Propaganda, vile arma nazifascista

20170126_112723È stata presentata questa mattina alla stampa la mostra “La razza nemica – La propaganda antisemita nazista e fascista”, che sarà aperta al pubblico dal 30 gennaio alla Casina dei Vallati, sede della Fondazione Museo della Shoah di Roma.
Una esposizione storico-documentaria, curata dal consulente scientifico della Fondazione Marcello Pezzetti e da Sara Berger, utile a comprendere come sia stato possibile che centinaia di migliaia di “persone comuni” abbiano potuto partecipare attivamente alla perpetrazione dello sterminio. Analizzando lo strumento principe di istigazione all’odio e alla violenza contro gli ebrei: la propaganda.
3La mostra, che sarà visitabile fino al 7 maggio, raccoglie una ricca documentazione, tra manifesti, fotografie, oggettistica, giornali e riviste d’epoca, documentari, film e corti di animazione. Molto il materiale inedito esposto, proveniente da collezioni private – in particolare del tedesco Wolfgang Haney, proprietario del più vasto repertorio di oggetti relativi al periodo nazista – e pubbliche, tedesche e italiane.
“La propaganda funzionava in modo completamente invasivo”, ha detto il Presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia. “Si utilizzavano stereotipi antiebraici non solo nella stampa, nei libri, nel messaggio politico, ma anche nell’oggettistica, come mostrano gli assurdi oggetti esposti, di uso quotidiano, che riprendono le fattezze dello stereotipo antiebraico, dal naso adunco ai lineamenti sgradevoli. Le persone erano bombardate da questi messaggi, continuamente, non c’era bisogno di leggere i giornali per subirne gli effetti. Il messaggio era rivolto alle masse, per inculcare il pregiudizio, anche nei bambini, che venivano sottoposti a una propaganda martellante sin dalla più tenera età, tra libri e cartoni animati che creavano i presupposti dell’odio e della violenza.”
20170126_111019Il percorso espositivo, illustrato alla stampa da Marcello Pezzetti, si snoda su un duplice piano narrativo: da una parte viene proposto uno sguardo sull’evoluzione dell’antisemitismo in Europa all’inizio del ‘900, in particolare sulla fase finale caratterizzata da motivazioni genetiche e biologiche e non più solo teologiche, socio-economiche e culturali e, dall’altra, viene raccontata la propaganda nazista e fascista nella società di massa, che ha sfruttato la nascita e la diffusione della radio, del cinema e successivamente della televisione.
Nelle postazioni multimediali, tra gli altri audiovisivi, sono proiettati i film Jud Süβ, di Veit Harlan (1940), la più famosa trasposizione cinematografica dell’odio antiebraico, e il documentario Der ewige Jude (conosciuto in Italia col titolo L’ebreo errante), di Fritz Hippler del 1940, il prodotto più violentemente antisemita del Terzo Reich.
La mostra approfondisce anche le diverse connotazioni che si svilupparono nella Germania nazista e nell’Italia fascista, evidenziando le differenze ma anche le analogie, come nel caso del materiale prodotto dalla storica rivista tedesca Der Stürmer, fondata da Julius Streicher a Norimberga nel 1923, messo a confronto con quello della rivista italiana La Difesa della Razza, pubblicata dal 1938 e diretta da Telesio Interlandi.
L’esposizione, che oggi alle 17.00 sarà ufficialmente inaugurata con le Autorità, si avvale del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Regione Lazio, di Roma Capitale, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, del CDEC – Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea e della Comunità Ebraica di Roma.

Marco Di Porto

(26 gennaio 2017)