Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

 7 Febbraio 2017 - 11 Shevat 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
I primi due precetti ricevuti dall’intera comunità ebraica, ancora in Egitto, sono il calcolo del tempo – a partire dal rinnovamento della luna – e il sacrificio pasquale.
Queste due mitzwòt hanno un denominatore comune: l’istituto della delega. Per fissare il Capomese, Rosh Chodesh, il Sinedrio inviava due delegati che testimoniavano sull’apparizione della luna nuova. Per la macellazione dell’agnello da consumare nel Seder della nostra prima notte di libertà, si delegava una persona che macellava per tante. Dalla modalità di questo sacrificio il Talmùd deduce che “il delegato di una persona è come la persona stessa…”. (Qiddushìn, 41, b ). La delega quindi precede e sancisce la costituzione della prima comunità ebraica. È la delega che rende gli uomini liberi e uguali senza restare schiacciati dai rispettivi ruoli. Il delegato deve rispondere ai deleganti che gli hanno dato fiducia, senza mai abusare del suo ruolo, e i deleganti devono essere sempre al fianco del loro delegato affinché non si trasformi in un esecutore solitario e autoriferito. Non si può diventare una comunità libera senza che una persona sappia dare e prendere delega e responsabilità rispetto a un’altra persona.
 
Leggi

Dario
Calimani,
Università di Venezia
Anche quest’anno abbiamo rimesso la Memoria nel cassetto, in attesa di riaprirlo l’anno prossimo, un po’ più impolverato.
E con sempre maggior insistenza, anno dopo anno, si scoprono salvatori e i giusti, che con eroismo hanno dato rifugio a ebrei perseguitati, a ebrei in fuga. Giustissimo riconoscerli. Giustissimo farli conoscere. Si ha, in qualche modo, il sospetto di star premiando la semplice umanità, visto che troppo spesso aveva prevalso la disumanità. Si premia il normale, perché allora aveva prevalso l’anormale.
Si ha però la chiara sensazione di un cambiamento graduale di percezione: sempre più, chi è chiamato a parlare di memoria dà per scontata la Shoah, con le sue cause, i suoi metodi, le sue conseguenze, e sempre più vengono messe al centro le individuali esperienze dei sopravvissuti, dei fortunati. Si rischia di soprassedere al racconto della tragedia, forse perché troppo dolorosa, o troppo complessa: troppo difficile spiegare l’inspiegabile a tanti anni di distanza. Quasi che chi la ascolta la potesse reputare non credibile. Quasi ce ne vergognassimo. Noi e non gli altri.
 
Leggi

Tifoserie, una sentenza
che preoccupa
Il Corriere della Sera svela oggi il contenuto di un messaggio privato che la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha inviato negli scorsi giorni al vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, al presidente del Coni Giovanni Malagò, al presidente della Figc Carlo Tavecchio e al ministro dello Sport Luca Lotti. L’argomento è il proscioglimento di due tifosi laziali denunciati dalla Digos e accusati dalla Procura di aver incitato la curva dell’Olimpico ad urlare “Giallorosso ebreo”. Vicenda divenuta di dominio pubblico e su cui alcuni ispettori ministeriali, con il beneplacito del ministro della Giustizia Andrea Orlando, stanno svolgendo “accertamenti preliminari” sul giudice che ha pronunciato la sentenza. “Fermo restando il principio che le decisioni della magistratura vanno sempre rispettate e non volendo entrare nel merito dei singoli aspetti processuali di questa vicenda, non posso non esprimere la mia preoccupazione. Soprattutto in un momento come questo, in un momento in cui nuovi venti di odio tornano a spirare in Italia e in Europa, c’è un bisogno assoluto che il mondo dello sport si faccia ambasciatore di valori positivi. C’è un gran bisogno – scrive la Presidente UCEI nel suo messaggio – che lo sport unisca le società e i popoli”.
Su questo argomento, riferisce il quotidiano, si è aggiunto anche un messaggio della presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello. “Mi rivolgo a voi – le sue parole – con lo scopo di ribadire che in questo Paese gli antisemiti, unico aggettivo in grado di qualificare chi deride un tifoso avversario appellandolo ‘ebreo’, siano perseguitati e condannati e non ci sia spazio per alcuna ambiguità, soprattutto nei nostri tribunali”.
 
Leggi

  davar
ospite ieri dell'ucei
Polonia, l'ambasciatore in visita

"Guardiamo insieme al futuro"
Un dialogo aperto che non ha risparmiato questioni molto delicate e complesse. Un confronto avviato per conoscersi più in profondità e oltre i cliché. Non ha tradito le attese la visita dell’ambasciatore polacco a Roma, Tomasz Orlowski, ospite del Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane per parlare, su invito della Presidente Noemi Di Segni, del paese che rappresenta, della sua relazione con il passato, del presente politico, del futuro da costruire.
Dalla Memoria della Shoah ai rapporti con lo Stato di Israele, dalla risoluzione della crisi dei migranti alla difesa dell’unità europea. Numerosi i temi affrontati dall’ambasciatore Orlowski, che ha risposto a diverse domande dal pubblico.
“Sono orgoglioso di quello che abbiamo fatto nei 27 anni che sono passati dal crollo del comunismo. Sia nel rapporto con la comunità ebraica, che ha dato alla Polonia tanti illustri uomini di cultura, sia nell’amicizia sempre più stretta che è stato possibile costruire con il governo di Israele. Certamente resta ancora molto da fare, ma la mia sensazione è che debbano esserci diversi motivi di soddisfazione nel nostro bilancio. Abbiamo preso la strada giusta, anche nella lotta all’antisemitismo. La mia valutazione è che quest’ultimo fenomeno, particolarmente odioso e insidioso, non sia oggi più intenso che in altri paesi d’Europa. Non possiamo avere la pretesa di debellarlo del tutto, perché sarebbe utopia. Ma con lo sforzo di tutti – ha esordito il diplomatico – possiamo renderlo sempre più marginale”.
Sulle responsabilità polacche nella Shoah, tema che è stato evocato in alcune domande, l’ambasciatore Orlowski ha invitato a “non criminalizzare un intero popolo, ma a giudicare i singoli individui”. Non andrebbero sottostimate la pratiche della delazione e del collaborazionismo, ma allo stesso tempo andrebbero maggiormente valorizzate, la sua riflessione, “le storie e le vicende di chi, a rischio della vita, compì atti di eroismo”.
Un momento di svolta sul tema della Memoria, ha quindi aggiunto, andrebbe visto nella visita di papa Giovanni Paolo II ad Auschwitz-Birkenau nel 1979. “Ancora non ce ne rendiamo conto fino in fondo – ha detto Orlowski – ma le parole di un papa nato in Polonia, in quel luogo d’orrore, in quel preciso momento storico, hanno avuto un impatto fondamentale”.
Leggi

l'anti-defamation league a roma
"Cooperiamo contro chi odia"
“Diffamazione, odio, antisemitismo, boicottaggio d’Israele, razzismo. Minacce in costante crescita, che siamo chiamati a contrastare, tutti insieme, per assicurare un futuro alle prossime generazioni”. L’ha sottolineato la Presidente UCEI Noemi Di Segni incontrando quest’oggi a Roma una delegazione dell’Anti-Defamation League, organizzazione statunitense tra le più attive nella lotta al razzismo, insieme tra gli altri alla presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello e all’esponente dello European Jewish Congress Alessandro Ruben.
“Bisogna prendere coscienza del fatto che gli attacchi rivolti oggi contro Israele e sionismo sono una forma di antisemitismo. Che l’Europa, attesa al 60esimo anniversario dei Trattati di Roma, deve assicurare una difesa più forte dei suoi valori fondamentali. Anche in ragione di questi motivi – ha detto Di Segni – è fondamentale cooperare, a livello locale, nazionale e internazionale, per creare rapporti istituzionali sempre più forti”.

Leggi

Lo studio ucei - villa santa maria
Infanzia, i percorsi da seguire

per lo sviluppo dei bambini
Presentati in queste ore, nella prestigiosa sala Pirelli nel Palazzo della Regione Lombardia a Milano, i risultati dello studio promosso e finanziato dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in merito alla salute psicomotoria dei bambini. Una ricerca pilota realizzata da Villa Santa Maria, Centro di Tavernerio (Como) specializzato nella cura e riabilitazione di bambini e ragazzi affetti da autismo e patologie neuropsichiatriche, che ha coinvolto le scuole ebraiche di Milano ma anche a Torino, Trieste e Roma e i giovanissimi dell'asilo di Firenze. “La sfida che ci poniamo oggi è quella di far conoscere questo studio, fortemente voluto dall'UCEI e appoggiato dall'Associazione medica ebraica, al più ampio pubblico possibile - ha spiegato Giorgio Mortara, vicepresidente UCEI, in apertura dell'incontro moderato dalla giornalista Ada Treves - Per questo auspichiamo di portare avanti una collaborazione sul territorio, a partire dalle città in cui è già stata svolta la ricerca e magari coinvolgendo il ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca con cui l'Unione ha ottimi rapporti”. La dottoressa Gaetana Mariani, presidente e direttore generale di Villa Santa Maria, ha poi presentato il lavoro del centro, ricordando come il progetto di ricerca si sia ispirato al lavoro dell'associazione Tsad Kadima, che si occupa del percorso formativo dei bambini che soffrono di lesione cerebrale in Israele. “Il lavoro con i bambini è un lavoro fondamentale che dà speranza per il futuro”, ha sottolineato Claudia De Benedetti, presidente dell’Agenzia ebraica per Israele (Sochnut Italia) – ente che ha sostenuto il progetto - citando come modelli l'operato di Villa Santa Maria così come quello di Tsad Kadima. Dopo i saluti, si è poi entrati nel merito della ricerca e del suo oggetto di studio - il disturbo dello sviluppo nei bambini - con interventi di esperti della materia e di chi ha seguito il progetto.
LA LEGGE APPROVATA DALLA KNESSET
Insediamenti, confronto aperto
C’è chi parla di circa 2mila, chi di 4mila. Non è ancora chiaro il numero definitivo degli insediamenti israeliani a cui si potrà applicare la legge approvata ieri dalla Knesset – il parlamento israeliano – che sancisce la possibilità per lo Stato di confiscare terreni di proprietà palestinese e trasferirla a cittadini israeliani. La norma è stata definita dai media come una sanatoria degli insediamenti perché ha valore retroattivo, e legalizza di fatto gli avamposti israeliani presenti in Cisgiordania. La legge non espropria automaticamente i proprietari palestinesi, a cui è previsto sia offerto un altro terreno oppure la possibilità di riscuotere un affitto annuale pari al 125 per cento del valore di affitto in condizioni normali.


Leggi

le reazioni al raduno dell'ultradestra
"Genova ripudia il razzismo"
C’è preoccupazione a Genova per il raduno delle destre, “The Europe of Fatherlands-L’Europa delle patrie”, convocato nella giornata di sabato da Forza Nuova. Iniziativa che ha suscitato tra le altre la ferma presa di posizione della Comunità ebraica genovese. “Mi ha colpito una frase del libro di Wlodek Goldkorn che abbiamo presentato per il Giorno della Memoria: quello che gli diceva un sopravvissuto del Ghetto di Varsavia ricordando perché anticamente nelle miniere si teneva un canarino: perché, se cominciava a stare male, voleva dire che c’era una fuga di gas. E di fronte a situazioni che potrebbero riaprire spazi di illibertà e totalitarismo, io penso che, dovremmo essere tutti come canarini nella miniera, dare l’allarme. Noi della Comunità – ha dichiarato il presidente Ariel Dello Strologo (nell’immagine) – così come stanno facendo tante realtà genovesi a cui confermiamo il nostro appoggio”. Tanti i giovani che si stanno mobilitando per dire no al razzismo, all’intolleranza, alla xenofobia. Rivolto a loro l’apprezzamento dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, che in una nota sottolinea: “Accogliamo e facciamo nostro lo sdegno dei giovani di Genova, di fronte all’ipotesi di vedere organizzato nel capoluogo ligure, un convegno dell’ultradestra razzista e antisemita sabato 11 febbraio. La risposta della città, forte e decisa, è una legittima rivendicazione dei diritti di libertà e democrazia”.
Aggiunge il presidente Ugei Ariel Nacamulli: “Non saremo in piazza con loro per la concomitanza con il giorno di festa ebraico dello Shabbat ma vogliamo sostenere attivamente la voce di chi si muove per difendere i valori democratici e antifascisti su cui il nostro paese ha posato le fondamenta”.

  pilpul
L'impegno dei musulmani
Alcuni sosterranno, legittimamente, che significa poco. Che sono soltanto belle parole. Ma siccome su queste colonne ho più volte scritto che, per sconfiggere il radicalismo e il terrorismo islamico, serve innanzitutto l’impegno dei musulmani, plaudo a questo primo successo: il “Patto nazionale per l’Islam italiano, espressione di una comunità aperta, integrata e aderente ai valori e principi dell’ordinamento statale”. Firmato la scorsa settimana al Viminale dal Ministro dell’Interno e da nove associazioni islamiche, il testo prevede dieci impegni da parte dei musulmani e altrettanti da parte delle istituzioni, e prelude esplicitamente a un percorso che porti alla firma di un’Intesa. Tutto è scaricabile online a questo link.
Molti punti sono quelli di buon senso che abbiamo auspicato in questi anni: albo degli imam, formazione condivisa con le istituzioni, predica in italiano, educazione civica, trasparenza sui finanziamenti; le istituzioni si obbligano a fare la loro parte, coinvolgendo anche l’associazione dei Comuni che – evidentemente – ha una capacità di penetrazione maggiore.
È molto importante che abbiano partecipato al negoziato associazioni islamiche con diversa estrazione e anche “affidabilità”: deve partecipare una fetta larga dei musulmani presenti in Italia, senza tacere un confronto interno, se necessario. Noi ebrei possiamo fornire un contributo duplice: da un lato, vigilare con attenzione, senza rigidità, sull’applicazione reale di tali principi in modo che non restino lettera morta. Inoltre, con la generosità: mettere al servizio dell’Islam italiano la nostra esperienza di integrazione può garantirci assai meglio che un atteggiamento pregiudizialmente ostile e diffidente.


Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas 




moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici su  FACEBOOK  TWITTER
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.