Jonathan Sacks,
rabbino
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Possiamo affrontare senza paura qualsiasi futuro finché non dovremo farlo da soli
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | Liu Xiaobo, l’attivista cinese per la democrazia, Premio Nobel per la
pace 2010, è il secondo Premio Nobel a morire in carcere. Il primo fu,
nel 1938, il pacifista tedesco Carl von Ossietzsky,che finì i suoi
giorni in un campo di concentramento nazista. Ogni tanto la storia fa
le rime. | |
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Nuove minacce fasciste
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“Venduti,
a Soros, De Benedetti e ad ogni nemico della patria. #Traditori”.
Questo il messaggio affisso su quindici circoli del Pd da parte di
militanti di Forza Nuova. Il riferimento è alle politiche
sull’immigrazione sostenute dal Pd e “al supporto costante che il suo
governo dà alle navi ‘negriere’ gestite dalle Ong”. La reazione,
riporta tra gli altri il Corriere Milano, è affidata al segretario
metropolitano dem Pietro Bussolati. “Ai fascisti di oggi – le sue
parole – diciamo che continueremo a impegnarci perché la nostra città
non sia un luogo dove si costruiscono muri”.
Sulla stessa testata, Sergio Harari riflette sui nuovi e ripetuti
segnali di odio che non di rado toccano anche la sfera
dell’antisemitismo. Tra cui, molto recenti, le squallide offese al
parlamentare Emanuele Fiano. “Dal pregiudizio alla discriminazione –
scrive Harari – il passo è breve. Ce lo ricorda anche l’ultimo rapporto
dell’Osservatorio antisemitismo sviluppato dal Centro di Documentazione
Ebraica Contemporanea di Milano che racconta come cospirativismo e
postverità vadano diffondendosi dai salotti, alle conversazioni da bar
e, naturalmente, al web, con il cosiddetto antisemitismo 2.0”.
L’apologia di fascismo è un problema attuale, scrive Donatella Di
Cesare. “L’Italia ha conservato i suoi fantasmi, che tornano ad
aggirarsi con vecchi simboli e rinnovati contenuti. Si dirà che sono
solo spettri. Ma lo spettro è uno spirito, e lo spirito del fascismo –
sottolinea la studiosa – non è né morto né, tanto meno, sepolto”.
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i lavori dell'assise dell'ebraismo italiano Bilancio e modifiche statutarie,
via libera del Consiglio UCEI
L’onda
lunga del terrorismo, l’antisemitismo sempre più marcato, il percorso
di riconoscimento dell’Islam in Italia. Ma anche, sul fronte interno,
la sfida della sostenibilità dell’ente e delle diverse comunità
territoriale su un piano di gestione, finanziario, culturale, ma anche
di risoluzione delle conflittualità. Diversi i temi su cui si è
soffermata la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Noemi Di Segni nella relazione introduttiva ai lavori del Consiglio
UCEI in svolgimento a Roma.
Apertasi con alcune parole di Torah del rav Elia Richetti, la riunione
è proseguita con l’approvazione del Bilancio consuntivo per l’anno 2016.
Ad aprire la discussione un approfondito intervento dell’assessore
competente Guido Guetta, focalizzatosi in particolare sul cambio di
criterio di contabilizzazione dell’Otto per Mille da poco varato (da
criterio di competenza a criterio di cassa) e sulle possibilità che si
apriranno d’ora in poi, grazie a questo nuovo principio, nella
pianificazione di entrate e uscite.
Analizzando i dati della raccolta Otto per Mille, che fanno registrare
una rilevante flessione di firme per l’UCEI nell’arco del triennio,
l’assessore ha sottolineato l’esigenza di una sempre più significativa
spending review, di una scelta più efficace dei progetti sostenuti
finanziariamente e di una reale capacità dell’ente di conquistare
risorse alternative, anche attraverso la partecipazione a gare europee.
Ulteriori riflessioni sulla campagna di comunicazione Otto per Mille in
fase di lancio sono state rinviate ai lavori del pomeriggio, cui
parteciperanno tra gli altri anche gli animatori della campagna stessa.
Il bilancio è stato approvato a larghissima maggioranza.
Via libera del Consiglio anche al nuovo regolamento per le Commissioni
UCEI, all’erogazione di stanziamenti per i progetti educativi, sociali
e culturali che sono stati ritenuti idonei e alla revisione degli
articoli 29 e 30 dello Statuto dell’Unione relativi al rapporto tra
Comunità e rabbini. Revisione cui si è arrivati al termine di un
intenso e complesso lavoro congiunto che ha coinvolto Giunta UCEI e
Assemblea Rabbinica Italiana. Larghissima maggioranza per la votazione,
introdotta dalla Presidente Di Segni e dal Presidente Ari rav Alfonso
Arbib. Obiettivo della proposta, attorno cui si è acceso un vivace
confronto con numerosi interventi, è quello di far concentrare le due
parti (dirigenza comunitaria e rabbino) nella fase iniziale del
rapporto, con verifiche sul programma e sui risultati raggiunti ogni
tre anni. La sfida, è stato sottolineato nel corso del Consiglio
odierno, è quella di lavorare sempre più a fianco per smussare
eventuali tensioni e incomprensioni. Un dialogo costante e costruttivo,
nel rispetto delle specificità ma con il medesimo fine: il futuro e la
vitalità dell’ebraismo italiano. Leggi
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la cerimonia dell'ordine degli avvocati "Un secolo a difesa dei diritti"
Segre, l'omaggio di Torino
“A
quei giovani era stato impedito di vivere la loro giovinezza, spostati
di colpo, tra episodi di violenza e scene di orrore, dall’adolescenza
innocente alla consapevolezza desolata della maturità. Vecchi dunque
senz’essere stati giovani […]. Se è vero che dopo i quarant’anni, al
nostro intimo riappare la vita passata e bruciano in un arrière-goût
rimorsi, ingiustizie e sacrifici, cosa diranno, cosa faranno quegli
uomini defraudati della loro giovinezza?”. A domandarlo, Bruno Segre,
avvocato torinese, antifascista, strenuo difensore dei diritti civili,
a cui il fascismo impedì “di vivere la giovinezza”, come racconterà lui
stesso nel libro autobiografico Quelli di via Asti: memorie di un
detenuto nelle carceri fasciste nell’anno Millenovecentoquarantaquattro
(Edizioni SEB27). Nato il 4 settembre 1918, Segre sin da giovanissimo
sceglierà la lotta per la libertà come percorso di vita: dalla
Resistenza alla dittatura fascista (con la reclusione a Torino nella
caserma di via Asti) alla scelta di difendere, nel 1949, in qualità di
avvocato il primo obiettore di coscienza in Italia fino all’impegno a
favore dell’approvazione della legge per il divorzio. Un uomo di
giustizia che, come ricorda la targa che il Consiglio della Regione
Piemonte gli ha consegnato nel 2008 ha dedicato “la vita per la laicità
e la democrazia”. Un nuovo riconoscimento gli è stato tributato di
recente con una cerimonia per celebrare i settant’anni della sua
iscrizione all’Albo degli Avvocati di Torino.
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La testa ben fatta
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La
demonizzazione dell’avversario attraverso la fisiognomica è un
procedimento che serve ad attribuirgli qualità negative al medesimo
tempi inconfutabili e immodificabili. A volte si ammanta di scientismo,
ossia della parvenza di un qualche riscontro scientifico, benché non
abbia nulla a che fare con la scienza in quanto tale. Se uno è fatto in
un certo “modo”, ossia con una determinata anatomia, immediatamente
identificabile, e se da quel suo modo di essere dipendono determinati
attributi morali o certe qualità di comportamento, allora non c’è nulla
che possa mutare i secondi poiché questi derivano dalla sua identità
psico-fisica, che è data una volta per sempre. Tutto quello che dice (e
fa) viene quindi passato attraverso questo filtro che stritola ogni
ulteriore ragionamento. Lo sfottimento dettato dall’aspetto fisico è
peraltro una prassi abituale nei discorsi di senso comune. La
denigrazione non per quel che si dice o si fa ma per ciò che gli altri
ritengono un individuo sia in virtù della sua fisionomia fisica, è
antica prassi. Non per questo risulta meno sgradevole e reprensibile.
Tuttavia sta dentro certe dinamiche di relazione alle quali si può
cercare di porre riparo. Peraltro è difficile dire quanti, almeno una
volta nella loro vita, siano riusciti ad esentarsi dalla tentazione di
ricorrervi. Poiché coniuga ilarità a offesa, sarcasmo a
stigmatizzazione, liberando dall’obbligo di argomentare nel merito
delle idee altrui. Assume invece una caratura diversa, ben più
pericolosa, se si lega al piano politico.
Claudio Vercelli
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