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29 gennaio 2017 - 2 Shevat 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
"Quando è freddo in casa e ci si vuole riscaldare si può indossare la pelliccia o accendere la stufa. Quale è la differenza? Quando accendiamo la stufa,  scaldiamo noi stessi e gli altri che sono in casa. Quando indossiamo la pelliccia, scaldiamo solo noi stessi". (R. Menachem Mendel di Kotzk).
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Un mio amico giornalista che ha visto Austerlitz di Sergej Loznica, me lo ha raccontato. Mi immagino un film molto graffiante, tanto da apparire sacrilego. Migliaia di persone, adulte, di tutte le età, che vanno a visitare un campo di concentramenti e di sterminio e passano il tempo a mangiare; alcuni a mostrarsi fieri tra le sbarre; altri ad atteggiarsi a prigionieri che subiscono torture.
 
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La corre per la Memoria
guidati dal Testimone Ladany
Il terrorismo in Francia a un anno dalle stragi di Parigi. Ad attaccare al cuore Parigi, il 13 novembre 2015, è stato un commando nato da una cellula terrorista di Raqqa, in Siria. A scriverlo, il giornale Le Monde in una lunga inchiesta arricchita da documenti classificati dei servizi ungheresi. L’organizzazione ha sfruttato le ondate di migranti per entrare nello spazio Schengen: i kamikaze, con falsi passaporti, hanno seguito la via dei Balcani fino all’ Ungheria (Repubblica). E il luogo diventato tristemente simbolo di degli attacchi compiuti dalla cellula terroristica islamista è il Bataclan: il teatro in cui furono massacrate 93 persone durante un concerto. Nelle scorse ore, come racconta il Corriere della Sera, il teatro ha riaperto affidando la nuova inaugurazione al cantante Sting: “Stasera abbiamo due compiti – le parole di Sting appena salito sul palco – : ricordare quelli che non ci sono più, e celebrare la vita”.
E a un anno dalla strage, la Francia – colpita ripetutamente dal terrorismo, da Charlie Hebdo, all’Hypercasher fino a Nizza – si interroga sui motivi del proliferare dell’estremismo al suo interno. Sul banco d’accusa, scrive il Corriere, la “situazione delle periferie, luoghi di marginalità culturale e etnica che hanno finito per produrre prima l’antagonismo verso i principi della Repubblica laica e egualitaria e poi la ribellione, contaminata dall’estremismo religioso e terroristico”.

Bernard Henry Lévy su Trump. Secondo il filosofo francese, intervistato da La Stampa, “saranno i poveri a pagare il trionfo del populismo globale”, così negli Stati Uniti le classi più emarginate con l’elezione di Donald Trump alla presidenza. Per Henry Lévy il voto americano è stato “un voto contro la Repubblica. Contro l’uguaglianza e il rispetto delle minoranze” e spiega di essere molto preoccupato per la nuova guida della Casa Bianca, anche sulla gestione della politica internazionale. A riguardo, il filosofo e scrittore è scettico anche rispetto ai rapporti tra Trump e Israele, con il primo deciso a chiedere allo Stato ebraico “il rimborso di una parte degli aiuti concessi dalle precedenti amministrazioni. – sostiene Henry Lévy – In più, ricordate la volgarità delle sue allusioni alle grandi organizzazioni sioniste americane durante la campagna elettorale. Roba tipo: so che non mi voterete perché non voglio il vostro sporco denaro…”. Un tema toccato, sempre su La Stampa, anche dal sociologo Amitai Etzioni, secondo cui Trump, nel corso della sua campagna elettorale, “ha avuto atteggiamenti antisemiti, contro i musulmani, le donne, i gay, ha sfruttato i propri dipendenti e imbrogliato i partner. La cosa straordinaria non è che ci sia stata la svolta populista, ma che abbia scelto lui come messaggero. Questo però è un avvertimento proprio per l’Europa, che non è riuscita o non ha voluto vederlo. Quando vai così a destra, non puoi prevedere cosa ti aspetta”.

New York, la protesta contro il nuovo presidente. Migliaia di persone hanno sfilato pacificamente a New York per protestare contro l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. “Not my president” lo slogan scandito dai manifestanti, tra cui, racconta la stampa, anche alcune voci ebraiche (La Stampa).
 
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  davar
qui roma
Alisa Coen, il ricordo vive
L’amica del cuore, la ragazza che regalava luce a chiunque incontrasse il suo sguardo, la compagna di un percorso nelle istituzioni giovanili ebraiche.
Una serie di commoventi testimonianze per Alisa Coen, 18enne scomparsa a Roma nel mese di dicembre in tragiche circostanze.
Una serie di ricordi, di frammenti, di emozioni che andranno a integrare un album fatto di parole e di immagini e che sarà custodito dai suoi genitori, Sabrina e Daniel.
Sono arrivati da tutta Italia quest’oggi, al Centro Ebraico Il Pitigliani, convocati dall’Ufficio Giovani Nazionale UCEI, per onorare la memoria di Alisa. Una giornata per condividere ricordi, ma anche per condividere impegni rivolti al futuro. Come quello di tener accesa la sua lavorando per affermare quei valori per cui si batteva con tanta determinazione.
A ricordarlo anche le parole di Torah pronunciate dai rabbini Roberto Della Rocca e Roberto Colombo.
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sky sport e la redazione ucei
Shaul, l'uomo della domenica
Una nuova replica oggi alle 19

Una nuova replica de L’uomo della domenica – Speciale Memoria andrà in onda questa sera alle 19 su Sky Sport 1.
Realizzata con la collaborazione della redazione giornalistica UCEI e condotto da Giorgio Porrà, fuoriclasse dello storytelling televisivo, la puntata odierna (già andata in onda più volte nella giornata di venerdì) è incentrata sulla Run For Mem, la corsa tra Storia e Memoria organizzata una settimana fa nella Capitale dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane insieme a Maratona di Roma e Maccabi Italia. Un progetto fortemente voluto dal direttore di Sky Sport, Federico Ferri, e la cui realizzazione operativa è stata coordinata da Simona Larocca.
Protagonista indiscusso della puntata è Shaul Ladany, il marciatore israeliano testimonial della Run For Mem che sopravvisse due volte all’orrore: a Bergen Belsen, dove fu deportato giovanissimo, ma anche all’attentato palestinese ai Giochi di Monaco ’72.
Ad essere sfogliate insieme a Porrà sono però anche altre pagine di Sport e Memoria che coinvolgono tra gli altri il ciclista Gino Bartali, il calciatore Matthias Sindelar, il podista Otto Peltzer e l’allenatore Erno Erbstein.
(Una collezione dedicata alla programmazione speciale di Sky Sport per il Giorno della Memoria è disponibile anche in modalità non lineare su Sky Go e Sky On Demand).
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In collaborazione con la redazione UCEI
Carlo Angela, un medico stratega 5,8% di share per il docufilm Rai
Storie e destini che s'intrecciano in Piemonte durante la Resistenza. Su tutte quella di Carlo Angela, medico antifascista, papà di Piero e nonno di Alberto, due volti noti della divulgazione scientifica e culturale. Ma soprattutto Giusto tra le Nazioni per l'azione svolta a a soccorso di ebrei e partigiani perseguitati dal nazifascismo. Di questo parla "Carlo Angela - Un medico stratega", il documentario che Raidue ha voluto realizzare per il Giorno della Memoria raccontando il coraggio di Angela, che falsificò le cartelle cliniche della casa di cura per malattie mentali che dirigeva a San Maurizio Canavese in Piemonte per ospitare uomini e donne in fuga dal regime. Un coraggio che gli è valso, nel 2003, il riconoscimento dello Yad Vashem.
Condotto da Ubaldo Pantani e realizzato anche con il contributo della redazione giornalistica UCEI, il documentario è stato voluto e ideato da Massimiliano Boscariol e Fabio Di Nicola (il primo ne è anche produttore esecutivo) ed è curato da Silvana Brizzi con regia di Danio Spaccapeli.
Cinquanta minuti di grande intensità con ricordi, testimonianze, ricostruzioni storiche dei fatti narrati. Ad intervenire tra gli altri il demografo Sergio Della Pergola, il giornalista Adam Smulevich e lo storico Marcello Pezzetti.
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Hans Jonas, un nuovo master al via 
Giovani a confronto sull’identità 
Fondamentali di una tradizione. Leadership and Competence Analysis. Democrazia, libertà religiosa, convivenza civile.
Sono i tre temi attorno cui ruota la nuova edizione del master organizzato dall’Associazione di Cultura Ebraica Hans Jonas, dedicato quest’anno a Ebraismo e secolarizzazione.
La prima delle quattro tappe del master, questo fine settimana, ha portato a Roma numerosi giovani da tutta Italia. Tra i relatori del corso, che ha il coordinamento del Consigliere UCEI Saul Meghnagi, il rav Roberto Della Rocca, che ha tenuto una lezione sulla giustizia sociale; Andrea Mazzeo, che ha parlato di pensiero strategico e leadership; Marina Caffiero, che ha discusso con i partecipanti di “Ebrei nella Storia”. Nel corso della mattinata odierna la parola è andata anche ad alcuni giovani, tra cui Ariel Sonnino, Micol Temin e Daniele Toscano.
Ad aprire il corso, che proseguirà nelle prossime settimane con appuntamenti anche a Firenze, Bologna e Milano, una cena di shabbat con i giovani della Comunità ebraica romana condotta dal rav Roberto Colombo e con ospite anche la presidente UCEI Noemi Di Segni.
I lavori del master, che hanno il sostegno di UCEI e The L.A Pincus Fund for Jewish Education in the Diaspora, si sono svolti tra Istituto Il Pitigliani e Centro Bibliografico dell’Unione.
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qui milano - l'iniziativa al giardino dei giusti 
"Memoria, importante per tutti
anche per noi musulmani"

“Questa iniziativa non è frutto del buonismo. Abbiamo chiesto al mondo musulmano in Italia di compiere un atto pubblico e politico, di assumersi la responsabilità contro il terrorismo fondamentalista e al contempo, in occasione del 27 gennaio, di parlare in difesa dei valori della Memoria. Il Giorno della Memoria infatti non tocca solo gli ebrei, tutti devono sentirlo proprio”. Così come tutti devono sentire propria la lotta all'odio integralista e a ogni forma di intolleranza, spiega dal Monte Stella di Milano il presidente di Gariwo Gabriele Nissim. Qui, dove sorge il Giardino dei Giusti, nelle scorse ore si sono riunite, assieme a Nissim, ai rappresentanti di Gariwo, diverse associazioni islamiche per dimostrare il proprio impegno in difesa della Memoria e del suo significato profondo. “Un primo gesto importante – ha commentato Giorgio Mortara, vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiana, ente che fa parte del progetto del Giardino dei Giusti – Bisogna conoscere e riconoscere il significato della Shoah per poter capire e agire anche nel presente in difesa dei nostri valori comuni”. Tra i presenti, anche l'imam Abdullah Tchina, direttore del centro culturale islamico di Sesto San Giovanni, venuto in rappresentanza dell'Associazione Italiana degli Imam e delle Guide religiose. “Queste iniziative sono importanti perché aiutano a creare ponti – ha affermato Tchina – La nostra sfida è quella di educare al dialogo, al profondo amore per il prossimo e al ripudio di ogni forma di odio e intolleranza”. A una domanda sulla situazione dell'antisemitismo all'interno del mondo islamico italiano, l'imam Tchina ha definito il fenomeno come ridotto a una parte minoritaria della comunità, ribadendo il suo impegno ad insegnare la convivenza e il rispetto reciproco.
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migliaia all'iniziativa per le pietre d'inciampo 
Nessuno tocchi le Stolpersteine,
Milano difende la Memoria

Un abbraccio collettivo. Una risposta chiara a chi vorrebbe cancellare la Memoria. Milano ha risposto presente ieri alla manifestazione “Nessuno tocchi le pietre d'inciampo”, indetta dopo lo sfregio alla pietra posata in via Plinio 20 in memoria di Dante Coen. “Oggi è una grande giornata e ringrazio tutti i cittadini milanesi che hanno voluto essere qui con noi oggi per questa catena umana dopo lo sfregio alla pietra che ric
orda mio padre. Grazie al sindaco, grazie Milano. Oggi non ci sentiamo soli. Viva la Resistenza”, le parole della figlia di Dante Coen, Ornella, commossa di fronte alle migliaia di persone che hanno partecipato all'iniziativa che da via Plinio si è conclusa simbolicamente al Memoriale della Shoah della città. Proprio davanti al muro voluto dalla alla sopravvissuta ad Auschwitz e Testimone Liliana Segre all'interno del Memoriale dove si legge a caratteri cubitali la parola Indifferenza. La stessa che ieri migliaia di milanesi (cinque mila secondo gli organizzatori), tra cui il sindaco Giuseppe Sala, il ministro della Giustizia Andrea Orlando, rappresentanti della Comunità ebraica, e soprattutto cittadini comuni hanno voluto combattere con un atto concreto di solidarietà.

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il convegno alla camera dei deputati 
"Giusti, serve una legge"
Uno sforzo collettivo, di tutta la classe politica, affinché si possa convergere su quest'idea e superare così ogni ostacolo nel passaggio dalla teoria alla pratica. Tra cui i possibili tempi stretti dell'attuale legislatura.
A lanciare l'appello Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, intervenuto ieri nel corso del convegno organizzato insieme alla deputata del Pd Milena Santerini per rilanciare l'obiettivo di una Giornata in ricordo dei Giusti dell'umanità da celebrarsi nel Parlamento italiano. Proposta che è stata calendarizzata nel settembre scorso presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera grazie proprio alla Santerini.
Giusti di ieri, in prima linea contro il nazifascismo. Ma anche, nell'impostazione sostenuta da Gariwo, eroi della contemporaneità. Persone più o meno note che, davanti al pericolo, nei diversi scenari di crisi, hanno scelto e continuano a scegliere di ripudiare l'indifferenza.
“Si tratta di una sfida che è importante abbracciare. Serve l'impegno di tutti, affinché questa legge diventi presto realtà” ha sottolineato Nissim, di cui è noto il pluridecennale impegno in questo senso. Dal Giardino dei Giusti di Milano alle altre sezioni che si stanno aprendo nel mondo, senza dimenticare l'impegno di racconto e testimonianza in campo editoriale. 
Molto intenso e ricco di stimoli l'incontro, svoltosi a Palazzo Montecitorio con interventi iniziali, oltre che di Nissim e Santerini, anche della vicepresidente della Camera dei deputati Marina Sereni, della presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, del parlamentare Emanuele Fiano e dell'ambasciatrice armena Victoria Badgassarian.
Moderati dal giornalista Antonio Ferrari, hanno quindi preso la parola l'ambasciatore Emilio Barbarani, il saggista Stefano Levi Della Torre, il vicepresidente UCEI Giorgio Mortara e la presidente di Bene Rwanda Francoise Kankindi
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qui roma - la cerimonia alla caserma piave
Eroi in divisa, due medaglie
per la Guardia di Finanza

Il primo, aiutò diversi perseguitati ad espatriare in Svizzera e pagò quel coraggio con la deportazione. L’altro, aprì le porte del proprio appartamento a delle persone braccate e la rese luogo di salvezza. Entrambi a rischio della propria vita. Questa la motivazione che ha portato alla consegna in memoria ai figli della Medaglia d’Oro al Merito Civile per il Maresciallo Maggiore Paolo Boetti e della Medaglia di Bronzo, sempre al Merito Civile, per il Brigadiere mare Aldo Benedettelli. Entrambi sottufficiali dell’allora Regia Guardia di Finanza, ed entrambi in lotta, in quella difficile stagione, per la dignità dell’uomo e contro il nazifascismo.
Tenutasi presso il Salone d’Onore della caserma “Piave” e introdotta dalle prolusioni del Generale Luciano Luciani, Presidente del Museo Storico della Guardia di Finanza, e del Maggiore Gerardo Severino, la cerimonia ha visto intervenire anche la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e il Comandante Generale della Guardia di Finanza Giorgio Toschi.
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qui gerusalemme 
La fiamma perenne del ricordo
“Come coniugare identità e complessità? Verità e pluralismo? Come tutelare le prime senza negare le seconde? La chiave è il concetto di responsabilità. Nostra, vostra, di quelli che ci hanno preceduto e che verranno dopo di noi”. Così l’ambasciatore d’Italia in Israele Francesco Maria Talò è intervenuto all’incontro organizzato a Yad Vashem a Gerusalemme dall’Ambasciata italiana in occasione del Giorno della Memoria, in collaborazione con la Hevrat Yehudei Italia be-Israel, punto di riferimento degli italiani di Israele, del suo braccio giovanile Giovane Kehillà, e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Un momento di silenzio e raccoglimento quello in cui, nella Tenda della Rimembranza, è stata ravvivata la fiamma perenne che ricorda la vittime della Shoah, in onore delle quali il presidente della Hevrah Sergio Della Pergola, ha recitato la preghiera ebraica del kaddish. A cui è poi seguito un momento di parole e di confronto, per trasmettere memorie e conoscenze. Introdotto dall’addetto culturale dell’ambasciata Elena Loewenthal, l’evento ha visto gli interventi, oltre che dell’ambasciatore, del direttore della Stampa Maurizio Molinari e di Yael Orvieto della Yad Vashem Publishing House.
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qui trieste
“Risiera, le mura della vergogna”
Tra le tappe più significative del Giorno della Memoria a Trieste la cerimonia tenutasi presso la Risiera di San Sabba, con la partecipazione di associazioni di deportati e perseguitati politici, partigiani, reduci e sindacati. Ad ascoltare la cerimonia anche alcune classi delle scuole superiori.
Fra le autorità presenti, al fianco del presidente della Comunità ebraica triestina Alessandro Salonichio, dei membri del Consiglio, del rav Ariel Haddad, la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, il vicepresidente del Consiglio regionale Paride Cargnelutti, i sindaci dei Comuni della provincia.

(Foto di Giovanni Montenero)
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il convegno in occasione del 27 gennaio
Venezia e l'ospedale degli ebrei
Nella cornice della sala San Domenico della Scuola Grande di San Marco si è svolto l’incontro di studio “L’Ospedale degli Ebrei: storie di medici, benefattori e pazienti ebrei nell’Ospedale Civile di Venezia”. Il convegno, organizzato dall’Ulss 3 Serenissima nell’ambito del Coordinamento cittadino della Giornata della Memoria, ha indagato la presenza dei medici ebrei, dei pazienti ebrei e dei benefattori ebrei nell’Ospedale, che hanno contribuito a fare dell'Ospedale Ss.Giovanni e Paolo un luogo nel quale il meglio della civiltà veneziana è diventata una sintesi ammirevole di offerta di salute individuale e di sanità pubblica.
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qui verona
“Vigili contro ogni forma d'odio”
“La memoria della Shoah deve essere tenuta viva perché ci aiuti a non ripetere gli stessi errori del passato e se un denominatore comune esiste nei genocidi, nei massacri, negli atti di terrorismo, tale denominatore è quasi sempre il razzismo, la xenofobia, l’integralismo religioso ed ideologico”.
A sottolinearlo il presidente della Comunità ebraica veronese Bruno Carmi nel suo intervento di chiusura del Giorno della Memoria al cimitero ebraico cittadino.
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qui vercelli
Flash mob per non dimenticare
Un flashmob in diversi punti della città e davanti alla sinagoga, alla presenza della Presidente della Comunità ebraica Rossella Bottini Treves, del prefetto di Vercelli, del sindaco, dell’arcivescovo e delle autorità. Questa l’iniziativa degli studenti delle scuole superiori vercellesi per il Giorno della Memoria.
“Sono rimasti veramente in pochi i sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti, ma non dobbiamo fermarci, il ricordo di ciò che è successo deve andare avanti anche senza la loro testimonianza diretta” il messaggio che la presidente Bottini Treves ha voluto rivolgere ai tanti giovani presenti.
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pilpul

Un Giorno e un anno
Anche quest’anno il Giorno della Memoria è trascorso. Ed è un pensiero, per certi aspetti, al limite dell’inconfessabile. Infatti lo si tiene per sé, guardando l’agenda e ben sapendo che essa non si esaurisce intorno alla data del 27 gennaio, trattandosi piuttosto, per chi da sempre è impegnato sui temi fondamentali che si accompagnano a questa fondamentale ricorrenza del calendario civile europeo, una sorta di continuum. Semmai, è l’affollamento di cose da fare che un poco si dirada. Mentre le cose da dire aumentano in misura considerevole di anno in anno.

Claudio Vercelli
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Levi Papers - Flesch
Flesch compare all’improvviso: “Si fa avanti uno fra noi che non ho mai visto, si chiama Flesch; sarà lui il nostro interprete”. Siamo nel capitolo “Sul fondo” di “Se questo è un uomo”. È uno dei tanti personaggi di quel termitaio gremito che è il Lager. Sappiamo che è tedesco. Levi descrive la sua bocca. Meglio, il modo con cui escono le parole dalla sua bocca: amare. Nella edizione del 1947 compare solo due volte. Poi non si saprà nulla di lui. Nel 1958 Levi inserisce un foglietto di carta dove Flesch torna a parlare. Sono sette righe appena, che vanno introdotte a pagina 23 della prima edizione De Silva, al secondo capoverso. La frase aggiunta suona così: “Questo Flesch, che si adatta molto a malincuore a tradurre in italiano frasi tedesche piene di gelo, e rifiuta di volgere in tedesco le nostre domande perché sa che è inutile, è un ebreo tedesco sulla cinquantina, che porta in viso la grossa cicatrice di una ferita riportata combattendo contro gli italiani sul Piave.

Marco Belpoliti, scrittore
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