Benedetto
Carucci
Viterbi,
rabbino
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Vaiddom
Aharon: il silenzio impietrito di fronte alla morte dei figli è
il segno massimo della capacità di accettazione rappresentata da Aron.
Ed è forse da questo silenzio che Mosè impara ad ascoltare il fratello,
accettandone un atto relativo ai sacrifici che in un primo momento gli
era parso scorretto.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | L’istituzione,
nel 1959, del giorno della Shoah, oggi, è il risultato di un confronto
con la vicenda stessa dell’intera storia ebraica: da una parte qualcuno
spinge perché esso sia incluso e riconosciuto in una ricorrenza
specifica del calendario ebraico (10 di Teveth o 9 di Av); un’altra
parte chiede che si individui una data alternativa. Nella prima ipotesi
la Shoah è letta come un aspetto intrinseco alla vicenda ebraica ovvero
come un episodio che si colloca all’interno di un destino
simbolicamente già riconosciuto nel calendario della “memoria ebraica”.
Nella seconda ipotesi, invece, la lettura che viene fornita della Shoah
riguarda la contrapposizione rispetto al presente. Ovvero dice: noi
oggi qui ereditiamo una storia e ne iniziamo una diversa. La scelta
della scena a cui allude il 27 Nissan dice: la storia si fa, non si
subisce. È ancora vero?
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Gli occhi del mondo
puntati sulla Francia
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L’attenzione
del mondo puntata sulla Francia, nel giorno in cui milioni di elettori
saranno chiamati al voto per le Presidenziali. Una vigilia che è stata
all’insegna della paura e degli allarmi, anche dopo l’attentato di
giovedì sera a Parigi.
“La nota confidenziale sulle minacce incombenti, redatta dai servizi
francesi e svelata dal quotidiano Le Parisien, è indicativa del clima
che si respira. Molto più dell’episodio avvenuto ieri alla Gare du
Nord, la seconda stazione ferroviaria della capitale, dove un uomo si
aggirava vaneggiando nella hall con un coltello in mano. La notizia di
un assalto ai poliziotti non è stata confermata. Le scene di panico
collettivo seguite all’intervento di una pattuglia – sottolinea il
Corriere – invece erano reali”.
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il futuro del paese nell'urna Ebrei di Francia, appello al voto: "Astensione aiuta gli estremisti"
“L’astensione
sarebbe un regalo, sia per l’estrema destra che per l’estrema
sinistra”. Il presidente degli ebrei francesi Francis Kalifat
(nell’immagine) lancia un nuovo appello al voto, nelle ore in cui il
mondo intero segue con il fiato sospeso quanto sta accadendo in Francia
e gli scenari che potrebbero aprirsi nelle prossime settimane.
“I partiti estremisti minacciano l’unità nazionale, la democrazia, i
nostri valori. Propagano l’antisionismo, alcuni; l’antisemitismo, gli
altri. Abbiamo il dovere di opporci in tutti i modi” sottolinea Kalifat
nel suo messaggio, rilanciato anche attraverso i social network del
Conseil représentatif des institutions juives de France.
Anche per questo, si legge, esercitare il diritto di voto nell’urna
“costituirà la migliore delle risposte all’intolleranza, al razzismo,
alla xenofobia e al complottismo”. Il futuro della Francia e degli
ebrei in questo paese, conclude Kalifat, “è nelle vostre mani”.
Forte è stato il coinvolgimento della comunità ebraica d’Oltralpe in
questa campagna elettorale. Tra le sigle più attive, l’Union des
Etudiants Juifs, che ha lanciato una ironica campagna di comunicazione
contro Marine Le Pen utilizzando alcuni dei personaggi di fantasia più
amati di Francia. Tra gli altri, l’invincibile guerriero gallo Asterix
o il giovane reporter belga Tintin. Leggi
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quattro feriti nell'attentato
Tel Aviv, attacco sul lungomare
Fermato un 18enne palestinese
È
di quattro feriti (fortunatamente nessuno in gravi condizioni) il
bilancio dell'attacco terroristico compiuto da un diciottenne
palestinese, armato di coltello, che ha colpito quest'oggi nei pressi
di un noto albergo (l'Hotel Leonardo) sul lungomare di Tel Aviv.
Le vittime dell'attacco sono state subito portate all'ospedale Ichiloy
per accertamenti sulle loro condizioni. Il giovane terrorista è stato
arrestato ed è sottoposto in queste ore a un interrogatorio da parte
delle forze di sicurezza.
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qui napoli - la mostra Ebrei a Shanghai, nuove carte
per raccontare l'esodo forzato
Fra
il 1933 e il 1941 circa 18mila ebrei in fuga dall’Europa e specialmente
da Germania, Austria e Polonia, in quegli anni nella morsa del
nazifascismo, delle leggi razziste e della guerra, riuscirono a
rifugiarsi a Shanghai.
Determinante, per la loro salvezza, una serie di coincidenze
favorevoli, ma anche il prodotto dell’impegno e del coraggio di chi,
come il console generale della Cina a Vienna Ho Fengshan, lo “Schindler
cinese”, offrì a non meno di 3mila ebrei austriaci una via di salvezza
verso la Cina. Napoli fu una delle città che videro il transito, per
alcuni anni, di queste navi dirette verso l’Estremo Oriente.
Attraverso documenti, testimonianze, libri, fotografie, l’esposizione
“Gli Ebrei a Shanghai” organizzata dall’Istituto Confucio
dell’Università degli studi di Napoli “L’Orientale” in collaborazione
con lo Shanghai Jewish Refugees Museum, che ha curato i pannelli
espositivi, l’Istituto Italiano di Cultura, il Consolato Generale
d’Italia a Shanghai, la Comunità ebraica cittadina, il Centro di Studi
Ebraici e la Biblioteca Nazionale di Napoli, illustra per la prima
volta al pubblico gli aspetti storici, le vicende collettive, i drammi
personali e i momenti di speranza vissuti a Shanghai dalla comunità dei
rifugiati, sradicati dai propri Paesi di origine e trovatisi a vivere
in una realtà completamente nuova. Leggi
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La labile memoria di Marine / 2
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La
questione di dove riposasse la radice della “vera Francia” (Vichy o
Londra?), durante l’occupazione tedesca tra il 1940 e il 1944, non ha
mai costituito nel tempo una questione di lana caprina, rimandando
semmai al problema della legittimazione della Quarta e poi della Quinta
Repubblica, i due sistemi di potere succedutisi dopo la fine della
Seconda guerra mondiale e che hanno dato corpo e sostanza alla Francia
odierna. Un tema che, tra le righe, ritorna non più di soppiatto,
dinanzi alla battaglia sovranista e identitaria che Marine Le Pen si è
intestata in questi ultimi dieci anni. Si tratta in realtà di uno
quesito politico a tutto tondo, che ha al suo centro la questione di
quale sia il fondamento della liceità del potere nei momenti dei grandi
travagli e dei mutamenti collettivi. Questione spinosa, tanto più in
età di globalizzazione, quando gli Stati nazionali vengono messi con le
spalle contro il muro dalle trasformazioni dei mercati e delle
relazioni internazionali.
Claudio Vercelli
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