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16 febbraio 2017 - 19 shevat 5777
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SOcietà

Paura per il terrorismo ma felicità diffusa
Giovanissimi del mondo allo specchio

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La crescita di estremismo, terrorismo, guerre e violenza rappresenta la principale preoccupazione dei ragazzi tra i 15 e i 21 nel mondo: è quanto emerge da uno studio realizzato dalla Varkey Foundation, no profit internazionale dedicata a migliorare le opportunità di istruzione in tutto il globo. Il Global Young People Report si propone di tracciare una fotografia della ‘generazione Z’ - i nati negli ultimi anni del Vecchio Millennio e i primissimi del nuovo - in venti paesi (tra questi Gran Bretagna, Italia, Germania, Cina, Stati Uniti, Indonesia, Nigeria, Israele e Turchia). Dalla vita personale ai temi economici, dalle questioni di attualità alle speranze per il futuro, il rapporto esplora quello che i giovani in procinto di affacciarsi all’età adulta pensano guardandosi dentro e attorno. E l’83 per cento di loro indica terrorismo ed estremismo come il fattore di maggiore preoccupazione per il futuro, seguito da guerre e conflitti con l’81 per cento. Staccate di oltre 10 punti le altre risposte (terze a pari merito con il 69 per cento sono la mancanza di accesso all’educazione per tanti bambini e l’aumento del divario tra i ricchi e i poveri). Su venti paesi, solo i ragazzi cinesi hanno indicato in maggioranza una risposta diversa, ovvero i cambiamenti climatici, scelti dall’82 per cento dei rispondenti (a fronte del 66 a livello globale).
Sono numerose le indicazioni che emergono dal rapporto: per esempio il fatto che in maggioranza - il 68 per cento - la generazione Z afferma di essere felice.

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Società

Il tempo è denaro da destinare al servizio
di chi si impegna a resistere al male

img headerIl 24 agosto scorso l’orologio della torre di Amatrice si è fermato, ma non alle 3.36, l’ora in cui il terremoto è cominciato. Le sue lancette segnavano invece le 3,38: due minuti più tardi. Se teniamo conto del fatto che la scossa sismica si è protratta per 142 secondi, comprendiamo ciò che è accaduto: l’orologio ha fatto del suo meglio per resistere per tutta la durata della scossa stessa finché, stremato, ha dovuto arrendersi. L’orologio di Amatrice ci insegna che il tempo altro non è che la capacità di resistere al male. La Torah, aggiungo io, è strettamente legata al tempo. La Torah è un codice di istruzioni su come resistere al male. Analizzando il problema del male Maimonide lo descrive essenzialmente non come una realtà a se stante, bensì come mancanza di bene. “Non si può affermare che D. sia la causa diretta del Male! Al contrario, tutte le Sue azioni costituiscono il bene assoluto... Tutti i mali sono privazioni, cui non si collega alcuna azione, se non nel senso… che D. produce la materia con la natura che le è propria, perennemente associata alla corruzione: il che la rende causa di ogni male”. Maimonide individua tre specie di mali nel mondo, due delle quali sono sotto la diretta responsabilità dell’uomo: i mali che gli uomini si infliggono vicendevolmente come la tirannia e le malattie, che in gran parte sarebbero la conseguenza dei nostri vizi ed eccessi. Una terza categoria di mali sopravviene all’uomo per la natura stessa della materia, che è soggetta a nascita e corruzione: un esempio di questa categoria che non dipende dal nostro comportamento sono, nelle sue parole, proprio gli sprofondamenti del suolo (Moreh Nevukhim 3, 10-12). C’è modo di intervenire in tutto ciò? Certamente.

Alberto Moshe Somekh, rabbino

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società  

Queste democrazie fragili

In ‘L'umanità in tempi bui’ Hannah Arendt raccomandava di farsi «pescatori di perle», le perle di pensiero di chi ha penetrato con sguardo acuto i tempi oscuri. Di fronte ai rigurgiti del peggior Novecento, mentre gli intellettuali statunitensi si rimettono umilmente a studiare i prodromi del fascismo italiano, a noi può tornare utile rileggere uno dei più grandi e influenti storici del Novecento, George L. Mosse. Nato nel 1918 e morto nel '99, ebreo tedesco (rampollo di un'illustre famiglia di editori, sfuggì al nazismo riparando negli Usa) e omosessuale (fece coming out negli anni Ottanta) fu un outsider da ogni punto di vista, caratteristica che contribuì non poco a formare il suo sguardo libero, originale e provocatorio. Con ‘La nazionalizzazione delle masse’ (1975) impresse alla storiografia la "svolta culturale" che rivoluzionò gli studi sui fascismi e le masse in politica nel XX secolo. Il suo vasto programma di ricerca, pervaso da un forte afflato etico, ruotò in gran parte attorno a un problema ancora attualissimo: la debolezza delle democrazie parlamentari nei momenti di crisi. Il tema percorre sia La nazionalizzazione che un'altra grande opera, ‘L'uomo e le masse nelle ideologie nazionaliste’ (1980), in particolare la sezione in cui tenta di tracciare una teoria generale del fascismo.

Benedetta Tobagi, La Repubblica
14 febbraio 2017


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orizzonti 

Effetto Brexit: impennata di reati a sfondo razziale  

Nei mesi successivi al referendum sulla Brexit si è registrata un'impennata di reati a sfondo d'odio razziale: in una delle aree esaminate, l'incremento è stato addirittura del 100%. Secondo i dati delle forze di polizia d'Inghilterra e Galles, tra luglio e settembre 2016 ci sono stati 14.300 episodi, tra intimidazioni, abusi e in qualche caso violenza fisica. Secondo alcuni non è finita. «È ragionevole prepararsi ad ulteriori impennate» durante i negoziati con Bruxelles, ha detto David Isaac, capo della Commissione per l'Eguaglianza e i Diritti Umani. L'agenzia Press Association ha elaborato dati di quarantaquattro forze di polizia, riscontrando un aumento in quasi tutte le aree esaminate, del 50% in una decina di casi, del 100% nel Dorset. Londra ha registrato il numero d'incidenti più alto, oltre 3.300, seguita da Manchester. La maggior parte delle aree esaminate ha votato Leave, ma si è registrato un aumento anche in aree, come la capitale, contrarie alla Brexit. I dati confermano gli episodi raccolti dalla stampa inglese dopo il referendum del 23 giugno, un voto che ha spaccato il Paese ed è arrivato al termine di una campagna elettorale cattiva, a tratti xenofoba.




A. Riz., La Stampa, 16 febbraio 2017


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Shir shishi, una poesia per erev shabbat

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img headerLe Alio.

Sarah Kaminski, Università di Torino

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