Paolo Sciunnach, insegnante | l
cardinale Scola ha sollevato nel corso della sua visita alla sinagoga
centrale di Milano alcuni punti che meritano, in questa sede, una
brevissima e ridottissima analisi. Egli ha sostanzialmente ribadito che:
Il dialogo con l’ebraismo occupa per i cristiani un posto unico.
Essendo la religione ebraica intrinseca alla religione cristiana.
Ha proposto quindi una interpretazione del rapporto fra le due
religioni basata sullo scisma originario del popolo di D-o, provocato
da Cristo stesso.
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Anna
Foa,
storica |
Fra
tutti i termini che si stanno sdoganando, che diventano di nuovo
utilizzabili e “rispettabili”, c’è populismo. È un termine che per
molto tempo, dopo la guerra e dopo Hitler, era stato cancellato dal
vocabolario: implicava un rapporto diretto tra il popolo e il potere,
masse fanatizzate pronte a bruciare i libri, e i nemici. Ci ricordava
le adunate di Mussolini e quelle, ancor più terribili, di Hitler. Le
Guardie Rosse e Pol Pot. Comportava il rifiuto di ogni mediazione
politica.
Ora è tornato alla grande. Il potere è tornato nelle mani del popolo,
minaccia il presidente degli Stati Uniti. È l’era dei populismi,
concorda la destra europea antieuropeista e nazionalista alla Le Pen.
Eppure dovremmo ricordarci che è proprio in quel legame diretto tra un
potere, dittatoriale o meno che sia, e il “popolo”, inteso come massa,
che sono nati i totalitarismi del Novecento.
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Run for Mem, il successo
della prima edizione
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Il
filo diretto con Sky Sport, media partner dell’iniziativa, che ha
curato vari collegamenti dal Portico d’Ottavia e che con la
collaborazione della redazione giornalistica dell’Unione sta preparando
in queste ore un ampio speciale che andrà in onda venerdì 27 gennaio
alle 12. Molteplici programmi di approfondimento e telegiornali sulle
reti Rai e Mediaset. Agenzie stampa, carta stampata, siti web, radio.
Molti milioni gli italiani che hanno seguito nella giornata di ieri Run
For Mem, la corsa tra Storia e Memoria organizzata dall’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane con il supporto di Maratona di Roma e
Maccabi Italia e sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei
Ministri. Oltre un migliaio di podisti al via. “Tutti hanno vinto, chi
correndo i 10 km del percorso lungo, e chi a passo libero sul tracciato
breve di 3,5 km” scrive tra gli altri Repubblica.
I primi passi per lo spostamento dell’ambasciata americana a
Gerusalemme “sono stati avviati”. Lo ha annunciato Sean Spicer,
portavoce della Casa Bianca.
Un’espressione, primi passi, “che è molto meno dell’annuncio della
decisione che i media israeliani prevedevano ieri pomeriggio” (La
Stampa).
“Ci vorranno settimane, mesi. Forse il neopresidente americano ha
frenato. O forse sono stati gli israeliani. I leader palestinesi, a
cominciare da Abu Mazen, e anche il Gran Mufti di Gerusalemme, hanno
promesso una dura risposta a quello che considerano un attacco mortale
al progetto di costruire uno Stato indipendente. Lo spostamento ha un
significato soprattutto simbolico ma l’impatto politico – scrive ancora
il quotidiano torinese – è imprevedibile”.
“I grandi ebrei illegali”. Si intitola così l’ampio approfondimento che
il Foglio dedica oggi agli insediamenti israeliani in Cisgiordania,
dove l’inviato Giulio Meotti ha trascorso una settimana. Il quotidiano
presenta così il reportage: “Una settimana con i coloni d’Israele, i
fantastici ‘illegali’ che oggi il mondo vuole cancellare. Poggiano
l’anima sul sedile dell’auto, la riprendono al checkpoint”.
Riemergono dagli archivi della Camera di Commercio di Milano gli
elenchi delle imprese ebraiche prese di mira dal fascismo. Centinaia di
schede e di nomi che, dopo la promulgazione delle Leggi Razziste,
segnalavano 251 aziende di proprietà di cittadini italiani di razza
ebraica e dipendenti non di razza ariana. Alla compilazione degli
elenchi, spiega il Corriere Milano, “seguirono confische e
deportazioni”.
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Memoria - La quarta ricerca Swg
Valori minacciati e da difendere
La Memoria della Shoah costituisce un patrimonio inestimabile a
presidio della società democratica, aperta e progredita in cui vogliamo
vivere. Non si tratta di un valore caro solo agli ebrei italiani. Si
tratta di un valore che potrà sopravvivere e dispiegare tutta la sua
forza solo se condiviso dall’intera società italiana.
E la società italiana risponde, partecipa, condivide, si impegna a
volte lasciando testimonianze di enorme significato. Basti pensare
all’enorme interesse e all’entusiastica partecipazione che ha suscitato
la prima edizione della maratona Run for Mem, che ha portato moltissimi
cittadini a correre insieme, a prescindere dalle origini culturali,
etniche e religiose, verso il futuro della Memoria e verso una Memoria
partecipata e condivisa, una Memoria viva.
Ma non tutta la società italiana si muove coerentemente in questo
senso, e i dati contenuti nel quarto rilievo sulla percezione degli
italiani nei confronti della Memoria curato dal prestigioso istituto di
ricerche SWG con il contributo della redazione giornalistica
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, mettono in luce e
confermano evoluzioni preoccupanti su cui sarebbe bene tenere desta
l’attenzione.
In una prima anticipazione del rapporto appena concluso, che fa
riferimento al sentimento degli italiani nel gennaio 2017, e che sarà
illustrato nei dettagli sul prossimo numero del giornale dell’ebraismo
italiano Pagine Ebraiche, si trova la conferma che il valore della
Memoria è ben consolidato nella società italiana, ma anche, al tempo
stesso, che si tratta di un valore minacciato da inquietanti nuovi
orientamenti.
L’indagine fa riferimento ai dati raccolti dall’Istituto di ricerca nel
quadriennio 2014-2017 su campioni rappresentativi attraverso
rivelazioni realizzate mediante collegamento telematico (metodologia
Cawi) effettuate fra il 12 e il 22 gennaio di ogni anno. La
stagionalità dei rilievi è determinata dall’intento di ascoltare i
segnali che provengono dall’opinione pubblica nei giorni in cui si
ritiene sia maggiormente esposta alla produzione culturale, educativa e
informativa riguardo al Giorno della Memoria. I campioni sono stati
composti di anno in anno da un numero variabile dai 1000 ai 1200
soggetti rappresentativi della popolazione italiana. Le domande sono
state inserite all’interno di indagini più ampie che comprendevano
anche altre tematiche di tipo sociale, politico e di costume.
“Obiettivo generale dell’iniziativa – specifica SWG – è produrre un
monitoraggio annuale della percezione che gli italiani hanno del
fenomeno, verificandone la conoscenza spontanea e sollecitata, la
percezione di rilevanza e il grado di coinvolgimento”.
Il dato maggiormente inquietante, fra i tanti che la ricerca comprende,
è il raddoppio in quattro anni degli italiani manifestamente ostili al
lavoro sulla Memoria stabilito dalla legge dello Stato. Ad affermare
che “Il Giorno della Memoria “non serve più a nulla” era l’11 per cento
della popolazione nel 2014 e sarebbe il 23 per cento nel 2017. Si
tratta di un fenomeno inquietante e purtroppo da prendere molto sul
serio, costantemente in crescita e costantemente confermato da quattro
anni di rilievi. Un’espressione che va ben al di là dello scetticismo
generico, ma che rappresenta una forma di ostilità alla cultura e alla
coscienza della Storia e della Giustizia capace di coinvolgere quasi un
quarto della pubblica opinione.
Certo, resta una larga maggioranza di cittadini che non condivide
affermazioni del genere, ma accontentarsi di un tanto sarebbe molto
pericoloso. La velocità e l’ampiezza della progressione, infatti,
parlano chiaro e non sono rassicuranti.
Un segnale che deve essere preso in carico dalle istituzioni, ebraiche
e non ebraiche, deve essere tenuto costantemente presente da chi lavora
sul fronte dell’educazione, della ricerca storica e della Memoria. E un
segnale che pone tutti i cittadini consapevoli di fronte alla scelta
chiara riguardo alla società futura in cui vogliamo vivere.
Oggi più che mai combattere per affermare ogni giorno la Memoria viva,
per lanciare la Memoria verso il futuro con lo stesso slancio con cui
un gruppo di bambini ha aperto nelle scorse ore a Roma la grande marcia
Run for Mem, è una sfida che, ebrei o non ebrei non fa differenza,
accomuna tutti i cittadini di buona volontà. Correre uniti verso il
futuro e riaffermare ogni giorno la Memoria viva è la sfida ineludibile
che questi tempi hanno marcato su ogni pagina della nostra agenda.
gv
(In blu i dati raccolti dall'Istituto SWG nel 2014, in rosso nel 2015,
in verde nel 2016 e in viola in questo mese di gennaio 2017)
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i media raccontano la corsa per la memoria
Televisioni, radio, giornali
Run For Mem, un successo
Il
filo diretto con Sky Sport, media partner dell’iniziativa, che ha
curato vari collegamenti dal Portico d’Ottavia e che con la
collaborazione della redazione giornalistica dell’Unione sta preparando
in queste ore un ampio speciale che andrà in onda venerdì 27 gennaio
alle 12. Molteplici programmi di approfondimento e telegiornali sulle
reti Rai e Mediaset. Agenzie stampa, carta stampata, siti web, radio.
Molti milioni gli italiani che hanno seguito nella giornata di ieri Run
For Mem, la corsa tra Storia e Memoria organizzata dall’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane con il supporto di Maratona di Roma e
Maccabi Italia e sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei
Ministri, del World Jewish Congress e dell'European Jewish Congress.
Un fiume di persone entusiaste hanno raccolto l’invito a indossare tuta
e scarpini e ad attraversare i luoghi della Memoria capitolina. Da
Largo 16 Ottobre a Via Tasso, da Via Urbana a San Bartolomeo all’Isola:
un colpo d’occhio imponente, nelle strade della città ferita (ma non
sconfitta) dal nazifascismo.
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il
treno della memoria partito dalla toscana
Firenze,
cinquecento studenti
in viaggio con le Testimoni
È
partito alla volta di Auschwitz-Birkenau il decimo Treno della Memoria
organizzato dalla Regione Toscana nei luoghi dell’orrore.
Cinquecentouno gli studenti a bordo, in rappresentanza di 59 scuole
superiori di tutte e dieci le province della Toscana. Al loro fianco
anche 60 studenti universitari dei tre atenei di Firenze, Pisa e Siena
oltre a diversi rappresentanti istituzionali e di associazioni. In
tutto, compreso il personale di supporto, 750 persone in viaggio. Sul
treno con i ragazzi, come Testimoni della Shoah e dei lager, le sorelle
fiumane Andra e Tatiana Bucci. Con loro anche Gilberto Salmoni,
deportato a Buchenwald a sedici anni, nuovo all’iniziativa della
Regione. Cicerone del gruppo Ugo Caffaz, storico ideatore
dell’iniziativa. Per la Regione guida la delegazione la vicepresidente
Monica Barni.
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qui bologna - la mostra al museo ebraico
La matita di Kichka e la Shoah
Segno della seconda generazione
Inaugurata
con una giornata ricca di incontri, la mostra "Michel Kichka. La
seconda generazione" apre al Museo Ebraico di Bologna il fitto
programma di incontri, lezioni, tavole rotonde ed eventi culturali di
ogni tipo organizzati in occasione della Giornata della Memoria. Curata
dalla direttrice del Meb Vincenza Maugeri e da Caterina Quareni,
responsabile della biblioteca e del bookshop del museo, la mostra
espone per la prima volta in Italia le tavole del graphic novel in cui
Kichka, uno dei maggiori rappresentanti della scena della satira e
dell'illustrazione israeliana, racconta una storia molto personale,
quella del suo rapporto con la Memoria e con il padre, sopravvissuto
alla Shoah. Il trauma della seconda generazione, un fenomeno oramai
studiato e oggetto anche di numerose pubblicazioni, condiziona la vita
dei figli e ora anche dei nipoti di chi è sopravvissuto al nazifascismo
e ai campi di sterminio, e dopo l'apertura istituzionale della giornata
- con gli interventi di Guido Ottolenghi, presidente della Fondazione
Museo Ebraico di Bologna e Daniele De Paz, presidente della locale
Comunità ebraica, una lezione dello storico Claudio Vercelli è stata
dedicata proprio a questo tema.
Nel
pomeriggio, dopo l'apertura della mostra, è stato Vittorio Giardino, il
grande disegnatore bolognese - in dialogo con i giornalisti Guido
Vitale e Ada Treves di Pagine Ebraiche - a intervenire in una tavola
rotonda intitolata come il graphic novel, ossia "Michel Kichka, quello
che non ho detto a mio padre". Leggi
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INFORMAZIONE
– INTERNATIONAL EDITION
Uno sguardo all’Età dei Segreti
Si
intitola “The Age of Secrecy: Jews, Christians and the Economy of
Secrets, 1400-1800” (L’Età dei Segreti: ebrei, cristiani e l’economia
dei segreti, 1400-1800) l’opera da cui prende spunto il professor
Daniel Leisawitz per la sua rubrica Altrove/Elsewhere nell’odierna
uscita di Pagine Ebraiche International Edition. Al centro libro
scritto dallo storico Daniel Jütte e pubblicato dalla Yale University
Press, l’alto riguardo che nei secoli presi in considerazione veniva
nutrito per le informazioni riservate, che tra l’altro a volte offriva
a ebrei e cristiani opportunità di incontro, spesso clandestine, per
scambiarsi conoscenze reciproche. Tra le figure paradigmatiche citate,
l’ebreo mantovano Abramo Colorni, vissuto nella seconda metà del
Cinquecento.
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qui venezia
Armeni ed ebrei, i genocidi
e la memoria condivisa
Le
voci di Gabriele Nissim, giornalista, saggista e storico, presidente di
Gariwo – La foresta dei giusti, autore del saggio “La lettera a Hitler”
per la parte ebraica, e di Antonia Arslan, scrittrice e saggista,
autrice del bestseller “La Masseria delle Allodole”, per quella armena,
nell’evento “La memoria condivisa. Voci dal mondo ebraico e armeno”
svoltosi ieri sera all’Auditorium del Conservatorio di Musica Benedetto
Marcello di Venezia alla presenza di Ermelinda Damiano, presidente del
consiglio comunale di Venezia, Luca Volpato del consiglio D’Europa e
Franco rossi, direttore del conservatorio.
Un incontro tra culture, moderato da Paolo Navarro Dina, giornalista
del Gazzettino, esponente della Comunità ebraica di Venezia e Nadia
Pasqual, comunicatrice esperta di cultura armena, accompagnato dalle
musiche della tradizione klezmer e armena con Rouben Vitali al
clarinetto e Claudio Fanton al duduk. Leggi
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Oltremare - La Wizo al lavoro |
I
congressi annuali internazionali delle organizzazioni ebraiche sono
sempre delle gran belle occasioni per incontrare buoni ebrei di ogni
parte del mondo e passare il tempo a lamentarsi all’unisono di
qualunque cosa: dalla penuria di formaggi casher in un paese alla crisi
nella formazione dei nuovi rabbini in un altro, allo scandalo di una
donazione promessa e non mantenuta in un altro ancora. Da ieri sera si
tiene a Tel Aviv il congresso mondiale WIZO, ma a giudicare dall’ordine
del giorno le partecipanti per quasi una settimana sono arruolate dalle
otto del mattino alle nove di sera. Non avranno tempo neanche per fare
dei sani capannelli di chiacchiere, fra aggiornamenti dalle sezioni,
visite a istituti educativi, seminari, lezioni e trasferimenti in bus
fra i diversi luoghi.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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L’analisi scorretta - Anni ’30… |
L’editorialista
francese Bernard Guetta e venerdì lo storico dell’economia Giuseppe
Berta su “Il Mattino” di Napoli, accennano ad un’alleanza economica
USA/Russia/UK contro la Cina e l’Europa “Tedesca”. Scambiate la Cina,
potenza egemone dell’Estremo Oriente col Giappone, che lo era negli
anni ’30 e’40 e avrete lo stesso scenario della Seconda guerra mondiale.
Come allora la Russia flirta coi tedeschi, ma alla fine questi sono gli
schieramenti con Francia e Italia come comparse dietro l’attore
principale tedesco. 70 anni di pace e voilà si ricomincia…
Anselmo Calò
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La risposta migliore |
Lo
ammetto, ieri, come per altri eventi che si sono susseguiti negli
ultimi anni, ero profondamente scettica sulla “Corsa per la memoria”.
La retorica annuale della commemorazioni mi irrita, mi infastidisce, mi
sembra che ogni evento e rievocazione non sia mai realmente sentita e
vissuta nel profondo, mai sufficiente.
Queste commemorazioni non le vivo mai nell’intimo, non le sento mie. Mi
sembrano più un omaggio dovuto per assolvere le coscienze altrui. Ho la
certezza che servano poco o a nulla, che non siano mai sufficienti.
Claudia Sermoneta
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