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26 Gennaio 2017 - 28 Tevet 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
È noto che gli angeli sono rappresentazioni dell’azione di Ha-Kadòsh Barùkh Hu, e pertanto ogni angelo rappresenta un’azione. I Maestri identificano nei tre angeli apparsi ad Avrahàm tre missioni divine: uno per annunciare la prossima nascita di Itzchàk, uno per annunciare e realizzare la distruzione di Sodoma, uno per guarire Avrahàm dopo la Milà, ed aggiungono che quest’ultimo aveva anche il compito di salvare Lot.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
Una delle critiche spesso sollevate nei confronti del discorso comunitario corrente è l'eccesso di memoria della Shoah. È una critica sollevata dall'esterno da ambienti e da persone che non hanno imparato nulla e che anzi vorrebbero dimenticare, minimizzare o cancellare ogni segno di ciò che è avvenuto. La Memoria per alcuni è come una palla al piede sul radioso cammino verso il futuro. All'interno della stessa comunità ebraica crea a volte un senso di saturazione l'alternarsi incalzante del 27 gennaio, Giorno internazionale della Memoria; del 10 di Tevet, giorno del Kaddish per le persone la cui sepoltura è ignota; del giorno della Shoah che in Israele in primavera precede di una settimana Yom Ha'atzmaut, il Giorno dell'Indipendenza; e del 16 ottobre che è diventato il giorno della memoria degli ebrei italiani. Il Giorno Internazionale della Memoria è un'occasione per esprimersi da parte di chi non è ebreo.
 
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Educare alla Memoria
con musica e parole
“Legge e legalità – le armi della democrazia. Dalla memoria della Shoah ad una integrazione dei diritti dell’uomo nell’Unione Europea”. Questo il tema del convegno organizzato oggi a Roma (inizio ore 10) all’Istituto della Enciclopedia Italiana dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Ospite d’onore, Shaul Ladany, già testimonial dell’iniziativa Run Fur Mem (nell’immagine a destra in un momento prima della corsa). Altra iniziativa promossa dall’UCEI, di scena questa sera al Auditorium della Musica della Capitale, il Concerto della Memoria, intitolato “Serata colorata”: a raccontare ampiamente l’iniziativa, dedicata quest’anno alle musiche composte nel campo di internamento di Ferramonti, Avvenire con un articolo intitolato “Shoah. La speranza in uno spartito”. La serata, come ricorda anche il Quotidiano Nazionale, sarà trasmessa in diretta questa sera alle 20.30 su Rai5.

L’Italia e il Giorno della Memoria. Sul Fatto Quotidiano Furio Colombo spiega, attraverso il lavoro sul tema dello storico Robert Gordon, perché lottò per l’istituzione per legge del Giorno della Memoria in Italia. Tra i motivi principali, il fatto che “l’ Italia non si è mai voltata a rivedere e giudicare il suo periodo fascista e non ha mai avuto una sua Norimberga. E infatti, dice Gordon nel suo libro, l’Italia è l’unico Paese europeo che non abbia un monumento alla sua Resistenza”. Sul perché del 27 gennaio, Colombo ricorda poi come la data sia stata suggerita da Tullia Zevi, allora presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche italiane, e “va al di la dell’orrore italiano e aiuta a capire la visione folle di un mondo di discriminazione e genocidio che ci sarebbe ancora se fascismo e nazismo non fossero stati abbattuti”. “Devo allo storico Robert Gordon di avere ricordato – sottolinea Colombo – che la ‘Legge che istituisce il Giorno della Memoria’ sfida un’Italia che vorrebbe solo celebrarsi”.

Sciesopoli, da vanto fascista a rifugio per 800 bimbi ebrei. Recentemente era stata lanciata una campagna per far diventare l’ex colonia di Sciesopoli “luogo del cuore del Fai”. Lo Yad Vashem lo ha definito “luogo della Memoria” perché qui, nel bergamasco, nella struttura che era stata il vanto del regime fascista, dopo la Liberazione trovarono rifugio 800 bambini ebrei. Qui vennero curati, studiarono e impararono un mestiere. Poi vennero fatti partire verso il nascente Stato d’Israele. “Oggi Sciesopoli è un luogo della memoria abbandonata. – scrive in un ampio articolo Repubblica – Il Comune di Selvino, duemila abitanti, sta facendo una battaglia per salvarlo assieme a uno storico milanese, Marco Cavallarin, e ad alcuni di quei bambini”.

Perché leggere Levi e fare attenzione alla retorica sulla Shoah. Tra i tanti contributi presenti sui quotidiani di oggi sul Giorno della Memoria, da segnalare le interviste a Wlodek Goldkorn, autore di Il bambino nella neve, su Repubblica Firenze e allo storico Marco Belpoliti, che ha curato la nuova pubblicazione di “Opere complete” di Primo Levi, su Il Giorno Milano. Goldkorn spiega il senso del suo libro che è “polemico con le forme che sono state date alla Shoah, a cominciare dal museo di Auschwitz, di cui riconosco l’assoluta importanza. Secondo Zygmunt Bauman la Shoah è una conseguenza della modernità illuminista ma, paradossalmente, è difficile da capire utilizzando proprio gli strumenti della razionalità. Di conseguenza, se ne danno versioni consolatorie, affermando che comunque ha vinto l’antifascismo o che comunque è nato lo Stato di Israele. Io dico, invece, che è andato perso un mondo, il mondo degli ebrei che parlavano yiddish. E non c’è nessuna possibile consolazione davanti a tutto questo”. Si concentra invece sull’opera di Levi l’intervista a Belpoliti che spiega come lo scrittore e Testimone torinese sia “studiato in tutto il mondo, ma deve uscire dalla cerchia degli studiosi. Quello che lui ha scritto non è pura testimonianza, ma un’elaborazione letteraria. E uno scrittore politico non umanistico, il testo più significativo è ”Sommersi e salvati”, il racconto del suo rapporto con il potere”.
 
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  davar
qui roma - il convegno 
"L'Europa che guarda al futuro mette al centro la vita e i diritti"
Non c'è futuro senza Memoria. E non c'è Europa, un'Europa di libertà, pace e dialogo, senza piena consapevolezza dei valori da difendere.
Il qualificato convegno "Legge e legalità - Le armi della democrazia" svoltosi questa mattina presso l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, organizzato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, lancia un messaggio chiaro a chi ha responsabilità di guida, leadership e indirizzo politico.
A partire dai temi sollevati nell'appello ai capi di Stato che la presidente UCEI Noemi Di Segni ha voluto che fosse scritto in vista della solenne cerimonia che si terrà il 25 marzo prossimo per i 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma. Testo condiviso da tutti i partecipanti al convegno e che costituisce un fermo richiamo ai principi imprescindibili per dare continuità alle sfide e ai progetti lanciati a partire dall'immediato dopoguerra.
"L'obiettivo della nostra iniziativa è proprio questo. In un momento in cui l'Europa si interroga sulla sua identità, è importante offrire un contributo alla riflessione. È importante soprattutto richiamare i leader a un disegno che deve in prima istanza tutelare la vita. Non bastano le leggi, non bastano le costituzioni, serve una condivisione preliminare di tipo valoriale e culturale" ha sottolineato la Presidente dell'Unione chiudendo i lavori del convegno, moderato dal giornalista Giorgio Giovannetti e aperto da un intervento del direttore generale dell'Istituto Massimo Bray.
“È compito delle istituzioni europee – le sue parole – dei governi nazionali, ma anche e soprattutto di ogni singolo cittadino far sì che da questo momento così incerto esca una società migliore, meno concentrata sul mercato e più aperta ai diritti, alla cultura, alla coesione sociale: è nostro dovere vigilare perché la paura non sia, di nuovo, usata come strumento per manipolare le coscienze e per giustificare leggi inique e azioni immorali”. Solo se torneremo a sentirci protagonisti di questo processo, ha aggiunto Bray, potremo credere in una nuova fase dell’integrazione europea che faccia della solidarietà la sua vera bandiera “e che riparta dalle persone, dai loro bisogni, dalla loro voglia di esprimersi e di costruire ponti piuttosto che barriere”.
Valori condivisi da Anna Nardini, a capo del comitato di coordinamento per le celebrazioni in ricordo della Shoah di Palazzo Chigi. Leggi e rispetto della vita umana come cardine essenziale, assolutamente irrinunciabile, per un lavoro rivolto al futuro. In questo senso è stato portato come esempio il lavoro svolto dal comitato in stretto raccordo con l’Unione.
Profonda l’emozione suscitata dalla lettura della poesia composta per l’occasione da Oreste Bisazza Terracini, figlio del presidente dell’Assemblea costituente Umberto Terracini e insigne giurista ( fu l’avvocato che difese la Comunità ebraica di Roma nel processo contro Erich Priebke). “Una matrice unica – ha scritto Bisazza Terracini nel suo componimento – riunisce le storie accomunate di ogni umano che vanti la sua origine europea e l’aria che profonda ha respirato il vento l’ha condotta da lontano sul campo che di tempo ha coltivato”.
Ad emozionare la folta platea (tra cui numerose scolaresche e classi universitarie) anche le parole del Testimone della Shoah Shaul Ladany, che non solo sopravvisse a Bergen Belsen ma anche all’azione terroristica palestinese ai Giochi di Monaco ’72 e che in questa veste è stato appena pochi giorni fa testimonial della Run For Mem. Una vicenda personale segnata da molte difficoltà e da molti ostacoli. Ma Shaul non si è mai arreso, un passo dopo l’altro, ottenendo molte soddisfazioni nei diversi campi in cui è stato ed è tuttora attivo. Dal podismo alla docenza universitaria, la sua è una storia di impegno e successo. “Oggi – il suo commosso esordio – parlo a nome dei sei milioni di persone che non sono tornate dai campi di sterminio”.
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il dossier di pagine ebraiche di febbraio
Nuove Pagine di Memoria viva
Memoria viva, per imparare dal passato e costruire un futuro di libertà e democrazia.
Sono numerose le pagine dedicate a questo tema sul numero di febbraio del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche in distribuzione.
Dal grande messaggio di Run For Mem, la corsa tra Storia e Memoria della scorsa domenica a Roma su cui sono stati puntati gli occhi di milioni di italiani, ai principali appuntamenti che già si sono svolti o che sono in programma nei prossimi giorni.
I temi più sensibili di attenzione e conoscenza. Le novità cinematografiche e letterarie di questo mese di gennaio che molto faranno discutere anche nelle prossime settimane.
Clicca qui per il pdf del dossier Memoria viva e degli altri contributi dedicati a questo tema.
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il concerto della memoria questa sera a roma
Ferramonti, musiche della libertà
"È sorprendente notare come in tutto il mondo la musica perseguitata stia portando ad una nuova geografia della Storia della musica: nuovi repertori musicali, confronti prima impensabili tra musicisti, compositori e tradizioni, inediti accostamenti di sonorità, di forme, di generi e di stili, continue scoperte, nuove energie artistiche. Tutto ciò impone domande importanti. Come è possibile conciliare espressione artistica e privazione della libertà individuale, segnata dalla deportazione, dall’omicidio, dall’internamento, dall’esilio, dal folle e indelebile marchio dell’antisemitismo?”. A porsi questo interrogativo, il musicologo Raffaele Deluca che ha dedicato grande impegno alla storia musicale di Ferramonti. Un luogo poco noto agli italiani ma dove transitarono, fra il giugno 1940 e il settembre ‘43, più di 3mila ebrei stranieri e apolidi e, in numero ridotto, altri internati stranieri. L’intera vicenda di questo campo di internamento in provincia di Cosenza è tornata protagonista grazie al grande concerto che Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese hanno organizzato all’Auditorium Parco della Musica di Roma per questa sera in occasione del Giorno della Memoria. “Serata Colorata” il titolo di questa iniziativa che intreccia arte e Memoria, sviluppata su un progetto proprio di Raffaele Deluca e promossa dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
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l'intervista al direttore del memoriale
“Ad Auschwitz non c’è una fine”
Il primo pensiero, al giungere di Piotr M.A. Cywinski, nato nel ‘72 a Varsavia, laureato in Storia a Strasburgo e da dieci anni direttore del Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau, è che davvero sia necessario avere le spalle larghe per reggere a una simile enorme responsabilità. Barba rossa, lungo cappotto nero che rende ancora più imponente il suo aspetto, questo gigante gentile indossa vestiti comodi, poco formali, e porta ai piedi enormi scarpe da montagna. È un uomo pacato, dall’eloquio lento, che prima di rispondere si prende tutto il tempo necessario. Silenzi anche lunghi, con lo sguardo rivolto a terra, a cercare le parole per risposte mai banali né scontate. Piotr Cywinski si stava riprendendo da una brutta influenza, ma la decisione di venire lo stesso a Milano l’ha presa anche perché “oltre al piacere di presentare il mio libro con persone così interessanti volevo vedere il Binario 21, un luogo di cui avevo sino ad ora solo sentito parlare”. E il luogo, in effetti, colpisce anche il “direttore di Auschwitz”, così come tutti coloro che visitano il Memoriale della Shoah di Milano, dove a turbare ancora di più arriva regolare il rumore dei treni che arrivano e soprattutto che partono dalla Stazione Centrale.

Memoria: a gennaio molto se ne parla, e nonostante ciò troppo spesso viene scritta con la M maiuscola per essere contemporaneamente svilita e svalutata. Si sente la necessità di mettere dei punti fermi. Su cosa possiamo contare, davvero? Cosa manca?
Abbiamo certamente due cose: i racconti dei testimoni, e l’autenticità del Luogo, una parola per la quale ho scelto l’iniziale maiuscola. Dobbiamo tenere lo sguardo verso il passato, per non dimenticare quello che è stato, e contemporaneamente proiettarci con un ribaltamento verso il futuro. La memoria non ha senso se non muove, se non commuove, se – soprattutto – non rende più responsabili.

Ada Treves, Pagine Ebraiche, Febbraio 2017

(Illustrazione di Giorgio Albertini
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qui milano - il progetto dedicato al testimone
"Non dimentichiamo la storia,
non dimentichiamoci di Nedo"

Ogni anno il Giorno della Memoria è un’occasione preziosa per ricordare e riflettere sugli orrori della Shoah. Quest’anno l’Associazione Figli della Shoah e la Fondazione Cdec di Milano hanno deciso di celebrarlo raccontando la storia di uno degli ultimi sopravvissuti di Auschwitz ancora in vita: Nedo Fiano.
Il paradosso della storia di Nedo è che, dopo aver dedicato la vita al ricordo e al racconto della Shoah, ha iniziato lui stesso a dimenticare: da qualche tempo infatti la sua memoria non funziona più.
Ma se è possibile che si cancelli la memoria di una persona, non è possibile permettere che venga cancellata la memoria dell’intera umanità.
Per questo motivo, insieme a Havas Milan, i promotori dell’iniziativa hanno creato il progetto “Forgetting Auschwitz, remembering Auschwitz.”
Il progetto è lanciato con un video ambientato in un “tattoo shop” in cui sono state invitate alcune persone con la scusa di girare un documentario sul mondo dei tatuaggi. Una volta entrate però, si sono trovate di fronte a qualcosa che non immaginavano. Il tatuatore infatti ha impostato sulla loro pelle la prova di un tatuaggio insolito: la cifra A5405, il numero assegnato a Nedo come prigioniero ad Auschwitz.
Le loro reazioni, riflessioni e la loro commozione davanti alla storia di Nedo, sono racchiusi nel video, condiviso sul web, che si chiude con l’invito a mantenere viva la sua memoria, prendendosi carico in prima persona della sua testimonianza in un sito a lui dedicato: www.A5405.com.
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qui roma 
La propaganda, un'arma vile
in mano ai nazifascisti

È stata presentata questa mattina alla stampa la mostra “La razza nemica – La propaganda antisemita nazista e fascista”, che sarà aperta al pubblico dal 30 gennaio alla Casina dei Vallati, sede della Fondazione Museo della Shoah di Roma.
Una esposizione storico-documentaria, curata dal consulente scientifico della Fondazione Marcello Pezzetti e da Sara Berger, utile a comprendere come sia stato possibile che centinaia di migliaia di “persone comuni” abbiano potuto partecipare attivamente alla perpetrazione dello sterminio. Analizzando lo strumento principe di istigazione all’odio e alla violenza contro gli ebrei: la propaganda.
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il riconoscimento della comunità ebraica
Torino, un tributo ai suoi Giusti
A rischio della propria vita  dovrebbe essere la frase che identifica coloro che durante la guerra si prodigarono per la salvezza di ebrei perseguitati. Così la Comunità ebraica di Torino anche quest’anno durante le celebrazioni attorno al Giorno della Memoria attribuisce un riconoscimento a coloro che “Non rimasero inerti davanti al sangue dei loro fratelli” (Levitico, XIX, 16) tramite il conferimento di diplomi di benemerenza in particolare a Lorenzo Valerio Bona  per aver salvato dai rastrellamenti Sergio Hutter Jontof  e alla famiglia Martano per aver nascosto Amalia e Bruno Sacerdote. A ritirare i diplomi sono il figlio di Lorenzo, Gian Piero Bona e il nipote di Gaetano  Martano, Claudio Martano, oggi sindaco di Chieri. Presenti alla cerimonia il Prefetto di Torino, Renato Saccone e Nino Boeti,  vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte nonché presidente del Comitato della Regione Piemonte per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana.

Alice Fubini
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qui ferrara - la mostra al meis
Touch, toccare la Memoria
Passare dai numeri alle persone, restituire concretezza, identità e dignità a chi ha subito, come scrisse Primo Levi, una morte “ignominiosa e immonda”, vedendosi strappata ogni possibilità di espressione e di evoluzione personale.
Succede con “TOUCH – Toccare alcune storie di cittadini ferraresi ebrei deportati”, l’installazione inaugurata al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (Via Piangipane 81, a Ferrara), in occasione del Giorno della Memoria 2017, e promossa dallo stesso Meis e dall’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, con il patrocinio della Comunità ebraica.
Già da tempo, proprio all’interno della Comunità (ma non solo) si chiedeva di disporre di qualcosa di più dell’elenco dei deportati ferraresi che, dal 1949, è inciso nella lapide di Via Mazzini, sulla facciata dell’edificio che ospita le Sinagoghe. E Touch è la prima, importante risposta a quella richiesta, nonché il primo passo di un percorso di ricostruzione più ampio.
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qui torino
Viaggio nell'opera di Primo Levi
Presentata al Circolo dei lettori di Torino la nuova edizione Einaudi delle Opere di Primo Levi, curata da Marco Belpoliti. La nuova edizione è il corpus leviano più completo mai pubblicato: comprende la versione di Se questo è un uomo del 1947, quella «classica» del 1958; venticinque testi in più fra racconti, recensioni e testimonianze, e altri otto in appendice, fra cui la tesi di laurea e le note di Levi alle edizioni scolastiche.
A presentare l’edizione in due volumi freschi di stampa accanto al curatore, Walter Barberis, presidente dell’Einaudi e gli storici Anna Bravo e Alberto Cavaglion.
 
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qui venezia
Il Veneto ebraico e la Shoah
“La Memoria non è questione di un giorno ma faccenda di tutti i giorni, la Memoria è la nostra coerenza senza di essa siamo nulla”. Queste le parole del presidente del consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, intervenuto ieri mattina in occasione del Convegno a Palazzo Ferro Fini ‘Il Veneto, l’Ebraismo e la Shoah: una riflessione verso il Giorno della Memoria’. Presenti all’evento i due relatori Paolo Gnignati, presidente della Comunità Ebraica di Venezia, David Romanin Jacur, presidente della Comunità ebraica di Padova e consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il presidente del Fondazione Giorgio Perlasca, Franco Perlasca, il presidente della Comunità ebraica di Verona, Bruno Carmi e la consigliera della Comunità Ebraica di Venezia e Ceonsigliera UCEI, Sandra Levis.
“La riflessione sulla Shoah dev’essere questione quotidiana – ha affermato Ciambetti - condivido le preoccupazioni di chi vede delinearsi nella nostra società una singolare tendenza all’oblio e un certo professionismo della memoria, retorica vana che inquina le celebrazioni ufficiali. L’unico modo per combattere l’oblio e la retorica è di contrastarli con una forte azione culturale.
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qui torino
Cristalli e note di speranza
Hannah Szenes e Yehudit Arnon: giovanissima ebrea ungherese emigrata nella Palestina del Mandato e poi arruolatasi volontaria tra i paracadutisti dell’esercito britannico la prima, ebrea ceca deportata ad Auschwitz e, dopo la guerra, fondatrice della Kibbutz Contemporary Dance Company in Israele. Le loro storie sono raccontate da quaranta ragazzi dei licei Berti e Cavour con la lettura, la danza, la musica, il canto, e accompagnate dalle parole di Liliana Segre. Due figure esemplari intorno a cui il musicista e regista Eyal Lerner (nell'immagine) ha scelto di sviluppare lo spettacolo “Che non abbiano fine mai… Cristalli di speranza”, rappresentato presso il teatro Astra, a Torino, il 24 gennaio.

Giorgio Berruto
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jciak
Il coraggio di Fanny
Fanny Ben Ami ha 13 anni quando nel 1943, nella Francia occupata dai nazisti, riesce a guidare un gruppo di bambini verso la salvezza in Svizzera. La sua storia, già narrata dalla protagonista oggi 86enne in Le journal de Fanny, è ora diventata un film, Il viaggio di Fanny, distribuito da Lucky Red e in uscita nelle sale italiane in occasione del Giorno della Memoria.
Diretto da Lola Doillon, il film, vincitore del Giffoni Festival, ripercorre la vicenda di Fanny dall’arresto del padre. Per metterla al riparo dalla persecuzione, la madre la invia con le sorelle, in un collegio nel sud della Francia. Quando la situazione peggiora, i bambini vengono spostati in una colonia dell’Ose in territorio italiano. Da qui, dopo la caduta del regime fascista, si troveranno, senza l’aiuto di nessun adulto, a cercare scampo oltre il confine.

Daniela Gross
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  pilpul
Setirot - Dove non andare
Preparandoci al Giorno della Memoria, credo vada ben meditato ciò che saggiamente ha ricordato Guri Schwarz (in “La Rassegna mensile di Israel”, vol. 81 N. 2-3 – maggio-dicembre 2015), ovvero la lungimiranza delle parole contenute nel magistrale “Postwar” del compianto storico Tony Judt. Perché ci sarà pure un motivo se le Giornate della Memoria sono l’unica ricorrenza in comune di tutti i paesi dell’Unione Europea. Sì, c’è. E la spiegazione/motivazione non è particolarmente positiva né portatrice di speranza, anzi..

Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Memoria e domande
Questa è la settimana delle domande; ci sono quelle che faccio a me stessa, quelle che mi rivolgono le persone che incontro negli eventi per il 27 gennaio e quest’anno le domande sono arrivate anche dalla mia figlia più grande, di 10 anni. Dopo tanti anni trascorsi a parlare a ragazzi e insegnanti, per la prima volta mi sono ritrovata ad affrontare l’argomento in casa e ho provato a farlo seguendo le modalità didattiche e i valori in cui credo.
Abbiamo guardato insieme il film d’animazione “Fievel sbarca in America” diretto da Steven Spielberg; le ho raccontato che la Russia in cui vive la famiglia Toposkovich, così come il resto dell’Europa in quegli anni, era quel che oggi chiameremmo società multietnica.


Maria Teresa Milano
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Nella casa del pianista
Non so chi legga questi Esercizi, ma se ce ne fosse anche uno solo che apprezza la grande musica, bene: questo libro è per noi. Non so nemmeno se chi li legge è ancora alle prese con la questione Romanzo/Non Romanzo (troppa cattiva letteratura, e peggior cinema o televisione ci hanno condizionato, con quelle fascette o trailer “Tratto da una storia vera”), ma se abbiamo capito qualcosa della forza e del potere dell’arte, e della debolezza, dell’impotenza di tutto il resto, bene: questo romanzo non romanzo è per noi.
Roma, la cella di un carcere, primi mesi del 1976. Un giovanissimo pianista russo attende di sapere se la sua fuga dall’URSS avrà come esito la libertà o la fine.


Valerio Fiandra
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Il Giorno della giornata
“È strano – scriveva Jerome K. Jerome introducendo le avventure de Tre uomini in barca (per tacer del cane) – ma non mi avviene mai di leggere un annuncio di specialità brevettate, senza sentirmi tratto alla conclusione d’essere affetto dalla peculiare malattia (nella sua forma più virulenta) che forma il soggetto dell’annuncio”, per scoprire di avere tutte le malattie note, tranne il ginocchio della lavandaia. Può essere che questa leggera ipocondria ci accomuni, fatto sta che ultimamente soffro di un fastidioso disagio, simile a quello da molti provato nel sentire il rumore di un gesso stropicciato sulla lavagna, o dei rebbi della forchetta tra i denti serrati.

Sara Valentina Di Palma
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Il 27 gennaio
Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria: ci si vincola il più possibile a questa data per non dimenticare. Eppure celebrarla non basta. È come consultare un libro, ripassare una lezione di storia, pensarci su un attimo, e poi chiuderlo.

Tiziana Della Rocca
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