
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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E
oggi, dopo aver scritto una nuova pagina di storia a Palermo insieme
alla Comunità di Napoli e all’UCEI, ringraziando del suo dono
l’arcivescovo Lorefice, diamo un senso alla Storia: con gli ebrei
locali ci prepariamo a uno Shabbat insieme.
Perché la Storia ha i suoi momenti pubblici, celebrativi e i suoi
applausi, ma è lo Shabbat insieme agli ebrei di Palermo, ancora senza
una sinagoga effettiva, che giustifica e rende reale ogni cerimonia,
ogni celebrazione pubblica e dà un senso al mio essere rav.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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In
un testo del dopoguerra – “Kol Dodì Dofek” – il grande rabbino
ortodosso Joseph Soloveitchik (1903-1993) sviluppava un’importante
riflessione sull’etica umana di fronte all’incommensurabilità del male,
dopo la Shoah. Il suo ragionamento, mi pare, fa definitivamente
giustizia del generico assunto ripetuto da commentatori superficiali
secondo cui Auschwitz rappresenterebbe un evento in cui si è
manifestata la “malvagità dell’essere umano”. I fondamenti teorici del
pensiero di Soloveitchik si basano sulla necessità di dare un senso
all’etica, al comportamento dell’uomo, proprio di fronte al male,
sfuggendo alla tentazione di fare di tutta l’erba un fascio, accusando
in maniera generalizzata e inconcludente (quindi di fatto assolutoria)
tutta l’umanità.
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Parigi, oltre 70 paesi
al summit di domenica
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Oltre
settanta Paesi si apprestano a partecipare domenica al summit
organizzato a Parigi sul Medio Oriente. Una conferenza che il Primo
ministro d’Israele Benjamin Netanyahu ha definito “una truffa
palestinese sostenuta dalla Francia”, annunciando l’assenza di
Gerusalemme da un tavolo che si preannuncia fortemente schiacciato
sulle posizioni palestinesi. A Parigi l’Italia invece ci sarà,
rappresentata dal ministro degli Esteri Angelino Alfano a cui la
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni
ha inviato una lettera aperta nelle scorse ore: “L’auspicio – si legge
nel messaggio – è che l’Italia, forte della sua sincera amicizia con
Israele, forte del legame indissolubile saldamente incardinato nelle
relazioni tra i due paesi su un piano storico, culturale e politico,
possa chiaramente esprimere una posizione di sostegno al dialogo che
non prescinda, ma al contrario sia fondato, sul diritto inequivocabile
all’esistenza in pace e sicurezza dello Stato di Israele”. A Parigi,
sottolinea la presidente, l’obiettivo deve essere quello di riportare
sui binari i negoziati diretti, evitando pressioni unilaterali. Ma
dalla Francia arrivano notizie poco incoraggianti, riportate dal
Giornale, secondo cui il governo transalpino ha finanziato nel 2014 una
piattaforma filopalestinese al cui interno ci sono gruppi che
sostengono il boicottaggio di Israele quando non apertamente connessi a
movimenti terroristici.
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consegnate le chiavi della futura sinagoga "Palermo, una giornata storica"
“È
con gesti come questo, di portata potremmo dire storica, che il passato
fa pace con il presente e il presente con il passato. È una
conciliazione che unisce e che ci impegna a proseguire il dialogo e il
confronto, sotto il nome della cultura e della convivenza civile fra
popoli e persone”.
Così il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Giulio Disegni, intervenuto a Palermo in occasione della convegno
“Siciliani senza Sicilia. Ebrei di Sicilia in terra d’altri” durante il
quale è stata ufficialmente annunciata la decisione dell’arcivescovado
di Palermo di concedere alla realtà ebraica locale (sezione della
Comunità di Napoli), in comodato d’uso gratuito, un oratorio di
proprietà ecclesiastica. Una data, quella dell’annuncio, dai forti
risolti simbolici. Cadeva ieri infatti il 524esimo anniversario
dall’espulsione degli ebrei dalla Sicilia.
Aperto
dai saluti del vicepresidente UCEI Disegni e del maskil della Comunità
ebraica di Napoli Ariel Finzi, il convegno ha visto tra gli altri gli
interventi di Pierpaolo Pinhas Punturelo, rappresentante per l’Italia
dell’associazione Shavei Israel; della storica Serena Di Nepi; del
vicario episcopale Raffaele Mangano, intervenuto a nome di monsignor
Corrado Lorefice. Importante l’impegno assunto dal vicesindaco di
Palermo, Emilio Arcuri, che ha assicurato che i lavori di
ristrutturazione dell’oratorio saranno a carico dell’amministrazione
cittadina. A moderare l’iniziativa Rita Calabrese dell’Università di
Palermo. Tra i presenti Gadi Piperno, del progetto Meridione UCEI, e
Michael Freund di Shavei Israel.
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RUN FOR MEM - correre tra storia e memoria Shaul Ladany, una vita in marcia
All’inferno
è sopravvissuto almeno due volte: prima a Bergen Belsen, campo nazista
dove fu imprigionato giovanissimo; quindi alla strage degli atleti
israeliani a Monaco ‘72, i Giochi olimpici macchiati dal terrorismo
palestinese.
Ne ha viste tante nella sua vita Shaul Ladany. Tante sofferenze, tanto
dolore, tante incognite. Ma non si è mai arreso e non ha mai smesso di
marciare, di indicare la strada da seguire alle nuove generazioni.
Questo il grande significato della sua presenza a Run for Mem, la Corsa
per la Memoria verso il futuro organizzata nella Capitale dall’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sotto l’egida della Presidenza del
Consiglio dei ministri e in collaborazione con l’Associazione Maccabi
Italia e la Maratona di Roma. Appuntamento domenica 22, alle 10, a
Largo 16 ottobre.
Nel
suo stile, Ladany non si accontenterà di presenziare. Con pettorina e
scarpette, correrà infatti insieme agli altri partecipanti lungo le
strade della Memoria romana e italiana. D’altronde, anche alla
rispettabile età di 80 anni, continua ogni giorno a fare sport,
marciare, muovere un passo dopo l’altro. Pratica quotidiana che
raggiunge il suo apice in occasione dei compleanni quando, ormai è una
tradizione, percorre l’esatta distanza chilometrica corrispondente alla
sua età Leggi
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memoria storica degli ebrei genovesi
Isacco Friedmann (1914-2017)
“Mio
padre combatteva con l’esercito austriaco. Fu fatto prigioniero a
Gorizia e portato in carcere a Genova. Dopo la guerra fu liberato e
decise che sarebbe rimasto lì. Io, mia mamma e mio fratello eravamo in
un paesino dell’Ucraina, Brody. Ci scrisse e ci disse di vendere il
negozio, la carrozza e i cavalli, e di raggiungerlo il prima possibile”.
Così Isacco Friedmann raccontava il suo avventuroso arrivo a Genova
dall’Ucraina, poco dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. Un
racconto lontano nel tempo eppure ancora lucido, ricco di fascino e
sfumature. Lo aveva svelato in tutta la sua complessità in occasione
della festa per il centesimo compleanno, avvenuta nel gennaio del 2014.
Al suo fianco tutta la Comunità ebraica, che aveva voluto celebrare con
Isacco e con i suoi cari l’importante traguardo.
Raccontava ancora Friedmann: “A Genova trovammo tolleranza,
accoglienza. Mi ricordo un episodio nel 1921. Uscivamo dalla sinagoga,
che allora era in via Mura della Malpaga, e sentii che alcuni genovesi,
vedendoci in tanti, dissero: “Deve essere una festa degli ebrei”. E ci
vennero incontro per salutarci e darci la mano. Era veramente qualcosa
di straordinario per me, ripensando all’Ucraina dove l’antisemitismo si
tagliava a fette”.
I funerali di Isacco Friedmann, vera e propria memoria storica della
Comunità ebraica genovese, si svolgeranno nella giornata di lunedì.
Sia il suo ricordo di benedizione.
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Malafede |
“Per
i Farisei, interpreti e maestri della Legge, la nuova predicazione
costituiva una minaccia: se Gesù era veramente l’inviato di Dio, il suo
insegnamento sostituiva di fatto l’antica interpretazione della Legge e
toglieva loro ogni autorità.” Dunque, l’ebraismo rabbinico, quello in
cui si riconoscono gli ebrei di oggi, avrebbe ostacolato il nascente
Cristianesimo non perché dubitasse che Gesù fosse il Messia (questa
possibilità non è neppure presa in considerazione), ma proprio perché
lo riteneva tale e temeva per questo di perdere potere. Insomma, si dà
per scontata la malafede.
È sconcertante come nonostante decenni di riavvicinamento e dialogo
ebraico-cristiano, nonostante il Giorno della Memoria che dovrebbe
indurre insegnanti e allievi a una riflessione sulle radici
dell’antisemitismo, i libri di testo di storia quando parlano della
nascita del Cristianesimo continuino a riproporre pedissequamente in
modo acritico il punto di vista del Nuovo Testamento come se fosse una
realtà storica incontrovertibile. Ma quale obiettivo didattico si vuole
raggiungere? Insegnare agli allievi a credere ciecamente a una verità
rivelata anche se storicamente assai poco plausibile? Insegnare a
pensare che chi sulla religione ha opinioni diverse dalle proprie è
certamente in malafede?
Anna Segre, insegnante
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Quale apartheid
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Tra
coloro che negli ultimi giorni anche in Italia hanno contestato la
sentenza da parte di un tribunale militare israeliano nei confronti del
soldato Elor Azaria, condannato per l’uccisione di un terrorista
palestinese – strano notare che alcuni tra questi sovente attaccano chi
invece specie dalla Diaspora mette bocca sul governo di Israele in
altre occasioni –, e coloro che invece hanno rispettato la decisione
dei giudici. Amira Hass su Internazionale taglia corto: “Il messaggio
che le autorità militari hanno trasmesso ai soldati, non è che non
devono uccidere chi non rappresenta una minaccia, ma devono stare
attenti a non farsi filmare”. A discapito di questa tesi, tutto ciò che
accade nei “territori” è continuamente sotto riflettori e videocamere,
anche in confronto ad ogni altro paese al mondo, grazie a numerose
associazioni arabe, israeliane o internazionali che documentano oppure
“mettono in scena” ogni singolo episodio. Eppure, nonostante non
condivida la maggior parte delle opinioni di Amira Hass, trovandola il
più delle volte provocatoria e tendenziosa, penso che pure giornalisti
di questa stoffa non facciano altro che testimoniare quanto Israele sia
nelle proprie radici un paese pluralistico e libero di pensiero, e
quanto sia importante che continui ad esserlo.
Francesco Moises Bassano
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Diario del soldato - Silenzio
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Elor
Azaria, il soldato israeliano che lo scorso marzo aveva sparato alla
testa del terrorista palestinese Abdel Fattah al-Sharif dopo che era
già stato neutralizzato e reso inoffensivo da un suo commilitone, perde
la causa e viene giudicato colpevole di omicidio. L’evento è sulla
bocca di tutti, l’aria che tira ricorda vagamente la medesima del
periodo che precede le elezioni politiche.
“Chi sarà il prossimo presidente?”, muta in “Elor verrà assolto o condannato?”.
L’opinione pubblica si spacca, dividendosi in accaniti sostenitori e altrettanto accaniti oppositori.
Nessuno si avvale del sacrosanto diritto di rimanere in silenzio,
nessuno ci risparmia le sue considerazioni basate sul nonnulla.
Il mondo punta il dito e la famiglia Azaria piange e si sgretola pian piano.
È stato detto troppo, è stato detto tutto.
Ora che il capitolo è chiuso, voltiamo pagina, per favore.
David Zebuloni
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Utopia |
In
una pagina del Talmud, secondo alcuni, il giorno della pioggia è più
grande del giorno della resurrezione dei morti, poiché quest’ultimo
riguarda soltanto i giusti, mentre della caduta della pioggia
beneficerebbero sia i giusti che gli ingiusti. Secondo Lévinas questo
passo insegna che l’aspirazione al bene e alla giustizia va al di là di
ogni merito individuale e ogni retribuzione. Tutti devono godere di
questi valori universali. È forse utopico assumere questo atteggiamento
spirituale?
Ilana Bahbout
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