della Pergola, demografo, docente dell'Università Ebraica nonché
autorevole rappresentante degli italkim (la Comunità degli italiani
dello Stato ebraico) – sanno che le alternative a Renzi sono Grillo
(Movimento Cinque Stelle) o Salvini (Lega Nord): il primo è chiaramente
anti-israeliano e antisemita, il secondo a parole dice di essere un
grande amico d'Israele ma dietro ha un movimento con pulsioni
antisemite di cui non ci si può fidare”. Leggi
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qui roma - l'incontro nella sede ucei
La lezione di rav Adin Steinsaltz
"Ecco come si diventa leader"
“Cosa
è una leadership ebraica? Chi è un leader ebraico?”. Sono le domande
che animeranno un intervento del grande rabbino e talmudista Adin
Steinsaltz, ospite questo pomeriggio alle 17 del Centro Bibliografico
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L’incontro, organizzato
dall’UCEI, è rivolto a chi in campo ebraico detiene ruoli di guida,
responsabilità, orientamento. Uno stimolante momento di confronto con
una delle menti più acute e significative della contemporaneità.
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Informazione - International edition
Storia di un rifugiato dimenticato
"Sono
un ebreo dimenticato. Le mie radici percorrono quasi 2600 anni, i miei
antenati hanno portato enormi contributi alla civiltà, e la mia
presenza era sentita dal Nord Africa alla Mezzaluna fertile, ma oggi
esisto a malapena. Vedete, sono un ebreo proveniente dal mondo arabo.
No, non è completamente accurato. Sono caduto in una trappola
linguistica. La mia presenza precede la conquista araba in tutte le
terre in cui vivevo. Per esempio, quando gli arabi hanno conquistato il
Nord Africa, ero lì da almeno sei secoli. E oggi, non troverete alcuna
traccia di me nella grande maggioranza dell’intera area”. Il direttore
dell’American Jewish Committee David Harris ricorda così la cacciata
degli ebrei dai paesi arabi e dall’Iran, evento che il mondo trascura e
a cui è stata dedicata dalla Knesset la Giornata del Ricordo del 30
novembre. La “Lettera di un ebreo dimenticato” pubblicata
sull’Huffington Post negli Stati Uniti, è ripresa dall’odierna uscita
di Pagine Ebraiche International Edition. Alle storie dei profughi dal
mondo musulmano, molti dei quali raggiunsero l’Italia, Pagine Ebraiche
ha dedicato il dossier del numero di dicembre, presentato per i lettori
dell’edizione internazionale. Leggi
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Oltremare - Vendetta
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La
sera della fine di Yom Kippur a casa mia usa piantare i semi di grano
che erano per tutto Kippur sparpagliati sul tavolo bardato a festa,
insieme a melograno e pannocchie. Quest'anno il grano è cresciuto
talmente folto e forte fin da subito, che per la prima volta da che mi
ricordi l'ho trasferito dopo pochi giorni in un vaso vero con terra
fresca e l'ho messo in un punto assolato, proprio davanti ai miei occhi
sopra al lavandino della cucina. Nei primi giorni, con il caffè del
mattino guardavo il grano ogni mattina vari millimetri più alto. Poi i
fili d'erba verdi scuri sono diventati così alti da appoggiarsi al muro
che inquadra la finestra per sostenersi. Per oltre un mese ho
continuato a curare e annaffiare il grano di Kippur, domandandomi
quanto ancora avrebbe potuto continuare a crescere. Apparentemente
ignaro di due ondate di chamsin.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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