Ephraim Mirvis,
rabbino capo del Commonwealth
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Non
saremo minacciati o intimiditi né permetteremo che il nostro impegno
per la pace e la tolleranza diminuisca. Di fronte ad ogni attacco, per
quanto devastante possa essere, dobbiamo impegnarci a seguire ancora di
più questi valori perché, alla fine, saranno ciò che ci permetterà di
sconfiggere il male del terrorismo.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Mentre
è ancora da chiarire la dinamica dell’attentato plurimo avvenuto questa
mattina in Iran, si confondono ancor di più i confini della scelta del
fronte sunnita di isolare il Qatar per le sue complicità col terrorismo
e per la sua benevolenza proprio nei confronti del regime degli
ayatollah.
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Il terrorista "italiano"
e il dolore di una madre |
"Capisco
gli imam che ora non vogliono celebrare il suo funerale. È necessario
dare un forte segnale politico, un messaggio ai familiari delle vittime
e ai non musulmani”.
Sono parole della madre di Youssef Zaghba, il terrorista con
cittadinanza italiana che ha colpito a Londra, in una intervista
esclusiva all’Espresso ripresa oggi da molti giornali.
Residente in provincia di Bologna, convertita all’Islam da 26 anni, la
signora Valeria Collina ha inoltre affermato: “Solo una madre può
provare il dolore di un’altra madre. Sono pronta a tutto quello che può
portare loro pace”. Probabilmente la sua sfida, scrive il Messaggero,
“sarà restare a vivere in questo incrocio di paradiso: dove anche i
vicini più tranquilli ondeggiano tra dispiacere e rabbia”.
Ora dopo ora emergono intanto con chiarezza tutte le falle in termini di sicurezza su questa vicenda.
Sconosciuto alle forze dell’ordine invece il 40enne franco-algerino che
ieri a Parigi ha colpito un agente e seminato il panico a Notre Dame.
Tre uomini hanno aperto il fuoco questa mattina nel palazzo del
Parlamento iraniano a Teheran ferendo almeno otto persone tra cui due
civili e una guardia, riporta tra gli altri l’Ansa. Colpi di arma da
fuco sono stati uditi presso il monumento dedicato all’Ayatollah
Khomeini a Teheran: lo scrive la Bbc online citando i media iraniani.
Un’organizzazione che sbarcava stranieri diretti in Italia e nel Nord
Europa, sospettati di collegamenti con nuclei jihadisti e in grado di
sborsare fino a tremila euro a persona per essere traghettati in modo
‘sicuro, occulto e rapido’. Un service di trasporto, parallelo ai
cosiddetti viaggi della speranza, “che però intercettava una domanda
più raffinata”.
Così, scrive il Corriere, si muoveva il gruppo di persone di
nazionalità italotunisina fermato ieri dai finanzieri del Gico del
nucleo di polizia tributaria coordinato dalla procura di Palermo.
In un colloquio con Eugenio Scalfari su Repubblica, il ministro
dell’Interno Marco Minniti parla delle iniziative previste per la Libia
e il continente africano. “Abbiamo previsto, se necessario – spiega –
che l’Italia mandi un contingente militare di qualche centinaio di
giovani i quali abbiano il solo compito di controllare che i patti tra
le tribù e i governi vengano rispettati e le persone più disagiate,
quelle pronte a trasformarsi in fuggitivi con tutti i malanni che
questa situazione comporta, si siano adeguatamente forniti di lavoro e
del relativo benessere che da quel lavoro può scaturire”. Vedremo il
seguito e l’applicazione concreta, aggiunge Minniti, “ma le basi
fondamentali ormai ci sono”.
“L’infiltrata dell’Islam radicale in Comune”. Un articolo pubblicato
ieri da La Verità, il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, ha
fatto infuriare la Consigliera comunale milanese Sumaya Abdel Qader. La
sociologa italiana con origini palestinesi, già al centro delle
cronache in passato, ha deciso di passare alle vie legali. Per lei,
scrive il dorso locale di Repubblica, “il sostegno social dei gruppi
consiliari”.
Un vademecum per un approccio medico e sanitario che tenga conto delle
peculiarità e tradizioni culturali delle diverse religioni. Perché
conoscere i valori e la visione spirituale dei pazienti appartenenti ad
altre confessioni rispetto a quella cattolica non solo garantisce il
rispetto della dignità delle persone, ma contribuisce anche a rendere
più agevole ed efficace il percorso di cura. Libero presenta così
l’iniziativa di “Insieme per prenderci cura” a Milano, già illustrata
ieri sul nostro notiziario quotidiano.
“A ogni immigrato una cura diversa” titola Libero.
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portale e progetto presentati al miur
Conoscere la realtà dell'ebraismo,
un progetto per la scuola italiana
L’idea
alla base è che per sconfiggere il pregiudizio antiebraico non si debba
parlare soltanto di lotta all’antisemitismo, ma sia almeno altrettanto
fondamentale stimolare interesse e curiosità, delle più disparate,
sull’ebraismo. Soprattutto in relazione con il mondo della scuola.
Nasce con l’obiettivo di rivolgersi all’insieme degli studenti
italiani, in particolare di quelli delle scuole di secondo grado, il
progetto “Ebraismo in pillole” realizzato dall’Associazione Hans Jonas
con il contributo dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della
Pincus Foundation di Gerusalemme.
Un progetto inquadrato nell’ambito delle iniziative previste dal
Protocollo d’Intesa tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca e l’UCEI siglato nel gennaio scorso in Polonia. È stato
proprio ieri il Ministero, nella sua sala principale, ad ospitare la
presentazione del portale ebraismoinpillole.it.
Nove macro-sezioni, con unità basate su temi e, allo stesso tempo,
percorsi per il loro approfondimento. Lo scopo del portale è quello di
fornire una conoscenza dell’ebraismo, offrendo parallelamente una
contestualizzazione più ampia, che costituisca un incentivo a
interessarsi all’argomento (ad illustrare i contenuti del sito i due
autori, Micol Temin e Daniele Toscano).
“È
un progetto in cui crediamo fortemente, con la speranza che da oggi
prenda avvio un percorso che possa portarci lontano. C’è bisogno che
questo sito diventi sempre più uno strumento di conoscenza, vivendo nel
tempo. Contiamo sull’aiuto di tutti” ha sottolineato Tobia Zevi,
Presidente dell’Associazione Hans Jonas.
Sfida condivisa da Saul Meghnagi, il direttore scientifico
dell’Associazione, che ha sottolineato la necessità di una didattica
“più efficace” su questi argomenti. Il sito, così come le altre
iniziative intraprese in questi anni, puntano proprio a questo: a
costruire e trasmettere valori. Tra le prossime tappe di questo
percorso, ha anticipato Meghnagi, la realizzazione di un volume su
religioni e stato di diritto.
“Le differenze nella sostra società esistono e vanno riconosciute. È il
confronto tra diversi che crea cultura e ricchezza” ha sottolineato il
rav Roberto Della Rocca, direttore dell’Area Formazione e Cultura UCEI.
L’invito del rav è a conoscere l’ebraismo vivo della quotidianità.
“Un’immagine dell’ebraismo costruita solo su Shoah e conflitto
israelo-palestinese – la sua riflessione – è fuorviante e rischia di
essere molto pericolosa”
Grande la soddisfazione espressa sia dalla Presidente UCEI Noemi Di Segni che dalla ministra Valeria Fedeli. Leggi
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l'anteprima del film di gabbai e meghnagi
Ebrei dalla Libia, 50 anni dopo
l'Ultimo esodo prende la parola
Alla
fine della proiezione diverse persone si sono avvicinate a Ruggero
Gabbai e David Meghnagi, autori del documentario Libia – L'ultimo
esodo, per ringraziarli. Sullo schermo del Cinema Orfeo di Milano
avevano rivisto la propria storia personale e famigliare, riportato
alla mente i ricordi di genitori e nonni di quel mondo abbandonato
mezzo secolo fa, di quella Libia a lungo chiamata casa da migliaia di
ebrei poi costretti ad abbandonarla tra pogrom e violenze.
“Raccontare è un principio ebraico in cui ho sempre creduto e che
applico al mio lavoro”, ha affermato Gabbai, regista del film
proiettato ieri in anteprima grazie al sostegno dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane davanti a un pubblico di seicento persone. E
la storia poco conosciuta degli ebrei di Libia, del loro rapporto
complicato con un Paese che li accolse e tradì ripetutamente, doveva
essere raccontato. Così tra le voci dei testimoni dell'epoca e filmati
d'archivio, le vicende delle realtà ebraiche di Tripoli e Bengasi hanno
ripreso vita: dalla convivenza dei primi del '900 fino all'applicazione
delle leggi razziste del '38 durante la dominazione fascista italiana,
dalle deportazioni della secondo conflitto mondiale al boom economico
del dopoguerra fino al sanguinoso pogrom del 1967. Leggi
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la dedica del film libia - l'ultimo esodo
Gheddafi e il Paese senza viso,
la lettera di Herbert Pagani
“Arrenditi
all'evidenza, Colonnello: malgrado i tuoi sforzi, questo paese resta
senza viso, come i tuoi sicari, e senza voce, come in passato. Tutte le
popolazioni che vi hanno vissuto, nei secoli, hanno subito lo stesso
destino di "cancellazione". Cominciamo dalle minoranze, etniche o
religiose, berbere, cristiane ed ebraiche, che chiamaste "dimmi", cioè
cittadini "protetti". Delicato eufemismo per dire ostaggi in attesa di
conversione. Essere l'oppresso di un potente offre a volte vantaggi
culturali: catene d'oro, tempo per piangere. Essere l'oppresso di un
oppresso, nessuno. Ebrei di un paese senza luce, fummo gli ebrei più
spenti del Mediterraneo”. Così scriveva nel 1987 Herbert Pagani,
cantante, poeta e scrittore nonché ebreo tripolino vissuto tra Italia e
Francia e infine a New York. Destinatario della sua lettera, il
colonnello Gheddafi in occasione del decimo convegno internazionale
degli ebrei di Libia e in ricordo del loro esodo obbligato da quella
terra. Alla memoria di Pagani, gli autori del documentario Libia –
L'ultimo esodo, Ruggero Gabbai e David Meghnagi, hanno dedicato la
pellicola che racconta proprio le vicende dell'ebraismo di Tripoli e
Bengasi. Leggi
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la proiezione del film alle fosse ardeatine
Alle radici del male, un viaggio
nel significato della Memoria
Per
la prima volta, le porte del mausoleo delle Fosse Ardeatine si aprono
per ospitare la proiezione di un film. L’appuntamento, questa sera alle
20, è con il documentario “Alla ricerca delle radici del male” in cui
Cesare Israel Moscati, nipote di una delle vittime dell’eccidio
nazista, racconta la sfida della Memoria attraverso le parole dei
discendenti sia delle vittime che degli aguzzini.
Un viaggio nel profondo dell’animo umano con un messaggio finale di
speranza per il futuro. Nella consapevolezza che, perché il passato non
si ripeta, la Storia, così come le tante e diverse storie dei
protagonisti di questo film, debba essere compresa, oltre che
ricordata. Leggi
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Ticketless - L'ottavo giorno
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Il
nuovo cinema israeliano è un Nuovo Cinema Paradiso. Si prova, con i
registi, quello che una ventina di anni fa s’era provato con la
scoperta degli scrittori. Oggi il cinema ha più mordente, un tema su
cui varrebbe la pena riflettere. “Una settimana e un giorno”, di Asaph
Polonsky, è un film come altri che lo hanno preceduto. Costruito sul
nulla: si regge sulla bravura di tutti gli attori, a partire dal
ragazzino e dalla bambina. Narra l’elaborazione del lutto, ma il
contrasto laici-religiosi, centrale in altri giovani registi, qui
proprio non fa questione. Vicende analoghe il cinema italiano, negli
ultimi due decenni, da “Aprile” di Nanni Moretti in giù, ha tentato di
affrontare.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Il sogno sionista
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La
recente conclusione del corso sul sionismo da me svolto, su incarico
dell'Area Formazione e Cultura dell'UCEI, presso la Comunità ebraica di
Firenze (che ha fatto seguito alla conclusione dell'analogo corso
tenuto presso la Comunità di Napoli, terminato poco prima), ha colpito
l'umile docente con molte, diverse emozioni: gratificazione per l'onore
ricevuto, soddisfazione per i risultati raggiunti (forse non
completamente disprezzabili); ammirazione per la bravura degli
"studenti" (in realtà, i veri maestri del corso, dai quali ho imparato
tantissimo); gratitudine per l'affetto e l'amicizia ricevuti (di cui si
è voluto lasciare un segno tangibile con il bellissimo dono di una
pregiata Menorah, che fa bella mostra di sé nel salone di casa mia); e,
ovviamente, com'è giusto e naturale che sia, anche un po' di malinconia
per la fine di una così bella esperienza.
Francesco Lucrezi, storico
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Soldati delle paludi
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Nel
giugno 1933, presso il distretto di Emsland, il Reich inaugurò tra
Neusustrum, Börgermoor ed Esterwegen un modulo di 15 Campi di
concentramento e internamento militare sul modello della colonia
penale; i prigionieri erano impiegati per la bonifica ed estrazione di
combustibile fossile presso le paludi al confine con i Paesi Bassi.
Negli Emslandlagern furono trasferiti 80.000 civili e, dal 1941, 180.000 prigionieri di guerra sovietici.
A Börgermoor il poeta e sindacalista tedesco Johann Esser e l’attore e
regista tedesco Wolfgang Langhoff scrissero il testo dell’inno Wir sind
die Moorsoldaten denso di riferimenti alla caduta del Reich e altresì
conosciuto come Moorsoldatenlied; autore della musica era l’attivista
politico e membro della Resistenza tedesca Rudi [Rudolf] Goguel,
arrestato il 27 settembre 1934.
Francesco Lotoro
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Università e leggi razziste
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Nel
2018, in occasione delle commemorazioni delle Leggi razziste del 1938,
sarebbe opportuno avviare una riflessione pubblica sulle conseguenze
devastanti che tali leggi hanno avuto per le università italiane.
Sarebbe doveroso ripercorrere le storie individuali di ciascuno degli
studiosi cacciati ed esiliati; poi deportati e assassinati.
In seguito alle Leggi Razziste del 1938 ben 94 furono gli accademici espulsi dalle università in quanto "ebrei".
Si tratta del 7 per cento dell'intero corpo accademico dell'epoca,
figure di primo piano della cultura e della scienza, che hanno reso
servigi unici alla vita del loro paese e sono stati ricambiati
trasformandoli in paria da un giorno all'altro.
David Meghnagi, Università Roma Tre
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La perdita
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Germania
1894, Selma, Marianne e Philippine Cohn giungono nella graziosa
cittadina di Altenburg e aprono un piccolo negozio di abbigliamento che
in poco tempo diviene un fiorente centro commerciale che dà
lavoro a 160 impiegati. I clienti arrivano da tutti i dintorni.
Marianne sposa Sally Buky, un giovane di Lipsia e la loro figlia
Franziska va a nozze con Albert Levy.
Angelica Edna Calò Livne
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