…isolare

Provo una certa invidia per chi riesce a coniugare nel proprio animo e nella propria mente l’appoggio di Trump a Israele con le floride e quotidiane manifestazioni di antisemitismo negli Stati Uniti. Allo stesso modo, invidio chi da un lato riesce a giustificare gli insediamenti in Cisgiordania e chi, sull’altro versante, trova motivazioni condivisibili nella campagna antisionista del BDS. E non perché si possa concepire l’idea, spesso sbandierata demagogicamente, secondo la quale ogni antisionista è antisemita, ma perché non si riesce a credere che Israele sia per il mondo il problema dei problemi, tralasciando invece le violazioni dei diritti umani e le distorsioni della politica che avvengono ogni giorno e da anni in tante parti del mondo. Israele preoccupa, naturalmente. Ma non si riesce a vedere per quale motivo i paladini di BDS non si preoccupino con altrettanta ferma animosità della Siria o della Turchia, per fare solo due esempi di attualità. È questo interrogativo a convincermi tristemente che dietro all’antisionismo ci sia uno spirito antisemita. E se mi si dice che è proprio perché dagli ebrei ci si aspetta una maggiore spinta morale, beh, anche questo è antisemitismo, bello e buono. Isolare l’ebreo nel particolarismo al fine stesso di isolarlo.
La ventata di odio antisemita che attraversa gli Stati Uniti, la Norvegia, la Francia dovrebbe far riflettere politici e governanti di ogni paese civile, Israele non escluso.

Dario Calimani, Università Ca’ Foscari Venezia

(28 febbraio 2017)