archeologia - meis
Gerusalemme nella storia
“Quante
ore ho a disposizione?”. Lo chiede scherzosamente, Dan Bahat, ma è un
problema non da poco, quando a parlare di Gerusalemme è un archeologo
di fama internazionale come lui, che studia da 55 anni i 970 metri
quadrati dentro i quali sono racchiusi il Monte del Tempio, il Muro del
Pianto, la Basilica del Santo Sepolcro, la Cupola della Roccia e la
Moschea al-Aqsa.
Bahat è stato invitato dal Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e
della Shoah a raccontare, nel suo garbato e ironico italiano da
autodidatta (lui che conosce pure i geroglifici), come vivevano gli
ebrei a Gerusalemme prima che i Romani, nel 70 d.C., distruggessero il
Tempio e li conducessero a Roma come schiavi.
Una vicenda che, come ha spiegato Simonetta Della Seta, Direttrice del
Meis, “è propedeutica all’inizio dell’epopea degli ebrei giunti in
Italia senza punti di riferimento, casa, averi, ma con il retaggio del
Tempio, di una cultura e di un immaginario che trasferirono con sé a
Otranto, Siracusa, Roma, Ferrara, Venezia e in tante altre
realtà”.
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