Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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"Quando
è freddo in casa e ci si vuole riscaldare si può indossare la pelliccia
o accendere la stufa. Quale è la differenza? Quando accendiamo la
stufa, scaldiamo noi stessi e gli altri che sono in casa. Quando
indossiamo la pelliccia, scaldiamo solo noi stessi". (R. Menachem
Mendel di Kotzk).
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | Un
mio amico giornalista che ha visto Austerlitz di Sergej Loznica, me lo
ha raccontato. Mi immagino un film molto graffiante, tanto da apparire
sacrilego. Migliaia di persone, adulte, di tutte le età, che vanno a
visitare un campo di concentramenti e di sterminio e passano il tempo a
mangiare; alcuni a mostrarsi fieri tra le sbarre; altri ad atteggiarsi
a prigionieri che subiscono torture.
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La corre per la Memoria
guidati dal Testimone Ladany
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Il
terrorismo in Francia a un anno dalle stragi di Parigi. Ad attaccare al
cuore Parigi, il 13 novembre 2015, è stato un commando nato da una
cellula terrorista di Raqqa, in Siria. A scriverlo, il giornale Le
Monde in una lunga inchiesta arricchita da documenti classificati dei
servizi ungheresi. L’organizzazione ha sfruttato le ondate di migranti
per entrare nello spazio Schengen: i kamikaze, con falsi passaporti,
hanno seguito la via dei Balcani fino all’ Ungheria (Repubblica). E il
luogo diventato tristemente simbolo di degli attacchi compiuti dalla
cellula terroristica islamista è il Bataclan: il teatro in cui furono
massacrate 93 persone durante un concerto. Nelle scorse ore, come
racconta il Corriere della Sera, il teatro ha riaperto affidando la
nuova inaugurazione al cantante Sting: “Stasera abbiamo due compiti –
le parole di Sting appena salito sul palco – : ricordare quelli che non
ci sono più, e celebrare la vita”.
E a un anno dalla strage, la Francia – colpita ripetutamente dal
terrorismo, da Charlie Hebdo, all’Hypercasher fino a Nizza – si
interroga sui motivi del proliferare dell’estremismo al suo interno.
Sul banco d’accusa, scrive il Corriere, la “situazione delle periferie,
luoghi di marginalità culturale e etnica che hanno finito per produrre
prima l’antagonismo verso i principi della Repubblica laica e
egualitaria e poi la ribellione, contaminata dall’estremismo religioso
e terroristico”.
Bernard Henry Lévy su Trump. Secondo il filosofo francese, intervistato
da La Stampa, “saranno i poveri a pagare il trionfo del populismo
globale”, così negli Stati Uniti le classi più emarginate con
l’elezione di Donald Trump alla presidenza. Per Henry Lévy il voto
americano è stato “un voto contro la Repubblica. Contro l’uguaglianza e
il rispetto delle minoranze” e spiega di essere molto preoccupato per
la nuova guida della Casa Bianca, anche sulla gestione della politica
internazionale. A riguardo, il filosofo e scrittore è scettico anche
rispetto ai rapporti tra Trump e Israele, con il primo deciso a
chiedere allo Stato ebraico “il rimborso di una parte degli aiuti
concessi dalle precedenti amministrazioni. – sostiene Henry Lévy – In
più, ricordate la volgarità delle sue allusioni alle grandi
organizzazioni sioniste americane durante la campagna elettorale. Roba
tipo: so che non mi voterete perché non voglio il vostro sporco
denaro…”. Un tema toccato, sempre su La Stampa, anche dal sociologo
Amitai Etzioni, secondo cui Trump, nel corso della sua campagna
elettorale, “ha avuto atteggiamenti antisemiti, contro i musulmani, le
donne, i gay, ha sfruttato i propri dipendenti e imbrogliato i partner.
La cosa straordinaria non è che ci sia stata la svolta populista, ma
che abbia scelto lui come messaggero. Questo però è un avvertimento
proprio per l’Europa, che non è riuscita o non ha voluto vederlo.
Quando vai così a destra, non puoi prevedere cosa ti aspetta”.
New York, la protesta contro il nuovo presidente. Migliaia di persone
hanno sfilato pacificamente a New York per protestare contro l’elezione
di Donald Trump alla Casa Bianca. “Not my president” lo slogan scandito
dai manifestanti, tra cui, racconta la stampa, anche alcune voci
ebraiche (La Stampa).
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qui roma
Alisa Coen, il ricordo vive
L’amica
del cuore, la ragazza che regalava luce a chiunque incontrasse il suo
sguardo, la compagna di un percorso nelle istituzioni giovanili
ebraiche.
Una serie di commoventi testimonianze per Alisa Coen, 18enne scomparsa a Roma nel mese di dicembre in tragiche circostanze.
Una serie di ricordi, di frammenti, di emozioni che andranno a
integrare un album fatto di parole e di immagini e che sarà custodito
dai suoi genitori, Sabrina e Daniel.
Sono arrivati da tutta Italia quest’oggi, al Centro Ebraico Il
Pitigliani, convocati dall’Ufficio Giovani Nazionale UCEI, per onorare
la memoria di Alisa. Una giornata per condividere ricordi, ma anche per
condividere impegni rivolti al futuro. Come quello di tener accesa la
sua lavorando per affermare quei valori per cui si batteva con tanta
determinazione.
A ricordarlo anche le parole di Torah pronunciate dai rabbini Roberto Della Rocca e Roberto Colombo. Leggi
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sky sport e la redazione ucei
Shaul, l'uomo della domenica
Una nuova replica oggi alle 19
Una nuova replica de L’uomo della domenica – Speciale Memoria andrà in onda questa sera alle 19 su Sky Sport 1.
Realizzata con la collaborazione della redazione giornalistica UCEI e
condotto da Giorgio Porrà, fuoriclasse dello storytelling televisivo,
la puntata odierna (già andata in onda più volte nella giornata di
venerdì) è incentrata sulla Run For Mem, la corsa tra Storia e Memoria
organizzata una settimana fa nella Capitale dall’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane insieme a Maratona di Roma e Maccabi Italia. Un
progetto fortemente voluto dal direttore di Sky Sport, Federico Ferri,
e la cui realizzazione operativa è stata coordinata da Simona Larocca.
Protagonista indiscusso della puntata è Shaul Ladany, il marciatore
israeliano testimonial della Run For Mem che sopravvisse due volte
all’orrore: a Bergen Belsen, dove fu deportato giovanissimo, ma anche
all’attentato palestinese ai Giochi di Monaco ’72.
Ad essere sfogliate insieme a Porrà sono però anche altre pagine di
Sport e Memoria che coinvolgono tra gli altri il ciclista Gino Bartali,
il calciatore Matthias Sindelar, il podista Otto Peltzer e l’allenatore
Erno Erbstein.
(Una collezione dedicata alla programmazione speciale di Sky Sport per
il Giorno della Memoria è disponibile anche in modalità non lineare su
Sky Go e Sky On Demand). Leggi
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In collaborazione con la redazione UCEI
Carlo Angela, un medico stratega 5,8% di share per il docufilm Rai
Storie
e destini che s'intrecciano in Piemonte durante la Resistenza. Su tutte
quella di Carlo Angela, medico antifascista, papà di Piero e nonno di
Alberto, due volti noti della divulgazione scientifica e culturale. Ma
soprattutto Giusto tra le Nazioni per l'azione svolta a a soccorso di
ebrei e partigiani perseguitati dal nazifascismo. Di questo parla
"Carlo Angela - Un medico stratega", il documentario che Raidue ha
voluto realizzare per il Giorno della Memoria raccontando il coraggio
di Angela, che falsificò le cartelle cliniche della casa di cura per
malattie mentali che dirigeva a San Maurizio Canavese in Piemonte per
ospitare uomini e donne in fuga dal regime. Un coraggio che gli è
valso, nel 2003, il riconoscimento dello Yad Vashem.
Condotto da Ubaldo Pantani e realizzato anche con il contributo della
redazione giornalistica UCEI, il documentario è stato voluto e ideato
da Massimiliano Boscariol e Fabio Di Nicola (il primo ne è anche
produttore esecutivo) ed è curato da Silvana Brizzi con regia di Danio
Spaccapeli.
Cinquanta minuti di grande intensità con ricordi, testimonianze,
ricostruzioni storiche dei fatti narrati. Ad intervenire tra gli altri
il demografo Sergio Della Pergola, il giornalista Adam Smulevich e lo
storico Marcello Pezzetti. Leggi
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Hans Jonas, un nuovo master al via
Giovani a confronto sull’identità Fondamentali di una tradizione. Leadership and Competence Analysis. Democrazia, libertà religiosa, convivenza civile.
Sono i tre temi attorno cui ruota la nuova edizione del master
organizzato dall’Associazione di Cultura Ebraica Hans Jonas, dedicato
quest’anno a Ebraismo e secolarizzazione.
La prima delle quattro tappe del master, questo fine settimana, ha
portato a Roma numerosi giovani da tutta Italia. Tra i relatori del
corso, che ha il coordinamento del Consigliere UCEI Saul Meghnagi, il
rav Roberto Della Rocca, che ha tenuto una lezione sulla giustizia
sociale; Andrea Mazzeo, che ha parlato di pensiero strategico e
leadership; Marina Caffiero, che ha discusso con i partecipanti di
“Ebrei nella Storia”. Nel corso della mattinata odierna la parola è
andata anche ad alcuni giovani, tra cui Ariel Sonnino, Micol Temin e
Daniele Toscano.
Ad aprire il corso, che proseguirà nelle prossime settimane con
appuntamenti anche a Firenze, Bologna e Milano, una cena di shabbat con
i giovani della Comunità ebraica romana condotta dal rav Roberto
Colombo e con ospite anche la presidente UCEI Noemi Di Segni.
I lavori del master, che hanno il sostegno di UCEI e The L.A Pincus
Fund for Jewish Education in the Diaspora, si sono svolti tra Istituto
Il Pitigliani e Centro Bibliografico dell’Unione. Leggi
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qui milano - l'iniziativa al giardino dei giusti
"Memoria, importante per tutti
anche per noi musulmani" “Questa
iniziativa non è frutto del buonismo. Abbiamo chiesto al mondo
musulmano in Italia di compiere un atto pubblico e politico, di
assumersi la responsabilità contro il terrorismo fondamentalista e al
contempo, in occasione del 27 gennaio, di parlare in difesa dei valori
della Memoria. Il Giorno della Memoria infatti non tocca solo gli
ebrei, tutti devono sentirlo proprio”. Così come tutti devono sentire
propria la lotta all'odio integralista e a ogni forma di intolleranza,
spiega dal Monte Stella di Milano il presidente di Gariwo Gabriele
Nissim. Qui, dove sorge il Giardino dei Giusti, nelle scorse ore si
sono riunite, assieme a Nissim, ai rappresentanti di Gariwo, diverse
associazioni islamiche per dimostrare il proprio impegno in difesa
della Memoria e del suo significato profondo. “Un primo gesto
importante – ha commentato Giorgio Mortara, vicepresidente dell'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiana, ente che fa parte del progetto del
Giardino dei Giusti – Bisogna conoscere e riconoscere il significato
della Shoah per poter capire e agire anche nel presente in difesa dei
nostri valori comuni”. Tra i presenti, anche l'imam Abdullah Tchina,
direttore del centro culturale islamico di Sesto San
Giovanni, venuto in rappresentanza dell'Associazione Italiana degli
Imam e delle Guide religiose. “Queste iniziative sono importanti perché
aiutano a creare ponti – ha affermato Tchina – La nostra sfida è quella
di educare al dialogo, al profondo amore per il prossimo e al ripudio
di ogni forma di odio e intolleranza”. A una domanda sulla situazione
dell'antisemitismo all'interno del mondo islamico italiano, l'imam
Tchina ha definito il fenomeno come ridotto a una parte minoritaria
della comunità, ribadendo il suo impegno ad insegnare la convivenza e
il rispetto reciproco. Leggi
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migliaia all'iniziativa per le pietre d'inciampo
Nessuno tocchi le Stolpersteine,
Milano difende la Memoria
Un
abbraccio collettivo. Una risposta chiara a chi vorrebbe cancellare la
Memoria. Milano ha risposto presente ieri alla manifestazione “Nessuno
tocchi le pietre d'inciampo”, indetta dopo lo sfregio alla pietra
posata in via Plinio 20 in memoria di Dante Coen. “Oggi è una grande
giornata e ringrazio tutti i cittadini milanesi che hanno voluto essere
qui con noi oggi per questa catena umana dopo lo sfregio alla pietra
che ricorda mio padre. Grazie al sindaco, grazie Milano. Oggi non ci sentiamo soli. Viva la Resistenza”, le parole della figlia di Dante
Coen, Ornella, commossa di fronte alle migliaia di persone che hanno
partecipato all'iniziativa che da via Plinio si è conclusa
simbolicamente al Memoriale della Shoah della città. Proprio davanti al
muro voluto dalla alla sopravvissuta ad Auschwitz e Testimone Liliana
Segre all'interno del Memoriale dove si legge a caratteri cubitali la
parola Indifferenza. La stessa che ieri migliaia di milanesi (cinque
mila secondo gli organizzatori), tra cui il sindaco Giuseppe Sala, il
ministro della Giustizia Andrea Orlando, rappresentanti della Comunità
ebraica, e soprattutto cittadini comuni hanno voluto combattere con un
atto concreto di solidarietà.
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il convegno alla camera dei deputati
"Giusti, serve una legge" Uno
sforzo collettivo, di tutta la classe politica, affinché si possa
convergere su quest'idea e superare così ogni ostacolo nel passaggio
dalla teoria alla pratica. Tra cui i possibili tempi stretti
dell'attuale legislatura.
A lanciare l'appello Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, intervenuto
ieri nel corso del convegno organizzato insieme alla deputata del Pd
Milena Santerini per rilanciare l'obiettivo di una Giornata in ricordo
dei Giusti dell'umanità da celebrarsi nel Parlamento italiano. Proposta
che è stata calendarizzata nel settembre scorso presso la Commissione
Affari Costituzionali della Camera grazie proprio alla Santerini.
Giusti di ieri, in prima linea contro il nazifascismo. Ma anche,
nell'impostazione sostenuta da Gariwo, eroi della contemporaneità.
Persone più o meno note che, davanti al pericolo, nei diversi scenari
di crisi, hanno scelto e continuano a scegliere di ripudiare
l'indifferenza.
“Si tratta di una sfida che è importante abbracciare. Serve l'impegno
di tutti, affinché questa legge diventi presto realtà” ha sottolineato
Nissim, di cui è noto il pluridecennale impegno in questo senso. Dal
Giardino dei Giusti di Milano alle altre sezioni che si stanno aprendo
nel mondo, senza dimenticare l'impegno di racconto e testimonianza in
campo editoriale.
Molto intenso e ricco di stimoli l'incontro, svoltosi a Palazzo
Montecitorio con interventi iniziali, oltre che di Nissim e Santerini,
anche della vicepresidente della Camera dei deputati Marina Sereni,
della presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di
Segni, del parlamentare Emanuele Fiano e dell'ambasciatrice armena
Victoria Badgassarian.
Moderati dal giornalista Antonio Ferrari, hanno quindi preso la parola
l'ambasciatore Emilio Barbarani, il saggista Stefano Levi Della Torre,
il vicepresidente UCEI Giorgio Mortara e la presidente di Bene Rwanda
Francoise Kankindi. Leggi
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qui roma - la cerimonia alla caserma piave
Eroi in divisa, due medaglie
per la Guardia di Finanza
Il
primo, aiutò diversi perseguitati ad espatriare in Svizzera e pagò quel
coraggio con la deportazione. L’altro, aprì le porte del proprio
appartamento a delle persone braccate e la rese luogo di salvezza.
Entrambi a rischio della propria vita. Questa la motivazione che ha
portato alla consegna in memoria ai figli della Medaglia d’Oro al
Merito Civile per il Maresciallo Maggiore Paolo Boetti e della Medaglia
di Bronzo, sempre al Merito Civile, per il Brigadiere mare Aldo
Benedettelli. Entrambi sottufficiali dell’allora Regia Guardia di
Finanza, ed entrambi in lotta, in quella difficile stagione, per la
dignità dell’uomo e contro il nazifascismo.
Tenutasi presso il Salone d’Onore della caserma “Piave” e introdotta
dalle prolusioni del Generale Luciano Luciani, Presidente del Museo
Storico della Guardia di Finanza, e del Maggiore Gerardo Severino, la
cerimonia ha visto intervenire anche la Presidente dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e il Comandante Generale
della Guardia di Finanza Giorgio Toschi. Leggi
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qui gerusalemme
La fiamma perenne del ricordo
“Come
coniugare identità e complessità? Verità e pluralismo? Come tutelare le
prime senza negare le seconde? La chiave è il concetto di
responsabilità. Nostra, vostra, di quelli che ci hanno preceduto e che
verranno dopo di noi”. Così l’ambasciatore d’Italia in Israele
Francesco Maria Talò è intervenuto all’incontro organizzato a Yad
Vashem a Gerusalemme dall’Ambasciata italiana in occasione del Giorno
della Memoria, in collaborazione con la Hevrat Yehudei Italia
be-Israel, punto di riferimento degli italiani di Israele, del suo
braccio giovanile Giovane Kehillà, e dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane. Un momento di silenzio e raccoglimento quello in
cui, nella Tenda della Rimembranza, è stata ravvivata la fiamma perenne
che ricorda la vittime della Shoah, in onore delle quali il presidente
della Hevrah Sergio Della Pergola, ha recitato la preghiera ebraica del
kaddish. A cui è poi seguito un momento di parole e di confronto, per
trasmettere memorie e conoscenze. Introdotto dall’addetto culturale
dell’ambasciata Elena Loewenthal, l’evento ha visto gli interventi,
oltre che dell’ambasciatore, del direttore della Stampa Maurizio
Molinari e di Yael Orvieto della Yad Vashem Publishing House. Leggi
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qui trieste
“Risiera, le mura della vergogna”
Tra
le tappe più significative del Giorno della Memoria a Trieste la
cerimonia tenutasi presso la Risiera di San Sabba, con la
partecipazione di associazioni di deportati e perseguitati politici,
partigiani, reduci e sindacati. Ad ascoltare la cerimonia anche alcune
classi delle scuole superiori.
Fra le autorità presenti, al fianco del presidente della Comunità
ebraica triestina Alessandro Salonichio, dei membri del Consiglio, del
rav Ariel Haddad, la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora
Serracchiani, il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, il vicepresidente
del Consiglio regionale Paride Cargnelutti, i sindaci dei Comuni della
provincia.
(Foto di Giovanni Montenero) Leggi
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Un Giorno e un anno
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Anche
quest’anno il Giorno della Memoria è trascorso. Ed è un pensiero, per
certi aspetti, al limite dell’inconfessabile. Infatti lo si tiene per
sé, guardando l’agenda e ben sapendo che essa non si esaurisce intorno
alla data del 27 gennaio, trattandosi piuttosto, per chi da sempre è
impegnato sui temi fondamentali che si accompagnano a questa
fondamentale ricorrenza del calendario civile europeo, una sorta di
continuum. Semmai, è l’affollamento di cose da fare che un poco si
dirada. Mentre le cose da dire aumentano in misura considerevole di
anno in anno.
Claudio Vercelli
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Levi Papers - Flesch |
Flesch
compare all’improvviso: “Si fa avanti uno fra noi che non ho mai visto,
si chiama Flesch; sarà lui il nostro interprete”. Siamo nel capitolo
“Sul fondo” di “Se questo è un uomo”. È uno dei tanti personaggi di
quel termitaio gremito che è il Lager. Sappiamo che è tedesco. Levi
descrive la sua bocca. Meglio, il modo con cui escono le parole dalla
sua bocca: amare. Nella edizione del 1947 compare solo due volte. Poi
non si saprà nulla di lui. Nel 1958 Levi inserisce un foglietto di
carta dove Flesch torna a parlare. Sono sette righe appena, che vanno
introdotte a pagina 23 della prima edizione De Silva, al secondo
capoverso. La frase aggiunta suona così: “Questo Flesch, che si adatta
molto a malincuore a tradurre in italiano frasi tedesche piene di gelo,
e rifiuta di volgere in tedesco le nostre domande perché sa che è
inutile, è un ebreo tedesco sulla cinquantina, che porta in viso la
grossa cicatrice di una ferita riportata combattendo contro gli
italiani sul Piave.
Marco Belpoliti, scrittore
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