
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Per
motivi demografici e forse anche in parte legati all’uso sinagogale,
sono poche le comunità italiane dove almeno un venerdì sera al mese si
canti il componimento “Maskil Michtam” del rabbino Mordechai Lattes di
Roma vissuto probabilmente nel secolo diciottesimo.
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Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
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Si
chiamavano Franco Cesana, oppure Eugenio Curiel, Leopoldo Schoenhaut,
Primo Levi, Matilde Finzi e insomma un migliaio fra ragazzi e ragazze
che dopo l’8 settembre 1943 hanno scelto la lotta, come italiani e come
ebrei. Poi a loro si sono aggiunti i cinquemila ragazzi della Jewish
Brigade inquadrati nell’esercito britannico e impegnati al fianco degli
Alleati a riconquistare palmo a palmo l’Italia e a liberarla. La
Fondazione CDEC da molto tempo conserva numerose buste d’archivio con
interessanti documenti sulla partecipazione ebraica alla lotta
partigiana in Italia e sta avviando un importante progetto di ricerca
su diversi archivi in Italia e all’estero. C’è poi da restituire una
biografia ai ragazzi della Brigata caduti nella campagna d’Italia e
sepolti al cimitero di Piangipane, nei pressi di Ravenna. Si lavorerà
anche su questo perché il nostro compito è quello di restituire un
volto alla storia, e di raccontarla ai giovani di oggi sulla base di
una solida documentazione. Tutto questo lavoro è necessario, se si
vuole dare un senso alle manifestazioni del 25 aprile, senza cedere a
distorsioni che hanno l’amaro sapore del negazionismo.
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Israele: “Azione USA
esempio per il mondo”
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"È
stato rivendicato dall'Isis l'attentato terroristico che ieri ha
colpito il cuore di Parigi: nella notte, sugli Champs Élysées, un
uomo ha sparato contro un veicolo della polizia uccidendo un
agente e ferendone gravemente altri due. L'attentatore è poi stati
ucciso da altri agenti presenti sul luogo dell'attacco. “In pochi
secondi – scrive il Corriere della Sera, ricostruendo i fatti di Parigi
- si è verificato l'attentato che molti temevano, a tre giorni dal
primo turno di un'elezione presidenziale cruciale per il futuro della
Francia e dell'Europa”. Domenica infatti milioni di francesi andranno
alle urne e grande preoccupazione in Europa desta il ruolo del partito
populista guidato da Marine Le Pen, il Front National. Secondo
l'intellettuale Marek Halter, intervistato da Repubblica, “Marine Le
Pen è il cavallo di Troia dei terroristi per infiltrare nella nostra
società l'intolleranza e il razzismo. Per fortuna ci sono i giovani,
saranno loro a fermare gli estremismi”. Per Halter, la Le Pen riuscirà
a vincere domenica al primo turno ma cadrà al ballottaggio.
Verso il 25 aprile. Ancora ampio spazio sui quotidiani italiani sulle
polemiche legate alla Festa della Liberazione e in particolare alla
manifestazione romana che non vedrà, come annunciato, la partecipazione
della Comunità ebraica capitolina in polemica con la sezione locale
dell'Anpi a causa della partecipazione delle bandiere palestinesi e dei
ripetuti insulti diretti alla Brigata Ebraica. Ma come ha ricordato il
presidente del Senato Pietro Grasso in un'intervista esclusiva a
moked.it, “Chi attacca la Brigata Ebraica si pone fuori dal 25
Aprile”. Sul Corriere della Sera, Paolo Mieli spiega poi che “appare
più che giustificata la decisione della presidente della Comunità
ebraica di Roma Ruth Dureghello di non aderire alla manifestazione
promossa dall'Anpi in occasione del 25 Aprile e di promuoverne una
propria. Eviterà così agli ebrei romani di essere coinvolti in quelli
che il giorno dopo sarebbero stati definiti dai media “incidenti” e che
sono invece aggressioni a coloro che sfilano dietro le bandiere della
Brigata ebraica”.
Milano, uniti per il 25 aprile. Diversa la situazione a Milano dove
sfilerà il presidente Grasso e dove saranno presenti come ogni anno i
simboli della Brigata ebraica. Qui l'Anpi locale, guidato da Roberto
Cenati, si è più volte speso a difesa del pieno diritto della Brigata
di far parte del corteo della Liberazione. Cenati, intervistato sia da
Repubblica che dal Corriere, ricorda come qualsiasi contestazione a
Milano alla Brigata sia sempre stata stigmatizzata “e quest'anno
abbiamo fatto un passo in più. Abbiamo invitato la comunità ebraica,
con la quale c'è un rapporto molto stretto, a entrare nel Comitato,
proprio per la delicatezza del momento”. Milo Hasbani, copresidente
della Comunità ebraica di Milano assieme a Raffaele Besso, esprime però
un disagio: “Vedo cambiato il 25 Aprile. - afferma Hasbani a Repubblica
- Sta entrando molto la politica. C'è chi sfila contro di noi. E noi
dobbiamo stare in corteo scortati dalla digos e dai carabinieri. Non
siamo liberi. È normale?”. Sul diritto di ricordare la Brigata, anche
le parole dell'assessore alla Cultura della Comunità ebraica milanese
Davide Romano, che ricorda la prima sfilata a Milano nel 2003 con le
bandiere che rappresentano quei 5mila volontari ebrei arrivati in
Italia per liberarla dal nazifascismo, e da Roma di Riccardo Pacifici
(Corriere).
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LA PROPOSTA DI LEGGE in parlamento
Brigata Ebraica, sì della Camera
"Risposta forte alle polemiche"
“Il
voto favorevole di tutti i gruppi è la giusta risposta a chi ancora in
questi giorni usa le celebrazioni del 25 aprile per dividere e dare
patenti di militanza politica. È anche una risposta per contrastare le
polemiche strumentali di chi confonde il ricordo della Brigata Ebraica
con questioni di geopolitica, assolutamente importanti, che nulla però
c’entrano con una vicenda che è puramente storica”.
Non nasconde la soddisfazione Lia Quartapelle, parlamentare del Partito
Democratico, per il voto favorevole espresso ieri pomeriggio dalla
Commissione Difesa della Camera sulla proposta di legge (di cui è prima
firmataria) che punta a far attribuire la medaglia d’oro al valor
militare all’eroico gruppo di volontari giunti dall’allora Palestina
mandataria (il futuro Stato di Israele) per aiutare a liberare il paese
dal nazifascismo. Un voto particolarmente significativo, perché
arrivato nel pieno di nuove indecenti provocazioni che puntano ad
occultare la memoria della Brigata e a riscrivere la Storia di quei
mesi e di quelle scelte. Una storia che è di tutti, nessuno escluso.
La speranza dei promotori è che la proposta possa presto arrivare in
Senato, così da aprire la strada in modo definitivo al riconoscimento.
Assicura al riguardo l’onorevole Quartapelle: “Nei prossimi passaggi
continueremo a lavorare perché la Brigata Ebraica sia parte di una
memoria nazionale condivisa. Così come facciamo al corteo del 25 aprile
a Milano, scortando la Brigata Ebraica per permettere loro di
partecipare alla manifestazione, grazie anche alla posizione dell’Anpi
Provinciale di Milano attenta ogni anno a far rispettare lo spirito
unitario e democratico delle celebrazioni del 25 aprile”. È il modo
migliore, sottolinea Quartapelle, per onorare il coraggio e la forza di
animo “di chi seppe mettersi a servizio di un ideale più grande”. Leggi
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il messaggio della presidente ucei
"Brigata Ebraica e Liberazione,
ricordiamo tutti i nostri eroi"
In
prossimità delle celebrazioni per il 25 Aprile, la Presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha diffuso
il seguente messaggio:
Ci avviciniamo al 25 Aprile, ad una nuova celebrazione della festa
della Liberazione, nelle diverse piazze e città, da vivere con
intensità ed attenzione.
Una ricorrenza che più di altre ci ricorda la centralità del valore più
prezioso di cui disponiamo e che ci è stato dato in dono, che ci ha
accompagnato per oltre 70 anni di democrazia, grazie al coraggio e
all'eroismo di chi seppe dire no alla dittatura.
Ricordiamo la liberazione dall’occupazione dal nazi fascismo,
prolungatosi per diversi decenni fino al ’45, per riaffermare
l’identità e l’indipendenza italiana.
Liberazione – il non essere più oppressi e segregati - concetto ben
diverso dalla libertà. Quest’ultima non presuppone l’assenza di ogni
vincolo e di anarchia, ma al contrario, assunzione di regole e
responsabilità, delle istituzioni e dei singoli, in una società che
intende riconoscere il valore di ciascun individuo e ciascun credo.
Un messaggio quanto mai attuale e da trasmettere ai giovani che non
hanno mai visto né vissuto una guerra - la vera guerra che uccide
veramente - in un momento in cui nuove terribili minacce di odio,
oblio, e negazione dei diritti fondamentali si affacciano sul nostro
presente e gettano un'ombra sempre più cupa sul loro futuro.
Il 25 Aprile è festa e rievocazione dei momenti finali della vittoria
ma, soprattutto, di reale conoscenza e ferma consapevolezza di quanto
accaduto nei lunghi interminabili anni di guerra contro i regimi
nazifascisti.
Questo è il 25 Aprile al quale le Comunità ebraiche italiane partecipano accoratamente.
È una data che evoca delle scelte ben precise ed è bene rimarcarlo: da
una parte chi lottò per affrancare il paese e l'Europa intera,
dall'altra chi si impegnò per prolungare in tutti i modi sofferenze e
atrocità e ancora, e purtroppo, gli indifferenti.
Tra coloro che hanno lottato per la liberazione, fondamentale il
ricordo dei Partigiani, tra i quali molti nostri correligionari,
centinaia e centinaia per lo più giovani e giovanissimi, cosi come il
ricordo dei combattenti della Brigata ebraica. Oltre 5mila eroici
volontari giunti dall’allora Palestina (dove oggi sorge lo Stato di
Israele), a quel tempo sotto mandato britannico, che furono artefici,
nel nostro Paese, di alcune azioni militari di importanza strategica al
fianco delle Forze alleate.
Chi nega ai rappresentanti e discendenti della Brigata il diritto di
sfilare, con serenità e sicurezza, insieme alle associazioni partigiane
disattende alla propria missione, si pone inequivocabilmente fuori
dalla Storia o ne racconta una diversa. Lo stesso vale per chi, a nome
dei partigiani tutti, incoraggia la partecipazione di gruppi e forze
che non solo ignorano quella vicenda e ne sono temporalmente totalmente
estranei, ma addirittura le contrappongono simboli e drappi un tempo al
fianco di Hitler nel progetto di annientamento del popolo ebraico.
Con rammarico prendiamo atto di scelte, come quelle dell’Anpi di Roma,
volte al riconoscimento di ogni istanza e rivendicazione
strumentalmente legate all’attualità e ad altri conflitti che nulla
hanno a che vedere con il passato che siamo chiamati a celebrare.
Non è questo il 25 Aprile al quale le Comunità ebraiche italiane intendono partecipare.
Sono incoraggianti invece i segnali che ci arrivano da diverse città
d’Italia e da Milano, città medaglia d’oro alla resistenza, dove da
molti anni le Istituzioni, l’Anpi e altre ammirevoli associazioni fanno
fronte comune a difesa della memoria collettiva, riconoscendo anche
quella della Brigata Ebraica, nel più importante corteo nazionale, e
nel quale sarà presente il gonfalone dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane.
Ricorderemo il contributo della Brigata Ebraica, assieme a moltissimi
ragazzi che accompagneranno quest’anno la delegazione dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane, il prossimo Primo maggio mattina a
Piangipane (Ravenna), presso il cimitero di guerra dove riposano
quanti, in quell'impresa, sacrificarono la loro vita per donare la
libertà a tutti gli italiani.
Per tutto ciò, salutiamo con riconoscenze l’iniziativa legislativa in
via di approvazione di assegnare ai combattenti della Brigata la
medaglia al valore militare, e parteciperemo con orgoglio e senza
temerarietà alle celebrazioni di questo nuovo appuntamento con la
nostra storia.
Noemi Di Segni
Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Leggi
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COLLEGIO RABBINICO - L'INCONTRO
Il significato di Gerusalemme
tra Talmud e Midrash
A
cinquant’anni dalla riunificazione di Gerusalemme, ricorrenza che sarà
segnata da importanti iniziative istituzionali nelle prossime
settimane, il Collegio Rabbinico Italiano avvia una riflessione sul
significato di questo storico evento.
Un incontro a più voci, in programma domenica 23 aprile, per riflettere
sul significato e sul peso di “Yerushalaim” (Gerusalemme) nel Talmud,
nel Midrash, nei testi della Tradizione.
L’incontro, che prenderà avvio alle 10, vedrà protagonisti rav Riccardo
Di Segni, rabbino capo di Roma e direttore del Collegio Rabbinico; rav
Tuvya Lifshitz, direttore didattico della Yeshivat Hakotel; rav Ron
Klopstock, docente del Kollel della Yeshivat Hakotel. Leggi
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qui ferrara Musei ebraici italiani
L’unione fa la forza
Confrontarsi
su idee ed esperienze, costruire nuovi percorsi coordinati e ampliare
l’offerta culturale dell’ebraismo italiano. È con questi obiettivi che
referenti e direttori dei principali musei ebraici – Bologna, Casale
Monferrato, Firenze, Livorno, Roma, Siena e Venezia – si sono riuniti a
Ferrara, ieri pomeriggio, su invito del Museo Nazionale dell’Ebraismo
Italiano e della Shoah di Ferrara.
Coordinato da Simonetta Della Seta, direttrice del MEIS, il tavolo
operativo ha dapprima passato in rassegna i programmi di ciascuna delle
realtà museali coinvolte, rappresentate da Marcella Ansaldi e Michela
Zanon, rispettivamente direttrice e coordinatrice CoopCulture del Museo
ebraico di Venezia, Claudia De Benedetti, presidente della Fondazione
Arte Storia e Cultura Ebraica a Casale Monferrato e nel Piemonte
Orientale – ONLUS, Anna Di Castro, responsabile culturale del Museo
ebraico di Siena, Dora Liscia Bemporad, direttrice del Museo ebraico di
Firenze, Vincenza Maugeri, direttrice del Museo ebraico di Bologna, e
Lia Toaff per il Museo ebraico di Roma. Dalla grande mostra sulla
Menorah che proprio il museo romano inaugura il prossimo 15 maggio,
insieme ai Musei Vaticani, fino al cinquecentenario, nel 2019, della
nascita di Cosimo I de Medici, responsabile dell’istituzione del ghetto
fiorentino; dall’iniziativa “Giudeccando”, promossa dal Museo di
Venezia e legata all’arte contemporanea, in occasione della Biennale,
alle sinergie della Casale Monferrato ebraica con il Salone del Libro
di Torino: il panorama museale ebraico italiano è in fermento, come
dimostra anche l’allestimento del MEIS “Lo Spazio delle Domande”, con
il suo originale giardino. Leggi
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qui milano - l'incontro a tempo di libri
Tra archeologia e identità,
i disegni di Rutu Modan
Parlerà
di archeologia il prossimo lavoro di Rutu Modan, pluripremiata autrice
israeliana di fumetti, protagonista ieri della rassegna milanese Tempo
di Libri. Rispondendo alle domande della giornalista dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Ada Treves e di Giovanni Russo, coordinatore
di Lucca Comics, Modan - di cui in Italia sono usciti
Unknown/Sconosciuto e La proprietà (Rizzoli-Lizard) - ha
raccontato brevemente il suo ultimo progetto che vede al centro
l'archeologia: un'equipe di persone guidate da una donna, protagonista
della storia, si reca nella West Bank per scavare in cerca di reperti
legati alla presenza ebraica in quei luoghi. “Per il momento sto
scrivendo lo script: dietro c'è oltre un anno di lavoro e il mio primo
obiettivo ora è quello di rendere umani i miei personaggi. Soprattutto
devo far sì che la storia di una donna di quarant’anni che lascia tutto
per andare in cerca di reperti archeologici sia convincente. Voglio
scrivere un libro che sia interessante, divertente e appassionante come
Indiana Jones. Qualcosa che non si possa smettere di leggere”. Non si
tratta di un reportage giornalistico, spiega Modan a Russo e Treves,
che ha ricordato la meticolosità con cui lavora la fumettista
israeliana. La politica non è al centro del libro seppur rientri sotto
altre forme. Leggi
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Liberati e liberatori |
Palestinesi,
sionisti, americani, no Tav, Maori. Chi tra questi ha partecipato alla
liberazione dell’Italia dal nazifascismo? E chi tra questi è
considerato abitualmente di casa nelle celebrazioni del 25 aprile?
Basta provare a rispondere a queste due domande per constatare che il
25 aprile è una festa bizzarra, una miniera di paradossi. C’è chi parla
allegramente di Resistenza contro la Tav (o magari contro l’euro), come
se si trattasse di una continuità evidente di per sé, che non necessita
di spiegazioni. E al contempo chi ha davvero liberato l’Italia non
sempre viene riconosciuto adeguatamente. Giustamente ci scandalizziamo
se vengono fischiati gli stemmi della Brigata Ebraica, ma dubito che
una bandiera americana sarebbe trattata molto meglio. Quanto ai Maori
neozelandesi, devo ammettere che so della loro partecipazione alla
liberazione dell’Italia solo perché da piccola mi capitava di camminare
in montagna al ritmo dell’inno del Battaglione Maori cantato dal nostro
amico comandante partigiano Silvio Ortona. Altrimenti temo che non ne
saprei nulla, come – immagino – la stragrande maggioranza degli
italiani.
Anna Segre, insegnante
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Il virus del riarmo |
Come
spiegare il perché a un tratto il pianeta, dopo trent'anni dalla fine
della guerra fredda, sia di nuovo contagiato dal virus del riarmo e
dell'aumento della "spesa militare"? Secondo La Stampa in testa vi
sarebbero sauditi, cinesi, statunitensi e russi, e il dilemma è sempre
lo stesso come quello dell'uovo e delle gallina "se sono le guerre ad
alimentare il mercato delle armi o è il contrario". Donald Trump
avrebbe dovuto portare la "pace" o meglio aveva fatto capire che il
resto del mondo poteva fare le guerre che voleva ma a lui non importava
poi granché – si ricordi il primo colloquio con Benjamin Netanyahu -,
l'America doveva venire "prima di tutto", e più volte aveva definito
fallimentare la politica interventista dei suoi predecessori.
Francesco Moises Bassano
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Radicalismi |
Che
rapporto c’è tra lo sviluppo storico dei tre monoteismi e i loro testi
di riferimento e ispirazione? I loro radicalismi sono una conseguenza
intrinseca alle loro fonti oppure no? Daniel Sibony, ospite dalla
Francia al prossimo Moked discute questa domanda nel suo ultimo
libro.
Ilana Bahbout
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