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11 Giugno 2017 - 17 Sivan 5777
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innovazione e big data, il modello del servizio sanitario israeliano

La salute digitale al servizio dei cittadini

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La spesa per la sanità pubblica – e soprattutto come ridurla – è uno dei grandi temi della politica moderna. In gioco, il bilanciamento di diversi interessi e diritti: da una parte la tutela della salute del cittadino, dall'altra le esigenze di bilancio degli Stati. Un caso esemplare di questo confronto, l'attuale quanto discussa riforma sanitaria voluta negli Stati Uniti dal presidente Donald Trump per sostituire quella del suo predecessore Barack Obama: da una parte la nuova legge, l’American Health Care Act, prevede un taglio netto delle spese previste dal cosiddetto Obamacare (la riduzione proposta dai Repubblicani dovrebbe toccare quota 800 miliardi di dollari in 10 anni in riferimento alle spese federali), dall'altro però causerebbe, secondo alcune stime, la perdita per milioni di americani della copertura sanitaria (nella prima versione della riforma, il Congressional Budget Office CBO, un ufficio indipendente che analizza e prevede impatto e costi delle leggi in discussione al Congresso, aveva stimato che a rimanere senza assicurazione sarebbero stati 24 milioni di americani). La situazione oltreoceano è dunque un esempio di un dibattito non scontato sulla sostenibilità dei sistemi sanitari, che coinvolge ovviamente anche l'Italia (realtà molto diversa da quella americana, visto il principio solidaristico che vige nel nostro Paese), a maggior ragione a fronte di un progressivo invecchiamento della popolazione. “I modelli di cura tradizionali difficilmente riusciranno a sostenere la crescita costante delle esigenze dei pazienti e dei costi sanitari nelle economie ad alto reddito”, avvisano Ran Balicer, del dipartimento di Salute pubblica dell'Università Ben Gurion, e Arnon Afek, della Scuola di Medicina dell'Università di Tel Aviv, sul numero monografico dedicato a Israele dalla rivista scientifica The Lancet (considerata una delle più autorevoli a livello internazionale).

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le strade per corregere le disuguaglianze nella sanità israeliana

Una cura alla portata di tutto il Paese

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Uno delle questioni più richiamate da Reuven Rivlin dal giorno della sua nomina nel giugno 2014 a presidente d'Israele è stata la lotta contro le diseguaglianze. In particolare Rivlin vede come un'esigenza primaria del Paese il ripianamento del divario sociale ed economico che esiste tra i due settori principali della società israeliana: quello ebraico e quello arabo. “Dobbiamo porre rimedio a 50 anni di disuguaglianza”, ha affermato nel 2015 Rivlin facendo riferimento alle difficoltà del settore arabo, che registra redditi e livelli di istruzione inferiori rispetto al resto della realtà israeliana (situazione simile agli ebrei haredi - gli ultraortodossi). Una problematica che si ripresenta anche sul mondo della salute, come spiegano Khitam Muhsen, Manfred Green, Varda Soskolne e Yehuda Neumark, autori di un ampio e documentato paper pubblicato dalla prestigiosa rivista Lancet lo scorso maggio. “Tra il 1975 e il 2014, l'aspettativa di vita in Israele è costantemente aumentata ed è attualmente al di sopra della media dei paesi Ocse – scrivono gli autori - Tuttavia, l'aspettativa di vita è rimasta più bassa tra gli arabi israeliani rispetto agli ebrei israeliani, e questo divario recentemente si è ampliato. La mortalità adulta, come conseguenza di malattie cardiache, ictus o diabete, è ancora più elevata tra gli arabi”.

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la più grande manifestazione lgbt mai organizzata in medio oriente

Tel Aviv, in duecentomila per il Pride

img headerHanno fatto il giro del mondo le immagini di venerdì scorso a Tel Aviv dove duecentomila persone hanno sfilato per l'annuale manifestazione dedicata al mondo LGBTQ. Un appuntamento definito dal Comune della città bianca - che da anni ne è promotore - come il “più grande mai organizzato in Medio Oriente”. Il tema della sfilata di quest'anno era la bisessualità.
Come ricorda il Washington Post, nel resto del Medio Oriente, “le relazioni omosessuali e lesbiche sono principalmente un tabù” e in paesi come l'Iran sono punibili con la morte. Il quotidiano americano sottolinea come in Israele “i gay servono apertamente nell'esercito e nella Knesset” e la situazione sia ben lontana da quella dei Paesi vicini.
Secondo un sondaggio dell'organizzazione Hiddush (margine d'errore è del 4,5 per cento), che si occupa di pluralismo religioso, il 79 per cento degli ebrei israeliani sostiene il diritto per le coppie dello stesso sesso di sposarsi. Lo scorso anno il dato si attestava al 76 per cento mentre nel 2009 ad essere favorevoli erano il 53 per cento degli intervistati.


 

la storia del piccolo palestinese  

Yaman, salvo grazie a Ola

Ola Ostrovsky-Zak, infermiera 34enne, è di turno quando arriva l'ambulanza che trasporta i passeggeri di un'auto rimasta coinvolta in un brutto scontro. I feriti sono arabi israeliani di Hebron: un uomo che morirà poco dopo, la moglie con un serio trauma cranico che viene trasferita in terapia intensiva. Sull'auto viaggiava anche il figlio della coppia, il piccolo Yaman, rimasto illeso. Yaman piange, non mangia da ore, ma rifiuta il biberon. Le due zie accorse all'ospedale spiegano che, sin dalla nascita, il piccolo ha sempre preso il latte dal seno della mamma e chiedono di cercare qualcuno che possa allattarlo.
L'infermiera ha tre figli, l'ultimo di un anno e mezzo. "Ho risposto che, se erano d'accordo, potevo farlo io - racconta Ola all'Huffington Post -. Non potevano credere che una madre ebrea accettasse di allattare un bambino palestinese. Dopo, non smettevano di abbracciarmi". Durante la notte, Ola dà il latte a Yaman cinque volte. Le zie del bimbo le dicono che, secondo l'Islam, una donna che allatta un neonato cinque volte diventa la sua seconda madre.

Francesco Tortora, Corriere della Sera

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la fiera a gerusalemme

La Capitale del Design

È il tema, «Isole», della sesta edizione della Jerusalem Design Week, inaugurata ieri sera e in corso fino al 15 giugno nel quartiere di Talbiya. Tra le dozzine di progetti degli oltre 150 designer coinvolti nella Jerusalem Design Week, anche installazioni che declinano il tema del festival con strumenti presi in prestito dalla tecnologia. Gli israeliani Mushon Zer-Aviv e Shalev Moran hanno invitato alcuni scrittori a immaginare un tour nella loro «Gerusalemme speculativa», ambientata nel futuro.  Gli audio tour si possono scaricare gratuitamente dalla app per iOS e Android «Tales&Tours» e funzionano grazie alla realtà aumentata. Ogni volta che si raggiunge fisicamente un punto segnalato sulla mappa, si può ascoltare la presentazione dell’attrazione turistica futura. Zer-Aviv è presente alla Design Week anche con «The Turing Normalizing Machine», esperimento sociologico e scientifico di computer-learning che identifica e analizza il concetto di normalità sociale. L’israeliana Ziv Schneider e la taiwanese Laura Chen hanno presentato il progetto «RecoVR: Mosul, a collective reconstruction», commissionato da The Economist Media Lab in collaborazione con Project Mosul/Rekrei.

Fabiana Magrì, La Stampa
 
 
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