19 Ottobre 2016 - 17 Tishri 5777

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4 gennaio 2017 - 6 Tevet 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
Faccio parte in questi giorni di un convegno internazionale di rabbini ortodossi riuniti a Gerusalemme da oltre 40 nazioni. Nell’ambito del programma alcune visite a luoghi di interesse religioso e di attualità per conoscere la realtà d’Israele. La prima tappa è una località per me sconosciuta, Neweh Zuf-Chalamish – un villaggio di 250 famiglie circa 1.300 persone.
 
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Davide
Assael,
ricercatore
Al netto delle responsabilità penali, che andranno accertate, i fatti avvenuti nel Cpa di Cona (piccola località nel veneziano), rapidamente estesesi nel veronese e nel vicentino, hanno già dei chiari responsabili. Tutti i sindaci veneti, che hanno rifiutato la proposta dei prefetti di accogliere piccoli gruppi di migranti (la nuova normativa parla di 2,5 persone ogni 1000 abitanti) in piccole strutture di accoglienza diffuse sul territorio.
 
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Profughi, stretta Viminale
Governatori contro i Cie
Il piano di riapertura dei Centri di identificazione ed espulsione proposto dal ministro degli Interni Marco Minniti è al centro dell'attenzione dei media nazionali. In merito, Repubblica parla di una  raffica di no da parte di “governatori e sindaci, associazioni umanitarie e sindacati di polizia, esponenti di vertice della stessa maggioranza di governo”. Un Cie in ogni regione, la proposta di Minniti, per arrivare al raddoppio dei rimpatri di chi non ha diritto a rimanere nel nostro paese. Di posti “disumani e inutili” parla la vicepresidente Dem Sandra Zampa. Il Corriere spiega che il progetto del Viminale segue un doppio binario: da una parte gli accordi internazionali come quello rinnovato con Tunisi in queste ore da Minniti sul rimpatrio degli irregolari, dall'altra l'ampliamento in Italia del sistema di accoglienza onde evitare rivolte come quella a Cona, in Veneto. Su quest'ultimo punto è stata inviata una lettera di richiamo ai prefetti perché vi sia una maggiore redistribuzione dei profughi nei comuni: “Basta enclave etniche con numeri troppo alti di richiedenti asilo”, il messaggio del ministero. Anche alla Farnesina si lavora sul tema migranti, spiega il ministro degli Esteri Angelino Alfano in un'intervista a La Stampa, il cui obiettivo è porre il tema della sicurezza del Mediterraneo e del contrasto al traffico di esseri umani al centro del G7 che si terrà a maggio a Taormina.

Oltre la soluzione dei due Stati. La Stampa anticipa un intervento dello scrittore israeliano Abraham B. Yehoshua (che sarà pubblicato integralmente domani) rispetto alla questione della soluzione dei due Stati per il conflitto tra israeliani e palestinesi. Yehoshua spiega di essere stato criticato recentemente per aver proposto di “ trasformare Gerusalemme in una specie di laboratorio dove testare la convivenza tra due etnie nell'eventualità che israeliani e palestinesi vengano trascinati, volenti o nolenti, in uno Stato bi-nazionale o federale”. La tesi di Yehoshua è che i vertici di entrambe le parti non sono intenzionate a sedersi al tavolo dei negoziati. Intanto in Cisgiordania due agenti di sicurezza israeliani sono rimasti feriti ieri dopo che due attentatori palestinesi, a bordo di motociclette, hanno cercato di investirli a un posto di blocco.

Roma, la sicurezza antiterrorismo e il modello Israele. Sulle pagine del Corriere Roma il presidente della Federazione italiana pubblici esercizi, Lino Stoppani, chiede maggiori misure di sicurezza per i luoghi di aggregazione come centri commerciali, locali e ristoranti. Secondo il presidente del Fipe non è il personale armato quello che serve ma “vie di fuga e personale addestrato a soccorrere i clienti”. “Dopo gli attacchi in Israele del 2001 in tutte le discoteche venne affisso un messaggio indirizzato ai terroristi: 'Non fermerete la nostra voglia di ballare'. Ed è quello che dovremmo fare anche qui, abbiamo molto da imparare da ciò che accade all'estero - afferma Stoppani -, dobbiamo affidarci all'intelligence e alla prevenzione delle forze dell'ordine, se non è successo niente finora vuol dire che funziona, ma prendere l'iniziativa noi stessi e rafforzare subito le misure di sicurezza passive”.
 
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  davar
l'incontro con il sindaco sul doposisma
L'Unione in campo con IsraAid
Ad Amatrice per portare aiuti
Termocoperte, giacche per bambini e per adulti, stufe, sciarpe. Sono alcuni dei materiali portati nelle scorse ore da una delegazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e di IsraAID, no profit israeliana specializzata nel prestare soccorso nei luoghi colpiti da guerre e calamità naturali, alle popolazioni rimaste vittima del terremoto che la scorsa estate ha scosso il Centro Italia. Un segno tangibile della solidarietà dell’ebraismo italiano e di Israele, avviato sin dalle prime ore e che prosegue a distanza di mesi in luoghi come Amatrice in cui l’emergenza non è ancora finita. “Dopo il nostro primo intervento a settembre non abbiamo mai perso i contatti con le istituzioni locali e con le persone con cui abbiamo collaborato”, racconta a Pagine Ebraiche Ardita Kongjonaj, a capo della missione di IsraAID che ha visto coinvolto un team di esperti soccorritori e psicologi provenienti da Israele.
“Siamo contenti di essere riusciti ad incontrare il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi (nell’immagine a sinistra di Kongjonaj) che ci ha ringraziato per il materiale”, ha sottolineato Kongjonaj. E durante l’incontro il sindaco ha avuto modo di parlare telefonicamente con la presidente UCEI Noemi Di Segni, che ha ribadito la solidarietà dell’ebraismo italiano alla città e a tutte le persone colpite dal terremoto. Dopo la raccolta fondi portata avanti dall’Unione, “l’ente proseguirà nel suo impegno di assistenza ai terremotati con iniziative specifiche”, ricorda l’assessore al personale UCEI Franca Formiggini Anav, che aveva visitato in settembre Scai, frazione di Amatrice.
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pagine ebraiche - dossier golem
Tra miti, robot e infine cyborg
Károly Kerényi, filologo e storico delle religioni ungherese, definiva mitologema il nucleo originario di un mito, di cui i singoli racconti tradizionali non sono altro che sviluppi, o varianti. L’elemento minimo riconoscibile di un complesso di materiale mitico, che viene poi continuamente rivisitato, plasmato e riorganizzato, pur rimanendo di fatto la stessa storia, lo stesso racconto primordiale. Immergersi al centro della modernità, a caccia delle origini profonde delle sfide tecnologiche che impregnano il presente e la vita contemporanea può portare allo studio della leggenda ebraica del Golem come nucleo originario di una serie di interrogativi di fondo che si fanno principio stesso della ricerca. Le sue tracce mitografiche puntano verso un passato che va ricostruito, e che porta inevitabilmente con sé la necessità di un ripensamento profondo.
Con la tecnologia è arrivata una invasione di oggetti e manufatti di vario genere, così come una trasformazione radicale della visione e della rappresentazione: linguaggi artificiali, sistemi cibernetici e ibridazioni tra esseri umani e computer portano verso la creazione del cyborg, essere umano potenziato grazie all’impianto nel suo organismo di componenti meccaniche ed elettroniche, senza alcun intervento sul suo dna.
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intanto muore un militare ferito nel 2014 
Il verdetto della Corte militare
"A Hebron fu omicidio colposo"

In Israele in queste ore l'attenzione e il dibattito pubblico sono concentrati sul verdetto di un tribunale militare: quello della Corte di Tel Aviv che ha giudicato colpevole di omicidio colposo il soldato che a Hebron aveva sparato e ucciso nel febbraio scorso un terrorista che giaceva a terra ferito.
Il verdetto, che tocca una situazione molto complessa, sta dividendo l'opinione pubblica israeliana. Una decisione “difficile”, la definizione del ministro della Difesa Avigdor Lieberman (nell'immagine) che in passato aveva difeso il soldato e che ha dichiarato di non essere d'accordo con i giudici. Lieberman ha  affermato che la “Difesa farà il possibile per aiutare il soldato e la sua famiglia” aggiungendo però che “un verdetto è stato emesso. Anche chi, come me, è contrariato, deve rispettarlo”. “Dobbiamo mantenere l'esercito fuori da ogni discussione politica – ha dichiarato il ministro – e garantire che mantenga il più ampio consenso nella società israeliana”.
Nel corso delle tre ore in cui il giudice Maya Heller ha letto il verdetto, si è svolta fuori dal tribunale una manifestazioni di attivisti che hanno difeso l'azione del soldato. I giudici, riportano i media israeliani, hanno respinto le tesi della difesa, in particolare quella secondo cui il terrorista – che aveva cercato di accoltellare un altro soldato – fosse già morto prima dello sparo da parte del soldato incriminato.
Anche la politica israeliana si è divisa sulla questioni e alcune voci, parte di tutto l'arco parlamentare, hanno chiesto al presidente d'Israele Reuven Rivlin di concedere la grazia al soldato.
Mentre si attendeva il verdetto – per capire quale pena sarà comminata bisognerà aspettare alcune settimane, riferiscono i media – un'altra notizia ha colpito l'opinione pubblica: la morte del maggiore Hagai Ben Ari, 31enne padre di tre figli, in coma da 30 mesi ovvero da quando era stato ferito a Gaza durante l'operazione portata avanti nel 2014 da Israele per distruggere i tunnel del terrore di Hamas. 

pilpul

Tre citazioni
Tre citazioni a confronto, con indicazione della fonte. La prima: "Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile " (attribuita anche su queste pagine a Francesco d'Assisi, ma pare che non sia autentica).
Seconda citazione: "Il possibile lo stiamo facendo, l'impossibile cercheremo di farlo, per i miracoli ci stiamo attrezzando" (cartello esposto ogni tanto dal ferramenta sotto casa mia).
Terza citazione: "La figlia di rabbì Chanina ben Dosa all'entrata dello Shabbat per accendere il lume si era sbagliata e aveva preso invece dell'olio dell'aceto. Il padre (che era abituato ai miracoli) le disse di non preoccuparsi: Chi ha detto all'olio di accendersi può dire all'aceto di accendersi. Ed effettivamente rimase acceso fino alla fine dello Shabbat" (Talmud bab. Ta'anit 25a).


Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
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Ticketless - Rivoluzione di aprile
Risale la quotazione del vecchio e apprezzabile progetto di legge sulla libertà religiosa, a suo tempo avanzato dall’on. Valdo Spini. Il caso ha voluto che nei giorni in cui questo portale ne riferiva, l’occhio mi cadesse su un documento di un secolo e mezzo fa (lo riproduco qui sotto).
Il 2017 sarà pieno di ricorrenze. Cade il centenario della Rivoluzione di Ottobre, ma anche il centocinquantesimo
anniversario della Rivoluzione di Aprile. Il 30 aprile 1867 s’aprì il Congresso Israelitico di Firenze: quell’assise avrebbe potuto rappresentare una svolta. Avrebbe potuto essere la primavera degli ebrei d’Italia. Il punto 3 del programma recitava così: “Quali provvedimenti sieno da prendersi nell’interesse dell’Israelitismo Italiano nel caso che dal Governo e dal Parlamento si proceda all’applicazione del principio – Libera Chiesa in libero Stato – ed all’abolizione di ogni ingerenza dello Stato negli affari di religione”. Gli organizzatori del convegno avevano intuito la solennità dell’ora e l’aureo principio cavouriano lo avevano voluto stampare a caratteri cubitali.

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Le belle parole
Nonostante gli auguri di rito, non c'è dubbio che questo nuovo anno inizi, per quel che riguarda le relazioni di Israele - e, più in generale, dell'ebraismo - con il resto del mondo, decisamente male. Il senso della famosa risoluzione, ONU, su cui già tanto si è detto, è infatti inequivocabile. Israele è solo, è alla sbarra, è sotto accusa, e, se prima c'era qualcuno, forte e potente, che lo difendeva per principio, su questa difesa "a scatola chiusa" non c'è più da fare affidamento. E, se l'America non difende più automaticamente l'alleato sul piano diplomatico, ancora meno ci sarà da fare affidamento - nel malaugurato caso di necessità - su un aiuto di tipo militare. Le belle parole non costano nulla, il Presidente eletto americano è stato prodigo di parole di amore per Israele - sia pure infarcite, dato il personaggio, di qualche gaffe di dubbio gusto -, ma ci penserebbe certamente dieci volte prima di impegnare gli Stati Uniti militarmente, essendo tutto il suo programma incentrato fondamentalmente sull'esclusiva protezione degli interessi dell'America (anzi, di una precisa parte dell'America).

Francesco Lucrezi, storico
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Testamenti
A pag. 335 delle sue memorie di cattività l’internato militare italiano (nonché disegnatore e scrittore) Ferruccio Francesco Frisone, prigioniero presso il Lazarett–Lager di Fullen, ci lascia un meraviglioso pensiero: “Ho sognato nella notte la leggerezza del valzer […], la deliziosa gamma delle fini piacevolezze di tutte le arti, la squisitezza melodiosa di musiche che solo il sogno può dare. Dio ti ringrazio per avermi ridato, solo poco dopo il pianto e la disperazione, questa grazia”.
La sedicesima mitzvà recita che ogni ebreo debba scrivere un Sefer Toràh per se stesso (Deut. 31:19).


Francesco Lotoro, musicista
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Imparare
Ha detto Nachman bar Yzchak: perché le parole della Torah vengono paragonate all'albero (da cui si ricava il legno), come è detto "Un albero di vita è per coloro che lo afferrano"?

Sira Fatucci
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