Giuseppe Momigliano,
rabbino
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Faccio
parte in questi giorni di un convegno internazionale di rabbini
ortodossi riuniti a Gerusalemme da oltre 40 nazioni. Nell’ambito del
programma alcune visite a luoghi di interesse religioso e di attualità
per conoscere la realtà d’Israele. La prima tappa è una località per me
sconosciuta, Neweh Zuf-Chalamish – un villaggio di 250 famiglie circa
1.300 persone.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Al
netto delle responsabilità penali, che andranno accertate, i fatti
avvenuti nel Cpa di Cona (piccola località nel veneziano), rapidamente
estesesi nel veronese e nel vicentino, hanno già dei chiari
responsabili. Tutti i sindaci veneti, che hanno rifiutato la proposta
dei prefetti di accogliere piccoli gruppi di migranti (la nuova
normativa parla di 2,5 persone ogni 1000 abitanti) in piccole strutture
di accoglienza diffuse sul territorio.
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Profughi, stretta Viminale
Governatori contro i Cie
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Il
piano di riapertura dei Centri di identificazione ed espulsione
proposto dal ministro degli Interni Marco Minniti è al centro
dell'attenzione dei media nazionali. In merito, Repubblica parla di
una raffica di no da parte di “governatori e sindaci,
associazioni umanitarie e sindacati di polizia, esponenti di vertice
della stessa maggioranza di governo”. Un Cie in ogni regione, la
proposta di Minniti, per arrivare al raddoppio dei rimpatri di chi non
ha diritto a rimanere nel nostro paese. Di posti “disumani e inutili”
parla la vicepresidente Dem Sandra Zampa. Il Corriere spiega che il
progetto del Viminale segue un doppio binario: da una parte gli accordi
internazionali come quello rinnovato con Tunisi in queste ore da
Minniti sul rimpatrio degli irregolari, dall'altra l'ampliamento in
Italia del sistema di accoglienza onde evitare rivolte come quella a
Cona, in Veneto. Su quest'ultimo punto è stata inviata una lettera di
richiamo ai prefetti perché vi sia una maggiore redistribuzione dei
profughi nei comuni: “Basta enclave etniche con numeri troppo alti di
richiedenti asilo”, il messaggio del ministero. Anche alla Farnesina si
lavora sul tema migranti, spiega il ministro degli Esteri Angelino
Alfano in un'intervista a La Stampa, il cui obiettivo è porre il tema
della sicurezza del Mediterraneo e del contrasto al traffico di esseri
umani al centro del G7 che si terrà a maggio a Taormina.
Oltre la soluzione dei due Stati. La Stampa anticipa un intervento
dello scrittore israeliano Abraham B. Yehoshua (che sarà pubblicato
integralmente domani) rispetto alla questione della soluzione dei due
Stati per il conflitto tra israeliani e palestinesi. Yehoshua spiega di
essere stato criticato recentemente per aver proposto di “ trasformare
Gerusalemme in una specie di laboratorio dove testare la convivenza tra
due etnie nell'eventualità che israeliani e palestinesi vengano
trascinati, volenti o nolenti, in uno Stato bi-nazionale o federale”.
La tesi di Yehoshua è che i vertici di entrambe le parti non sono
intenzionate a sedersi al tavolo dei negoziati. Intanto in Cisgiordania
due agenti di sicurezza israeliani sono rimasti feriti ieri dopo che
due attentatori palestinesi, a bordo di motociclette, hanno cercato di
investirli a un posto di blocco.
Roma, la sicurezza antiterrorismo e il modello Israele. Sulle pagine
del Corriere Roma il presidente della Federazione italiana pubblici
esercizi, Lino Stoppani, chiede maggiori misure di sicurezza per i
luoghi di aggregazione come centri commerciali, locali e ristoranti.
Secondo il presidente del Fipe non è il personale armato quello che
serve ma “vie di fuga e personale addestrato a soccorrere i clienti”.
“Dopo gli attacchi in Israele del 2001 in tutte le discoteche venne
affisso un messaggio indirizzato ai terroristi: 'Non fermerete la
nostra voglia di ballare'. Ed è quello che dovremmo fare anche qui,
abbiamo molto da imparare da ciò che accade all'estero - afferma
Stoppani -, dobbiamo affidarci all'intelligence e alla prevenzione
delle forze dell'ordine, se non è successo niente finora vuol dire che
funziona, ma prendere l'iniziativa noi stessi e rafforzare subito le
misure di sicurezza passive”.
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l'incontro con il sindaco sul doposisma
L'Unione in campo con IsraAid
Ad Amatrice per portare aiuti
Termocoperte,
giacche per bambini e per adulti, stufe, sciarpe. Sono alcuni dei
materiali portati nelle scorse ore da una delegazione dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane e di IsraAID, no profit israeliana
specializzata nel prestare soccorso nei luoghi colpiti da guerre e
calamità naturali, alle popolazioni rimaste vittima del terremoto che
la scorsa estate ha scosso il Centro Italia. Un segno tangibile della
solidarietà dell’ebraismo italiano e di Israele, avviato sin dalle
prime ore e che prosegue a distanza di mesi in luoghi come Amatrice in
cui l’emergenza non è ancora finita. “Dopo il nostro primo intervento a
settembre non abbiamo mai perso i contatti con le istituzioni locali e
con le persone con cui abbiamo collaborato”, racconta a Pagine Ebraiche
Ardita Kongjonaj, a capo della missione di IsraAID che ha visto
coinvolto un team di esperti soccorritori e psicologi provenienti da
Israele.
“Siamo
contenti di essere riusciti ad incontrare il sindaco di Amatrice Sergio
Pirozzi (nell’immagine a sinistra di Kongjonaj) che ci ha ringraziato
per il materiale”, ha sottolineato Kongjonaj. E durante l’incontro il
sindaco ha avuto modo di parlare telefonicamente con la presidente UCEI
Noemi Di Segni, che ha ribadito la solidarietà dell’ebraismo italiano
alla città e a tutte le persone colpite dal terremoto. Dopo la raccolta
fondi portata avanti dall’Unione, “l’ente proseguirà nel suo impegno di
assistenza ai terremotati con iniziative specifiche”, ricorda
l’assessore al personale UCEI Franca Formiggini Anav, che aveva
visitato in settembre Scai, frazione di Amatrice. Leggi
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pagine ebraiche - dossier golem
Tra miti, robot e infine cyborg Károly
Kerényi, filologo e storico delle religioni ungherese, definiva
mitologema il nucleo originario di un mito, di cui i singoli racconti
tradizionali non sono altro che sviluppi, o varianti. L’elemento minimo
riconoscibile di un complesso di materiale mitico, che viene poi
continuamente rivisitato, plasmato e riorganizzato, pur rimanendo di
fatto la stessa storia, lo stesso racconto primordiale. Immergersi al
centro della modernità, a caccia delle origini profonde delle sfide
tecnologiche che impregnano il presente e la vita contemporanea può
portare allo studio della leggenda ebraica del Golem come nucleo
originario di una serie di interrogativi di fondo che si fanno
principio stesso della ricerca. Le sue tracce mitografiche puntano
verso un passato che va ricostruito, e che porta inevitabilmente con sé
la necessità di un ripensamento profondo.
Con la tecnologia è arrivata una invasione di oggetti e manufatti di
vario genere, così come una trasformazione radicale della visione e
della rappresentazione: linguaggi artificiali, sistemi cibernetici e
ibridazioni tra esseri umani e computer portano verso la creazione del
cyborg, essere umano potenziato grazie all’impianto nel suo organismo
di componenti meccaniche ed elettroniche, senza alcun intervento sul
suo dna. Leggi
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intanto muore un militare ferito nel 2014
Il verdetto della Corte militare
"A Hebron fu omicidio colposo"
In
Israele in queste ore l'attenzione e il dibattito pubblico sono
concentrati sul verdetto di un tribunale militare: quello della Corte
di Tel Aviv che ha giudicato colpevole di omicidio colposo il soldato
che a Hebron aveva sparato e ucciso nel febbraio scorso un terrorista
che giaceva a terra ferito.
Il verdetto, che tocca una situazione molto complessa, sta dividendo
l'opinione pubblica israeliana. Una decisione “difficile”, la
definizione del ministro della Difesa Avigdor Lieberman (nell'immagine)
che in passato aveva difeso il soldato e che ha dichiarato di non
essere d'accordo con i giudici. Lieberman ha affermato che la
“Difesa farà il possibile per aiutare il soldato e la sua famiglia”
aggiungendo però che “un verdetto è stato emesso. Anche chi, come me, è
contrariato, deve rispettarlo”. “Dobbiamo mantenere l'esercito fuori da
ogni discussione politica – ha dichiarato il ministro – e garantire che
mantenga il più ampio consenso nella società israeliana”.
Nel corso delle tre ore in cui il giudice Maya Heller ha letto il
verdetto, si è svolta fuori dal tribunale una manifestazioni di
attivisti che hanno difeso l'azione del soldato. I giudici, riportano i
media israeliani, hanno respinto le tesi della difesa, in particolare
quella secondo cui il terrorista – che aveva cercato di accoltellare un
altro soldato – fosse già morto prima dello sparo da parte del soldato
incriminato.
Anche la politica israeliana si è divisa sulla questioni e alcune voci,
parte di tutto l'arco parlamentare, hanno chiesto al presidente
d'Israele Reuven Rivlin di concedere la grazia al soldato.
Mentre si attendeva il verdetto – per capire quale pena sarà comminata
bisognerà aspettare alcune settimane, riferiscono i media – un'altra
notizia ha colpito l'opinione pubblica: la morte del maggiore Hagai Ben
Ari, 31enne padre di tre figli, in coma da 30 mesi ovvero da quando era
stato ferito a Gaza durante l'operazione portata avanti nel 2014 da
Israele per distruggere i tunnel del terrore di Hamas.
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Tre citazioni
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Tre
citazioni a confronto, con indicazione della fonte. La prima:
"Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E
all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile " (attribuita
anche su queste pagine a Francesco d'Assisi, ma pare che non sia
autentica).
Seconda citazione: "Il possibile lo stiamo facendo, l'impossibile
cercheremo di farlo, per i miracoli ci stiamo attrezzando" (cartello
esposto ogni tanto dal ferramenta sotto casa mia).
Terza citazione: "La figlia di rabbì Chanina ben Dosa all'entrata dello
Shabbat per accendere il lume si era sbagliata e aveva preso invece
dell'olio dell'aceto. Il padre (che era abituato ai miracoli) le disse
di non preoccuparsi: Chi ha detto all'olio di accendersi può dire
all'aceto di accendersi. Ed effettivamente rimase acceso fino alla fine
dello Shabbat" (Talmud bab. Ta'anit 25a).
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
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Ticketless - Rivoluzione di aprile
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Risale
la quotazione del vecchio e apprezzabile progetto di legge sulla
libertà religiosa, a suo tempo avanzato dall’on. Valdo Spini. Il caso
ha voluto che nei giorni in cui questo portale ne riferiva, l’occhio mi
cadesse su un documento di un secolo e mezzo fa (lo riproduco qui
sotto).
Il 2017 sarà pieno di ricorrenze. Cade il centenario della Rivoluzione di Ottobre, ma anche il centocinquantesimo anniversario
della Rivoluzione di Aprile. Il 30 aprile 1867 s’aprì il Congresso
Israelitico di Firenze: quell’assise avrebbe potuto rappresentare una
svolta. Avrebbe potuto essere la primavera degli ebrei d’Italia. Il
punto 3 del programma recitava così: “Quali provvedimenti sieno da
prendersi nell’interesse dell’Israelitismo Italiano nel caso che dal
Governo e dal Parlamento si proceda all’applicazione del principio –
Libera Chiesa in libero Stato – ed all’abolizione di ogni ingerenza
dello Stato negli affari di religione”. Gli organizzatori del convegno
avevano intuito la solennità dell’ora e l’aureo principio cavouriano lo
avevano voluto stampare a caratteri cubitali.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Le belle parole
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Nonostante
gli auguri di rito, non c'è dubbio che questo nuovo anno inizi, per
quel che riguarda le relazioni di Israele - e, più in generale,
dell'ebraismo - con il resto del mondo, decisamente male. Il senso
della famosa risoluzione, ONU, su cui già tanto si è detto, è infatti
inequivocabile. Israele è solo, è alla sbarra, è sotto accusa, e, se
prima c'era qualcuno, forte e potente, che lo difendeva per principio,
su questa difesa "a scatola chiusa" non c'è più da fare affidamento. E,
se l'America non difende più automaticamente l'alleato sul piano
diplomatico, ancora meno ci sarà da fare affidamento - nel malaugurato
caso di necessità - su un aiuto di tipo militare. Le belle parole non
costano nulla, il Presidente eletto americano è stato prodigo di parole
di amore per Israele - sia pure infarcite, dato il personaggio, di
qualche gaffe di dubbio gusto -, ma ci penserebbe certamente dieci
volte prima di impegnare gli Stati Uniti militarmente, essendo tutto il
suo programma incentrato fondamentalmente sull'esclusiva protezione
degli interessi dell'America (anzi, di una precisa parte dell'America).
Francesco Lucrezi, storico
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Testamenti
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A
pag. 335 delle sue memorie di cattività l’internato militare italiano
(nonché disegnatore e scrittore) Ferruccio Francesco Frisone,
prigioniero presso il Lazarett–Lager di Fullen, ci lascia un
meraviglioso pensiero: “Ho sognato nella notte la leggerezza del valzer
[…], la deliziosa gamma delle fini piacevolezze di tutte le arti, la
squisitezza melodiosa di musiche che solo il sogno può dare. Dio ti
ringrazio per avermi ridato, solo poco dopo il pianto e la
disperazione, questa grazia”.
La sedicesima mitzvà recita che ogni ebreo debba scrivere un Sefer Toràh per se stesso (Deut. 31:19).
Francesco Lotoro, musicista
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Imparare |
Ha
detto Nachman bar Yzchak: perché le parole della Torah vengono
paragonate all'albero (da cui si ricava il legno), come è detto "Un
albero di vita è per coloro che lo afferrano"?
Sira Fatucci
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