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28 Marzo 2017 - 1 Nissan 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
A Roma c’è un’ antica consuetudine per la quale colui che apre un Bet Hakeneset, solitamente lo Shammash laddove è presente, deve prima bussare alla porta. Per chi si bussa se nel Bet Hakeneset non c’è nessuno? Quando ci si occupa della cosa pubblica si tende spesso a rivendicare la proprietà dei progetti di cui ci rendiamo protagonisti. I progetti di successo hanno sempre tanti reclami di paternità, viceversa, i progetti fallimentari risultano quasi sempre orfani e si fa una certa fatica a ricomporre la filiera delle responsabilità dei loro insuccessi.
 
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Dario
Calimani,
Università Ca' Foscari Venezia
L’amico, ebreo, legato a una compagna polacca, mi giurava che i polacchi, in Polonia, gli ebrei li salvavano quando scappavano dal Ghetto di Varsavia, perché i polacchi, gli ebrei, li amavano. Era tutta propaganda anti-polacca quella che diffondeva il mito dei polacchi che odiavano gli ebrei.
Il collega ucraino, invece, mi giurava che gli ebrei, in Ucraina, li amavano, e gli atti di antisemitismo e i massacri venivano compiuti da sovietici travestiti, per screditare gli ucraini.
Per tanto tempo siamo andati alla ricerca degli italiani che hanno salvato i nostri familiari durante i rastrellamenti nazi-fascisti, e ne abbiamo rintracciati molti, e molti continuiamo a scoprirli. Ma non siamo mai riusciti a stilare la lista dei fascisti nostrani che ci hanno tradito e ci hanno denunciato, mandandoci dritti alle camere a gas. Ed è una lista ben lunga, malgrado il mito del buon italiano.
 
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Appello a Mosca:
"Liberi i manifestanti"
Mosca rilasci tutti i manifestanti arrestati. A chiederlo il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jagland, che ha affermato di essere “particolarmente preoccupato dalle notizie sulla detenzioni di minori”. Per Jagland. “la detenzione di centinaia di cittadini, incluso il leader dell’opposizione Alexey Navalny, mentre esercitavano il loro diritto alla libertà d’espressione e a riunirsi pacificamente solleva questioni sul rispetto delle garanzie sancite dalla Convenzione europea dei diritti umani” che la Russia in quanto Stato membro del Consiglio d’Europa è tenuta a rispettare.
 
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  davar
informazione - pagine ebraiche
La carta prende il volo
L’informazione che lascia il segno, prende il volo con la carta. Nulla garantisce la stessa esperienza di lettura di un giornale stampato e niente come la tangibilità delle pagine di un giornale può donare al lettore l’emozione di comprendere e giudicare in libertà.
Un maestro del disegno italiano come Vittorio Giardino ha dato con il suo tratto nitido e inconfondibile l’idea più chiara delle nostre speranze. La campagna per sostenere l’edizione stampata del giornale dell’ebraismo italiano, destinata a raggiungere solo gli abbonati, è già partita. Ora per garantire il futuro di un giornale sano, libero e indipendente, la strada migliore è sottoscrivere un abbonamento – a 30 euro, diverse sono le modalità possibili – o invitando i propri amici a non privarsi del giornale che dà voce all’ebraismo italiano in tutte le sue declinazioni e dà voce anche a quella componente della società italiana attenta alle vicende, alla storia e ai valori di cui gli ebrei sono testimoni. Abbonarsi non significa solo leggere meglio e difendere il futuro della stampa ebraica italiana. Significa anche tutelare la possibilità di offrire qualcosa di concreto ai tanti amici delle realtà ebraiche italiane.
Numerosi gli approfondimenti che trovate sul numero di aprile del giornale dell’ebraismo italiano in distribuzione: il segno vivo dato dalla recente inaugurazione della sinagoga di Bologna, un primo bilancio sui grandi temi toccati nel sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, un ampio e articolato dossier dedicato alla realtà di Israele. E ancora, la parola agli opinionisti, lo sguardo sulle novità offerte dal cinema ebraico internazionale, quello che bolle in pentola nella letteratura per l’infanzia, i sentieri della Memoria tracciati da ciclisti amatori e professionisti.


Per info: abbonamenti@paginebraiche.it – www.moked.it/paginebraiche/abbonamenti/

protagonista alla convention dell'aipac
Nikki Haley, l'ambasciatrice

che difende Israele all'Onu
"Non succederà più quanto accaduto con la risoluzione Onu 2334” e non succederà più “che qualcuno metta in discussione il nostro sostegno” a Israele. Applausi a scena aperta per Nikki Haley da parte del pubblico dell'Aipac, l'organizzazione americana impegnata a sostenere le ragioni d'Israele negli Stati Uniti. La Haley, ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite, ha fatto capire chiaramente quale sarà la posizione di Washington al Palazzo di Vetro: risoluzioni come la citata 2334, che condannava Israele per la costruzione degli insediamenti in Cisgiordania e che era passata lo scorso inverno anche grazie al mancato veto deciso dall'amministrazione Obama, non saranno più possibili. “I giorni in cui Israele veniva bastonata (all'Onu) sono finiti”, ha dichiarato l'ambasciatrice. “Per chi dice che non è possibile ottenere nulla alle Nazioni Unite, sappiano che c'è un nuovo sceriffo in città - ha proseguito la combattiva Haley – Io non sono lì per fare giochetti e voglio assicurare che gli Stati Uniti sono tornati ad essere i leader”.


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il messaggio al sindaco de magistris
"Una sala del Comune al Bds,

per Napoli grave passo falso"
A seguito della decisione del Comune di Napoli di concedere una sala consiliare a un’iniziativa del movimento Bds (Boycott, Divestment and Sanctions), la Comunità ebraica di Napoli ha inviato, a firma della presidente Lydia Schapirer, la seguente lettera di protesta al sindaco della città Luigi De Magistris:

Lettera aperta al Sindaco di Napoli
Egregio Signor Sindaco,
la notizia che il 16 marzo u.s. il Comune di Napoli abbia concesso al Movimento BDS (Boycott, Divestment and Sanctions) la sala consiliare suscita sconcerto da parte della Comunità ebraica di Napoli. La tradizione di tolleranza e apertura di questa città stride con gli obiettivi del BDS che si prefigge di una campagna di boicottaggio nei confronti di Israele, dei suoi prodotti e della sua cultura, tra l’altro già condannata dai tribunali di diversi Stati europei. Tralasciando gli aspetti di illegittimità giuridica di azione di competenza del Ministero degli Esteri, l’idea che il sostegno alla causa della nascita dello Stato palestinese (i cui maggiori ostacoli derivano principalmente da posizioni estremiste proprio in campo arabo di chi rifiuta il riconoscimento di Israele) possa passare per un’azione di chiusura verso lo Stato ebraico la cui cultura e ricerca scientifica sono apprezzati nel mondo per il loro contributo al miglioramento delle condizioni di vita ed al dialogo tra i popoli, ha il sapore amaro di qualcosa di già subito dagli ebrei in seguito all’espulsione dalla Spagna e dai suoi possedimenti. La conseguenza di quelle espulsioni fu il declino progressivo dei territori da cui gli ebrei furono cacciati a vantaggio di quelli che li accolsero.
I “ponti” di cui, con troppa retorica, si parla a proposito della “Pace”, si costruiscono dando voce a tutte le parti coinvolte nel conflitto e non escludendo una parte nella convinzione di dare forza all’altra. La Comunità ebraica di Napoli, di cui diversi iscritti sono anche cittadini israeliani, è coerente nel sostenere con l’UCEI, di cui fa parte, l’impegno per la Pace in Medio Oriente che passa per il principio dei “Due popoli per due Stati”. A questo principio devono attenersi tutti coloro che sono per una soluzione della contesa che sia pacifica e giusta per entrambe le parti e che, piuttosto che favorire iniziative tese a dividere, contribuiscano ad avvicinare i due popoli, facendoli incontrare e discutere.
L’iniziativa di concedere la sala consiliare al Movimento BDS, seguendo purtroppo un solco già tracciato dall’amministrazione comunale di Napoli negli anni passati, va in direzione del tutto opposta a quella dell’avvicinamento e dell’incontro dei popoli. Pertanto, riteniamo che se il Comune di Napoli intende davvero proporsi come motore dei processi di Pace, la sua amministrazione debba attuare un deciso cambio di rotta improntato all’equilibrio ed all’ascolto delle ragioni dell’una e dell’altra parte, senza retorica e facili slogan.

Lydia Schapirer, Presidente Comunità Ebraica di Napoli



il ciclista bloisi fa tappa al meis di ferrara
"Da Sciesopoli a Gerusalemme,
il mio viaggio per la Memoria"

È sotto le persiane socchiuse, descritte da Giorgio Bassani in Una notte del ’43, quelle dietro le quali tutti vedevano e sapevano, ma nessuno denunciava, che ha fatto tappa ieri, a Ferrara, il ‘ciclista della Memoria’ Giovanni Bloisi. Le persiane inquadrano il muretto del Castello Estense di Ferrara dove, all’alba del 15 novembre 1943, si consumò il primo eccidio di guerra civile in Italia, con l’uccisione, per mano fascista, di undici ebrei e oppositori del regime.
E la fermata ferrarese di Bloisi, promossa dal Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS e dall’Istituto di Storia Contemporanea – ISCO, ha contribuito ad aprire proprio quelle persiane, ricordando ciò che è stato: “Dall’età di quattro anni pedalo tra i laghi delle mie parti – ha spiegato il ciclista di Tradate (Varese), città da cui ha preso le mosse il suo itinerario, lo scorso 19 marzo –, ma dal 2007 ho messo la bicicletta al servizio della Memoria. Ho visitato i campi di concentramento in Germania e in Russia, e adesso sentivo di dovermi dedicare a casa nostra, all’Italia, per far conoscere i luoghi della Shoah e la storia di Sciesopoli, che molti ignorano”.
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l'intervento ari 
Antico cimitero di Mantova,
la nota dei rabbini italiani

A seguito di articoli di stampa che presentano una contrapposizione presunta fra la posizione dei rabbini italiani “accomodanti” e rabbini americani intransigenti sulla questione del cimitero di Mantova vorremmo precisare che tale distinzione giornalistica è fuorviante e che per chiunque e in particolare per qualunque rabbino la regola fondamentale è l’applicazione della normativa halakhica che stabilisce che la sepoltura ebraica è perpetua e intangibile.
A questo proposito vorremmo citare quanto da noi comunicato al presidente UCEI in data 3 marzo 2017.
“L’area cimiteriale ebraica antica di Mantova deve essere trattata come ogni altro cimitero ebraico, secondo le regole della halakhà che, in primo luogo proibiscono qualsiasi edificazione sopra le sepolture (ricordiamo che la vendita del cimitero da parte della Comunità di Mantova non ne cambia lo status). L’ARI ribadisce che da questo principio non è lecito derogare e che ogni proposta di soluzione del problema dovrà comunque avere la preventiva approvazione della Consulta Rabbinica, a norma di Statuto”.

Il Consiglio dell’Assemblea Rabbinica Italiana
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pilpul
Democrazia
“Così come non vorrei essere uno schiavo, così non vorrei essere un padrone. Questo esprime la mia idea di democrazia”. (Abramo Lincoln)

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas 


Il testamento biologico
È ora in discussione alla Camera dei Deputati la proposta di legge 3599 recante modifiche al codice civile in materia di consenso informato, di dichiarazione anticipata di volontà sui trattamenti sanitari e di testamento biologico, nonché istituzione della banca dati telematica nazionale dei testamenti biologici.
All’art. 5 si prevede che ogni persona maggiorenne, che sia in possesso della capacità di agire, possa redigere un testamento biologico, allo scopo di manifestare la propria volontà in relazione alle scelte di carattere sanitario e terapeutico nonché all’eventuale donazione di organi. Il testatore presenta il testamento biologico, redatto in forma scritta su carta o su supporto informatico sottoscritto con firma digitale, all’ufficio del giudice tutelare competente per il luogo di residenza del testatore medesimo.


Emanuele Calò
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