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9 febbraio 2017 - 13 Shevat 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Di fronte all’attacco proditorio di ‘Amalèq, l’ordine divino trasmesso da Moshè a Yehoshùa’ è di uscire dall’accampamento e contrattaccare: “Esci a combattere contro ‘Amalèq”.
È stato osservato che di fronte all’armata del Faraone che li stava per raggiungere sulla riva del Mar Rosso, Moshè invece disse al popolo. “Il Signore combatterà per voi, e voi statevene quieti”. Perché questa differenza?
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
Questa settimana l’insediamento di Amona, costruito su terreni non di sua proprietà a est di Ramallah, è stato sgomberato dai suoi occupanti per la seconda volta dopo il primo sgombero avvenuto nel 2006, e la Knesset ha approvato una legge con validità retroattiva sull’esproprio di proprietà terriere palestinesi in Giudea e Samaria. Se dovessi scrivere esattamente quello che penso, diverse persone per bene manderebbero una lettera di protesta al direttore di questa testata. È dunque più salubre concentrarsi su altri temi israeliani di attualità.
 
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Razzi su Eilat dal Sinai
Almeno tre razzi, lanciati dal Sinai contro la città di Eilat, a sud di Israele, sono stati intercettati ieri sera dal sistema antimissilistico israeliano Iron Dome. Come riporta La Stampa, “non ci sono danni né feriti anche se la popolazione ha vissuto momenti di paura per le sirene che hanno suonato l’allarme”. A rivendicare l’attacco il gruppo Ansar Bait al-Maqdis, ovvero la branca egiziana dell’Isis, che da tempo opera nel Sinai.

Legge sugli insediamenti, dibattito aperto. L’approvazione da parte di Israele della Legge di Regolamentazione legata agli insediamenti israeliani in Cisgiordania continua ad essere oggetto di dibattito anche sui quotidiani italiani. Il Foglio mette a confronto le opinioni di Nahum Barnea, decano dei giornalisti israeliani, e Israel Harel, firma del giornali progressista Haaretz nonché tra i fondatori dell’insediamento di Ofra. “La domanda non è se queste case siano legali, ma un’altra: annettiamo i territori o ci ritiriamo? – l’interrogativo che pone Barnea in riferimento agli insediamenti – Non puoi lasciare che gli israeliani ci vadano a vivere mantenendo i territori sotto un regime di occupazione militare”. Per la firma di Yedioth Ahronoth, una strada è dunque l’annessione della totalità dei territori, che comporterebbe “di dare la cittadinanza israeliana a due milioni di palestinesi. Attualmente i palestinesi vivono sotto una autonomia’, ma con l’esercito che controlla i territori. Questo non può continuare all’infinito. L’annessione sarebbe la nascita di uno stato unico”. Per Harel invece “Dobbiamo annettere soltanto le zone dove ci sono gli insediamenti. Poi, un giorno, si concretizzerà l’opzione giordana’: la monarchia di Hussein si trasformerà in una repubblica a maggioranza palestinese e creeremo un corridoio con la Cisgiordania”. Secondo lo scrittore David Grossman, intervistato da Repubblica, la Corte suprema israeliana casserà la legge oggetto di dibattito, che formalmente legalizza molti insediamenti in Cisgiordania. Dalle pagine dell’Unità il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat accusa Gerusalemme di non volere la pace.

L’ultradestra si riunirà a Genova. Il contestato convegno previsto per sabato a Genova con protagonisti i leader dell’ultradestra europea si terrà. Un’iniziativa inquietante contro cui da subito si sono levate voci istituzioni, anche ebraiche, per chiedere che venga bloccata. Gli organizzatori invece fanno sapere che la “conferenza Apf Alliance Alliance For Peace and Freedom è stata anticipata alle 16, in un hotel di a Genova, ma la location per ora rimane top segret everrà rivelata solo oggi per motivi di pubblica sicurezza”. La Questura, scrive Repubblica Genova, dice di non sapere nulla, che addirittura non è arrivata alcuna conferma”. La Digos avrebbe incontrato alcuni gruppi locali del movimento neofascista, invitandoli a desistere dall’organizzare a Genova la manifestazione. “Dal mondo politico, passando all’Anpi e ai sindacati, si è levato un coro di proteste e sono preannunciate manifestazioni che richiamano l’attenzione sul problema sicurezza”.

Torino, a confronto sull’estremismo. Il fenomeno della “radicalizzazione” e della diffusione dell’estremismo violento è al centro di un percorso che l’Anpi e la Comunità islamica torinese hanno avviato per confrontarsi con le altre comunità religiose, nell’intento di comprendere le origini di questa “malattia sociale” e di individuare possibili rimedi e forme di prevenzione. Questa sera alle 21 la Comunità ebraica ospita il secondo degli appuntamenti in programma, coordinato da Andrea Giorgis, dal titolo “Insieme”. A intervenire, tra gli altri, il rabbino capo della città Ariel Di Porto (Repubblica Torino).
 
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  davar
dopo l'attacco di ieri alla città israeliana
A Eilat l'Isis sbatte su Iron Dome
e Hamas continua con le bugie

Come contro i razzi lanciati da Gaza, Iron Dome continua a proteggere Israele, questa volta dalla minaccia dell'Isis. Il sofisticato sistema antimissile israeliano ha infatti abbattuto meno di 24 ore fa almeno tre razzi provenienti dal Sinai, lanciati dal gruppo Ansar Bait al-Maqdis contro Eilat (città che si affaccia sul Mar Rosso). Si tratta della branca egiziana dell’Isis, che da tempo opera al di là del confine israeliano e che nelle scorse ore ha rivendicato l'attacco. Sarebbe il primo di questo genere che fortunatamente, grazie appunto anche ad Iron Dome, non ha fatto vittime o feriti né danneggiato abitazioni. I media israeliani riportano però che undici persone in stato di shock sono state trattate all'ospedale di Eilat.
Dopo i razzi lanciati dal Sinai, un'altro attacco si è verificato nella zona. Questa volta ad essere colpito, il sud di Gaza. Il gruppo terroristico di Hamas si è affrettato ad accusare Israele, parlando di due palestinesi uccisi e cinque feriti. Dall'esercito israeliano fanno sapere però che nessun attacco è stato autorizzato e che probabilmente a colpire la Striscia di Gaza sia stato l'esercito egiziano. Proprio poche ore prima infatti il presidente egiziano Al Sisi aveva parlato delle operazioni in corso al confine con il territorio controllato dai terroristi di Hamas, annunciando che l'esercito del Cairo aveva distrutto sei tunnel sotterranei che portavano in Egitto.
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il raduno neofascista previsto per sabato
"Seminatori d'odio e nostalgici,
non devono entrare a Genova"

A seguito delle notizie secondo cui è stato confermato per sabato 11 febbraio a Genova il raduno di gruppi neofascisti e dell'ultradestra italiani e di altri paesi europei, la presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e il presidente della Comunità ebraica di Genova Ariel Dello Strologo hanno inviato il seguente appello alle autorità:

L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Comunità Ebraica di Genova esprimono la più profonda preoccupazione per il raduno di stampo neofascista organizzato per sabato 11 febbraio nella città ligure.
La sola possibilità che a Genova, città medaglia d'oro alla Resistenza, venga ospitata una manifestazione di gruppi dichiaratamente antidemocratici costituisce un'offesa alla memoria di chi lottò e fu vittima di quei regimi a cui questi movimenti di estrema destra si ispirano. A chi propugna tesi razziste e xenofobe, ai nostalgici del totalitarismo nazifascista, non possiamo permettere di esprimere le proprie ideologie. Il mondo ebraico si è sempre fatto garante della libertà di pensiero e di manifestazione e proprio per assicurare un futuro dei nostri figli e all’Europa tutta, chiediamo alle Autorità di voler impedire un raduno a movimenti che abusano di questa libertà seminando odio e intolleranza.

Noemi Di Segni,
Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Ariel Dello Strologo,
Presidente della Comunità ebraica di Genova
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l'anti-defamation league incontra bergoglio
"Antisemitismo ancora diffuso,
anche la Chiesa deve batterlo"

Un obiettivo comune, la lotta all'antisemitismo. Questo il cuore del significato dell'incontro tenutosi nelle scorse ore in Vaticano tra i rappresentati dell'Anti-defamation League (organizzazione americana basata a New York e impegnata nella lotta contro antisemitismo e razzismo) e papa Bergoglio. “Purtroppo, l’atteggiamento antisemitico, che nuovamente deploro, in ogni sua forma,  come contrario in tutto ai principi cristiani e ad ogni visione che sia degna dell’uomo, è  tutt’oggi ancora diffuso”, ha sottolineato Bergoglio parlando con i membri dell'Adl, guidati dal presidente Jonathan Greenblatt.  Il pontefice ha poi citato il testo della Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo, in cui si sottolinea che “la Chiesa cattolica si sente particolarmente in dovere di  fare quanto è in suo potere, insieme ai nostri amici ebrei, per respingere le tendenze antisemite”. “A questo riguardo, - ha poi affermato Bergoglio riferendosi al lavoro dell'Anti-Defamation League - vi ringrazio per la vostra opera e perché  accompagnate al contrasto della diffamazione l’impegno ad educare, a promuovere il rispetto di  tutti e a proteggere i più debole".
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qui milano - il testimone della shoah
Sami Modiano parla ai giovani
"Lottate contro i soprusi"

Erano centinaia gli studenti che hanno affollato il Conservatorio Verdi di Milano. In silenzio hanno ascoltato le parole del Testimone della Shoah Sami Modiano mentre con coraggio ripercorreva ancora una volta l'infamia delle leggi razziste del '38, le persecuzioni, il disumano viaggio da Rodi fino ad Auschwitz, l'ultimo saluto alla sorella e poi al padre nel lager. “Eravamo una grande famiglia. Vivevamo in pace con le altre comunità - ha ricordato Sami ai tantissimi ragazzi presenti per un'iniziativa organizzata dall'Associazione Figli della Shoah - Io era un bambino a cui piaceva andare a scuola. Volevo sempre portare a casa buoni voti e con mia sorella facevamo a gara per essere i più bravi”.
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qui roma - memoria
Come ricomporre l’infranto
Cosa è stato il genocidio nazista per chi l’ha subito? Quale ferita ha rappresentato nella coscienza dei sopravvissuti? Quale dramma ha costituito per chi, salvatosi, ha portato il fardello per chi non c’è più, consumato dagli incubi e da un senso di colpa lacerante?
Ne “Ricomporre l’infranto”, pubblicato nel 2005 da Marsilio, David Meghnagi affronta queste domande attraverso i pensieri e le opere di quattro figure paradigmatiche: oltre a Primo Levi, il volume racconta l’approccio che su questi temi ebbero Marek Edelman, vicecomandante della rivolta del ghetto di Varsavia; Isaac Deutscher, il biografo di Trockij; il celebre intellettuale Gershom Scholem.
Un libro che, a 12 anni dalla sua uscita, continua a stimolare confronto e dibattito. Ieri ad esempio se ne è parlato alla Casina dei Vallati, sede della Fondazione Museo della Shoah di Roma, nel corso di un incontro che ha visto la partecipazione dell’autore e del consulente scientifico della Fondazione Marcello Pezzetti, che lo ha intervistato, entrambi introdotti al pubblico dalla direttrice del Centro di Cultura Ebraica Miriam Haiun.
Molte domande, pressanti per chi si opera ogni giorno di Memoria. Alcune possibili risposte e chiavi interpretative. Secondo Meghnagi, che è direttore del Master di Didattica della Shoah dell’Università Roma Tre ed è anche Assessore UCEI alla Cultura, tre sono le ragioni per cui i sopravvissuti “ce l’hanno fatta".
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jciak
Chiamami con il tuo nome
È uno dei film di cui più si è parlato, all’ultimo Sundance Festival. E la critica non ha esitato a gridare al capolavoro. Call me by your name, diretto da Luca Guadagnino e basato sull’omonimo romanzo di André Aciman (Chiamami col tuo nome, Guanda), è stata una sorpresa sotto moltissimi aspetti. Per la capacità di rendere indimenticabile una storia d’amore che molti considereranno scabrosa, per l’abilità di tenere insieme eleganza e sensualità, per la resa accurata uno spaccato d’epoca. E, non ultimo, per lo scenario ebraico italiano.
Scritto dallo stesso regista con il quasi novantenne James Ivory (fra i cui successi basti ricordare Maurice  e Camera con vista) e Walter Fasano, il film racconta l’estate in cui il diciassettenne Elio Perlman incontra Oliver, studente americano, 24 anni e l’appassionata e l’appassionata relazione che li travolge.
Paragonato ai migliori lavori di Pedro Almodóvar, François Ozon o Bertolucci e accostato a pietre miliari della filmografia LGBT quali Carol o Moonlight, Call me by your name ricrea quell’incontro estivo con un’attenzione ai dettagli e una sensualità che hanno indotto molti critici a evocare Proust. Nel suo libro André Aciman, ebreo egiziano, già autore di Ultima notte ad Alessandria, bellissimo memoir dedicato ai suoi anni d’infanzia, aveva ambientato la storia in una villa nel Ponente ligure. Luca Guadagnino (Io sono l'amore, A Bigger Splash) la sposta nei paesaggi più sommessi della Lombardia, intorno a Crema, e ci porta nella magnifica villa della famiglia Perlman, “ebrei con discrezione”, come si definiscono.

Daniela Gross
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  pilpul
Setirot - La Terra Promessa
Trovo un vecchio libro di quando mio padre era negli tsofim veneziani, La vita e l’opera di Teodoro Herzl di Dante Lattes, pubblicato a Gerusalemme nel gennaio 1945. Le pagine ingiallite sono piene di appunti e di sottolineature. Mi soffermo su una. Rav Lattes, dopo avere riportato una frase di Herzl – “[…] Poiché ognuno porta in sé e con sé un pezzo della la Terra Promessa […] La Terra Promessa è là dove noi la portiamo”, scrive: “ogni Ebreo ha da ricercare dentro di sé quel lembo di Terra che possiede. Così la leggenda di Herzl diventerà Storia”.

Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Dedica alla natura
Questa settimana si festeggia Tu Bishvat, il capodanno degli alberi e, come ho già fatto in occasione di altre feste, non mi limiterò a consigliare l’ascolto di una sola canzone, ma di alcune che non necessariamente appartengono al repertorio tradizionale ebraico. Quella che segue non vuole essere una playlist per Tu Bishvat, ma una celebrazione in musica degli alberi e della natura, che segue un percorso particolare e attraversa geografie e culture diverse.

Maria Teresa Milano
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La Mameloshn ferita
Certe cose è meglio saperle: costano molto, ma liberano.
La psicanaliscrittrice (non è un refuso, è una definizione) Halina Grynberg lo sa, e lo ha scritto in un libro che scotta e lenisce, pubblicato da Giuntina per la traduzione e la cura di Vincenzo Barca, dal titolo Memoria Ferita Aperta – Mamelshon. La donna nata un 14 luglio a Sciewodizsce in Polonia, e che sarebbe potuta rinascere a Parigi come Aline, diventa infine Halina a Rio de Janeiro anche grazie a questo notevole Esercizio di Scrittura e Autoanalisi. Ha cambiato se stessa mediante la sua Lingua; senza Mameloshn non sarebbe stata lei, ma ora può pensare, parlare e sognare in portoghese, in francese e forse anche in polacco, e senza tradirsi: ora ha “un nome con cui esser chiamata”.


Valerio Fiandra
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Libertà e attesa
“E così le piaghe sono arrivate, anche l’ultima, terribile, della morte dei primogeniti. È venuto il momento di lasciare l’Egitto, finalmente liberi. Senza fermarsi davanti al mare, esitanti e sfiduciati. Senza rimpiangere, poi, i cibi di Mizraim.
Pensare alla fine delle cose, che constatazioni disperanti: “Nessun bambino sa che è l’ultima volta che chiama sua madre ‘mami’. Nessun ragazzino sa che il libro si sta chiudendo sull’ultima fiaba della buona notte che gli sarà mai letta. Nessun fratello sa che la vasca si sta riempiendo per l’ultimo bagno che farà mai col fratello” (Jonathan Safran Foer, Eccomi, Guanda 2016, p. 116).
Quando andiamo in Israele? Chiede il bambino, serio. Così mi fai vedere la statua di quella signora…quella signora che ha guardato indietro ed è diventata di sale...


Sara Valentina Di Palma
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