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16 Luglio 2017 - 22 Tamuz 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks,
rabbino
Possiamo affrontare senza paura qualsiasi futuro finché non dovremo farlo da soli
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Liu Xiaobo, l’attivista cinese per la democrazia, Premio Nobel per la pace 2010, è il secondo Premio Nobel a morire in carcere. Il primo fu, nel 1938, il pacifista tedesco Carl von Ossietzsky,che finì i suoi giorni in un campo di concentramento nazista. Ogni tanto la storia fa le rime.
 
Nuove minacce fasciste
“Venduti, a Soros, De Benedetti e ad ogni nemico della patria. #Traditori”. Questo il messaggio affisso su quindici circoli del Pd da parte di militanti di Forza Nuova. Il riferimento è alle politiche sull’immigrazione sostenute dal Pd e “al supporto costante che il suo governo dà alle navi ‘negriere’ gestite dalle Ong”. La reazione, riporta tra gli altri il Corriere Milano, è affidata al segretario metropolitano dem Pietro Bussolati. “Ai fascisti di oggi – le sue parole – diciamo che continueremo a impegnarci perché la nostra città non sia un luogo dove si costruiscono muri”.
Sulla stessa testata, Sergio Harari riflette sui nuovi e ripetuti segnali di odio che non di rado toccano anche la sfera dell’antisemitismo. Tra cui, molto recenti, le squallide offese al parlamentare Emanuele Fiano. “Dal pregiudizio alla discriminazione – scrive Harari – il passo è breve. Ce lo ricorda anche l’ultimo rapporto dell’Osservatorio antisemitismo sviluppato dal Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano che racconta come cospirativismo e postverità vadano diffondendosi dai salotti, alle conversazioni da bar e, naturalmente, al web, con il cosiddetto antisemitismo 2.0”.
L’apologia di fascismo è un problema attuale, scrive Donatella Di Cesare. “L’Italia ha conservato i suoi fantasmi, che tornano ad aggirarsi con vecchi simboli e rinnovati contenuti. Si dirà che sono solo spettri. Ma lo spettro è uno spirito, e lo spirito del fascismo – sottolinea la studiosa – non è né morto né, tanto meno, sepolto”.
 
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  davar
i lavori dell'assise dell'ebraismo italiano
Bilancio e modifiche statutarie,

via libera del Consiglio UCEI
L’onda lunga del terrorismo, l’antisemitismo sempre più marcato, il percorso di riconoscimento dell’Islam in Italia. Ma anche, sul fronte interno, la sfida della sostenibilità dell’ente e delle diverse comunità territoriale su un piano di gestione, finanziario, culturale, ma anche di risoluzione delle conflittualità. Diversi i temi su cui si è soffermata la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni nella relazione introduttiva ai lavori del Consiglio UCEI in svolgimento a Roma.
Apertasi con alcune parole di Torah del rav Elia Richetti, la riunione è proseguita con l’approvazione del Bilancio consuntivo per l’anno 2016.
Ad aprire la discussione un approfondito intervento dell’assessore competente Guido Guetta, focalizzatosi in particolare sul cambio di criterio di contabilizzazione dell’Otto per Mille da poco varato (da criterio di competenza a criterio di cassa) e sulle possibilità che si apriranno d’ora in poi, grazie a questo nuovo principio, nella pianificazione di entrate e uscite.
Analizzando i dati della raccolta Otto per Mille, che fanno registrare una rilevante flessione di firme per l’UCEI nell’arco del triennio, l’assessore ha sottolineato l’esigenza di una sempre più significativa spending review, di una scelta più efficace dei progetti sostenuti finanziariamente e di una reale capacità dell’ente di conquistare risorse alternative, anche attraverso la partecipazione a gare europee.
Ulteriori riflessioni sulla campagna di comunicazione Otto per Mille in fase di lancio sono state rinviate ai lavori del pomeriggio, cui parteciperanno tra gli altri anche gli animatori della campagna stessa.
Il bilancio è stato approvato a larghissima maggioranza.
Via libera del Consiglio anche al nuovo regolamento per le Commissioni UCEI, all’erogazione di stanziamenti per i progetti educativi, sociali e culturali che sono stati ritenuti idonei e alla revisione degli articoli 29 e 30 dello Statuto dell’Unione relativi al rapporto tra Comunità e rabbini. Revisione cui si è arrivati al termine di un intenso e complesso lavoro congiunto che ha coinvolto Giunta UCEI e Assemblea Rabbinica Italiana. Larghissima maggioranza per la votazione, introdotta dalla Presidente Di Segni e dal Presidente Ari rav Alfonso Arbib. Obiettivo della proposta, attorno cui si è acceso un vivace confronto con numerosi interventi, è quello di far concentrare le due parti (dirigenza comunitaria e rabbino) nella fase iniziale del rapporto, con verifiche sul programma e sui risultati raggiunti ogni tre anni. La sfida, è stato sottolineato nel corso del Consiglio odierno, è quella di lavorare sempre più a fianco per smussare eventuali tensioni e incomprensioni. Un dialogo costante e costruttivo, nel rispetto delle specificità ma con il medesimo fine: il futuro e la vitalità dell’ebraismo italiano.
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l'intervento davanti a netanyahu
Macron: "L'antisionismo
è un nuovo antisemitismo"
Chiara condanna dell’antisionismo, definito come nuova forma di antisemitismo, da parte del presidente francese Emmanuel Macron durante la cerimonia in ricordo della deportazione degli ebrei di Francia noto come il rastrellamento del Vel’d’Hiv. “Non ci arrenderemo mai ai messaggi di odio; non ci arrenderemo all’antisionismo perché è una forma reinventata di antisemitismo” ha dichiarato Macron nel corso della commemorazione a cui hanno partecipato i rappresentanti dell’ebraismo d’Oltralpe così come il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. “C’è chi dice che Vichy non era la Francia – il richiamo di Macron, in riferimento al governo collaborazionista francese che si schierò al fianco dei nazisti – È vero che Vichy non era tutta la Francia, ma Vichy era il governo della Francia e dell’establishment francese. Fu responsabile della deportazione degli ebrei francesi, e non tedeschi”.
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la cerimonia dell'ordine degli avvocati
"Un secolo a difesa dei diritti"

Segre, l'omaggio di Torino
“A quei giovani era stato impedito di vivere la loro giovinezza, spostati di colpo, tra episodi di violenza e scene di orrore, dall’adolescenza innocente alla consapevolezza desolata della maturità. Vecchi dunque senz’essere stati giovani […]. Se è vero che dopo i quarant’anni, al nostro intimo riappare la vita passata e bruciano in un arrière-goût rimorsi, ingiustizie e sacrifici, cosa diranno, cosa faranno quegli uomini defraudati della loro giovinezza?”. A domandarlo, Bruno Segre, avvocato torinese, antifascista, strenuo difensore dei diritti civili, a cui il fascismo impedì “di vivere la giovinezza”, come racconterà lui stesso nel libro autobiografico Quelli di via Asti: memorie di un detenuto nelle carceri fasciste nell’anno Millenovecentoquarantaquattro (Edizioni SEB27). Nato il 4 settembre 1918, Segre sin da giovanissimo sceglierà la lotta per la libertà come percorso di vita: dalla Resistenza alla dittatura fascista (con la reclusione a Torino nella caserma di via Asti) alla scelta di difendere, nel 1949, in qualità di avvocato il primo obiettore di coscienza in Italia fino all’impegno a favore dell’approvazione della legge per il divorzio. Un uomo di giustizia che, come ricorda la targa che il Consiglio della Regione Piemonte gli ha consegnato nel 2008 ha dedicato “la vita per la laicità e la democrazia”. Un nuovo riconoscimento gli è stato tributato di recente con una cerimonia per celebrare i settant’anni della sua iscrizione all’Albo degli Avvocati di Torino.


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pilpul

La testa ben fatta
La demonizzazione dell’avversario attraverso la fisiognomica è un procedimento che serve ad attribuirgli qualità negative al medesimo tempi inconfutabili e immodificabili. A volte si ammanta di scientismo, ossia della parvenza di un qualche riscontro scientifico, benché non abbia nulla a che fare con la scienza in quanto tale. Se uno è fatto in un certo “modo”, ossia con una determinata anatomia, immediatamente identificabile, e se da quel suo modo di essere dipendono determinati attributi morali o certe qualità di comportamento, allora non c’è nulla che possa mutare i secondi poiché questi derivano dalla sua identità psico-fisica, che è data una volta per sempre. Tutto quello che dice (e fa) viene quindi passato attraverso questo filtro che stritola ogni ulteriore ragionamento. Lo sfottimento dettato dall’aspetto fisico è peraltro una prassi abituale nei discorsi di senso comune. La denigrazione non per quel che si dice o si fa ma per ciò che gli altri ritengono un individuo sia in virtù della sua fisionomia fisica, è antica prassi. Non per questo risulta meno sgradevole e reprensibile. Tuttavia sta dentro certe dinamiche di relazione alle quali si può cercare di porre riparo. Peraltro è difficile dire quanti, almeno una volta nella loro vita, siano riusciti ad esentarsi dalla tentazione di ricorrervi. Poiché coniuga ilarità a offesa, sarcasmo a stigmatizzazione, liberando dall’obbligo di argomentare nel merito delle idee altrui. Assume invece una caratura diversa, ben più pericolosa, se si lega al piano politico.

Claudio Vercelli
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