Elia Richetti,
rabbino
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Di
fronte all’attacco proditorio di ‘Amalèq, l’ordine divino trasmesso da
Moshè a Yehoshùa’ è di uscire dall’accampamento e contrattaccare: “Esci
a combattere contro ‘Amalèq”.
È stato osservato che di fronte all’armata del Faraone che li stava per
raggiungere sulla riva del Mar Rosso, Moshè invece disse al popolo. “Il
Signore combatterà per voi, e voi statevene quieti”. Perché questa
differenza?
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
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Questa
settimana l’insediamento di Amona, costruito su terreni non di sua
proprietà a est di Ramallah, è stato sgomberato dai suoi occupanti per
la seconda volta dopo il primo sgombero avvenuto nel 2006, e la Knesset
ha approvato una legge con validità retroattiva sull’esproprio di
proprietà terriere palestinesi in Giudea e Samaria. Se dovessi scrivere
esattamente quello che penso, diverse persone per bene manderebbero una
lettera di protesta al direttore di questa testata. È dunque più
salubre concentrarsi su altri temi israeliani di attualità.
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Razzi su Eilat dal Sinai |
Almeno
tre razzi, lanciati dal Sinai contro la città di Eilat, a sud di
Israele, sono stati intercettati ieri sera dal sistema antimissilistico
israeliano Iron Dome. Come riporta La Stampa, “non ci sono danni né
feriti anche se la popolazione ha vissuto momenti di paura per le
sirene che hanno suonato l’allarme”. A rivendicare l’attacco il gruppo
Ansar Bait al-Maqdis, ovvero la branca egiziana dell’Isis, che da tempo
opera nel Sinai.
Legge sugli insediamenti, dibattito aperto. L’approvazione da parte di
Israele della Legge di Regolamentazione legata agli insediamenti
israeliani in Cisgiordania continua ad essere oggetto di dibattito
anche sui quotidiani italiani. Il Foglio mette a confronto le opinioni
di Nahum Barnea, decano dei giornalisti israeliani, e Israel Harel,
firma del giornali progressista Haaretz nonché tra i fondatori
dell’insediamento di Ofra. “La domanda non è se queste case siano
legali, ma un’altra: annettiamo i territori o ci ritiriamo? –
l’interrogativo che pone Barnea in riferimento agli insediamenti – Non
puoi lasciare che gli israeliani ci vadano a vivere mantenendo i
territori sotto un regime di occupazione militare”. Per la firma di
Yedioth Ahronoth, una strada è dunque l’annessione della totalità dei
territori, che comporterebbe “di dare la cittadinanza israeliana a due
milioni di palestinesi. Attualmente i palestinesi vivono sotto una
autonomia’, ma con l’esercito che controlla i territori. Questo non può
continuare all’infinito. L’annessione sarebbe la nascita di uno stato
unico”. Per Harel invece “Dobbiamo annettere soltanto le zone dove ci
sono gli insediamenti. Poi, un giorno, si concretizzerà l’opzione
giordana’: la monarchia di Hussein si trasformerà in una repubblica a
maggioranza palestinese e creeremo un corridoio con la Cisgiordania”.
Secondo lo scrittore David Grossman, intervistato da Repubblica, la
Corte suprema israeliana casserà la legge oggetto di dibattito, che
formalmente legalizza molti insediamenti in Cisgiordania. Dalle pagine
dell’Unità il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat accusa
Gerusalemme di non volere la pace.
L’ultradestra si riunirà a Genova. Il contestato convegno previsto per
sabato a Genova con protagonisti i leader dell’ultradestra europea si
terrà. Un’iniziativa inquietante contro cui da subito si sono levate
voci istituzioni, anche ebraiche, per chiedere che venga bloccata. Gli
organizzatori invece fanno sapere che la “conferenza Apf Alliance
Alliance For Peace and Freedom è stata anticipata alle 16, in un hotel
di a Genova, ma la location per ora rimane top segret everrà rivelata
solo oggi per motivi di pubblica sicurezza”. La Questura, scrive
Repubblica Genova, dice di non sapere nulla, che addirittura non è
arrivata alcuna conferma”. La Digos avrebbe incontrato alcuni gruppi
locali del movimento neofascista, invitandoli a desistere
dall’organizzare a Genova la manifestazione. “Dal mondo politico,
passando all’Anpi e ai sindacati, si è levato un coro di proteste e
sono preannunciate manifestazioni che richiamano l’attenzione sul
problema sicurezza”.
Torino, a confronto sull’estremismo. Il fenomeno della
“radicalizzazione” e della diffusione dell’estremismo violento è al
centro di un percorso che l’Anpi e la Comunità islamica torinese hanno
avviato per confrontarsi con le altre comunità religiose, nell’intento
di comprendere le origini di questa “malattia sociale” e di individuare
possibili rimedi e forme di prevenzione. Questa sera alle 21 la
Comunità ebraica ospita il secondo degli appuntamenti in programma,
coordinato da Andrea Giorgis, dal titolo “Insieme”. A intervenire, tra
gli altri, il rabbino capo della città Ariel Di Porto (Repubblica
Torino).
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dopo l'attacco di ieri alla città israeliana
A Eilat l'Isis sbatte su Iron Dome
e Hamas continua con le bugie
Come
contro i razzi lanciati da Gaza, Iron Dome continua a proteggere
Israele, questa volta dalla minaccia dell'Isis. Il sofisticato sistema
antimissile israeliano ha infatti abbattuto meno di 24 ore fa almeno
tre razzi provenienti dal Sinai, lanciati dal gruppo Ansar Bait
al-Maqdis contro Eilat (città che si affaccia sul Mar Rosso). Si tratta
della branca egiziana dell’Isis, che da tempo opera al di là del
confine israeliano e che nelle scorse ore ha rivendicato l'attacco.
Sarebbe il primo di questo genere che fortunatamente, grazie appunto
anche ad Iron Dome, non ha fatto vittime o feriti né danneggiato
abitazioni. I media israeliani riportano però che undici persone in
stato di shock sono state trattate all'ospedale di Eilat.
Dopo i razzi lanciati dal Sinai, un'altro attacco si è verificato nella
zona. Questa volta ad essere colpito, il sud di Gaza. Il gruppo
terroristico di Hamas si è affrettato ad accusare Israele, parlando di
due palestinesi uccisi e cinque feriti. Dall'esercito israeliano fanno
sapere però che nessun attacco è stato autorizzato e che probabilmente
a colpire la Striscia di Gaza sia stato l'esercito egiziano. Proprio
poche ore prima infatti il presidente egiziano Al Sisi aveva parlato
delle operazioni in corso al confine con il territorio controllato dai
terroristi di Hamas, annunciando che l'esercito del Cairo aveva
distrutto sei tunnel sotterranei che portavano in Egitto.
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l'anti-defamation league incontra bergoglio
"Antisemitismo ancora diffuso,
anche la Chiesa deve batterlo"
Un
obiettivo comune, la lotta all'antisemitismo. Questo il cuore del
significato dell'incontro tenutosi nelle scorse ore in Vaticano tra i
rappresentati dell'Anti-defamation League (organizzazione americana
basata a New York e impegnata nella lotta contro antisemitismo e
razzismo) e papa Bergoglio. “Purtroppo, l’atteggiamento antisemitico,
che nuovamente deploro, in ogni sua forma, come contrario in
tutto ai principi cristiani e ad ogni visione che sia degna dell’uomo,
è tutt’oggi ancora diffuso”, ha sottolineato Bergoglio parlando
con i membri dell'Adl, guidati dal presidente Jonathan
Greenblatt. Il pontefice ha poi citato il testo della Commissione
per i rapporti religiosi con l'ebraismo, in cui si sottolinea che “la
Chiesa cattolica si sente particolarmente in dovere di fare
quanto è in suo potere, insieme ai nostri amici ebrei, per respingere
le tendenze antisemite”. “A questo riguardo, - ha poi affermato
Bergoglio riferendosi al lavoro dell'Anti-Defamation League - vi
ringrazio per la vostra opera e perché accompagnate al contrasto
della diffamazione l’impegno ad educare, a promuovere il rispetto
di tutti e a proteggere i più debole".
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qui roma - memoria
Come ricomporre l’infranto
Cosa
è stato il genocidio nazista per chi l’ha subito? Quale ferita ha
rappresentato nella coscienza dei sopravvissuti? Quale dramma ha
costituito per chi, salvatosi, ha portato il fardello per chi non c’è
più, consumato dagli incubi e da un senso di colpa lacerante?
Ne “Ricomporre l’infranto”, pubblicato nel 2005 da Marsilio, David
Meghnagi affronta queste domande attraverso i pensieri e le opere di
quattro figure paradigmatiche: oltre a Primo Levi, il volume racconta
l’approccio che su questi temi ebbero Marek Edelman, vicecomandante
della rivolta del ghetto di Varsavia; Isaac Deutscher, il biografo di
Trockij; il celebre intellettuale Gershom Scholem.
Un libro che, a 12 anni dalla sua uscita, continua a stimolare
confronto e dibattito. Ieri ad esempio se ne è parlato alla Casina dei
Vallati, sede della Fondazione Museo della Shoah di Roma, nel corso di
un incontro che ha visto la partecipazione dell’autore e del consulente
scientifico della Fondazione Marcello Pezzetti, che lo ha intervistato,
entrambi introdotti al pubblico dalla direttrice del Centro di Cultura
Ebraica Miriam Haiun.
Molte domande, pressanti per chi si opera ogni giorno di Memoria.
Alcune possibili risposte e chiavi interpretative. Secondo Meghnagi,
che è direttore del Master di Didattica della Shoah dell’Università
Roma Tre ed è anche Assessore UCEI alla Cultura, tre sono le ragioni
per cui i sopravvissuti “ce l’hanno fatta". Leggi
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jciak
Chiamami con il tuo nome
È
uno dei film di cui più si è parlato, all’ultimo Sundance Festival. E
la critica non ha esitato a gridare al capolavoro. Call me by your
name, diretto da Luca Guadagnino e basato sull’omonimo romanzo di André
Aciman (Chiamami col tuo nome, Guanda), è stata una sorpresa sotto
moltissimi aspetti. Per la capacità di rendere indimenticabile una
storia d’amore che molti considereranno scabrosa, per l’abilità di
tenere insieme eleganza e sensualità, per la resa accurata uno spaccato
d’epoca. E, non ultimo, per lo scenario ebraico italiano.
Scritto dallo stesso regista con il quasi novantenne James Ivory (fra i
cui successi basti ricordare Maurice e Camera con vista) e Walter
Fasano, il film racconta l’estate in cui il diciassettenne Elio Perlman
incontra Oliver, studente americano, 24 anni e l’appassionata e
l’appassionata relazione che li travolge.
Paragonato ai migliori lavori di Pedro Almodóvar, François Ozon o
Bertolucci e accostato a pietre miliari della filmografia LGBT quali
Carol o Moonlight, Call me by your name ricrea quell’incontro estivo
con un’attenzione ai dettagli e una sensualità che hanno indotto molti
critici a evocare Proust. Nel suo libro André Aciman, ebreo egiziano,
già autore di Ultima notte ad Alessandria, bellissimo memoir dedicato
ai suoi anni d’infanzia, aveva ambientato la storia in una villa nel
Ponente ligure. Luca Guadagnino (Io sono l'amore, A Bigger Splash) la
sposta nei paesaggi più sommessi della Lombardia, intorno a Crema, e ci
porta nella magnifica villa della famiglia Perlman, “ebrei con
discrezione”, come si definiscono.
Daniela Gross
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Setirot
- La Terra Promessa
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Trovo un vecchio libro di quando mio padre era negli tsofim veneziani, La vita e l’opera di Teodoro Herzl
di Dante Lattes, pubblicato a Gerusalemme nel gennaio 1945. Le pagine
ingiallite sono piene di appunti e di sottolineature. Mi soffermo su
una. Rav Lattes, dopo avere riportato una frase di Herzl – “[…] Poiché
ognuno porta in sé e con sé un pezzo della la Terra Promessa […] La
Terra Promessa è là dove noi la portiamo”, scrive: “ogni Ebreo ha da
ricercare dentro di sé quel lembo di Terra che possiede. Così la
leggenda di Herzl diventerà Storia”.
Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Dedica alla natura |
Questa
settimana si festeggia Tu Bishvat, il capodanno degli alberi e, come ho
già fatto in occasione di altre feste, non mi limiterò a consigliare
l’ascolto di una sola canzone, ma di alcune che non necessariamente
appartengono al repertorio tradizionale ebraico. Quella che segue non
vuole essere una playlist per Tu Bishvat, ma una celebrazione in musica
degli alberi e della natura, che segue un percorso particolare e
attraversa geografie e culture diverse.
Maria Teresa Milano
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La Mameloshn ferita |
Certe cose è meglio saperle: costano molto, ma liberano.
La psicanaliscrittrice (non è un refuso, è una definizione) Halina
Grynberg lo sa, e lo ha scritto in un libro che scotta e lenisce,
pubblicato da Giuntina per la traduzione e la cura di Vincenzo Barca,
dal titolo Memoria Ferita Aperta – Mamelshon. La donna nata un 14
luglio a Sciewodizsce in Polonia, e che sarebbe potuta rinascere a
Parigi come Aline, diventa infine Halina a Rio de Janeiro anche grazie
a questo notevole Esercizio di Scrittura e Autoanalisi. Ha cambiato se
stessa mediante la sua Lingua; senza Mameloshn non sarebbe stata lei,
ma ora può pensare, parlare e sognare in portoghese, in francese e
forse anche in polacco, e senza tradirsi: ora ha “un nome con cui esser
chiamata”.
Valerio Fiandra
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Libertà e attesa
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“E
così le piaghe sono arrivate, anche l’ultima, terribile, della morte
dei primogeniti. È venuto il momento di lasciare l’Egitto, finalmente
liberi. Senza fermarsi davanti al mare, esitanti e sfiduciati. Senza
rimpiangere, poi, i cibi di Mizraim.
Pensare alla fine delle cose, che constatazioni disperanti: “Nessun
bambino sa che è l’ultima volta che chiama sua madre ‘mami’. Nessun
ragazzino sa che il libro si sta chiudendo sull’ultima fiaba della
buona notte che gli sarà mai letta. Nessun fratello sa che la vasca si
sta riempiendo per l’ultimo bagno che farà mai col fratello” (Jonathan
Safran Foer, Eccomi, Guanda 2016, p. 116).
Quando andiamo in Israele? Chiede il bambino, serio. Così mi fai vedere
la statua di quella signora…quella signora che ha guardato indietro ed
è diventata di sale...
Sara Valentina Di Palma
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