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14 Aprile 2017 - 18 Nissan 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
La libertà del precetto, la libertà dell’accettazione dell’obbligo è la più difficile da comprendere e da difendere. Siamo cresciuti con l’idea romantica, anarchica, rivoluzionaria che si è liberi senza alcuna “catena”, senza alcuna regola, senza alcun precetto da osservare. Alberga in ognuno di noi l’idea di un flauto che suoni libero senza obblighi verso nessuno e per nessuno. E poi c’è Pesach: la festa della libertà come accettazione di una Legge, come inclusione di una obbligatorietà spirituale e sociale. Perché Pesach è il più antico messaggio di libertà della storia occidentale ed è forse l’unico che ci ricorda che essere liberi significa essere persone con obblighi morali e precetti da portare avanti.
 
Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
Pesach, il passaggio verso la liberazione, non è la “pasqua ebraica”. La si chiama così per spiegarsi al mondo cristiano ed evitare di doversi dilungare troppo in racconti e precisazioni sul complesso di significati che danno sostanza a questa ricorrenza. È peraltro un po’ azzardato ricorrere alla complessa normativa che viene dettata della Legge orale e dalla Halacha per descriverne la sostanza. Si sa che non tutti gli ebrei oggi seguono in maniera puntuale queste indicazioni, ed è probabile che neppure in passato ciò avvenisse. Forse è più rispondente a una descrizione completa il fare riferimento a una dinamica condivisa dalla civiltà ebraica per molti secoli, nella quale si affacciano alcuni elementi fondamentali di volta in volta interpretati a seconda del contesto e della situazione contingente.
 
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La madre di tutte le bombe
“La madre di tutte le bombe”. Così è stato definito il potentissimo dispositivo utilizzato ieri dagli Stati Uniti contro i terroristi dell’Isis in Afghanistan. Sviluppata negli anni nella guerra in Iraq, la bomba è talmente grande – si legge su Repubblica – che per lanciarla ieri è stato usato un aereo cargo, un Mc-130. Il lancio ha preso di mira una rete di tunnel e nascondigli sotterranei che secondo l’intelligence Usa veniva usata dai militanti dello Stato islamico.

Pasqua con l’allerta sicurezza in tutta Italia, in particolare a Roma. Tanto che ieri si è svolto un Casa, Comitato di analisi strategica, per definire i diversi interventi delle forze di sicurezza. A segnalare il rischio attentati per le festività religiose sono state, a fine marzo, le autorità israeliane. Ma una indicazione, spiega Il Messaggero, è arrivata anche dall’Aon, il primo gruppo in Italia “che offre consulenze sui rischi e che ha pubblicato una Risk map sugli Stati dove pesa maggiormente la minaccia del terrorismo islamico”.

Ancora un naufragio di migranti al largo della Libia. Questa volta, scrive tra gli altri Repubblica, si teme un bilancio di quasi cento morti, tra cui alcuni bambini, per lo sfondamento di un gommone a poche miglia da Tripoli. Il bilancio di 97 dispersi e 23 superstiti è stato comunicato dalla Guardia costiera libica a quella italiana. Il portavoce della Marina di Tripoli ha precisato che la cifra delle probabili vittime – tra cui 15 donne e cinque bambini – “è basata su testimonianze di migranti tratti in salvo”.

“La Memoria si salva a colpi di pedale”. Su Avvenire Adam Smulevich racconta la storia di Giovanni Bloisi, ex consulente Enel in pensione che ha attraversato l’Italia in bicicletta per tenere vivo il ricordo di Sciesopoli di Selvino, l’ex colonia fascista in cui dal 1945 al 1948 furono accolti centinaia di bambini ebrei scampati alla Shoah.
 
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  davar
l'attentato vicino alla città vecchia
Gerusalemme, torna l'orrore

Uccisa una giovane donna
Purtroppo era nell'aria da settimane, nonostante il rafforzamento dei controlli e lo stato d'allerta prolungato. A distanza di pochi giorni dall'ultimo attacco, una nuova azione terroristica colpisce il cuore di Gerusalemme.
Autore un arabo 57enne, che armato di coltello si è scagliato contro i passeggeri di un mezzo della metropolitana leggera che transitava in quel momento non lontano dalla Città Vecchia. Vittima dei colpi del terrorista una giovane donna britannica, 25 anni, ricoverata d'urgenza all'ospedale Hadassah con molteplici ferite sul suo corpo. Purtroppo, come si è appreso pochi minuti dopo il suo trasferimento d'urgenza nella struttura, ogni tentativo di salvarle la vita è risultato vano.
L'autore dell'attacco, che è residente nel quartiere arabo di Ras al-Amud, è stato immediatamente sottoposto a interrogatorio da parte delle forze di sicurezza.
Nell'attacco è rimasta ferita anche una 30enne incinta, oltre a un uomo sui cinquanta. Entrambi sono stati ricoverati.

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new york times - la testimonianza
"Il mio Seder davvero speciale"
Un’intervista in Vaticano, seguita a stretto giro dalla necessità di trovare una tavola casher per celebrare l’imminente arrivo di Pesach.
Il nuovo direttore della redazione romana del New York Times Jason Horowitz racconta oggi, sulle pagine del suo giornale, un Seder davvero speciale al Portico d’Ottavia.

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qui trieste - il ricordo
Dusy e quella Fiume scomparsa
L’indirizzo riportava “Via Milano 15, Stato libero di Fiume”. Era il 1922, il trattato di Rapallo era stato firmato due anni prima e Fiume non era ancora diventata italiana ma rimaneva in un limbo. Nel settembre di quell’anno nasce Maddalena Dusy Werczler.
Magdalena, Magdus, Magdusy. Dusy per tutti gli affetti.
È una bambina bellissima, esuberante e piena di vita. Le lezioni di pianoforte, i giochi con gli amici davanti a casa, le passeggiate per il Corso di Fiume con tutti i ragazzi che la guardano.


Mauro Tabor, Consigliere UCEI
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sorgente di vita
Il significato di Pesach
“È un racconto che viene fatto dai nonni ai figli, dai figli ai nipoti, è un momento molto importante perché tutta la famiglia è coinvolta in questo racconto” dice Simona Nacamulli nella casa romana che ha aperto le porte alla troupe di Sorgente di vita, aiutandoci a ricostruire i momenti più importanti del “seder” di Pesach. La lettura di alcuni brani dell’Haggadah che narrano l’esodo dall’Egitto, la fine della schiavitù e la conquista della libertà e la spiegazione del perché si mangiano il pane azzimo e gli altri cibi simbolici: nella puntata di Sorgente di vita di domenica 16 aprile si racconta la cena rituale della Pasqua ebraica, celebrazione sempre rinnovata che si tramanda di generazione in generazione.


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pilpul
L'assenza assente
Tra i vari auguri che ci si scambia per Pesach ci sono anche animazioni o filmati spesso molto carini; alcuni raccontano con mezzi vari l’uscita dall’Egitto così come è narrata nei primi capitoli dell’Esodo. Colpisce, dunque, la presenza costante di Mosè, o, meglio, la sua mancata assenza. Nell’Haggadah di Pesach, come è noto, Mosè quasi non compare: viene nominato una volta sola, incastrato dentro una citazione che in realtà parla d’altro (il numero delle piaghe), ed è definito come “Suo (del Signore) servo”. Meno di così non si può: se non fosse stato nominato per nulla almeno avrebbe avuto intorno a sé un alone di mistero.
Nei filmati di auguri, invece, Mosè compare spesso, così come – se ben ricordo – veniva nominato spesso anche nell’Haggadah dell’Hashomer Hatzair (almeno, in quella che si usava venti o trent’anni fa). Dunque, i “laici” sentono il bisogno di un capo ben definito, con nome e biografia dettagliata, più di quanto lo sentano i “religiosi”? È un’ipotesi affascinante (e non troppo originale), ma forse un po’ azzardata. Semplicemente, quando si parla di uscita dall’Egitto a tutti viene in mente la narrazione lineare della Torah e non quella in forma di midrash, con un complicato gioco di spiegazioni e citazioni, che costituisce il nucleo centrale dell’Haggadah di Pesach. L’Haggadah è troppo complessa e problematica per essere sintetizzata efficacemente in un filmato di pochi minuti; il suo scopo non è certo quello di farci dimenticare cosa narra la Torah ma aiutarci a riflettere su questa narrazione. Indubbiamente la quasi assenza di Mosè è un bello spunto di riflessione; cosa si può dedurre dall’assenza dell’assenza?


Anna Segre, insegnante

Schiavitù
Un’organizzazione umanitaria, l’OIM, denunciava recentemente come in Libia molti migranti provenienti dai paesi subsaharaiani vengano venduti come schiavi in alcuni mercati del sud-ovest del paese. I migranti che invece riescono ad attraversare il canale di Sicilia, mettendo a rischio la propria vita, finiscono invece in buona parte vittime del caporalato, collegato a organizzazioni mafiose, nei campi della Puglia, della Calabria o della Sicilia. Un articolo del Guardian di Febbraio raccontava poi come in Provincia di Ragusa, almeno 7.500 donne molte delle quali romene, raccolgano per pochi soldi frutta e verdura in condizioni di schiavitù. Esse sarebbero sovente vittime di abusi, anche sessuali, da parte dei loro datori di lavoro o costrette a prostituirsi. Pochi dati – una goccia nell’oceano rispetto alle reali dimensioni del fenomeno – per prendere coscienza come tremila anni dopo l’uscita dall’Egitto la schiavitù sia ancora in mezzo a noi, o meglio dietro di noi, nascosta ai nostri occhi.

Francesco Moises Bassano


Ulpan per tutti
Imparare l’ebraico anche a distanza, da tutta Italia, quando e dove vuoi. On line. Finalmente. È un progetto UCEI che partirà i primi di maggio, in altri paesi già collaudato. Il digitale a servizio della conoscenza: nello specifico, di quella “davar” – che significa sia “parola”che “cosa” – che costituisce forse la nostra più grande ricchezza.

Ilana Bahbout
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