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27 giugno 2017 - 3 Tamuz 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Qorach resta per sempre il prototipo del sobillatore, che, con le sue argomentazioni seduttive e apparentemente ragionevoli, persegue l'affermazione del suo potere personale piuttosto che l'unità e la crescita della Comunità. Spesso le spaccature comunitarie nascono proprio quando una nobile causa si trasforma in un un’ideologia di partito, quando sotto al manto di una giusta idea si camuffa un disegno politico, populista e demagogico, che di ebraico ha solo la patina.
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
Yehoshua si misura con l'analisi del testo biblico (La Stampa, 22 giugno 2017) e giudica immorale che Abramo sia disponibile a sacrificare il figlio Isacco, come apparentemente gli è stato chiesto da Dio. Si tratta, prosegue Yehoshua, di un modello immorale che ispira 'molte atrocità commesse in nome di un ordine divino'. Probabilmente pensa all'ISIS.
 
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Lara, jihadista italiana
“Fare piazza pulita di templi e sinagoghe”. È una delle frasi che più spesso ricorre nelle intercettazioni relative a Lara Bombonati, l’italiana aspirante jihadista in cella da qualche giorno. Gli uomini della Digos, si è appreso, la seguivano da tempo con attenzione.
“La sua conversione all’Islam e le nozze con il ‘già islamizzato’ Francesco Cascio nel 2012 – scrive il Corriere – avevano attirato l’attenzione degli investigatori di Torino e Alessandria. L’elemento che conferma i loro sospetti è l’ingresso della giovane, luglio 2013, nella chat delle ‘sorelle musulmane’ gestita da Bushra Haik, canadese emigrata a Bologna, amministratrice su skype delle future ‘combattenti del Califfato e di Isis’ poi condannata come reclutatrice”.

“II Fronte Liberazione della Palestina (Fplp) aveva rapporti particolari con alcuni dei gruppi rivoluzionari emersi in Europa dopo il ’68. Queste forze non sapevano come opporsi al capitalismo e noi glielo insegnammo, era parte della lotta contro l’imperialismo che sosteneva Israele. Migliaia di giovani donne e uomini italiani vennero nei campi profughi palestinesi ad aiutare in tanti modi diversi, nelle scuole, negli ambulatori o nel combattimento, ma sempre e solo contro l’occupante israeliano”. L’ha raccontato Bassam Abu Sharif, storico membro della formazione marxista-leninista Fplp e poi consulente di Arafat, ascoltato ieri dalla Commissione bicamerale d’inchiesta sulla morte di Aldo Moro (La Stampa).

Il Corriere pubblica anche un corsivo del suo corrispondente dedicato alla decisione del governo israeliano di bloccare il progetto di creazione di una sezione definita egalitaria – dove donne e uomini possono pregare insieme – al Muro Occidentale di Gerusalemme. Decisione che ha fatto andare su tutte le furie l’Agenzia ebraica e il suo storico leader Natan Sharansky. “Nello stesso giorno – scrive il Corriere – la coalizione al potere ha riaffermato il monopolio degli ultraortodossi nelle conversioni, anche se la Corte Suprema israeliana aveva riconosciuto la legittimità di quelle eseguite dai rabbini riformati. Il premier israeliano ha scelto così di piegarsi alle pretese dei partiti religiosi”.

Dai giudici americani ok al “muslim ban” proposto da Donald Trump. La Corte suprema ha infatti autorizzato lo stop all’ingresso nel paese da sei Paesi a rischio terrorismo: Libia, Iran, Somalia, Sudan, Siria e Yemen. Una decisione che porta con sé delle difficoltà di non poco conto.
“Forse non si ripeterà il caos che c’era stato negli aeroporti americani a febbraio e marzo, durante i brevi periodi di applicazione ‘a singhiozzo’ di quel decreto sigilla-frontiere, subito sommerso da un’ondata di ricorsi legali, poi bloccato da diversi tribunali locali e federali. Però le sedi diplomatiche Usa all’estero – scrive Repubblica – dovranno farsi carico dei controlli sui cittadini di quei sei Paesi che chiedano un visto, per stabilire se hanno legami reali in America”.
 
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  davar
L'INIZIATIVA UCEI PER I TERREMOTATi
Amatrice, la partita riprende
"La partita riprende”. A poco meno di un anno dal sisma che ha colpito il Centro Italia un campo di calcetto realizzato grazie a una donazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane a Scai, la frazione più popolosa del Comune Amatrice, restituisce un sorriso alle popolazioni terremotate.
La partita riparte, in un campo nuovo di zecca. Il pallone che grandi emozioni ha regalato a questa gente e all’Italia intera nelle scorse settimane (l’Asd Amatrice, la squadra locale, è stata promossa a metà maggio in Seconda Categoria) torna ad essere accarezzato, calciato, scagliato all’interno di un fazzoletto verde costruito all’interno del territorio comunale.
Nulla restava dei vecchi impianti sportivi esistenti, tutti distrutti dal sisma. L’idea di regalare ad Amatrice un campo nasce per colmare questa lacuna, nella consapevolezza delle potenzialità sociali intrinseche allo sport e al pallone in particolare.
L’appuntamento è per domenica 2 luglio, alle 16.30. Una partita di calcetto, in una giornata speciale aperta alla partecipazione di tutti, per celebrare il ritorno del pallone tra quelle terre così duramente colpite. In campo due compagini, che saranno protagoniste di un incontro amichevole: da una parte il Maccabi, dall’altra l’Amatrice 2.0.
Sarà presente tra gli altri il sindaco Sergio Pirozzi, Panchina d’oro 2017.
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la fondazione beni culturali ebraici a trieste 
Da Gorizia ai progetti per il Sud,
il Consiglio Fbcei al lavoro

"È un piacere e un onore per me poter introdurre questa serata a nome della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, di cui sono presidente. La conservazione e la valorizzazione del patrimonio storico, artistico, archivistico e librario dell'ebraismo italiano, obiettivo della Fbcei, è un compito impegnativo, che portiamo avanti principalmente grazie al lavoro volontario dei consiglieri. Da qualche anno a questa parte abbiamo scelto di tenere le riunioni del consiglio della Fondazione ogni volta in una diversa comunità ebraica, proprio per stringere il rapporto con le realtà locali e per raccontare le attività e il lavoro che portiamo avanti". Con queste parole Dario Disegni ha presentato al foltissimo pubblico convenuto al Museo della Comunità ebraica “Carlo e Vera Wagner” le due giornate triestine del Consiglio della Fbcei. L'occasione, un incontro aperto al pubblico sulla storia degli ebrei in Friuli Venezia Giulia che ha riempito lo spazio conferenze del museo. A portare i saluti della Comunità triestina, il presidente Alessandro Salonichio a cui - oltre alle parole di Disegni - sono seguiti gli interventi di due relatori d'eccezione: Anna Millo, docente di Storia contemporanea e Storia economica del processo di integrazione europea presso l’Università degli Studi di Bari, e Pier Cesare Joly Zorattini, già ordinario di Storia delle religioni presso l’Università degli Studi di Udine.
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chieste le salme dei soldati oron e goldin
Israele-Hamas, colloqui indiretti
per liberare i prigionieri a Gaza

Nelle ultime settimane si sarebbero intensificati i contatti indiretti tra Israele e il gruppo terroristico di Hamas per riportare a casa alcuni israeliani detenuti nella Striscia di Gaza. Si tratta di Avraham Mengistu, Hisham al-Sayed, e Juma Ibrahim Abu Ghanima (la cui presenza a Gaza però non è stata confermata). I primi due, secondo i media locali, soffrirebbero di disturbi psichiatrici. Tra gli obiettivi del governo di Gerusalemme c'è anche il recupero delle salme di Shaul Oron e Hadar Goldin (nell'immagine, rispettivamente a sinistre e in centro. A destra il giovane etiope Avraham Mengistu), i due soldati israeliani uccisi nel conflitto del 2014 nella Striscia e di cui Hamas non vuole restituire i corpi. Con la mediazione di una parte terza, racconta il Times of Israel riferendosi con buona probabilità all'Egitto, Israele e Hamas avrebbero avuto dei contatti molto stretti in queste ultime due settimane. Il movimento terroristico chiede però a Gerusalemme, prima di qualsiasi ulteriore passo nei colloqui, di scarcerare tutti i detenuti liberati con l'accordo del 2011 per il soldato Gilad Shalit e poi arrestati nuovamente nel 2014 dopo il rapimento e l'uccisione di tre giovani israeliani in Cisgiordania.
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IL RICONOSCIMENTO DEL BENE BERITH
Menorà d'Oro, premiato Cerasa
Giunto alla decima edizione, il premio Menorà d’Oro conferito dal Benè Berith di Roma è andato quest’anno al direttore del Foglio Claudio Cerasa. La consegna del riconoscimento è avvenuto nel corso di una cerimonia organizzata ieri nei giardini del Tempio Maggiore della Capitale. Pubblichiamo l’intervento tenuto dal presidente della sezione, Federico Ascarelli.
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qui roma
A teatro, per parlare di diversità
ma in giudaico-romanesco 

Una commedia e un talk show, per parlare di omosessualità e delle difficoltà dell’accettazione di questa “diversità”. È stato replicato ieri sera al Teatro Marconi, per il ciclo “Tanto a mi ‘un me tocca”, lo spettacolo “L’altra parte di me: l’omosessualità”, pièce in giudaico romanesco già messa in scena con successo dalla compagnia Quasi Stabile di Alberto Pavoncello, in cui la classica e patriarcale famiglia ebraica romana si trova alle prese con l’outing – e con le relative infedeltà coniugali – del marito della figlia prediletta. Generando una grave crisi familiare e un grande scandalo in “piazza”. In scena insieme a Pavoncello, che ha scritto e diretto il garbato e divertente spettacolo, Leda Moscati, Alberto Di Porto, Sara Moscati, David Halfon, Daniele Secci, Emanuele Tirocchi e Simone Careddu.
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pilpul
La politica
"Cosa è la politica? Politica è farsi gli amici e gli alleati, vantare protezioni e relazioni, parlare a mezza bocca, congiungere l'intimidazione con la ciarlataneria. Politica istintiva della mediocrità e dell'ignoranza, che si pratica benissimo fino ne' più umili villaggi, da chi vuol essere sindaco o almeno consigliere comunale.
In mezzo a queste piccolezze, il paese lavora e produce e progredisce, e alza le spalle e non vuol saperne di politica, è pronto a fare il suo dovere, lascia soli gli attori, assistendo al più a quegli spettacoli che abbiano luce di curiosità o di novità.
Questo è quel male che si chiama atonia o indifferenza politica".
Francesco De Sanctis, 1877


Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Se la banalità diventa slogan
Le fortune di un libro dipendono da molti fattori; nel caso di Hanna Arendt, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), le tessere del mosaico c’erano tutte: a) un titolo che funzionava come uno slogan, b) un’autrice yekke, per capirci, come Einstein, Marx e Freud e soprattutto, c) un testo documentato e preciso, essenziale per un’opera fatta a tesi. Il tutto corredato da una tempesta di polemiche di tale portata da assicurarne l’imperituro successo. Ciliegina sulla torta (si fa per dire): asserire che i malvagi siano banali è quanto di più vicino ci possa essere ad una spiegazione consolatoria.

Emanuele Calò, giurista
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