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Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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I
padri, in tutto il mondo, scendono sempre più spesso in piazza, per
manifestare i loro diritti. Si tratta dei padri separati, divorziati,
che sono lontani dai loro figli, spesso alienati proprio nei loro
diritti genitoriali e spessissimo ridotti sul lastrico.
Si calcola che in Italia su 2 milioni di padri separati, in 500 mila
sono in condizioni economiche difficili e, spesso, costretti a vivere
dai loro genitori: li chiamano «boomerang kid».
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Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
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A
Bologna nei giorni scorsi si è dibattuto nel corso di un importante
evento della European Academy of Religion del ruolo che le religioni si
trovano a interpretare nei diversi mondi che popoliamo. Date per morte
di fronte al trionfante secolarismo, tramontate a fronte dell'ipotetica
morte di Dio, sepolte dall'ignavia delle gerarchie ecclesiastiche, le
religioni tuttavia rimangono costantemente agli onori della cronaca.
Vuoi perché strumentalizzate da falsi profeti, vuoi perché organizzate
in strutture fortemente radicate nel sociale, oppure perché portatrici
(alcune) di idee e valori antichi ma oggi particolarmente
rivoluzionari, che sono riusciti a far presa là dove le ideologie del
Novecento hanno fatto naufragio.
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Mosul, Isis in fuga
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"I
quotidiani italiani raccontano della battaglia per la liberazione
dall’Isis della città irachena di Mosul. Il movimento islamista ha
distrutto mercoledì scorso la più importante moschea della città, la
Grande Moschea di al Nuri, un atto, scrive Lorenzo Cremonesi sul
Corriere, che l’esercito iracheno ha definito “disperato” e che
dimostra come la loro resistenza sia stata sbaragliata. “Ma la realtà
sul campo rischia di essere più complicata. – spiega Cremonesi- Un
conto è piantare la bandiera irachena dove prima sventolava quella nera
di Isis, un altro è controllare davvero il territorio. Lo dimostrano il
ritorno degli agguati e gli attentati nei quartieri di Mosul liberati
già a dicembre. Anche le città di Falluja e Ramadi, nel cuore della
regione sunnita di Al Anbar dove Isis venne battuto oltre un anno fa,
restano per molti aspetti terra di nessuno. Isis continua a incitare i
suoi uomini alla lotta ad oltranza. Ogni giorno i suoi kamikaze mietono
vittime”. Della situazione di Mosul parla anche Repubblica e lo fa
attraverso le parole e le immagini di Emanuele Satolli, fotoreporter
embedded con i soldati dell’esercito iracheno.
Neofascisti, nemici della democrazia da fermare. Nel suo editoriale sul
Corriere della Sera Paolo Lepri sottolinea come sia condivisibile la
preoccupazione espressa dalla presidente della Camera Laura Boldrini al
ministro dell’Interno Marco Minniti in merito all’ammissione in un
comune in provincia di Mantova, in occasione delle ultime elezioni
amministrative, di una lista nel cui simbolo era presente un fascio
littorio. Ammissione che la Boldrini ha sottolineato essere contro la
Costituzione, che vieta la ricostituzione del partito fascista. Le
parole della presidente della Camera, ricorda l’editoriale del
Corriere, hanno trovato il sostegno della Presidente dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni che ha ribadito la necessità
di fermare chi propugna le ideologie fasciste e naziste. “Non si tratta
di criminalizzare le idee, – sottolinea Lepri – ma di ribadire un
obbligo morale, a partire dalla riaffermazione delle istanze ideali
alla base della nostra convivenza. II disprezzo per la democrazia,
invece, è un veleno quotidiano i cui effetti diventano sempre più
pericolosi grazie alla vetrina dei social media”.
Il cimitero ebraico di Mantova. Ampio resoconto sul Venerdì di
Repubblica, a firma di Brunella Giovara, in merito al dibattito nato
attorno all’antico cimitero ebraico di San Nicolò, a Mantova. Un’area
in cui il Comune vuole realizzare un progetto di riqualificazione che
però negli scorsi mesi è stato contrastato da un gruppo di rabbini
americani e israeliani: “Lì sotto c’è un cimitero ebraico, quella è
casa mia, cioè degli ebrei. Non potete toccare niente”, le parole di
uno dei rabbini, Shmaya Levi. Con Levi, si sottolinea nell’articolo, il
primo a confrontarsi è stato il presidente della Comunità ebraica di
Mantova Emanuele Colorni, che ha rimandato al mittente le
rivendicazioni, scoprendo inoltre – attraverso una ricerca d’archivio –
un documento ufficiale che attesta la cessione del cimitero di S.Nicolò
da parte della Commissione Israelitica all’erario militare austriaco
(scrittura del 3 agosto 1857 a rogito del notaio Quintavalle) e un
altro documento del 1873 in cui si attesta la proprietà del terreno “al
Regio erario civile”. Nonostante questo, il gruppo di rabbini, riporta
il Venerdì, decide di scavalcare il presidente della Comunità ebraica
mantovana e di contattare l’amministrazione cittadina. “A quel punto
Emanuele Colorni ha chiamato Roma, nel senso dell’Ucei, Unione comunità
ebraiche italiane. – si legge nell’articolo – E la presidente Noemi Di
Segni ha dettato la linea: ‘Quell’appalto è importantissimo. Ma la
memoria è un patrimonio comune e i morti vanno ricordati. E il valore
religioso dell’area va rispettato’. Ha anche ribadito che ‘non sono
loro l’autorità competente a intervenire, e a decidere se la parte ex
cimitero sarà calpestabile, se un certo sentiero dovrà girare a destra
o a sinistra… L’Ucei, con i nostri rabbini, è l’interlocutore del
Comune’
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il cordoglio della redazione
Andrea Bartali (1941-2017)
È una perdita dolorosa, un vuoto incolmabile quello che lascia dietro di sé Andrea Bartali.
Il figlio del grande Gino, eroi sui pedali e nella vita, si è spento
stanotte all’età di 75 anni. Malato, combatteva da tempo con tutte le
sue forze, deciso a non arrendersi agli ostacoli della vita. Uno
spirito battagliero evidentemente ereditato dal padre, che lo Yad
Vashem ha riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” nel 2013.
L’amicizia con Andrea è stata forte, intensa, segnata da momenti
indimenticabili. Con Andrea e Sara Funaro, psicologa e oggi assessore
al Comune di Firenze, tutto è nato nella primavera del 2010. Un
fascicolo aperto al Memoriale ormai da tempo, grazie all’iniziativa
della professoressa Angelina Magnotta. Nuove prove e nuove evidenze da
portare all’attenzione della commissione incaricata di attribuire il
titolo di “Giusto” al ciclista fiorentino, nato nella piccola frazione
di Ponte a Ema.
Grazie anche ad Andrea, al suo entusiasmo contagioso, è stato possibile
approfondire alcune piste. Altre ancora sono emerse nel tempo,
rivelando scenari clamorosi. Come la storia di Giorgio Goldenberg,
ebreo fiumano nascosto assieme ai suoi cari in un appartamento in via
del Bandino e raggiunto grazie all’intermediazione di Nardo Bonomi.
Anche Giorgio ci ha lasciati poche settimane fa, quasi a sancire la
fine di un’epoca di testimonianza diretta.
Tutte insieme, le rivelazioni pubblicate negli scorsi anni su Pagine
Ebraiche e poi rilanciate da tutta la stampa italiana e da gran parte
di quella internazionale, hanno permesso di comporre il puzzle, di
colmare le lacune esistenti sul coraggio di Gino.
Se Gino è “Giusto” è quindi anche grazie ad Andrea, che da alcuni anni
aveva dovuto lasciare l’amata Firenze per le Marche. Una scelta non
semplice, ma inevitabile. Le sue memorie le aveva affidate anche a un
bel libro, pubblicato nel 2012 da Limina: “Gino Bartali, mio papà”.
Alle figlie Gioia e Stella, a tutti i familiari, il più sentito
cordoglio da parte di questa redazione. Sia il ricordo di Andrea
Bartali di benedizione
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked Leggi
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qui firenze
Balagan Cafè, si ricomincia
Ha
preso il via la quarta edizione del Balagan Cafè, il festival ideato
dalla Comunità ebraica che rappresenta ormai da tempo un punto di
riferimento per l’estate fiorentina. “Viaggi, migrazioni, diaspore” il
tema di questa edizione, inaugurata nei giardini della sinagoga con un
evento dedicato alla Livorno ebraica, crocevia di culture tra Europa e
Mediterraneo.
Quindi, condotta da Laura Forti e con ospite la direttrice della
struttura Ambra Tedeschi, presentazione del volume “Una storia nel
secolo breve” dedicato alla storia del Centro Pitigliani a Roma. A
seguire una prova musicale del Coro Ernesto Ventura e un intermezzo in
bagitto, antica lingua labronica di cui reste oggi un’eredità sempre
più flebile ma comunque tangibile. Conclusione con la prova di due
jazzisti livornesi, Matteo Scarpettini e Mauro Grossi.
(Foto di Sergio Servi)
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LA SERATA PER I 50 ANNI DI GERUSALEMME UNITA
Yoram, un parà nella Storia
Un
ospite d’eccezione per la serata organizzata ieri da Benè Berith
Giovani e Keren Hayesod, al Teatro Quirinetta a Roma, per celebrare i
50 anni di Gerusalemme unita e riflettere, da diverse prospettive, su
come è cambiato lo scenario in Medio Oriente e sui possibili scenari
futuri. In particolare per quanto concerne il delicato negoziato tra
israeliani e palestinesi.
A salire sul palco tra gli altri è stato infatti Yoram Zamush, il primo
paracadutista che pose la bandiera israeliana sul Monte del Tempio,
nella Gerusalemme appena liberata. Una figura che è diventata iconica,
immortalata da immagini e video che hanno fatto la storia del Novecento
e non soltanto dello Stato ebraico. Il 7 giugno del ’67 miglior
compleanno non poteva festeggiarlo, Yoram. Quel giorno infatti, come è
stato spiegato al pubblico del Quirinetta, compiva 25 anni. Leggi
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L'ANNUNCIO ALLA CASINA DEI VALLATI
Jacovacci, il pugile scomodo
Una strada per lui a Roma
La
storia dello sport, come noto, può essere letta anche attraverso la
capacità di includere o escludere delle cosiddette minoranze. A fare il
punto in particolare sull’esperienza italiana, dall’epoca fascista ad
oggi, un convegno tenutosi ieri alla Casina dei Vallati, sede della
Fondazione Museo della Shoah di Roma.
Ospiti del presidente Mario Venezia il sociologo Mauro Valeri, che
lavora all’Unar ed è tra i massimi esperti di razzismo nello sport;
Felicia Bell, che è direttrice del Rosa Parks Museum; Paolo Masini,
vicepresidente della Fondazione e consigliere del ministro
Franceschini; Valerio Piccioni, giornalista della Gazzetta dello sport.
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la puntata su hitler in onda su rai due
Il programma di Santoro in tv,
minestrone confuso e indigesto
Tragicommedia
della comunicazione, la definizione con cui lo storico Claudio Vercelli
riassume il programma di Michele Santoro, M, andato in onda ieri sera
su Rai 2 e dedicato alla figura di Adolf Hilter. Un misto tra un teatro
in diretta - con un attore (Andrea Tidona) a impersonare Hitler -,
docu-fiction e talk show il cui risultato è stato “un minestrone
rancido molto pericoloso”, sottolinea a Pagine Ebraiche Vercelli.
Pericoloso su diversi fronti: dalle ripetute cadute nella
banalizzazione della Storia e della Memoria, alla scelta di dare voce a
chi non dovrebbe averne in uno spazio pubblico come un nostalgico
negazionista, fino all'ennesima riproposizione – per bocca di un ospite
che si è definito “50% marocchino, 50% italiano”- della tesi antisemita
per cui le vittime sono divenute carnefici e Israele si starebbe
macchiando di un genocidio nei confronti dei palestinesi. “Coglionate”,
le ha cestinate in modo colorito in diretta il direttore de La 7 Enrico
Mentana, anche lui ospite del programma di Santoro assieme alla storica
Simona Colarizi e allo scrittore Giuseppe Genna. A rappresentare invece
la voce dei giovani ebrei d'Italia, Giorgio Berruto e Simone Santoro. Leggi
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Gli anni mancanti |
“Nel
1939 fu chiamato alle armi e combatté sul fronte occidentale. Dopo la
guerra…” Un momento: di cosa stiamo parlando? 1939? L’Italia è entrata
in guerra nel 1940! Fronte occidentale? Parliamo di quei pochissimi
giorni di guerra prima che la Francia capitolasse? Sì, ma poi? Cos’ha
fatto dal giugno 1940 all’aprile 1945, e soprattutto dopo l’8
settembre? Era fascista? Antifascista? Salò? Resistenza?
Se fosse stato un tema o una tesina su Caproni avrei posto queste
domande nel giudizio finale, a corredo di una valutazione negativa.
Trattandosi della biografia fornita dalle tracce ministeriali
dell’esame di stato per l’analisi del testo, provo un senso di
frustrazione e impotenza all’idea che gli allievi debbano fare i conti
con una biografia così incompleta e fuorviante. Scopro, però, che sono
più o meno l’unica a scandalizzarmi, o comunque a vederci un problema
ideologico.
Anna Segre, insegnante
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Minaccia islamica e ius soli |
Negli
ultimi tempi sono in molti coloro che fanno nuovamente ricorso a parole
come “identità”, “tradizione”, “difesa della patria” o che auspicano un
rafforzamento della cultura nazionale per opporsi al multiculturalismo,
alla “minaccia islamica” o come recentemente, allo ius soli. In realtà
sebbene queste parole siano dal Novecento appannaggio per lo più di
ultra-nazionalisti e xenofobi, il discorso sull’identità o
sull’appartenenza ad un gruppo culturale, etnico, o religioso non
dovrebbe far parte di questa retorica e soprattutto dovrebbe esulare
dalla xenofobia.
Francesco Moises Bassano
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Fino a 120 |
Uno
speciale su Arutz 2 - lo storico e sempreverde canale televisivo
israeliano - ci svela che, secondo una recente statistica, gli anziani
più longevi del paese sono principalmente i Haredim (ebrei ortodossi)
che risiedono a Bnei Barak, la città israeliana con il tasso di povertà
più alto e numerosi problemi di igiene e sanità pubblica.
David Zebuloni
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Umile responsabilità |
"E
ora scrivetevi questa cantica e insegnatela ai figli di Israele" (Deut.
31, 19). Questa la citazione con la quale Amedeo Spagnoletto apre la
sua lezione "Dal manoscritto al libro. Alla scoperta dei tesori del
Centro Bibliografico dal XV al XX secolo”. La scrittura della Torah è
il presupposto per il suo insegnamento alle generazioni presenti e
future.
Ilana Bahbout
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