la
fondatrice dell'Israeli Origami Center racconta il suo progetto
A
lezione di origametria con Miri Golan
Miri Golan, fondatrice dell’Israeli Origami
Center, ha scoperto l'antica arte degli origami da bambina, grazie alla
televisione. Ha iniziato a piegare fogli per gioco: "Mi divertivo, era
rilassante, non sapevo neppure di cosa si trattasse, per me era
'piegare la carta'". La passione non è diminuita con il passare degli
anni e quando ha capito di cosa si trattava ha iniziato a occuparsene
seriamente, fino a quando, nel 1989, è andata in Giappone. "Quando sono
tornata ho iniziato a sviluppare un programma per le scuole, che allora
non aveva nulla a che fare con la geometria, e ho iniziato a proporlo
in giro. All'inizio è stata dura, ma il passaparola mi ha aiutata". Ma
non soddisfatta, ha iniziato a lavorare sull'intersezione con l'altra
sua passione, l'insegnamento della matematica: "La geometria è sempre
una materia abbastanza problematica, non facile da insegnare, e
difficile da imparare. E spesso non è per nulla divertente, anzi!
Quando una classe inizia a fare origametria e scopre di poter misurare
un angolo senza goniometro, o che basta una striscia di carta per
costruire un pentagono, allora tutto cambia".
Ada Treves
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Come
l'antica arte giapponese È entrata nelle scuole israeliane
Con
le pieghe la geometria è più facile
Il fruscio dei fogli di carta, e il
silenzio. La concentrazione, negli sguardi, nei gesti, l’attenzione con
cui piccole mani piegano e voltano, osservano e piegano ancora. Da un
rettangolo nascono forme e risate. Le lezioni di Origametria sono un
misto di gioco e concentrazione, un percorso di scoperta e di rispetto
per i limiti imposti dal foglio. E una successione di sorprese: da un
foglio escono strutture, giochi, sculture. La geometria si impara così,
in Israele, grazie alla volontà caparbia di Miri Golan che,
appassionata di origami sin da bambina, ha sviluppato un programma che
unisce l’arte degli origami alla geometria, approvato dal ministero
dell’Istruzione. Il nome, «origametria», è nato quando all’inizio degli
Anni 90 l’Israeli Origami Center, da lei fondato, ha iniziato a portare
nelle scuole un programma specifico centrato sul riconoscimento delle
figure geometriche e delle loro caratteristiche.
a.t., La Stampa, 15
maggio 2017
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l'iniziativa
dei giovani della comunità degli italkim
La
casa per minori che dona sorrisi ai bambini
Nell’haggadà di Pesach si racconta che rabbì
Eliezer, rabbì Jeoshua, rabbì Elazar ben Azaria, rabbì Akivà e rabbì
Tarfon, si erano riuniti per il Seder a Benè-Berak. I cinque maestri
continuarono a parlare dell’uscita dall’Egitto per tutta la notte;
finché vennero i loro discepoli e gli dissero: “Maestri! è giunta l’ora
dello Shemà del mattino!”
Questo piccolo racconto che in prima lettura sembra molto semplice,
pone alcune domande interessanti: una di queste, fu domandata
nell’egregio commento, opera di R. Yochanan Treves, chiamato Qimchà
da-Avishuna, stampato a Bologna nel 5300 (1540) come aggiunta al
Machazor Benè Romi. R. Treves si interroga sulla domanda: perché i
quattro rabbini oltre a rabbì Akivà si erano riuniti proprio a
Benè-Berak? Basandosi su R. Abarbanel risponde che non si tratta della
città di Benè-Berak ma di un raduno speciale con delle posate belle e
brillanti (Barak o più vero Mavrik in ebraico = brillante).
Michael Sierra
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netanyahu
e l'arrivo di trump
Negoziati,
nuova speranza
"Con Trump parlerò di pace". Lo ha detto il premier
Benyamin Netanyahu in apertura dell'incontro di governo a Gerusalemme
in vista dell'arrivo domani del presidente Usa. "Discuterò - ha
spiegato - le maniere per rafforzare ancora di più la nostra alleanza e
i nostri legami di sicurezza. Ma anche i modi per far avanzare la pace".
"È un onore che per la sua prima visita all'estero abbia scelto -
ha aggiunto - di venire a Gerusalemme, la nostra capitale, e in
Israele". Secondo il sito della Casa Bianca, Donald Trump chiederà a
Benyamin Netanyahu ed Abu Mazen (Mahmoud Abbas) "di intraprendere passi
decisivi verso la pace". Secondo i media, che citano fonti Usa, tali
passi riguardano per Israele "il freno degli insediamenti e il
miglioramento dell'economia palestinese", mentre per questi "la fine
dell'istigazione e della violenza verso lo stato ebraico". Per le
stesse fonti "si è ancora ai primi passi nel riavvio dei negoziati".
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il
mossad e le rivelazioni usa
Un segreto vale la fiducia
A
distanza di una settimana dal suo arrivo in Israele, il presidente
degli Stati Uniti Donald Trump si è trovato in una situazione
complicata: l'aver rivelato informazioni altamente confidenziali al
ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, e all’ambasciatore russo
negli Stati Uniti, Sergei Kislak, ha attirato sul presidente Usa
pesanti critiche. Tra queste, quelle di alcuni esponenti
dell'intelligence israeliana, protagonista suo malgrado del caso
internazionale scoppiato in mano a Trump: a fornire le notizie top
secret agli americani, poi rivelate dall'inquilino della Casa Bianca ai
russi, era stato infatti il Mossad. Almeno così dicono diversi
autorevoli giornali americani, tra cui il New York Times e il
Washington Post. Secondo ABC News Israele sarebbe riuscita a inserire
una propria “spia” dentro lo Stato Islamico: questa persona “ha fornito
informazioni su una trama dell’ISIS per abbattere un aereo civile
diretto verso gli Stati Uniti con una bomba su un computer portatile,
che secondo alcuni funzionari americani sarebbe riuscito a passare i
controlli all’aeroporto”.
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l'iniziativa partita dalla toscana
Come scoprire un Paese
"Si
è concluso ai primi di maggio il viaggio in Israele promosso
dall'Associazione Italia-Israele di Firenze con la collaborazione
dell'Associazione Italia-Israele di Livorno. È stato per molti aspetti
un viaggio eccezionale, assai diverso da quelli - anch'essi molto
importanti - che vengono abitualmente organizzati da altre associazioni
simili alle nostre.
Innanzitutto per il numero dei partecipanti. Ben quarantaquattro. Ma
soprattutto per la qualità della visita: non sono state trascurate le
tradizionali visite ai luoghi che permettono di conoscere da vicino le
culture che convivono in questo piccolo ma straordinario Paese, e
quelle che ne hanno segnato la storia. Quindi le visite ai luoghi della
storia civile e religiosa dell'ebraismo, dal Kotel (Muro del Pianto) a
Masada, dal quartiere ebraico di Gerusalemme a Safed, alla Sinagoga
italiana di Gerusalemme con l'annesso Museo; quelle ai luoghi della
tradizione cristiana: non solo il Santo Sepolcro a Gerusalemme e la
Basilica della Natività a Betlemme, ma anche Cafarnao e la Chiesa della
Moltiplicazione dei pani e dei pesci a Tabka.
Valentino Baldacci
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il film di natalie portman
In Israele, sognare è vivere
Si
celebra in questi giorni il sessantanovesimo anniversario della nascita
dello Stato di Israele, 14 maggio 1948. Una data lontana, oramai. Ma
tutto ciò che riguarda Israele calamita ancora, senza tregua, passioni,
ostilità irriducibili, amori, furori, emozioni fortissime. Emozioni
fortissime come quelle che esplodono in una scena cruciale del
meraviglioso romanzo di Amos Oz, Una storia di amore e di tenebra
tradotto e pubblicato in Italia da Feltrinelli: quella in cui si vedono
gli ebrei già in fuga dai pogrom e delle discriminazioni dell’Est
europeo, dalla Shoah, alla ricerca spasmodica di un focolare che sia
finalmente la realizzazione di una Patria ebraica sicura e giusta, la
scena di questi ebrei riuniti a Gerusalemme che ascoltano alla radio,
nel 1947, la votazione della risoluzione dell’Onu che autorizza la
nascita dei due Stati, quello israeliano e quello palestinese. Ecco,
quella stessa scena tra pochi giorni gli spettatori italiani potranno
riviverla attraverso il film ispirato al capolavoro di Oz, che si
intitola Sognare è vivere ed è diretto da Natalie Portman, che ne è
anche l’attrice protagonista.
Pierluigi Battista, Corriere della Sera
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Pagine
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