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 28 febbraio 2017 - 2 Adar 5777
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
“…non maledire i capi del tuo popolo…(Shemòt, 22; 27). Si tratta di uno dei comandamenti della Torà tra i meno obbediti. Anche la Bibbia è piena di contestazioni della leadership che ancor prima che autoritaria dovrebbe sforzarsi di essere autorevole. Dobbiamo quindi dedurre da questo divieto che dobbiamo accettare i capi senza discussione?
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
Provo una certa invidia per chi riesce a coniugare nel proprio animo e nella propria mente l’appoggio di Trump a Israele con le floride e quotidiane manifestazioni di antisemitismo negli Stati Uniti. Allo stesso modo, invidio chi da un lato riesce a giustificare gli insediamenti in Cisgiordania e chi, sull’altro versante, trova motivazioni condivisibili nella campagna antisionista del BDS. E non perché si possa concepire l’idea, spesso sbandierata demagogicamente, secondo la quale ogni antisionista è antisemita, ma perché non si riesce a credere che Israele sia per il mondo il problema dei problemi, tralasciando invece le violazioni dei diritti umani e le distorsioni della politica che avvengono ogni giorno e da anni in tante parti del mondo. Israele preoccupa, naturalmente.
 
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Lieberman:”Per la pace
non serve l'Europa”
Il futuro del Medio Oriente e della pace con i palestinesi passa dal dialogo tra Israele e paesi arabi moderati. Ad affermarlo, il ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman, rispondendo alle domande del quotidiano tedesco Die Welt (intervista tradotta e pubblicata oggi da Repubblica). “Per me la notizia più bella degli ultimi tempi è il fatto che gli Stati sunniti moderati abbiano compreso che il maggior pericolo per loro non è Israele o il sionismo, oppure gli ebrei, ma l'Iran. Credo che gli Stati arabi moderati abbiano bisogno di Israele per la loro sopravvivenza, più di quanto Israele abbia bisogno di loro”, le parole di Lieberman, che propone un'alleanza contro il nemico comune, l'Iran. Per il ministro della Difesa poi l'Europa dovrebbe fare un passo indietro sul fronte dei colloqui di pace: “il coinvolgimento europeo e internazionale nel conflitto con i palestinesi è stato controproducente: hanno preso una posizione unilaterale a favore dei palestinesi. Il miglior contributo che l'Europa possa offrire in questo conflitto – il pensiero di Lieberman - è semplicemente quello di dimenticare il Medio Oriente”. Parlando nello specifico della questione palestinese e degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, Lieberman ribadisce la sua posizione: “Il principio 'terra in cambio di pace' non funziona. Dobbiamo scambiare la terra e le popolazioni” per mantenere – prosegue il ministro – l'identità ebraica dello Stato d'Israele. “Non si sposterebbero le persone, ma i confini. Gli arabi che vivono in Israele potrebbero rimanere nei loro villaggi e nelle loro case. Questo avrebbe molto più senso che ritornare ai confini della Guerra dei Sei Giorni del 1967”.

Bds fuori dal Campidoglio. Il convegno “Gaza, rompiamo l'assedio”, organizzato dal movimento che propugna il boicottaggio d'Israele (il Bds), è stato cancellato. Niente sala in Campidoglio dunque per chi, come aveva affermato la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni chiedendo al sindaco Raggi la revoca dell'iniziativa, costituisce “un vero e proprio catalizzatore di odio anti-israeliano e e anti-ebraico” (Il Mattino). Dopo le proteste della realtà ebraica italiana dunque, tra cui quelle della Comunità ebraica romana, Stefano Fassina, deputato, consigliere di Sinistra italiana e uno dei promotori dell'iniziativa, ha annunciato la retromarcia e l'annullamento dell'iniziativa. “Si è riparato a un grande errore”, il commento del vicepresidente della Keillah romana Ruben Della Rocca (Repubblica Roma). Sul Foglio invece si parla dei rapporti tra il movimento Cinque Stelle e la realtà che appoggia il boicottaggio d'Israele.

Usa, minacce bomba contro scuole e centri ebraici. Sarebbero 16, secondo fonti di stampa, i centri ebraici che hanno ricevuto telefonate minatorie, in dodici Stati diversi. In alcuni casi le minacce hanno provocato l'evacuazione degli edifici. La nuova ondata, la quinta dall'inizio dell'anno, di telefonate minatorie contro centri e scuole ebraiche è arrivata dopo che durante il weekend sono state profanate decine di tombe nel cimitero ebraico di Filadelfia (Avvenire).

Ricordando Primo Levi. A trent'anni dalla scomparsa del grande scrittore torinese e testimone della Shoah, diverse iniziative saranno realizzate organizzate nei prossimi mesi, spiega il Corriere della Sera ricordando la figura di Levi. “Spero di essere riuscito a fare ben più che liberarmi di un'ossessione e salvare i ricordi dall'oblio”, le parole di Levi riportate dal quotidiano in riferimento al suo più famoso libro, Se questo è un uomo. “Se tuttavia di 'oblio' si deve parlare, - scrive Frediano Sessi sul Corriere - esso riguarda più quel che resta di Primo Levi nel museo di Auschwitz, oggi che il padiglione memoriale italiano è chiuso e che la fabbrica, Buna-Werke, come il campo per ebrei di Monowitz, non sono altro che luoghi archeologici abbandonati".
 
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  davar
in usa atti vandalici e le minacce bomba
"Antisemitismo: dagli Stati Uniti
all'Europa, il pericolo è globale"

Nelle ultime ore è stato evacuato in Australia il Museo ebraico di Sydney per un allarme bomba, poi rientrato. Allarmi simili sono risuonati negli Stati Uniti dove in almeno 21 scuole e centri ebraici sono arrivate telefonate minatorie che parlavano di una minaccia bomba. Si tratta della quinta ondata di minacce (negli Usa) di questo tipo negli ultimi due mesi, scrive l'agenzia di stampa Jta, con 72 istituzioni ebraiche prese di mira in 30 stati americani diversi. Un'ondata inquietante a cui si sono aggiunti due gravissimi atti vandalici in due cimiteri ebraici d'Oltreoceano: a Filadelfia e poi a Saint Louis oltre 200 tombe sono state infatti profanate, con lapidi divelte e distrutte da ignoti. Atti che hanno ricevuto la condanna della Casa Bianca ma che aprono interrogativi sulla necessità di contrastare queste nuove spinte d'odio antisemita.
In una recente intervista, Malcolm Hohenlein, a capo della Conferenza dei presidenti delle maggiori organizzazioni ebraiche americane, ha parlato di “pandemia antisemita globale”: “non penso che siamo di fronte a una minaccia diretta all'esistenza o alla sopravvivenza ebraica”, ha detto Hohenlein al Times Of Israel riferendosi in generale agli atti antisemiti commessi di recente negli Stati Uniti. "Ma penso che questo tipo di tumore, lasciato incontrollato, si diffonde e diventa sempre più una minaccia” per l'ebraismo e per l'intera società.

(Foto di Dominick Reuter/AFP/Getty Images)
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roma e l'iniziativa del bds cancellata 
La propaganda contro Israele
messaggio d'odio per i giovani

Dopo gli incontri tenuti nella giornata di ieri da Unione delle Comunità Ebraiche Italiane di raccordo con altre associazioni ebraiche, gli appelli della Comunità ebraica di Roma, dell’Ambasciata d'Israele e di molte altre voci ed istituzioni, era giunto l'annuncio del consigliere comunale Stefano Fassina, tra i promotori dell'appuntamento legato al BDS, dell’avvenuta cancellazione dell'incontro "Gaza: rompiamo l'assedio" nella Sala della Piccola Protomoteca del Campidoglio. "Decisione sulla quale si è espresso apprezzamento, così come per l’impegno profuso dal Campidoglio ad assicurare un uso istituzionalmente corretto della sala comunale. - ha sottolineato la presidente UCEI Noemi Di Segni - Apprendere in queste ore che il gruppo del Bds Roma proseguirà nell’intento di realizzare l’evento propagandistico e di istigazione all’odio desta non poca preoccupazione". "La collettività e soprattutto i nostri giovani - le parole di Di Segni - hanno bisogno di iniziative formative che promuovano il dialogo e la capacità di ascolto, il rispetto e un impegno, anche se faticoso, a costruire uno spazio di pace e non certo di manifestazioni che seminano ancor più odio e raccolgano da subito tempeste".
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cordoglio in israele e nell'italia ebraica 
Nora Ravenna Di Castro
(1923-2017)

Protagonista del sionismo, e della costruzione dello Stato di Israele. Leader del movimento dei kibbutzim religiosi. Intellettuale e giornalista di valore. Nora Ravenna Di Castro ha lasciato la sua vita terrena nelle scorse ore concludendo un’esistenza che racchiude in sè un secolo di storia degli ebrei italiani e dello Stato di Israele.
Una vita troppo grande e troppo luminosa per essere racchiusa in poche parole, sempre condotta con l’orgoglio della propria identità ebraica e della propria scelta sionista, sempre presentata con la tenacia e la modestia che caratterizza l’esistenza delle persone veramente significative.
Il giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche raccoglierà nei prossimi giorni idee e testimonianze per onorarla come dovuto.
Ora solo un momento di vicinanza a Giovannino e a tutti i suoi cari. Che il suo ricordo sia di benedizione, che il suo lavoro sia di perenne esempio a tutti noi.
Nel testo che segue il racconto, apparso su uno degli scorsi numeri di Pagine Ebraiche, del momento che cambiò la sua vita e quella di molti ebrei italiani. Il momento delle scelte di chi volle prendere in mano il proprio destino.

"In Israele la salvezza e l’identità"

Anche lei, quella mattina, sotto il sole di settembre, sulla piazza affollata. E anche la sua vita ha cambiato il suo corso in pochi minuti. Erano in tanti gli ebrei di Trieste in mezzo alla gente. Mussolini dal palco gettava verso la folla i suoi proclami di odio. Tutta la città era venuta ad ascoltarlo. E chi c'era fu testimone del principio della fine, della lacerazione che il fascismo aprì fra gli ebrei italiani e i destini sventurati dell'Italia. In quel luogo della grande piazza aperta sul mare dove il regime proclamò l'inizio delle persecuzioni oggi, 75 anni dopo, è stata posta una targa d'acciaio al suolo. I passanti si fermano incuriositi, leggono, fotografano le parole che ricordano il discorso che tradì gli ebrei italiani e portò l'Italia nel tunnel della rovina e della distruzione. Alcuni hanno letto l'intervista che Maurizio Nacmias ha rilasciato al giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche, molti altri ancora hanno ritrovato la testimonianza ripresa a tutta pagina dalla Gazzetta dello Sport. E la memoria di quel giorno fatale attraversa il mondo, rimette in contatto chi allora era nella prima gioventù e doveva prepararsi a combattere per sopravvivere. Attraversa gli oceani e i mari per rimettere in contatto i triestini che dispersi in terre lontane non rinunciano ad alimentare un legame con questa città tutta speciale. Arriva in Israele, dove molti di loro sbarcarono giovanissimi e furono chiamati fra i protagonisti, nella Palestina del mandato britannico, per costruire un nuovo Stato, libero, democratico, progredito che fosse casa e protezione per gli ebrei di ogni dove. "Quel giorno - racconta oggi Nora Ravenna, che ha preso il nome di Nurith Ravenna Di Castro - si è decisa la mia vita. In uno spazio di tempo molto breve, da quando ho visto la gente di casa mia togliersi il cappello lungo la strada affollata al passaggio del corteo con Mussolini a quando siamo rientrati a casa disorientati e spaventati dopo il comizio che annunciava le leggi razziste quante cose sono cambiate".
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il rabbino sacks sul movimento contro israele
"Le bugie antisemite del Bds
sono un pericolo per tutti noi"

Come testimoniano i fatti di Roma, con la cancellazione dell’iniziativa in Campidoglio legata al movimento che propugna il boicottaggio d’Israele, il Bds (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) continua a cercare spazi per esprimersi e legittimazione. L’incontro nella Capitale, poi cancellato ufficialmente, rientra in quello che a livello internazionale è noto come l’Israel Apartheid Week, una settimana di appuntamenti il cui orientamento è già chiaro dal titolo: contestare in modo velenoso Israele e propagandare le tesi del Bds. In risposta a queste iniziative, rav Jonathan Sacks, già rabbino capo del Commonwealth, ha realizzato un video divenuto subito molto popolare sui social network in cui spiega perché “chiunque abbia a cuore una società libera” deve far sentire la propria voce contro il Bds. “La campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele è pericolosamente sbagliata, perché scavando sotto la superficie, emerge un tentativo di delegittimare Israele come preludio alla sua eliminazione”, spiega Sacks nel video, chiamando tutti, ebrei e non, a mobilitarsi contro questo movimento che “danneggia le stesse persone che vorrebbe aiutare, prolungando la situazione a cui vorrebbe porre fine”. Il rav, tra le più note voci del mondo ebraico moderno, sottolinea di essere tra i sostenitori “del diritto dei palestinesi ad avere un proprio Stato e del diritto dei bambini palestinesi ad avere un futuro fatto di speranza e dignità. Ma la campagna Bds non raggiunge nessuna di queste cose”.
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pilpul
Noi e la vita
"Quale è la posizione dell'ebraismo italiano, rabbinico e non, sull'eutanasia, sul testamento biologico e sul fine vita?".

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
 

Storie - Penultime cose al museo
Cosa accadrà quando tutti i testimoni della Shoah saranno scomparsi? Quel momento, purtroppo, non è lontano, e Massimiliano Boni, scrittore e consigliere della Corte Costituzionale, nel romanzo Il Museo delle penultime cose (66thand2nd, pp. 352) ha provato a raccontarlo, immaginando un’Italia futura – che speriamo non si realizzi mai – scossa da un rigurgito antisemita, in cui al governo viene eletto un certo Cacciani, promotore di un “Piano nazionale della Felicità” (il cui acronimo, Pnf, ricorda quello di partito nazionale fascista), mentre tutt’intorno il clima sociale peggiora e molti ebrei italiani sono costretti a rifugiarsi in Israele.
In questo quadro fosco, Pacifico Lattes, vicedirettore del museo della Shoah di Roma, sito in villa Torlonia, prepara un’importante mostra sugli ultimi superstiti ai campi di concentramento. È arrivato quasi alla fine del suo minuzioso lavoro, quando riceve da un parroco la notizia di un sopravvissuto ancora in vita: tra le mura di una casa di riposo di Tor Sapienza, infatti, c’è Attilio Amati, novantottenne aspro e taciturno custode di un segreto.


Mario Avagliano
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Time is on my side?
Con una certa inquietudine, abbiamo a più riprese recepito con un brivido lungo la schiena le contestazioni alla legittimità dello Stato di Israele da parte di chi proponeva di mettervi al suo posto uno Stato dove vi fossero insieme arabi ed ebrei. Nulla di male, ci mancherebbe, se non fosse che Israele ha già quasi due milioni di cittadini arabi mentre dall’altra parte sembra che non vogliano fare altrettanto con gli ebrei. Per quello si è sempre – giustamente – insistito nella formula “due Stati per due popoli”, senza badare molto alla verità, perché, invero, si tratta di fare uno Stato per due popoli ed uno Stato per uno solo, in quanto, come detto, in Israele i cittadini arabi ci sono già, e a noi va bene.

Emanuele Calò 
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