Roberto
Della Rocca,
rabbino
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“…non
maledire i capi del tuo popolo…(Shemòt, 22; 27). Si tratta di uno dei
comandamenti della Torà tra i meno obbediti. Anche la Bibbia è piena di
contestazioni della leadership che ancor prima che autoritaria dovrebbe
sforzarsi di essere autorevole. Dobbiamo quindi dedurre da questo
divieto che dobbiamo accettare i capi senza discussione?
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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Provo
una certa invidia per chi riesce a coniugare nel proprio animo e nella
propria mente l’appoggio di Trump a Israele con le floride e quotidiane
manifestazioni di antisemitismo negli Stati Uniti. Allo stesso modo,
invidio chi da un lato riesce a giustificare gli insediamenti in
Cisgiordania e chi, sull’altro versante, trova motivazioni
condivisibili nella campagna antisionista del BDS. E non perché si
possa concepire l’idea, spesso sbandierata demagogicamente, secondo la
quale ogni antisionista è antisemita, ma perché non si riesce a credere
che Israele sia per il mondo il problema dei problemi, tralasciando
invece le violazioni dei diritti umani e le distorsioni della politica
che avvengono ogni giorno e da anni in tante parti del mondo. Israele
preoccupa, naturalmente.
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Lieberman:”Per la pace
non serve l'Europa”
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Il
futuro del Medio Oriente e della pace con i palestinesi passa dal
dialogo tra Israele e paesi arabi moderati. Ad affermarlo, il ministro
della Difesa israeliano Avigdor Lieberman, rispondendo alle domande del
quotidiano tedesco Die Welt (intervista tradotta e pubblicata oggi da
Repubblica). “Per me la notizia più bella degli ultimi tempi è il fatto
che gli Stati sunniti moderati abbiano compreso che il maggior pericolo
per loro non è Israele o il sionismo, oppure gli ebrei, ma l'Iran.
Credo che gli Stati arabi moderati abbiano bisogno di Israele per la
loro sopravvivenza, più di quanto Israele abbia bisogno di loro”, le
parole di Lieberman, che propone un'alleanza contro il nemico comune,
l'Iran. Per il ministro della Difesa poi l'Europa dovrebbe fare un
passo indietro sul fronte dei colloqui di pace: “il coinvolgimento
europeo e internazionale nel conflitto con i palestinesi è stato
controproducente: hanno preso una posizione unilaterale a favore dei
palestinesi. Il miglior contributo che l'Europa possa offrire in questo
conflitto – il pensiero di Lieberman - è semplicemente quello di
dimenticare il Medio Oriente”. Parlando nello specifico della questione
palestinese e degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, Lieberman
ribadisce la sua posizione: “Il principio 'terra in cambio di pace' non
funziona. Dobbiamo scambiare la terra e le popolazioni” per mantenere –
prosegue il ministro – l'identità ebraica dello Stato d'Israele. “Non
si sposterebbero le persone, ma i confini. Gli arabi che vivono in
Israele potrebbero rimanere nei loro villaggi e nelle loro case. Questo
avrebbe molto più senso che ritornare ai confini della Guerra dei Sei
Giorni del 1967”.
Bds fuori dal Campidoglio. Il convegno “Gaza, rompiamo l'assedio”,
organizzato dal movimento che propugna il boicottaggio d'Israele (il
Bds), è stato cancellato. Niente sala in Campidoglio dunque per chi,
come aveva affermato la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Noemi Di Segni chiedendo al sindaco Raggi la revoca
dell'iniziativa, costituisce “un vero e proprio catalizzatore di odio
anti-israeliano e e anti-ebraico” (Il Mattino). Dopo le proteste della
realtà ebraica italiana dunque, tra cui quelle della Comunità ebraica
romana, Stefano Fassina, deputato, consigliere di Sinistra italiana e
uno dei promotori dell'iniziativa, ha annunciato la retromarcia e
l'annullamento dell'iniziativa. “Si è riparato a un grande errore”, il
commento del vicepresidente della Keillah romana Ruben Della Rocca
(Repubblica Roma). Sul Foglio invece si parla dei rapporti tra il
movimento Cinque Stelle e la realtà che appoggia il boicottaggio
d'Israele.
Usa, minacce bomba contro scuole e centri ebraici. Sarebbero 16,
secondo fonti di stampa, i centri ebraici che hanno ricevuto telefonate
minatorie, in dodici Stati diversi. In alcuni casi le minacce hanno
provocato l'evacuazione degli edifici. La nuova ondata, la quinta
dall'inizio dell'anno, di telefonate minatorie contro centri e scuole
ebraiche è arrivata dopo che durante il weekend sono state profanate
decine di tombe nel cimitero ebraico di Filadelfia (Avvenire).
Ricordando Primo Levi. A trent'anni dalla scomparsa del grande
scrittore torinese e testimone della Shoah, diverse iniziative saranno
realizzate organizzate nei prossimi mesi, spiega il Corriere della Sera
ricordando la figura di Levi. “Spero di essere riuscito a fare ben più
che liberarmi di un'ossessione e salvare i ricordi dall'oblio”, le
parole di Levi riportate dal quotidiano in riferimento al suo più
famoso libro, Se questo è un uomo. “Se tuttavia di 'oblio' si deve
parlare, - scrive Frediano Sessi sul Corriere - esso riguarda più quel
che resta di Primo Levi nel museo di Auschwitz, oggi che il padiglione
memoriale italiano è chiuso e che la fabbrica, Buna-Werke, come il
campo per ebrei di Monowitz, non sono altro che luoghi archeologici
abbandonati".
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in usa atti vandalici e le minacce bomba
"Antisemitismo: dagli Stati Uniti
all'Europa, il pericolo è globale"
Nelle
ultime ore è stato evacuato in Australia il Museo ebraico di Sydney per
un allarme bomba, poi rientrato. Allarmi simili sono risuonati negli
Stati Uniti dove in almeno 21 scuole e centri ebraici sono arrivate
telefonate minatorie che parlavano di una minaccia bomba. Si tratta
della quinta ondata di minacce (negli Usa) di questo tipo negli ultimi due mesi,
scrive l'agenzia di stampa Jta, con 72 istituzioni ebraiche prese di
mira in 30 stati americani diversi. Un'ondata inquietante a cui si sono
aggiunti due gravissimi atti vandalici in due cimiteri ebraici
d'Oltreoceano: a Filadelfia e poi a Saint Louis oltre 200 tombe sono
state infatti profanate, con lapidi divelte e distrutte da ignoti. Atti
che hanno ricevuto la condanna della Casa Bianca ma che aprono
interrogativi sulla necessità di contrastare queste nuove spinte d'odio
antisemita.
In una recente intervista, Malcolm Hohenlein, a capo della
Conferenza dei presidenti delle maggiori organizzazioni ebraiche
americane, ha parlato di “pandemia antisemita globale”: “non penso che
siamo di fronte a una minaccia diretta all'esistenza o alla
sopravvivenza ebraica”, ha detto Hohenlein al Times Of Israel
riferendosi in generale agli atti antisemiti commessi di recente negli
Stati Uniti. "Ma penso che questo tipo di tumore, lasciato
incontrollato, si diffonde e diventa sempre più una minaccia” per l'ebraismo e per l'intera società.
(Foto di Dominick Reuter/AFP/Getty Images) Leggi
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cordoglio in israele e nell'italia ebraica
Nora Ravenna Di Castro
(1923-2017)
Protagonista
del sionismo, e della costruzione dello Stato di Israele. Leader del
movimento dei kibbutzim religiosi. Intellettuale e giornalista di
valore. Nora Ravenna Di Castro ha lasciato la sua vita terrena nelle
scorse ore concludendo un’esistenza che racchiude in sè un secolo di
storia degli ebrei italiani e dello Stato di Israele.
Una vita troppo grande e troppo luminosa per essere racchiusa in poche
parole, sempre condotta con l’orgoglio della propria identità ebraica e
della propria scelta sionista, sempre presentata con la tenacia e la
modestia che caratterizza l’esistenza delle persone veramente
significative.
Il giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche raccoglierà nei
prossimi giorni idee e testimonianze per onorarla come dovuto.
Ora solo un momento di vicinanza a Giovannino e a tutti i suoi cari.
Che il suo ricordo sia di benedizione, che il suo lavoro sia di perenne
esempio a tutti noi.
Nel testo che segue il racconto, apparso su uno degli scorsi numeri di
Pagine Ebraiche, del momento che cambiò la sua vita e quella di molti
ebrei italiani. Il momento delle scelte di chi volle prendere in mano
il proprio destino.
"In Israele la salvezza e l’identità"
Anche lei, quella mattina, sotto il sole di settembre, sulla piazza
affollata. E anche la sua vita ha cambiato il suo corso in pochi
minuti. Erano in tanti gli ebrei di Trieste in mezzo alla gente.
Mussolini dal palco gettava verso la folla i suoi proclami di odio.
Tutta la città era venuta ad ascoltarlo. E chi c'era fu testimone del
principio della fine, della lacerazione che il fascismo aprì fra gli
ebrei italiani e i destini sventurati dell'Italia. In quel luogo della
grande piazza aperta sul mare dove il regime proclamò l'inizio delle
persecuzioni oggi, 75 anni dopo, è stata posta una targa d'acciaio al
suolo. I passanti si fermano incuriositi, leggono, fotografano le
parole che ricordano il discorso che tradì gli ebrei italiani e portò
l'Italia nel tunnel della rovina e della distruzione. Alcuni hanno
letto l'intervista che Maurizio Nacmias ha rilasciato al giornale
dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche, molti altri ancora hanno
ritrovato la testimonianza ripresa a tutta pagina dalla Gazzetta dello
Sport. E la memoria di quel giorno fatale attraversa il mondo, rimette
in contatto chi allora era nella prima gioventù e doveva prepararsi a
combattere per sopravvivere. Attraversa gli oceani e i mari per
rimettere in contatto i triestini che dispersi in terre lontane non
rinunciano ad alimentare un legame con questa città tutta speciale.
Arriva in Israele, dove molti di loro sbarcarono giovanissimi e furono
chiamati fra i protagonisti, nella Palestina del mandato britannico,
per costruire un nuovo Stato, libero, democratico, progredito che fosse
casa e protezione per gli ebrei di ogni dove. "Quel giorno - racconta
oggi Nora Ravenna, che ha preso il nome di Nurith Ravenna Di Castro -
si è decisa la mia vita. In uno spazio di tempo molto breve, da quando
ho visto la gente di casa mia togliersi il cappello lungo la strada
affollata al passaggio del corteo con Mussolini a quando siamo
rientrati a casa disorientati e spaventati dopo il comizio che
annunciava le leggi razziste quante cose sono cambiate". Leggi
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il rabbino sacks sul movimento contro israele
"Le bugie antisemite del Bds
sono un pericolo per tutti noi"
Come
testimoniano i fatti di Roma, con la cancellazione dell’iniziativa in
Campidoglio legata al movimento che propugna il boicottaggio d’Israele,
il Bds (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) continua a cercare
spazi per esprimersi e legittimazione. L’incontro nella Capitale, poi
cancellato ufficialmente, rientra in quello che a livello
internazionale è noto come l’Israel Apartheid Week, una settimana di
appuntamenti il cui orientamento è già chiaro dal titolo: contestare in
modo velenoso Israele e propagandare le tesi del Bds. In risposta a
queste iniziative, rav Jonathan Sacks, già rabbino capo del
Commonwealth, ha realizzato un video divenuto subito molto popolare sui
social network in cui spiega perché “chiunque abbia a cuore una società
libera” deve far sentire la propria voce contro il Bds. “La campagna di
Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro Israele è
pericolosamente sbagliata, perché scavando sotto la superficie, emerge
un tentativo di delegittimare Israele come preludio alla sua
eliminazione”, spiega Sacks nel video, chiamando tutti, ebrei e non, a
mobilitarsi contro questo movimento che “danneggia le stesse persone
che vorrebbe aiutare, prolungando la situazione a cui vorrebbe porre
fine”. Il rav, tra le più note voci del mondo ebraico moderno,
sottolinea di essere tra i sostenitori “del diritto dei palestinesi ad
avere un proprio Stato e del diritto dei bambini palestinesi ad avere
un futuro fatto di speranza e dignità. Ma la campagna Bds non raggiunge
nessuna di queste cose”. Leggi
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Noi e la vita |
"Quale è la posizione dell'ebraismo italiano, rabbinico e non, sull'eutanasia, sul testamento biologico e sul fine vita?".
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - Penultime cose al museo |
Cosa
accadrà quando tutti i testimoni della Shoah saranno scomparsi? Quel
momento, purtroppo, non è lontano, e Massimiliano Boni, scrittore e
consigliere della Corte Costituzionale, nel romanzo Il Museo delle
penultime cose (66thand2nd, pp. 352) ha provato a raccontarlo,
immaginando un’Italia futura – che speriamo non si realizzi mai –
scossa da un rigurgito antisemita, in cui al governo viene eletto un
certo Cacciani, promotore di un “Piano nazionale della Felicità” (il
cui acronimo, Pnf, ricorda quello di partito nazionale fascista),
mentre tutt’intorno il clima sociale peggiora e molti ebrei italiani
sono costretti a rifugiarsi in Israele.
In questo quadro fosco, Pacifico Lattes, vicedirettore del museo della
Shoah di Roma, sito in villa Torlonia, prepara un’importante mostra
sugli ultimi superstiti ai campi di concentramento. È arrivato quasi
alla fine del suo minuzioso lavoro, quando riceve da un parroco la
notizia di un sopravvissuto ancora in vita: tra le mura di una casa di
riposo di Tor Sapienza, infatti, c’è Attilio Amati, novantottenne aspro
e taciturno custode di un segreto.
Mario Avagliano
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Time is on my side?
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Con
una certa inquietudine, abbiamo a più riprese recepito con un brivido
lungo la schiena le contestazioni alla legittimità dello Stato di
Israele da parte di chi proponeva di mettervi al suo posto uno Stato
dove vi fossero insieme arabi ed ebrei. Nulla di male, ci mancherebbe,
se non fosse che Israele ha già quasi due milioni di cittadini arabi
mentre dall’altra parte sembra che non vogliano fare altrettanto con
gli ebrei. Per quello si è sempre – giustamente – insistito nella
formula “due Stati per due popoli”, senza badare molto alla verità,
perché, invero, si tratta di fare uno Stato per due popoli ed uno Stato
per uno solo, in quanto, come detto, in Israele i cittadini arabi ci
sono già, e a noi va bene.
Emanuele Calò
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